Vai al contenuto

Crisi economica 2011


TonyH

Messaggi Raccomandati:

Non sono per niente d'accordo. O meglio, va bene se produci mele o comunque prodotti omogenei (vedi il distretto delle scarpe della riviera del Brenta, solo per rimanere nei miei dintorni). Su produzioni più specialistiche, che è un pò la forza delle PMI, è tutta un'altra cosa, ed è difficile pensare a forme di integrazioni quando macchinari, filiera, fornitori, mercati, ecc. sono completamente diversi e non integrabili. Se non fosse così, lo farebbero in molti, non credi? ;)

Ti faccio un altro esempio. La più grande azienda edile italiana è Impregilo con circa 20.000 lavoratori. Strabag, azienda edile austriaca, è quasi 4 volte Impregilo. Ok, Impregilo è pur sempre un buon competitor nel panorama internazionale. Giusto, ma il 99% delle aziende edili è sotto i 10 dipendenti.

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

Link al commento
Condividi su altri Social

  • Risposte 8,4k
  • Creato
  • Ultima Risposta

I più attivi nella discussione

I più attivi nella discussione

Non sono per niente d'accordo. O meglio, va bene se produci mele o comunque prodotti omogenei (vedi il distretto delle scarpe della riviera del Brenta, solo per rimanere nei miei dintorni). Su produzioni più specialistiche, che è un pò la forza delle PMI, è tutta un'altra cosa, ed è difficile pensare a forme di integrazioni quando macchinari, filiera, fornitori, mercati, ecc. sono completamente diversi e non integrabili.

Dipende: se un'azienda produce calibri, un'altra bulloneria, una terza produce guarnizioni possono consorziarsi ed appoggiarsi ad un unico distributore in modo da ridurre i costi relativi alla distribuzione dei loro prodotti.

Se non fosse così, lo farebbero in molti, non credi? ;)

In Versilia si rifiutano di farlo: i balneari potrebbero rivolgersi agli stessi fornitori di attrezzature e prodotti, ma non lo fanno poiché ognuno preferisce coltivare il proprio orticello da solo; affondando così tutti assieme.

A Livorno invece uno studio d'architettura si è consorziato con un'impresa edile, un azienda idraulica, una di eletticisti, una di domotica, una d'antifurti per dar luogo ad un gruppo edilizio capace di occuparsi di tutti gli aspetti dell'edificazione o ristrutturazione d'immobili. Razionalizzando vari aspetti del loro lavoro quali l'impiego del personale della segreteria, che è divenuta unica per tutti.

Modificato da EC2277
Link al commento
Condividi su altri Social

Ti faccio un altro esempio. La più grande azienda edile italiana è Impregilo con circa 20.000 lavoratori. Strabag, azienda edile austriaca, è quasi 4 volte Impregilo. Ok, Impregilo è pur sempre un buon competitor nel panorama internazionale. Giusto, ma il 99% delle aziende edili è sotto i 10 dipendenti.

Ok, ora che abbiamo i due estremi (del mondo dell'edilizia) sappiamo che in mezzo c'è un mondo.

Prendiamo prodotti elettronici, o meccanici di precisione, o manifatturieri ultraspecialistici. Quando i tuoi macchinari la ABB te li costruisce su misura quasi col cesello, e le tue linee produttive e la struttura aziendale è estremamente dedicata alla tua produzione, sei un dilettante se non ti fondi o consorzi con qualcuno? In certi distretti, questo è tuttora un vero fattore di forza. E il massimo a cui puoi ambire è avere lo stesso fornitore di qualche altra azienda, ma anche qui si apre un mondo.

Dipende: se un'azienda produce calibri, un'altra bulloneria, una terza produce guarnizioni possono consorziarsi ed appoggiarsi ad un unico distributore in modo da ridurre i costi relativi alla distribuzione dei loro prodotti

Ok, sulla carta tutto bello. Poi parliamo di mercati e segmenti, di clienti, di macchinari, di ammortamenti, di situazione debitoria, di strutture aziendali, di rete distributiva, di organizzazione commerciale in senso ampio, di trend di sviluppo, di capitali, e la storia è un tantino diversa.

Poi, per carità.. sarebbe auspicabile, ma il mio punto è che non è per niente semplice se non del tutto impossibile, e non è, ripeto, che questo sia indice di miopia o di dilettantismo come qualcuno diceva più sopra. Se poi i bagnini della versilia, che vivaddio devono acquistare lettini, ombrelloni, gelati e panini surgelati (faccio una semplificazione voluta) non si mettono d'accordo, quelli sono problemi di altro genere, e tutto un altro discorso.

Modificato da Coaster
Link al commento
Condividi su altri Social

Ok, sulla carta tutto bello. Poi parliamo di mercati e segmenti, di clienti, di macchinari, di ammortamenti, di situazione debitoria, di strutture aziendali, di rete distributiva, di organizzazione commerciale in senso ampio, di trend di sviluppo, di capitali, e la storia è un tantino diversa.

Certo, se si paragona un'azienda che produce ombrelloni con una che produce caldaie, è praticamente impossibile trovare delle sinergie comuni. Ma poiché il discorso introdotto da TonyH riguarda aziende che operano nello stesso settore od in settori complementari, allora la tua obbiezione viene a cadere proprio perché l'ambito della questione è stato preventivamente ristretto ad imprese che possono cooperare profiquamente tra loro.

Modificato da EC2277
ho corretto la sintassi.
Link al commento
Condividi su altri Social

Certo, se si paragona un'azienda che produce ombrelloni con una che produce caldaie, è praticamente impossibile trovare delle sinergie comuni. Ma poiché il discorso introdotto da TonyH riguarda aziende che operano nello stesso settore od in settori complementari, allora la tua obbiezione viene a cadere proprio perché l'ambito della questione è stato preventivamente ristretto ad imprese che possono cooperare profiquamente tra loro.

Vabbè. Mettiamo che abbiano uno stesso settore target o settori complementari. Come la mettiamo con clienti, macchinari, ammortamenti e situazione debitoria, strutture aziendali, rete distributiva, organizzazione commerciale in senso ampio, trend di sviluppo, capitali (giusto per citarmi). E con gli obiettivi aziendali. E con le percezioni rispetto al mercato. A meno che tu non mi stai dicendo che tutto si riduce a mettere in comune le rispettive reti commerciali intesi come distributori (che però tratta magari il mio prodotto, ma non quello dell'azienda "complementare" perchè è troppo caro/difficile da vendere/non adatto a chi si rivolge a me/non adatto alle consuetudini di acquisto dei miei clienti/non interessante dal punto di vista delle condizioni commerciali di fornitura. Non me lo stai dicendo, vero? :)

Chi può lo fa, ma sono casi rari.

E chi non lo fa non è necessariamente un industriale dilettante, come è stato definito.

Modificato da Coaster
Link al commento
Condividi su altri Social

La dimensioni delle imprese è un altro grande problema insieme al mercato del lavoro italiano. Un micro-impresa difficilmente può internazionalizzarsi ed esportare, eccetto nicchie di mercato. In effetti una crescita dimensionale è auspicabile e non da osteggiare.

http://ilmalpaese.files.wordpress.com/2011/01/fiat-marchionne-linghiotto-operai.jpg

Firma editata dallo staff: dimensioni non consentite, verificare i formati utilizzabili elencati nel regolamento

Link al commento
Condividi su altri Social

a mio parere il problema è che non puoi avere troppi galli nel pollaio quindi

bisogna decidere chi comanda e chi è comandato e specie per chi deve essere

comandato spesso il discorso non torna e li ci si arena.Anche perchè

poi chi comanda non è in grado di pagare adeguatamente il comandato.

Non è così semplice, poi spesso chi vuole comandare in Italia non ha

abbastanza soldi per fare le cose per bene. Il discorso

che in Italia le aziende sono troppo piccole e troppo senza soldi è antico

ma allora bisognerebbe prima capire perchè qua capita così più

che in altri luoghi e perchè così poche riescono a fare il salto

di qualità.

Link al commento
Condividi su altri Social

Chi può lo fa, ma sono casi rari.

E chi non lo fa non è necessariamente un industriale dilettante, come è stato definito.

Link al commento
Condividi su altri Social

C'è poco da fare le dimensioni contantano... eccome se contano.

Tanto per cominciare se non hai aziende di dimensioni adeguate certi settori te li scordi (automotive tanto per fare un esempio), poi c'è tutto il discorso dei risparmi dovuti alla condivisione di risorse e mezzi, minor esposizione al fallimento grazie ad una maggiore differenziazione settoriale, per non parlare di un maggior potere nel negoziare linee di credito, che poi era il tema da cui è partito tutto.

Il mondo va così e prima ce ne accorgiamo anche in Italia e meglio è, tutto questo non significa annullare le PMI ma semplicemente aumentare un pò alla volta il numero delle grandi imprese grazie alla fusione di una parte delle PMI.

niente da dichiarare...

Link al commento
Condividi su altri Social

Cerco di essere brutalmente chiaro: il discorso iniziato da TonyH è rivolto esclusivamente a chi ha la possibilità di espandersi proficuamente consorziandosi e per mera miopia si ostina a non farlo.
Link al commento
Condividi su altri Social

Ospite
Questa discussione è chiusa.

×
×
  • Crea Nuovo...

 

Stiamo sperimentando dei banner pubblicitari a minima invasività: fai una prova e poi facci sapere come va!

Per accedere al forum, disabilita l'AdBlock per questo sito e poi clicca su accetta: ci sarai di grande aiuto! Grazie!

Se non sai come si fa, puoi pensarci più avanti, cliccando su "ci penso" per continuare temporaneamente a navigare. Periodicamente ricomparità questo avviso come promemoria.