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Mercato del lavoro o mercato delle prese per il sedere?


TonyH

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Oddio dalle parti di Naz, Vipiteno, Val di Vizze...non sono proprio felicissimi del corridoio del Brennero.

Certo non arrivano a certi scontri e certi livelli però in generale qualche NIMBY c'è dappertutto

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Articolo di oggi de LaStampa

[h=3]Giovani e lavoro: la vita

è un contratto a termine col futuro[/h]

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I medici precari che hanno manifestato di fronte a Montecitorio qualche giorno fa

WEBDOC INCHIESTA Storie di giovani che sfidano la crisi FERRIGO, LEO

Tra disoccupazione al 38%

e impieghi travestiti da stage

i ragazzi non si arrendono.

Se il posto non c’è lo inventano

NADIA FERRIGO

Le foglie della corona d’alloro regalata da mamma e papà non hanno ancora fatto in tempo a ingiallire che già l’ansia assale il giovane e promettente neolaureato. Niente più lezioni da saltare e professori da odiare. Diploma, corso di specializzazione o master, il tanto temuto ingresso nel mondo del lavoro prima o poi arriva per tutti. Il quadro non è dei più incoraggianti: il tasso di disoccupazione giovanile è al 38% e non fa che aumentare, la produzione industriale crolla, i liberi professionisti non guadagnano più. I concorsi pubblici? Rari e affollatissimi, senza contare che Comuni e Regioni faticano a pagare anche chi un lavoro ce l’ha già.

A conti fatti, la prima tentazione è scappare. Nel 2012 l’emigrazione italiana ha registrato un boom che non si vedeva da decenni: dai 60mila cittadini trasferiti in Germania nel 2011 si è passati ai 78 mila registrati nel 2012, con un aumento di circa il 30 per cento. Va forte anche l’Australia, chi se lo può permettere insegue il sempreverde sogno americano. La regola d’oro per chi resta è non scoraggiarsi. Mai.

Informagiovani e Centri per l’impiego insegnano, il primo passo è un buon curriculum vitae. Carriera scolastica, lingue scritte e parlate, lavori e lavoretti: tutto fa brodo, compresa quella stagione da allenatore della squadra di pallavolo di quartiere, spendibile tra le cosiddette competenze trasversali come «buone qualità di leadership». C’è chi di curricula ne ha addirittura due: uno per il lavoro sognato all’università, un altro da lasciare nei bar del quartiere. Dopo aver chiesto aiuto e consigli ad amici, parenti e conoscenti, obbligatorio un profilo su Linkedin, il social network dedicato ai rapporti professionali. Anche se nessuno è stato mai contattato da un datore di lavoro cibernauta.

Fase due: setacciare web e riviste di settore. Individuata una proposta di lavoro interessante e inviato il curriculum, si passano le ore scrutando con trepidazione la casella di posta elettronica. Per lo più invano: la norma è non rispondere, così sono tanti i candidati che invocano se non un po’ di rispetto, almeno l’educazione. In attesa di un impiego, i giovani italiani non disdegnano gli stage, quasi sempre gratuiti e senza nessuna reale prospettiva di assunzione. Ma per tutti vale la stessa regola: lavorare gratis è sempre meglio che non lavorare affatto. Una delle alternative offerte dai Centri per l’impiego è il servizio civile, un anno di lavoro a servizio di realtà locali in affanno con rimborso spese di circa 480 euro al mese. Il Comune di Torino nel 2001 offrì quasi 2000 posti, diventati 160 nel 2011, ora scomparsi: sono finiti i fondi, per un nuovo bando si spera nel 2013. Va un po’ meglio per tecnici specializzati, macellai, gruisti, falegnami e saldatori. Chi sceglie di lavorare subito dopo il diploma, ha qualche opportunità in più.

Quando poi arriva l’agognato contrattino, le pretese sono ridotte ben al di sotto del minimo sindacale. Gli stipendi sono da fame, i diritti inesistenti. Ferie, malattia e pensione sono scomparsi. Non parliamo di paternità e maternità. Una giovane coppia che abbia la pazza idea di avere un figlio prima di un contratto, lo fa a sua rischio e pericolo. Anche la legalità pare un miraggio. Ne è un esempio il boom delle finte partite Iva, nate per sgravare i datori di lavoro dei costi dei contratti di lavoro subordinato. In un sol colpo il giovane lavoratore ha tutti gli svantaggi dei liberi professionisti, con orari e mansioni da dipendente.

Chi ha il coraggio di puntare i piedi? Nessuno. Per gli «atipici» non esistono sindacati e le associazioni di categoria latitano. Conquistato un compenso misero e precario, il bistrattato giovane si trova a fare un corso accelerato di economia domestica. Non esistono più le stanze, ma i posti letto, che nelle grandi città arrivano anche a più di 300 euro al mese. E così i trentenni fanno a turno per chi sta con il fidanzato la sera. La macchina non la usa nessuno, con quel che costa la benzina. Le tariffe dei mezzi pubblici sono sempre più care, il servizio più scadente. Di gran moda la «schiscetta». Meglio il tabacco delle sigarette, le cene in casa del ristorante. Per tutto il resto , ci sono sempre - e solo - mamma e papà.

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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l'atro giorno un emerito quotidiano riportava la storia di quello che stufo di fare il programmatore a mantova/cremona ?

prende e va mungere le uacche in una qualche sperduta località della islanda::pen:

la prima cosa che ti chiedi è: ma di fattorie anche da quelle parti non ce ne sono ?

(..poi ti rispondi: si ma c'è anche matteo :lol: )

intendiamoci la scelta è legittima, ma imho getta luce sulle aspettative "contorte" delle persone.

il punto è che finchè non si accettano lavori "brutti" non si creano nemmeno quelli .....migliori,

ma anzi quelli brutti nel frattempo diventano pessimi ( e quindi alla fine realmente inaccettabili, altro che "choosy")

può darsi che la crisi spinga ad un cambiamento di mentalità, solo in questo caso le riforme e gli sgravi servirebbero.

Cita

7:32 : Segni i punti coglionazzo !

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la prima cosa che ti chiedi è: ma di fattorie anche da quelle parti non ce ne sono ?

E' la domanda che mi faccio spesso io, vedendo chi "fugge per cercare opportunità" finendo per iniziare a fare....il lavapiatti o il barista in qualche pub.

Lavori assolutamente dignitosi, onesti, con i loro begli aspetti....ma il punto interrogativo mi rimane "che senso ha farlo a migliaia di kilometri da casa?". :pen:

E sul tema, copio-incollo una mail che ho inviato a Calabresi quando si parlava del tema

Caro direttore, le scrivo dopo aver letto la lettera del 15/05 e relativi commenti.

Innanzitutto dico qualcosa brevemente di me. Ho 30 anni, una laurea del politecnico di Torino con relativa abilitazione all'ordine, e svolgo libera professione (anche se in un campo diverso da quello per cui ho studiato).

E pur essendo d'accordo a esperienze formative all'estero, non concordo con i consigli del 'fuggi senza voltarti indietro".

Specie magari detti da chi - a parole - dice di apprezzare il suo paese.

Per un fatto semplice, se invogliamo a fuggire tutti i meritevoli, senza volerli fare ritornare arricchiti dall'esperienza, qua ci rimane? Quelli che all'estero non hanno voluto. Come speriamo di uscire dall'impasse attuale, se invogliamo gli assi di briscola ad andare via e ci teniamo gli "scartini", mi si passi il gergo?

E perché, e lo tocco sulla mia pelle, il fatto che all'estero sia un Eden di possibilità che qua non c'è, è più una condizione psicologica che reale. Derivante dal fatto che se sei solo, o nuoti, o affoghi, non avendo una famiglia chioccia che ti tiene nella bambagia.

Ma per chi vuole nuotare, per chi ha fame, ambizione, energia, per chi vuole mordere....le possibilità ci sono anche qua. Semplicemente, non bisogna aspettare che calino come "dovute" solo in virtù di un pezzo di carta e aspirazioni personali. Bisogna sgomitare, lottare, incassare , cadere e rialzarsi. Esattamente come all'estero.

Solo che in patria, chissà perché (domanda retorica), viene meno questa voglia. Lo sa che tanti, quando dico che lavoro a provvigione, mi guardano come dire "ma quando ti trovo un lavoro vero?".

Quando in realtà, è forse l'unico campo dove c'è la tanto abusata (a parole) meritocrazia.

Finite le divagazioni, concludo.

A chi ha figli, consiglio l'esperienza all'estero. Ma per tornare qua una volta finita.

E, più che incoraggiarli a non tornare mai più, incoraggiarli a tirare qua fuori la grinta che mostrerebbero all'estero. A lottare qua, a impegnarsi qua, a sgomitare qua, a farsi valere qua, a chiedere qua condizioni migliori per farcela, anziché sperare solo nelle scorciatoie.

Come farebbero a Londra, a new york o a Shanghai.

Forse, così, riusciremmo a migliorare sul serio il nostro paese.

Con i miei migliori saluti.

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E' la domanda che mi faccio spesso io, vedendo chi "fugge per cercare opportunità" finendo per iniziare a fare....il lavapiatti o il barista in qualche pub.

Lavori assolutamente dignitosi, onesti, con i loro begli aspetti....ma il punto interrogativo mi rimane "che senso ha farlo a migliaia di kilometri da casa?". :pen:

E sul tema, copio-incollo una mail che ho inviato a Calabresi quando si parlava del tema

Credo che le motivazioni che spingono i giovani (e meno giovani) ad emigrare sono molte.

Fra queste 1) insoddisfazione della nostra situazione Italiana. Si vedono i problemi, ma non le soluzioni. La tiritera va avanti da mo', iniziata da certi fazioni politiche e ora ripresa anche dalle altre (i.e. onestamente, basta parlare di Ruby, ma chi caspita se ne frega: che la giustizia faccia il suo corso, ma ora diamoci una mossa sui reali problemi!!). E si vede l'incapacita' coronata (delle "trote" e degli "squali").

2) A questo aggiungiamo le scarse prospettive di miglioramento. Non si vede una speranza di miglioramento.

3) Spesso si idolatrano gli altri senza aver la minima idea se questo corrisponda alla realta' oppure no. Pare che in America siano tutti ricchi.... ma cosi' non e'!

4) si parte con la speranza, nel tentativo di rinnovare la speranza. Questo rende piu' leggero la voglia di rimboccarsi le maniche. Alcuni credono che all'estero sia tutto piu' facile, ma spesso sbagliano. Rimane comunque la convinzione che si possa ottenere di piu', forse in maniera piu' giusta.

Dovremmo cercare di ridare speranza di miglioramento attraverso azioni reali e tangibili... IMHO

La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c'è niente che funzioni... e nessuno sa il perché! (Albert Einstein)

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Pare che in America siano tutti ricchi.... ma cosi' non e'!

a parte il debito pubblico 'merreegano ho di recente scoperto che i mutui concessi agli studenti ammontano alla cifra di 986 BILION

si avete letto bene: 986 miliardi di $.

infatti sulla prima pagina di oggi:

Il sindaco Bloomberg: ?Non andate all?Università' date=' fate gli idraulici? | Solferino 28 anni[/url']

Cita

7:32 : Segni i punti coglionazzo !

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E perché non fare entrambe le cose? :)

un idraulico con una laurea in tasca, non è ancora vietato farlo :mrgreen:

comprendo il desiderio di fare un lavoro per cui si è studiato, ma se questo si traduce (come accade frequentemente) in un lavoro di scrivania con i sogni tarpati e il maloox sempre pronto nel cassetto della scrivania.....tanto vale fare l'idraulico ;)

e soprattutto, è sempre più necessario non essere "mono direzionali" nelle scelte....avere più abilità in campi da mettere sul piatto del mercato del lavoro, può aiutare a tirarsi fuori quasi sempre d'impiccio...

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Eh. nella mia esperienza americana, tolta una parte (di "elite") che ho avuto comunqe la fortuna di frequentare, vedevo molta gente (comune) contenta se riusciva a pagare le bollette... altro che "fare gli 'mmerigani".

La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c'è niente che funzioni... e nessuno sa il perché! (Albert Einstein)

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Dovremmo cercare di ridare speranza di miglioramento attraverso azioni reali e tangibili... IMHO

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