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Crisi economica 2011


TonyH

Messaggi Raccomandati:

Hai detto niente, più organizzati e meno cazzoni;) era proprio quello il punto.

Noi spesso abbiamo talenti immani che gettiamo nel cassonetto per faciloneria......

Esempio sciocco. Alberto Tomba. Era un mostro. Se era solo un filo concentrato faceva il culo a tutti. Poteva vincere coppe del mondo a ripetizione. Solo che passava le nottate a fare il coglione :disp2: anziché stare in camera a bombarsi la colombari.....

Monti si é meritato un Epic Win contro Calderoli :mrgreen:

Non hanno ancora capito che la gente si ricorderà tra il veglione di monti e cicchitto che inveisce contro i finanzieri....

Tomba non si confronta. Si ama o si odia.

E' al di là del bene e del male.;)

"Ah! Rotto solo semiasse, IO KULO ANKORA!" (cit.)

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I più attivi nella discussione

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Articolo della "solita" Irene Tinagli ;)

6/1/2012

Se l'Europa non pensa al futuro

IRENE TINAGLI

Il 2012 dovrà essere l’anno dei giovani. Dovrà esserlo per forza, perché non è più tollerabile che Paesi che si sciacquano tanto la bocca con parole come crescita e futuro accettino in silenzio milioni di giovani sempre più soli, senza lavoro, senza protezioni sociali né prospettive. In Italia la disoccupazione tra i giovani sotto i 25 anni ha oltrepassato il 30%. E anche se i sindacati gridano all’emergenza licenziamenti e disoccupazione complessiva, non è così: il problema sta nella fascia giovanile.

Il tasso di disoccupazione degli adulti è più o meno lo stesso di un anno fa. Quello dei giovani in un solo anno è passato dal 26% al 30%. Prima della crisi era al 20%. E spesso non si è trattato nemmeno di licenziamenti, perché la maggior parte di questi giovani non hanno mai visto un contratto a tempo indeterminato, non hanno mai visto indennità di disoccupazione, cassa integrazione, né supporto per maternità o malattia. Si sono semplicemente visti chiudere progetti, scemare le commesse, non rinnovare incarichi.

Nessuna violazione dello statuto dei lavoratori, niente di cui i sindacati abbiano da lamentarsi, tutto regolare. Delle specie di morti rosa, che non fanno rumore, che si consumano nel silenzio dei nuclei familiari e che non mobilitano la piazza. E nessuno ha mai saputo o voluto dare risposta a questo esercito crescente di inoccupati o sottoimpiegati. Come spiega benissimo Pietro Ichino nel suo ultimo libro (Inchiesta sul Lavoro, Mondadori), ha fatto comodo a tanti, a troppi, che ci fosse questa valvola di sfogo: alle imprese come ai sindacati. Per questo è importante che il nuovo governo metta mano ad una vera riforma del lavoro che elimini questo odioso dualismo che c’è oggi nel mercato del lavoro: una parte completamente ingessata e una parte abbandonata a se stessa.

Non possiamo continuare a pensare che i posti per i giovani si creino con i prepensionamtenti. Non solo perché l’ultima riforma non lo consente più, ma perché questa soluzione, ampiamente abusata in passato (in Italia ma anche in altri Paesi europei), ha dimostrato quanto sia fallimentare in un mercato del lavoro rigido e chiuso. Tutto quello che queste politiche hanno generato sono decine di miliardi da pagare in pensioni evitabili e quasi nessun posto di lavoro «buono» creato per i giovani.

Né ci possiamo illudere che semplicemente aumentando il costo del lavoro «flessibile», senza toccare niente del restante mercato, possiamo scoraggiarne l’uso. Tali aumenti non faranno che scaricarsi sui redditi dei giovani (il cui salario di ingresso nel mondo del lavoro continua a calare) e incentivare un ulteriore migrazione da contratti a progetto alle partite Iva (assai più costose per i giovani), come già è ampiamente avvenuto negli ultimi anni.

Quello che è necessario è qualcosa che questo governo sa benissimo, ovvero misure per la crescita attraverso liberalizzazioni e alleggerimento degli oneri (fiscali e burocratici) per far nascere e crescere le imprese, e riforme del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali. Perché è così difficile farle? Perché non tutte sono a costo zero, soprattutto il ridisegno degli ammortizzatori sociali in un modo che includa anche i giovani. Non è impossibile, potrebbe essere fatto rivedendo da un lato gli attuali aiuti alle imprese (circa trenta miliardi di aiuti iscritti a bilancio, molti dei quali di dubbia utilità) e dall’altro gli attuali sistemi di protezione sociale (a partire dalla cassa integrazione a zero ore a fondo perduto). Non c’è quindi bisogno di troppe spiegazioni per capire perché né imprese né sindacati scalpitino per tali riforme. Eppure qualcuno a un certo punto dovrà cominciare a pensare non solo ai propri iscritti, associati ed elettori, ma al Paese tutto intero, incluso coloro che non hanno né voto né tessere in tasca.

Si tratta di un problema che dovrà affrontare non solo l’Italia, ma anche molti altri governi. In molti Paesi, infatti, le politiche economiche e sociali hanno fatto fatica a rispondere adeguatamente ai rapidi cambiamenti internazionali dell’economia e del lavoro degli ultimi anni, non solo per incompetenza, ma spesso perché frenati da forti resistenze interne e interessi di gruppi più o meno grandi. Basta guardare alla Spagna. Un Paese dove la disoccupazione giovanile ha superato il 42%, ma dove tale tema è stato sopravanzato in campagna elettorale dalla questione delle pensioni. E infatti, nonostante il deficit, i tagli alla ricerca e gli aumenti delle tasse, l’unica concessione del nuovo governo è stata fatta ai pensionati, sbloccando le indicizzazioni e rivalutando le pensioni. Ma il problema non è solo in Spagna. La disoccupazione giovanile in Francia è al 23%, in Belgio al 18%, in Svezia al 22%, in Gran Bretagna al 20%. Ovunque si fatica a trovare il bandolo della matassa (nonostante a pochi chilometri ci siano Paesi in cui le cose funzionano assai meglio, ma che, per qualche motivo, sembrano impossibili da seguire).

Mario Monti inizia oggi il suo «tour» europeo: c’è da sperare che oltre a convincere gli altri Paesi che l’Italia sta cambiando e migliorando gli faccia capire che qualcosa dovranno cambiare anche loro, e che dovremo impegnarci tutti insieme se vogliamo che questo continente da vecchio non diventi decrepito

Se l'Europa non pensa al futuro - LASTAMPA.it

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Voglio segnalare anche l'accordo raggiunto dalla Honda Italia di Atessa, che ha stabilizzato i precari, con l'approvazione di FIOM.

Idem con patate alla Sevelsud, dove le rsu di TUTTE le sigle sindacali hanno firmato i nuovi accordi.

Per me la Camusso e Landini stanno brancolando da soli nel buio.

Fiat Punto I 55 sx '97

Fiat Punto II restyling 1.2 60cv '04

Toyota Prius V2 '06

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grazie culona

banche contro stati, salvataggi a due velocità

di fabio pavesicronologia articolo06 gennaio 2012

banche contro stati, salvataggi a due velocità

cento miliardi di euro. Forse qualcosa in più. Erano i soldi che servivano, a inizio 2010, per stoppare sul nascere la spirale perversa della crisi greca.

un intervento, certo imponente, ma decisivo per evitare l'avvitamento su sè stessa della crisi ellenica e il suo dirompente effetto-contagio sull'intera stabilità dell'area dell'euro.

Da dove spuntano quei 100 miliardi e per fare cosa? Quell'iniezione di denaro in un colpo solo avrebbe riportato il livello del debito greco alla soglia assai meno inquietante del 100% sul pil. Con altri 23 miliardi si poteva colmare il deficit di bilancio del 2010 di atene. E con un ulteriore soccorso di 44 miliardi si sarebbe portato il livello del debito sul prodotto interno al livello attuale della germania, intorno all'80 per cento. con 167 miliardi si mandavano in soffitta per qualche anno i guai greci.

oggi, due anni dopo, la grecia viaggia con un debito al 164% del pil, una recessione profonda e un passivo di bilancio al 9%. Si è perso tempo e l'influenza è diventata polmonite. Non solo per la grecia, ma per tutti i paesi deboli dell'euro.

Ma si poteva intervenire in modo draconiano o è pura fantasia? Difficile dirlo con il senno di poi. Del resto chi obbligava l'europa con la sua moneta unica, ma senza un governo unico a soccorrere un paese inaffidabile e che il debito se l'era tutto costruito da solo? Quel debito non potevano certo sanarlo nè i tedeschi nè tanto meno finlandesi o francesi. Sarebbe stata una bestemmia. E così si è andati avanti prendendo tempo, traccheggiando, centellinando gli aiuti in piccole tranche.

Morale: La crisi è degenerata e ha prestato il fianco al più grande attacco finanziario all'europa da parte di capitali in cerca di occasioni di guadagno. Prima il ventre molle ellenico, poi la spagna e l'italia. Con gli spread impazziti come non mai nel 2011 e le borse di tutta europa che hanno vissuto l'anno scorso il loro annus horribilis. Con la crisi greca fuori controllo, ecco l'attacco all'italia e perchè no anche alla francia. Con i capitali usa, fondi monetari in testa con i loro 700 miliardi di dollari, a fuggire dall'europa continentale. Giù i prezzi dei bond pubblici, giù le borse.

Si poteva intervenire già nel 2010 anche sull'italia, garantendo con 300 miliardi l'obiettivo di portare il debito/pil al 100% e con 560 miliardi a livello tedesco. Non si è fatto per la grecia figuriamoci per l'italia.

documenti

il costo dell'inazione

il non aver agito per tempo, l'inazione o meglio l'inanità dei governi europei e l'assenza di un prestatore di ultima istanza come la fed americana ha avuto così un costo salatissimo. Per i greci, ma in realtà per l'intera europa, germania inclusa. Nel solo 2011 la ricchezza finanziaria bruciata sull'altare di una crisi lasciata incancrenire è pesante. Le borse dell'area euro hanno perso la bellezza di 520 miliardi di euro. Di questi ben 200 miliardi hanno riguardato le borse di francia e germania.

ma non solo le borse hanno punito l'europa zoppa della moneta unica senza governo federale. Il parco bond della repubblica italiana ha perso in media in conto capitale circa 160 miliardi di euro nell'apice della crisi degli ultimi mesi del 2011. I bond greci sul mercato segnano perdite per 135 miliardi e 36 miliardi i bond portoghesi.

Il conto sarà anche approssimativo ma siamo tra borse e obbligazioni nell'ordine degli 850 miliardi di ricchezza finanziaria andata in fumo. Pagata dai risparmiatori europei. Poi va aggiunto il costo di mutui, prestiti alle imprese rincarati sull'onda degli spread impazziti. Si arriva facilmente ai mille miliardi.

l'interventismo anglosassone

eppure la crisi dell'euro non nasce in europa. Il prologo è tutto americano. La crisi tutta privata è partita da wall street. La turbo-finanza, fatta di mutui subprime e titoli tossici, dal crack lehman in poi ha visto implodere il sistema bancario anglosassone. Cosa è avvenuto lì? I governi usa e britannico, la fed e la banca d'inghilterra hanno messo in campo le contromisure: L'aiuto diretto e indiretto per salvare l'intero sistema bancario dei due paesi è stato, secondo i dati mediobanca, di 2.800 miliardi di dollari (2.200 miliardi di euro) per wall street e di oltre 1.200 miliardi di euro per londra e dublino. Uno sforzo immenso. Ma che ha permesso a distanza di tre anni di schivare la crisi strisciante che invece ha avviluppato l'europa della moneta unica.

Lo si è fatto perchè lì non dovevano accordarsi 17 capi di stato e le due banche centrali hanno inondato il sistema di liquidità. Ha avuto un prezzo: Il debito a salire in condizioni oggi peggiori dell'eurozona e con un deficit di bilancio allargato al 9-10 per cento del pil contro il 4 per cento dell'area euro.

Tutto ovviamente ha un costo che da privato è diventato pubblico. Ma è solo la gabbia stretta dell'europa, zoppa di guida politica, che finisce per trasformare l'influenza in polmonite.

Banche contro Stati, salvataggi a due velocità - Il Sole 24 ORE

Cita

7:32 : Segni i punti coglionazzo !

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Le cause? Istruzione su tutte, scarsa in quantità e qualità ma sopratutto orientata in settori produttivamente inutili; Poi i giovani hanno il culo pesante, finchè mamma e papa pagano è meglio andare in piazza ad urlare che rimboccarsi le maniche. Triste realtà dei 20-25 enni di oggi

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analisi perfetta. frutto di pluridecennali "diritti allo studio" "valori legali della laurea" e "nessuna meritocrazia" (negli ultimi test INVALSI , che valevano per avere i fondi scuola , si è scoperto che in Regioni intere i professori hanno fatto deliberatamente copiare gli alunni per salire di punteggio).

Il culo pesante comunque cambia alla velocità della luce, se vedi che non scampi le maniche te le rimbocchi senza accorgertene.

Porco mondo.

Ora mi tornano tante cose.

Mi viene da piangere... :(((:(((:(((:(((

Di questi ne vendono a secchiate.

Vedrete.

[scritto in data 18 Luglio 2013 - Riferito a Jeep Cherokee]

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Porco mondo.

Ora mi tornano tante cose.

Mi viene da piangere... :(((:(((:(((:(((

Prove INVALSI: cosa sono e perché gli insegnanti le boicottano

ReggioTV | Rapporto su test Invalsi,Calabria prima nel copiare

il discorso del MERITO , in Italia andrebbe affrontato A TUTTI I LIVELLI SOCIALI.

ma cosa credete? Sapete perché evadono i figli di troia col SUV a Cortina,? perché con le tasse che ci sono i soldi in più che guadagni facendoti magari l mazzo finiscono quasi tutti in tasse, quindi adottano questi sistemi...poi col tempo diventa una prassi automatica..un fatto dovuto..

IMBROGLIARE come NORMALITA'.

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