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Inizio del crollo economico?


Guest DESMO16

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Guest DESMO16
Oggi l’Italia non può più avere una politica monetaria sovrana, e deve accettare i tassi d’interesse imposti dalla Banca Centrale Europea: e i tassi europei stanno salendo, aggravando il debito pubblico italiano. Sicché, prevede Lachman, le agenzie di rating declasseranno di nuovo il debito italiano. Oggi l’Italia essendo nell’euro, non è costretta a rialzare gli interessi come dovrebbe, perché comunque la Banca Centrale europea la salva, con i suoi tassi relativamente bassi e uguali per tutti i paesi-euro.

Di fatto, ciò significa che sono gli altri paesi ad accollarsi il costo-Italia, accettando Bot a tassi d’interesse più bassi di quelli che imporrebbero i mercati finanziari.

E qui, ecco un’altra analogia con l’Argentina. Anche l’Argentina continuò a confidare che il Fondo Monetario Internazionale avrebbe compensato per sempre la sua debolezza economica. «L’Italia farebbe un grave errore se rimandasse ancora le dolorose riforme di mercato e confidasse nell’indulgenza indefinita della Banca Centrale Europea».

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I più attivi nella discussione

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una serie di cazzate immonde dette da chi ne ha sempre sparate molte.

il tuttologo del mercato delle materie prime (puntualmente calato,a differenza di quello che diceva lui), del petrolo a 200 e rotti dollari al barile (se i furboni dei russi non menavano sto casino-apposta- sarebbe sceso ancor di pù, nonostante i finti uragani inventati)

a me questo qua coi suoi scenari da alt.judaic.conspryracy.apocalypse ha già rotto da tempo....credibiità da "Cronaca Vera"

EDIT: leggo ora la firma dell'articolo(?) a nome Marzia Filippi.....a quando Topo Gigio?

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Un mio professore all'università diceva di guardare le immaticolazioni di nuove auto...

A seconda che fossero in salita (discesa) quelle del segmento A-B, si sarebbe capito, in generale, se le cose stessero peggiorando (migliorando).

Ok, è un discorso molto generico e forse il prezzo del petrolio gioca molto sul tipo di auto scelto... Ma infondo il caro-greggio è proprio una delle cause della crisi.

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  • 3 settimane fa...

E Bank of America acquista Merrill Lynch. Bush: lavoriamo per ridurre impatto crisi

Lehman Brothers dichiara fallimento

I possibili acquirenti si sono ritirati dopo il rifiuto del governo Usa di intervenire con fondi a sostegno

NEW YORK - Lehman Brothers ha avviato la procedura fallimentare. banca d'affari statunitense ha chiesto alle autorità americane di far ricorso al "Chapter 11" che le consentirà di procedere alla ristrutturazione, mentre vengono congelate le iniziative autonome dei suoi singoli creditori. Una decisione presa dopo che la banca d'affari non è riuscita a trovare un acquirente che si facesse carico dei suoi 60 miliardi di dollari di attività sull'immobiliare a elevato rischio. Ora i 26.000 dipendenti perderanno probabilmente il posto di lavoro. Lehman in Europa conta su 6 mila dipendenti. Nelle sedi italiane i dipendenti sarebbero complessivamente 140, di cui 120 operativi su Milano e i restanti 20 su Roma.

FALLIMENTO RECORD - Il fallimento di Lehman è il più grande nella storia delle bancarotte mondiali. Lehman ha superato infatti il crac di WorldCom, il gruppo telefonico che finì in amministrazione controllata nel 2002. Lehman ha un debito pari a circa 613 miliardi di dollari.

BUSH: LIMITARE I DANNI - «Siamo al lavoro per ridurre l'impatto della crisi finanziaria sull'economia», ha detto il presidente Usa George W. Bush in una breve conferenza stampa alla Casa Bianca. La situazione è critica, ha aggiunto, e «nel breve periodo l’impatto potrebbe essere grave», ma il governo americano «sta lavorando per ridurre l’effetto negativo delle turbolenze». Bush ha sottolineato di essere in continuo contatto con il segretario al Tesoro, Henry Paulson, e con la Securities and Exchange Commission (la Consob statunitense) allo scopo di «promuovere la stabilità». Il presidente si è detto «fiducioso» circa la capacità dell’economia americana, che «rimane solida», di «bilanciare aggiustamenti sui mercati finanziari».

E BOFA COMPRA MERRILL - Il passo è diventato inevitabile dopo che gli ultimi potenziali acquirenti si sono defilati: la Bank of America si è infatti lanciata sull'acquisto della banca d'affari Merrill Lynch (accordo per 50 miliardi di dollari, con un premio del 70% rispetto alla chiusura della quotazione di Wall Street di venerdì scorso), mentre la britannica Barclays non ha voluto procedere dopo che il governo americano ha chiarito che non avrebbe garantito i debiti di Lehman.

LA CRISI - Lehman Brothers, fondata 158 anni fa, è stata messa in ginocchio dalla crisi dei mutui. Il tracollo è anche il frutto della decisione del Tesoro e della Fed di concedere col contagocce i soldi dei contribuenti americani per Lehman, a differenza di quanto avevano fatto a marzo per Bear Stearns, il cui crac era stato attenuato, grazie ai 30 miliardi che la Fed aveva messo a disposizione di Jp Morgan accorsa a salvarla. Anche una settimana fa, di fronte alla crisi di insolvenza di Freddie Mac e Fannie Mae, le autorità avevano optato per una rete di salvataggio, che costerà non meno di 200 miliardi di dollari. In questi giorni però, di fronte al crac di Lehman, Fed e Tesoro si sono dimostrate restie ad intervenire.

ESPOSIZIONE - L'esposizione di Lehman Brothers nel settore dei mutui residenziali ammontava alla fine di agosto a 13 miliardi di dollari, mentre quella sui mutui commerciali a 33 miliardi di dollari. Lo evidenzia il «Wall Street Journal» secondo cui la liquidazione di Lehman Brothers potrebbe provocare un'ondata di «fire sale» nei due settori abbattendo ulteriormente il valore degli asset detenuti dagli altri istituti di credito. Lehman, precisa il quotidiano finanziario Usa, è anche fortemente interconnesso con moltri altri mercati come quelli sui credit-default swap di cui è uno dei top 10 player.

GOLDMAN SACHS E MORGAN STANLEY A RISCHIO - E ora l’attenzione è sulle due banche d’affari americane rimaste apparentemente in piedi, ovvero Goldman Sachs e Morgan Stanley. A questo punto, cosa accadra’ a Goldman Sachs e Morgan Stanley? Molti investitori ritengono che Morgan Stanley potrebbe essere costretta a una fusione con un’altra banca, come fa notare la stessa agenzia di stampa Dow Jones. Tuttavia altri esperti mettono in rilievo come non ci sia al momento un colosso che possa acquistare Morgan, se si considera che ormai Bank of America, con l’acquisto di Merrill Lynch, sara’ in effetti fuori gioco. Ci sarebbero si’ Wells Fargo e US Bancorp, ma nessuna delle due ha manifestato un interesse per rilevare una societa’ grande del calibro di Morgan Stanley. Ed e’ anche per questo motivo che secondo Nancy Bush, analista di NAB Research, l’unico potenziale acquirente potrebbe essere proprio Goldman Sachs. A meno che non si considerino le grandi banche straniere, tra cui Barclays, che aveva manifestato un interesse per Lehman, per poi fare dietrofront. Nessun commento e’ arrivato al momento da Goldman Sachs, sebbene il colosso abbia diffuso un comunicato in cui conferma la responsabilita’ per tutte le azioni quotate che per il loro trading hanno utilizzato Lehman Brothers.

LICENZIAMENTI - La bancarotta di Lehman Brothers, oltre a mandare a picco le Borse, sta avendo gravi ripercussioni sul fronte occupazionale. Solo in Europa, riferisce l'Adnkronos, sono stati licenziati seimila dipendenti.

FONDI - Per far fronte a una mancanza di liquidità, la Bce ha inserito nel mercato 30 miliardi di euro, più altri 6,4 la Banca d'Inghilterra. Dieci banche (Bank of America, Citibank, Barclays, Credit Suisse, Ubs, JpMorgan, Merrill Lynch, Goldman Sachs, Deutsche Bank e Morgan Stanley) hanno dato vita a un fondo di 70 miliardi con il quale si assicurano liquidità aggiuntiva a sufficienza. Le risorse del fondo possono anche aumentare se altre istituzioni decidessero di aderire all'iniziativa. Non c'è nessun nome italiano tra i 30 maggiori creditori non garantiti di Lehman Brothers nel documento depositato al tribunale di New York. «La nostra esposizione con Lehman Brothers è limitata», ha riferito l'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo.

15 settembre 2008(ultima modifica: 16 settembre 2008)

corriere.it

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I mercati emergenti perdono di più

Le due principali banche centrali dell'Asia, quella di Tokyo e quella di Pechino, hanno deciso interventi d'emergenza per fronteggiare l'impatto del crac finanziario di Wall Street. La Banca del Giappone ha immediatamente offerto liquidità aggiuntiva al sistema creditizio nipponico, per un ammontare pari a 24 miliardi di dollari. La corsa degli investitori verso titoli sicuri ha determinato un forte rialzo dei buoni del Tesoro decennali giapponesi, il cui rendimento di converso si è abbassato ai livelli minimi degli ultimi cinque anni.

A Pechino l'intervento della banca centrale si è tradotto in una vistosa sterzata della politica monetaria: per la prima volta da oltre sei anni è stato abbassato il tasso di sconto ufficiale, dello 0,27%, a quota 7,2%. Sempre nel segno dell'allentamento della politica monetaria, la Banca Popolare della Cina (nome ufficiale della banca centrale) ha ridotto di un punto percentuale la riserva obbligatoria per le piccole banche nazionali, abbassandola al 16,5%.

E' la prima volta che la riserva obbligatoria viene ridotta dal 1999. Anche se il provvedimento non è stato esteso alle banche maggiori né alla Posta, esso si traduce comunque in una maggiore disponibilità di credito per il sistema. Questa manovra espansiva segna una chiara inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni, in cui la priorità per la banca centrale cinese era lottare contro l'inflazione e raffreddare una crescita economica eccessiva. La crisi americana ha costretto anche le autorità cinesi a rivedere drasticamente lo scenario: ora è il rallentamento della crescita mondiale, con i suoi effetti deflazionistici, il pericolo numero uno.

Alle preoccupazioni delle banche centrali asiatiche per il dopo-Lehman si aggiunge un altro impatto negativo della crisi americana. Pechino, Tokyo e altre nazioni dell'Estremo Oriente, nonché il Golfo Persico e la Russia, hanno accumulato le più ricche riserve valutarie del pianeta. Una parte di queste riserve sono state affidate in gestione a fondi sovrani e altri investitori istituzionali sotto il diretto controllo dei rispettivi governi: in totale questi ultimi controllano un portafoglio di 2.500 miliardi di dollari. Alcuni fondi sovrani asiatici hanno investito attivamente nelle banche occidentali in difficoltà, dall'inizio della crisi dei mutui. Le perdite di questi investitori istituzionali sono pesanti. Per esempio, si stima che il valore dell'investimento della China Development Bank nella banca britannica Barclays sia più che dimezzato. Il fondo sovrano Temasek di Singapore ha visto il valore delle sue azioni in Merrill Lynch (appena rilevata dalla Bank of America) ridursi dei due terzi.

La "fuga verso la sicurezza" che caratterizza il comportamento degli investitori mondiali sta penalizzando tutti i mercati emergenti, le cui Borse soffrono perdite medie ancora superiori rispetto a Wall Street e all'Europa. La disaffezione dai mercati emergenti non colpisce solo quelli che sono legati alle materie prime - come Russia e Brasile - e che quindi soffrono per la caduta delle quotazioni dell'energia, dei metalli, delle derrate agricole. Anche la Cina e l'India, che sono importatori netti di petrolio e materie prime, registrano fughe di capitali stranieri. Ancora prima che fallisse la Lehman Brothers, negli ultimi tre mesi i deflussi di capitali esteri che hanno abbandonato i mercati azionari e obbligazionari dei paesi emergenti hanno raggiunto 30 miliardi di dollari.

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probabilmente nessuno se ne era accorto, ma il buco nero di mercoledì scorso si è materializzato nel caveau della lehman bros.

Un fallimento da 600 miliardi di dollari...

S E I C E N TO M I L I A R D I D I D O L L A R I

600.000.000.000 $

Dicono che in qualche modo questa crisi nn tocca le nostre banche..

Bibidibobidibu

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