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L'auto in TV negli Eighties: analisi dei mitici spot


PaoloGTC

Messaggi Raccomandati:

Io ricordo uno spot dell'alfa romeo.

Pubblicizzava la 155 q4 e impegnava il pilota Nannini e la sua 155 Gta (superT 94?? ) , ...

Uhm in realtà mi sembrava fosse la DTM...ancora più belva! :D Me lo ricordo quello spot...altri tempi! :(

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La scena della renault che si libera dalle catene dentro l'arena è stata ripresa nel film "Attila flagello di dio"; un personaggio francese (mi pare Rinoldo) strappa le catene sgommando con le scarpe e rombando:lol:.

Mi ricordo un video di presentazione della Croma degli anni 80, molto bello; come musica Platoon di vangelis

Il giorno che mi vedrete a bordo di una mercedes, sarà il giorno del mio funerale

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La scena della renault che si libera dalle catene dentro l'arena è stata ripresa nel film "Attila flagello di dio"; un personaggio francese (mi pare Rinoldo) strappa le catene sgommando con le scarpe e rombando:lol:.

...

Renoldo il gallo :lol:;)

Perdonate l'OT, ma in fondo in questo 3d ottantesco così male non sta

http://www.youtube.com/watch?v=BXPQpKrz7B8

:b26

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:D:D:D questo me lo ricordavo!! Però non sapevo dove fosse stata la citazione e non sapevo quindi cercarlo, grazie!

Aggiungo, pensandoci ora, che il claim della R18, che abbiamo visto in versione straniera, qui in Italia fu "Il diesel si scatena" :)

(cosa dovrebbero fare i diesel di oggi allora... in proporzione, altro che catene servirebbero! :D)

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

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Ora torniamo in Italia, e torniamo su Croma.

La campagna di lancio, insomma, ricorderete... “eh, è un altro pianeta!

FIAT CROMA - IL PIANETA MACCHINA (1985)

Pubblicita' Fiat Croma (1985) - Dal passato lo spot Fiat Croma (1985) - Spot80-Torinointernational.com

Ormai è chiaro come il lancio pubblicitario di una nuova auto fosse sempre una questione difficile e delicata.

Difficile perchè una campagna di lancio deve rispondere efficacemente e contemporaneamente a diversi requisiti, delicata perchè può incidere sensibilmente, nella fase di introduzione sul mercato, sui primi valori di immagine del nuovo prodotto presso la potenziale clientela.

I punti cardine di questo tipo di campagne sono sempre stati tre:

-fare notizia (effetto lancio)

-comunicare un concetto chiaro e sintetico sul nuovo prodotto

-contenere la possibilità di sviluppare la campagna successivamente al lancio (cioè tenersi buona la possibilità di realizzare altri spot seguendo lo stesso filone che potrebbe diventare, in base al successo della prima campagna, quello caratteristico dell'auto in questione).

La Croma non solo si proponeva come una vettura ricca di novità nel difficile segmento medio-alto,ma rappresentava anche una scommessa della Fiat, in piena fase di rilancio, in una fascia di mercato dove in precedenza la casa non aveva sempre riscosso il massimo successo.

Fu forse sulla spinta di questa considerazione che la campagna di lancio vera e propria fu preceduta da avvisi pubblicitari di grandi dimensioni, sulla stampa quotidiana e periodica (per la serie “state attenti a cosa sta per accadere”).

Questo fu un intelligente prologo (Mercedes molti anni dopo usò una tattica simile per il lancio della Classe A, partendo addirittura con un anno di anticipo) che non solo preparò il terreno alla successiva comunicazione vera e propria, ma colse l'occasione per sottolineare il grande momento che stava vivendo la Fiat, iniziato con il lancio della Uno e destinato a proseguire nel rinnovamento complessivo della gamma.

Vediamo ora in dettaglio come la Fiat e la Benton and Bowles (famosa agenzia milanese che aveva già firmato ottime pubblicità per Panda, Uno e Ritmo) risolsero il non facile problema del lancio della Croma.

Era essenziale, come già detto, trovare un riferimento verbale e visuale che potesse sintetizzare i contenuti innovativi e la diversità del nuovo modello, e che nello stesso tempo rispondesse pienamente alle esigenze di impatto e spettacolarità richieste da uno spot di lancio.

I creativi della B and B, sotto la responsabilità dell'art director Alessandro Patrini, trovarono la collocazione che rispondeva in maniera compiuta alle esigenze della campagna:

“Croma: il pianeta macchina”.

Nata, probabilmente, prima come messaggio verbale, trovò poi una adeguata visualizzazione sia in tv che in stampa ed affissione.

Mentre però le ultime due tipologie di pubblicità furono risolte in maniera semplice con un efficace adattamento grafico del tema della campagna (in fondo su carta non era poi difficile, se ricordiamo si trattava di una Croma con lo sfondo di un pianeta modernissimo e sconosciuto), la realizzazione televisiva fu sicuramente meno agevole sia nella definizione della sceneggiatura che nella realizzazione; lo si intuiva anche vedendo e rivedendo lo spot.

Le citazioni di “incontri ravvicinati” erano abbastanza evidenti.

Lo spot fu girato in 15 giorni interamente a Cinecittà, dalla nota casa di produzione Film Master, ed era indubbiamente di buona fattura.

D'altronde ci si avvalse di ottimi specialisti come Roger Christian per la regia e scenografia (la parola “Alien” vi dice nulla? :) ), Peter Bisew per la fotografia e Bill Person per gli effetti speciali, tutti personaggi di elevato spessore nel mondo dello spettacolo (siamo al solito discorso dei grandi specialisti del cinema “prestati” allo spot).

Tutto il set fu ricostruito in studio e in verità senza tecniche particolarmente sofisticate; addirittura alcune scene furono risolte con “semplici” acrobazie fotografiche, come ad esempio una delle inquadrature del pianeta in arrivo, che fu realizzata utilizzando 60 fari d'automobile.

Un montaggio curato al fotogramma e delle luci ottimamente giocate in cui si muoveva il pianeta-astronave-macchina, insieme a musiche originali, di circostanza ma equilibrate fecero il resto.

Tutto perfetto quindi? Beh.... no.

Secondo la critica, all'epoca, si avvertiva una non perfetta omogeneità tra l'inizio dove la famiglia (situazione chiamiamola “standard”, terrena) riceveva la telefonata dell'arrivo della nuova Croma, la parte centrale spettacolare e un po' retorica e il “crollo” sul terreno nel finale con lo scambio di battute fra il proprietario e il vicino di casa (chissà perchè vestito per andare chissà dove :D) riportavano bruscamente alla normalità l'atmosfera del film.

Queste scelte probabilmente furono dettate dal timore di dare un tono ed un'immagine troppo lontana e rarefatta della Croma.

Questione di gusti, certo, ma all'epoca erano in molti nella critica a pensare che il film sarebbe stato migliore se fosse terminato sul super finale, senza lo scambio di battute tra i due amici.

(anche perchè imho quel vicino di casa era tutto una barzelletta :D e come mi fece notare tempo fa il buon Abarth03, pareva un po' l'anteprima di quel tizio che, qualche isolato più in là :D, e qualche tempo dopo, arrivò a casa con la Duna "mmm troppo bella, non è papà... e invece si!" :D eh si vede che la Croma gli era piaciuta ma la money non ci stava ;))

GTC

(vorrei cogliere l'occasione per una doverosa citazione; i racconti su questi spot sono per me possibili solo grazie all'aiuto "cartaceo" dei numeri ottanteschi della rivista AUTO, che all'epoca ogni mese approfondiva il tema di un nuovo spot automobilistico ;) )

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

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Appena ho visto lo spot anche a me è venuto subito in mente il parallelo con lo spot della Duna... Più o meno siamo agli stessi livelli di nerdaggine... Tra tutti quelli che hai messo, quest'ultimo è quello che mi piace meno... Gran bel lavoro comunque...

La teoria è quando si conosce il funzionamento di qualcosa ma quel qualcosa non funziona.

La pratica è quando tutto funziona ma non si sa come.

Spesso si finisce con il coniugare la teoria con la pratica: non funziona niente e non si sa il perché.

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Inviato (modificato)

Grazie uomo cabrio! :)

Serata di temporale mitologico (tanto per cambiare, ultimamente).... approfittiamone per continuare a parlare di spot memorabili.

(il tutto come sempre grazie al supporto dell'archivio e nello specifico della rivista AUTO per le info tecniche e le immagini del set)

Questi spot, memorabili e spettacolari.

Bisogna riconoscere a Citroen il merito di avere aperto questa strada, iniziata con lo spot Visa “vavavuma” e continuata con il suggestivo film dei cavalli selvaggi (che andavano a comporre, correndo, il double chevron visto dall'alto), l'incredibile Visa GTI lanciata da una portaerei e ripescata da un sommergibile, l'inarrestabile BX GTI lanciata sotto dune di sabbia ed attraverso le acque e il bel film della CX con Grace Jones di cui abbiamo già parlato.

Mantenersi su livelli così alti non era affatto facile in pubblicità, ma per il lancio di un nuovo modello come la AX non si poteva fallire.

CITROEN AX – LA MURAGLIA CINESE

(e secondo me a 0.12 è andato a sbattere :D)

Ed infatti ancora una volta il mago della pubblicità francese, Jacques Seguela, fece centro.

Era lui il porta bandiera della cosiddetta “star strategy” di cui abbiamo già parlato, secondo la quale un prodotto, in pubblicità, doveva essere trattato come una star del cinema.

Spettacolarità, dunque, protagonismo del prodotto ma non fine a sé stesso; la pubblicità, secondo Seguela, doveva anche far sognare, far sorridere e contenere un po' di fattore rischio.

Questo trattamento creativo aveva inoltre il vantaggio di essere divertente, simpatico e ricco di impatto, tutti elementi positivi sia per i prodotti che per l'immagine di marca.

Ed era ormai noto quanto, quest'ultimo fattore avesse acquisito, specie nel mondo dell'automobile, una importanza crescente, visto il progressivo livellamento tecnico delle vetture (pensiero pubblicitario che per questo motivo ritengo oggi sia più che mai attuale).

Insomma, bisognava agire attorno al prodotto in sé, per distinguersi facendo risaltare il fatto che qualcosa di speciale nel prodotto vi fosse.

Ma andiamo nel dettaglio e vediamo come nacque questa famosa campagna per la AX che divenne addirittura la prima in classifica fra le preferenze pubblicitarie dell'audience francese.

L'idea di abbinare l'immagine innovativa e “rivoluzionaria” della AX con la Cina si inserì nella categoria di prodotto creativi e affascinanti ma anche rischiosi, sia per la possibilità stessa di realizzarli, sia per la qualità finale del filmato.

Nessuno aveva mai girato spot in Cina e figuriamoci usando la Muraglia come sfondo.

Di sicuro questa volta le idee riguardo la location erano chiare :D non era necessario andare in giro per il mondo cercando posti adatti.

Di riflesso era necessario verificare la fattibilità materiale e soprattutto politica, incontrando le autorità cinesi; ci vollero tre mesi di negoziazioni e contatti approfonditi con la rappresentanza Citroen, con l'agenzia e la casa di produzione (Melody Movies) per arrivare ad un accordo e individuare i luoghi per le riprese.

Vennero selezionate due zone: la prima era a 60 km a nord di Pechino, nella parte restaurata della Muraglia, a Mu Tien Yun, la seconda invece era a Shanhaiguan, sul mare di Bohai, esattamente dove iniziavano i 2500 km della Grande Muraglia.

Venne formata la troupe, piuttosto ristretta: solo 15 tecnici francesi con materiali e attrezzature, mentre il resto del necessario venne reclutato sul posto (anche per via del basso costo del lavoro in Cina): 50 tecnici e 300 manovali cinesi.

Il trasporto delle vetture e delle apparecchiature, visti i terreni accidentati delle zone individuate, fu piuttosto difficoltoso e richiese l'utilizzo di muli.

Il regista che organizzò la lavorazione si chiamava Raymond Depardon, ed aveva una lunga esperienza al riguardo essendo già stato diverse volte in Cina.

Per interpretare la parte della protagonista che doveva condurre la AX nella discesa sulla Muraglia, venne ingaggiata una giovane (22 anni) attrice cinese di Hong Kong, Janet Ma.

Era giovane e bella, ma sapeva guidare solo auto col cambio automatico. :D

Si cercò di risolvere il problema con un corso accelerato di guida, ma restava un problema... perchè le riprese richiedevano manovre difficili e abbastanza pericolose.

Venne così l'inevitabile momento dello stuntman, al secolo Laurent Jeanjean che, truccato come l'attrice cinese, si occupò di condurre la AX nei punti più difficili, mentre Janet Ma si limitò alle riprese più tranquille.

Vennero scelti nel frattempo i due cinesi per la parte finale del film, che vennero utilizzati anche per le immagini della campagna stampa e per i manifesti: uno era già un attore, mentre l'altro era un contadino ingaggiato sul posto... non sapeva nulla di cinema e spot, ma aveva la faccia giusta. :D

Le varie scene vennero provate e riprovate, non senza qualche brivido: Laurent Jeanjean doveva affrontare discese molto ripide nella stretta “carreggiata” :D (accidentata pure) della Muraglia.

Per far effettuare i salti alla piccola Citroen venne approntata una apposita pedana, mentre per le riprese “in soggettiva” vennero applicate le canoniche apparecchiature al paraurti anteriore dell'auto; non vi furono trucchi particolari, perchè si voleva che lo spot risultasse molto realistico e naturale.

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Nonostante la bravura dello stuntman, però, non fu materialmente possibile far scendere la AX sulla Muraglia ad una velocità superiore ai 40 km orari, così nella versione andata in onda, le sequenze erano leggermente accelerate.

Un trucco però fu assolutamente necessario: le porte della Grande Muraglia risultarono troppo strette per la pur minuscola AX. Per girare questa parte della sequenza ove l'utilitaria Citroen vi passava attraverso fu quindi necessario ricorrere alla ricostruzione in studio, a Parigi, in scala ridotta, di un pezzo di Muraglia per simulare, con un modellino di AX, l'attraversamento.

Si trattò di un trucco che tuttavia nulla tolse alla veridicità del filmato.

Le autorità cinesi alla fine del tutto, pretesero di visionare l'intero girato (per motivi militari, a quanto pare) e questo comportò lo sviluppo delle pellicole sul posto; alla fine però andò tutto bene, fu insomma una lavorazione un po' complicata, ma per poter dire di essere stati quelli che avevano realizzato il primo spot della storia sulla Grande Muraglia, ne valeva la pena.

Tanto più che alla fine il costo di questo spot fu abbastanza ragionevole, circa 600 milioni di lire dell'epoca.

Ma la campagna AX nascondeva ancora un segreto; mentre la troupe era a lavorare sulla Muraglia, un altro gruppo di tecnici (sempre della Melody Movies) realizzava altre scene spettacolari, con protagonista la piccola AX in corsa sui tetti di un immenso convoglio ferroviario.

Questo lavoro fu impostato con una funzione “paracadute”, nel caso le riprese in Cina non fossero andate a buon fine (questa nuova utilitaria doveva essere lanciata in qualche modo, e uno spot doveva arrivare, qualunque esso fosse :) ).

Visto che invece il lavoro in Cina venne concluso felicemente, si optò per utilizzare le sequenze californiane, completate con riprese in studio utilizzando gli stessi personaggi cinesi, realizzando un degno seguito di questo primo film pubblicitario dedicato alla piccola “Livoluzionalia”. :)

(e per amor di completezza, era questo... ;) spettacolare mica poco pure lui :D )

GTC ;)

Modificato da PaoloGTC

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

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  • 3 mesi fa...

Oh, riappare questo topic. :)

Con una madrina d'eccezione, giustamente, in diretta da quegli anni. Uno dei volti più comuni nell'infanzia di coloro che la passarono anche su Italia Uno. La grande Gabri. :)

gabrigoliacopia.jpg

Con lei torniamo a parlare di magggica tv, e riprendiamo quindi a parlar di spot, dopo una luuuuunga pausa, ripartendo da dove eravamo rimasti, cioè da Citroen.

Ammetto che per ora sia molto “made in France” questo topic, ma, che dire, negli anni 80 i francesi come abbiamo già detto in precedenza ci regalarono un sacco di perle che oggi sono appunto gli spot che ricordiamo più facilmente.

CITROEN BX TURBO DIESEL

Dopo la Visa Diesel mostrata in una divertente gara con un aereo, la GT lanciata dalla portaerei e la stessa BX che nulla può fermare (né il deserto né il mare, come si poteva apprendere in altri spot lanciati prima di questo, e che col tempo vedremo), arrivò il momento del lancio della versione Turbodiesel della media francese.

Il susseguirsi di film divertenti e spettacolari lasciava un interrogativo: sarebbero riuscite la Citroen e la sua agenzia a proseguire su questa strada ed a trovare ancora nuove brillanti idee?

La risposta fu affermativa anche in questo caso.

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(ho cercato ma purtroppo al momento lo spot non si trova da nessuna parte... neanche sul tube :( quindi abbiamo solo poche immagini e di scarsa qualità)

A quei tempi la BX Turbodiesel era una vettura brillante nella sua categoria, e brillante fu anche la soluzione creativa di una comunicazione che non poteva che essere aggressiva e precisa, per un diesel di media cilindrata in grado di raggiungere i 180 km/h.

Contrariamente a quanto avvenuto per i precedenti spot, il film della BX Turbodiesel fu concepito dalla filiale italiana della RSCG, dai creativi Jamie Amblèr e Cesare Casiraghi sotto la direzione di Marco Mignani.

La partecipazione della sede principale dell'agenzia francese fu limitata alla fase di realizzazione in funzione dell'utilizzo anche europeo dello spot.

La casa di produzione, invece, era la parigina BBD, la quale girò il nuovo spot con due troupe separate; furono infatti due i luoghi scelti per le riprese: gli Stati Uniti e Parigi, il primo per gli esterni e il secondo per le scene in studio.

Laboriosa fu la ricerca della location per le scene in esterni previste dallo story board del film: la corsa della BX sparata, come un vero proiettile, verso un bersaglio mobile da distruggere.

Era necessaria una superficie piatta, compatta e desertica a giro d'orizzonte, e fu logico pensare subito al famoso Lago Salato.

Ma il Lago Salato era asciutto soltanto in giugno e luglio, mentre il film doveva essere girato in ottobre.

Dopo aver vagliato varie alternative la scelta definitiva cadde sul Mirage Lake, un lago asciutto a 250 km da Los Angeles, non tanto lontano dal luogo di atterraggio dello Shuttle.

Il luogo era perfetto ma nascondeva un'insidia: la pioggia.

L'acqua non veniva assorbita dal terreno e, in caso di maltempo, la troupe avrebbe dovuto restare ferma per 2 o 3 giorni.

Tuttavia, era un rischio che bisognava accettare e che fu premiato dalla fortuna.

L'organizzazione della casa di produzione che si appoggiava a colleghi americani fu perfetta.

La troupe, composta da circa 30 persone, visse per cinque giorni nel deserto dall'alba al tramonto. La temperatura la mattina era di diversi gradi sotto lo zero per poi superare i trenta gradi a mezzogiorno. Si iniziava il lavoro con giacche a vento imbottite per restare a torso nudo per l'ora di colazione; i piccoli disagi del deserto. :)

In compenso la troupe non si poteva lamentare troppo del buffet, particolarmente ricco ed organizzato da un cuoco californiano con un camper perfettamente ed incredibilmente attrezzato; a mezzogiorno tutta la troupe si ritrovava ad una grande tavolata sotto gli ombrelloni in mezzo al deserto, e questo aggiunse qualcosa di particolare ai ricordi di chi prese parte a questo lavoro.

Cinque giorni nel deserto, 30 persone isolate dal resto del mondo, a girare lo spot di una berlina turbodiesel. Probabilmente uno di quei lavori che quando finiscono lasciano un pizzico di nostalgia, il giorno in cui fai le valigie per tornare a casa.

Ma veniamo un po' alla realizzazione della scena clou del film: la corsa della BX verso la sagoma-bersaglio di una ipotetica concorrente che doveva andare in pezzi all'impatto.

C'erano a disposizione due BX rosse e sei sagome costruite in balsa di un centimetro di spessore appositamente studiate per esplodere nell'impatto.

I bersagli erano montati su binari piantati nel deserto e dovevano essere mossi in perfetto sincronismo con la BX per ottenere l'impatto esattamente nel punto voluto.

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Le macchine da presa erano infatti necessariamente in posizioni fisse: due a terra ed una in elicottero.

Grazie all'abilità dello stuntman (della famosa èquipe di Remy Julienne) su sei ripetizioni, soltanto una andò a vuoto: l'impatto con la sagoma, effettuato a velocità elevata, si rivelò più violento del previsto. Nonostante la leggerezza e la fragilità della balsa, la velocità fu tale da provocare l'incrinatura del parabrezza.

Le riprese di questa parte di film comunque si conclusero felicemente.

C'era però un'altra scena importante da girare: l'apparizione del tunnel-cannone che sorgeva dal deserto per sparare la BX verso il bersaglio.

Per questa sequenza si fece ricorso ad un trucco.

Venne costruito un modellino di due metri perfettamente realizzato in proporzione alla scenografia, e con particolari accorgimenti e tecniche di ripresa l'effetto fu realistico e suggestivo.

Contemporaneamente, un'altra troupe di circa 40 persone (quella che era rimasta in Francia) era alle prese con una costruzione alta, invece, ben dieci metri, appositamente realizzata in studio per girare la sequenza del caricamento della BX nel cannone.

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Con complesse apparecchiature pneumatiche le rosse Citroen venivano fatte scorrere su un nastro come i proiettili di una cartuccera.

In due giorni si realizzarono le riprese della gigantesca struttura, ma ce ne vollero quaranta per allestirla.

Lo spot fu realizzato a tempo di record considerando le difficoltà e la qualità del film.

Una settimana dopo la riunione preparatoria eravamo già nel deserto”, ricorda Cesare Casiraghi.

E andò tutto bene tranne qualche problema con i camion che ogni tanto bloccavano le ruote nelle profonde crepe del suolo”, continua a raccontare il creativo della RSCG, rimasto impressionato dall'organizzazione degli americani ed in particolare da uno spettacolare “travelling car” (una grande camera-car per le riprese in movimento) “tutto pieno di cromature e di accessori, meccanismi sofisticati e manovrati da ben sei persone vestite in modo incredibile”.

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La spettacolarità non fu limitata, questa volta, al solo spot.

Ora, passiamo a qualcosa di completamente diverso, anzi.. uguale.

Come realizzare un film pubblicitario parlando delle qualità di un'amplissima gamma di veicoli commerciali senza annoiare?

Tema non certo facile. Avete mai provato a trovarvi davanti al classico foglio bianco?

A volte il foglio resta proprio bianco per ore ed ore.

Oppure, caso già più fortunato ma non raro, palle di carta con vari scarabocchi riempiono i cestini sotto le scrivanie dei creativi.

Quelle che all'inizio sembrano buone idee non superano le maglie, sempre più strette, delle reti tese dal responsabile del cliente: il famigerato “account executive”, figura amata-odiata dai creativi e che ha il compito di redigere il cosiddetto briefing.

Il film deve evidenziare certi aspetti dei prodotti, deve essere originale, deve essere televisivo, deve essere memorizzato, diverso, divertente, efficace, comprensibile... nel caso dello spot che andiamo a trattare poi la soluzione si complicava ulteriormente, perchè oltre alle varie doti del soggetto in questione, bisognava esprimere anche il concetto di gamma (erano ben 60 le versioni disponibili), notoriamente difficile da risolvere creativamente in pubblicità.

Ma il team creativo delle CGSS, composto da Adelaide Giordenengo (copy), Enzo bissaca Silver Veglia (art) sotto la direzione creativa di Silvio Saffino e Pietro Gagliardi, non si arrese facilmente; si sfogliarono libri, riviste, annuali pubblicitari, si pescò nella memoria alla ricerca di spunti che potessero far nascere la giusta idea creativa.

Oh... non abbiamo detto di cosa si parla, vero?

FIAT DUCATO

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(purtroppo anche qui possiamo ricordare solo con immagini... il filmato non riesco a trovarlo)

A qualcuno questo spot fece tornare in mente un classico film americano “on the railroad” (“L'imperatore del Nord”) e lo scontro finale sulle carrozze del convoglio che aveva per protagonisti, fra gli altri, Lee Marvin ed Ernest Borgnine.

Si accese la scintilla creativa. L'utilizzo di un treno merci era l'ideale: poteva contenere qualche decina di Fiat Ducato (presenza della gamma) e si prestava a riprese spettacolari.

L'idea prese forma, si perfezionò nei particolari.

I due protagonisti avrebbero lottato lungo i vagoni del treno in corsa per la conquista del Ducato di testa.

Una pacata voce fuori campo avrebbe presentato le caratteristiche dei vari modelli del Ducato teatro della lotta, indifferente alla movimentata azione dei protagonisti impegnati in una rocambolesca ed ironica competizione stile “Indiana Jones”.

Si costruì così lo story board, e Fiat lo approvò.

Iniziò la fase più delicata, la realizzazione.

La difficoltà maggiore fu, inizialmente, la ricerca del posto e la verifica della disponibilità di affittare per un paio di settimane un intero treni merci con motrice e macchinista.

La casa di produzione prescelta (New CBN) cui venne affidata la delicata realizzazione del film, assistita dall'agenzia, sguinzagliò i suoi uomini.

Fortunatamente la disponibilità delle Ferrovie dello Stato fu superiore al previsto.

Si visionarono filmati, si fecero sopralluoghi, si selezionarono i tratti ferroviari a scarso traffico più adatti (occorrevano un ponte ed una galleria per rendere più spettacolare e movimentata l'azione).

Alla fine della faticosa ricerca vennero scelte le linee ferroviarie Orte-Capranica, che comprendevano un bellissimo ponte di ferro del 1921, e la Sulmona-Roccaraso, che comprendeva una galleria ad archetti adatta alle riprese.

Per il convoglio non sorsero particolari difficoltà: le Ferrovie dello Stato ne misero a disposizione uno lungo 120 metri con carri scoperti e motrice in coda (non doveva essere visibile).

Lo story board del film prevedeva diverse scene pericolose sui vagoni e sui veicoli con il treno in movimento. Scene dal vero senza trucchi.

Ci volevano due stuntmen coi fiocchi, e non ci fu bisogno di andare a cercarli all'estero, perchè i più bravi del mondo erano e sono anche oggi gli italiani.

Si chiamavano, i due in questione, Ottaviano Dell'Acqua e Bruno Di Luglia, avevano già fatto la controfigura di attori famosi, ma questa volta avrebbero potuto finalmente essere protagonisti con le loro facce perfette per la parte.

Il loro impegno fu infatti massimo, si sottoposero a lunghi e ferrei allenamenti nei teatri di Cinecittà per poter saltare agilmente da un Ducato all'altro e da un vagone all'altro sul treno in corsa

Terminati i preparativi la troupe si trasferì sui pendii della Maiella.

Circa 40 persone con sofisticate attrezzature con l'obbiettivo di passare due settimane (che divennero tre per il maltempo) tra le montagne.

Iniziarono le riprese, provando e riprovando.

Ogni volta i movimenti del treno dovevano essere concordati con le stazioni vicine, e si organizzò all'uopo una efficiente rete di collegamenti via radio tra regia (Enrico Sannida), capostazioni, macchinisti ed operatori.

Per le riprese fu necessario ricorrere alla “steady camera”: una sofisticata attrezzatura nata per ammortizzare le scosse e mantenere la cinepresa livellata anche in condizioni difficili (pare che sia nata per le riprese veliche).

Solitamente era applicata all'operatore con una complicata imbracatura, mentre in questa occasione venne montata su cavalletto.

Nelle riprese in allontanamento venne utilizzato un elicottero, il cui bravissimo pilota riuscì a mantenere il velivolo immobile a due metri di distanza dal treno lanciato a 70 km/h facendo quindi le veci di una camera-car tradizionale a terra.

Questa acrobazia era richiesta dalla scena finale che passava dal primo piano del protagonista, che aveva conquistato la cabina del Ducato di testa, al campo lungo del treno in movimento.

Tutte le scene furono girate dal vero. Niente trucchi, niente ricostruzioni in studio, i due stuntmen si dimostrarono degli assi.

Vennero messi in difficoltà da un certo ondeggiamento del vecchio ponte di ferro di Ronciglione, ma erano sempre pronti a ricominciare.

Temporali improvvisi interruppero più volte le riprese, e non mancò neppure una scossa di terremoto a seminare un certo panico, ma alla fine tutto si risolse nel migliore dei modi.

Il risultato fu un film indubbiamente piacevole, efficace e spettacolare proprio come lo si voleva.

Ed ora restiamo nella gamma dei commerciali Fiat, ma scendiamo di un gradino.

Questa è la storia di Johnny ed il Guercio, laggiù nell'Ovest facevan commercio, grandi sorrisi, molti saluti, eran bidoni per gli sprovveduti.

Perfino gli indiani volevan suonare, volevan suonare... ma furon suonati.”

Questo il testo della voce fuori campo che accompagnava le vivaci immagini dello spot del nuovo...

FIAT FIORINO

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Abbiamo appena parlato delle rocambolesche sequenze del film per il Ducato con allegre scazzottate e inseguimenti mozzafiato su un treno merci; bene, si può dire che questo spot del Fiorino ne fosse un po' la continuazione ideale.

Simile era infatti il trattamento creativo, alla ricerca di un linguaggio disinvolto e brillante per sostenere un nuovo modo di intendere il veicolo commerciale.

Un diverso tipo di comunicazione che voleva divertire senza rinunciare alle esigenze di marketing.

Coerentemente anche l'ideazione e la realizzazione furono curate dalla stessa agenzia pubblicitaria: la torinese CGSS.

Il meritato successo del precedente spot del Ducato aveva sicuramente obbligato l'agenzia torinese a percorrere una strada altrettanto originale: un compito mica tanto facile, ma i bravi creativi Silvio Saffirio e Silver Veglia si impegnarono parecchio, riuscendo a trovare un'idea che, anche se meno spettacolare della precedente, risultò del tutto valida per piacevolezza, impatto ed esigenze di comunicazione.

La Casa di produzione coinvolta fu la CBN che si avvalse di parecchi collaboratori inglesi (il regista Quentin Masters ed il direttore della fotografia Michel Gemmel).

Come accade regolarmente per ogni film pubblicitario, dopo varie riunioni per determinare a tavolino il particolari della sceneggiatura, il primo passo operativo fu quello della ricerca della location.

Logico, dato il tipo di storia, pensare ad un'ambientazione statunitense, in paesaggi tante volte visti nei film western: desertici e montagnosi.

Ma la ricerca si rivelò più difficile del previsto, sia per motivi di distanze che per motivi di organizzazione e di rispondenza ai paesaggi voluti.

Fortunatamente venne in aiuto il regista Masters: disse che non c'era bisogno di spostarsi nel Nevada o in Arizona; nel vicino Marocco, che lui conosceva bene, si potevano trovare gli stessi paesaggi desertici con tanto di montagne.

I sopralluoghi ed i preparativi durarono circa una settimana.

Venne scelta una zona a sud di Ouazarzate, dove gli ambienti desertici e le montagne della catena dell'Atlante potevano ricreare i paesaggi del West.

Bisognava poi pensare alla ricerca e all'ingaggio degli attori e delle comparse previsti dallo story board dello spot.

E qui ci fu la prima sorpresa di questo film: contrariamente alle aspettative ed a quanto si vide in televisione, in nessuna sequenza comparve un vero indiano.

O meglio, un indiano c'era (anche se solo d'origine) ma era un indiano dell'India, non un pellerossa.

Si trattava del protagonista ed era un attore inglese, scelto per le caratteristiche del suo viso, molto bello oltre che espressivo.

Gli altri due “indiani” dello spot erano un mezzo purosangue inglese ed un orientale opportunamente truccato.

Tutte le comparse vennero ingaggiate sul posto senza la minima difficoltà. Anzi, si scoprirono una quantità di visi molto interessanti che sarebbero stati adattissimi anche per la parte degli indiani, ed inoltre si evidenziò una disponibilità ed un'esperienza che non ci si aspettava.

Un primo problema nacque quando la troupe, formata da 15 inglesi e 5 italiani, si spostò in una zona a sud di Ouazarzate per le riprese con lo sfondo delle montagne.

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La zona, a causa delle piogge particolarmente abbondanti, era completamente ricoperta d'erba verda :D, e sembrava una prateria piuttosto che un deserto; così il volenteroso gruppo delle comparse, armate di zappette, riuscì in poco tempo a ricreare l'ambientazione voluta (vandali :D).

Il secondo problema fu più noioso ed inaspettato: la zona era infestata dalle cavallette.

L'eccesso di umidità e il caldo avevano favorito lo schiudersi delle uova, facendo aumentare a dismisura il numero di questi poco graditi insetti (in quello stesso periodo di quell'anno una certa quantità giunse anche nel nostro Sud).

Scacciarle non fu un'impresa agevole, ma con l'intervento di squadre improvvisate si riuscì a tamponare l'inconveniente.

Le riprese durarono quattro giorni, lavorando dalle sei del mattino al tramonto, e il tempo non fu molto favorevole; piovve un po' tutti i giorni, e gli italiani soffrivano il vento gelido che soffiava dalle montagne, mentre gli inglesi se ne stavano in maglietta e costume da bagno.

I pastori della regione assistevano con curiosità, mentre le immancabili frotte di bambini in cerca di qualche monetina si trattenevano per ore affascinati dalle tecniche del cinema.

Alla fine dei quattro giorni il regista si dichiarò soddisfatto, il direttore della fotografia pure: un po' dal vero, un po' con la tecnica, era riuscito ad avere anche il cielo azzurro.

Dopo il rientro nei rispettivi paesi non restava che la messa a punto con un accurato montaggio di quei trenta secondi, che, dagli schermi televisivi delle nostre case ci hanno lasciato un simpatico ricordo di un Fiorino carico di musi rossi che, sulle note de “La Stangata”, si allontanava nella valle deserta lasciando allibiti i troppo furbi musi bianchi.

E per ora è tutto. Più avanti avremo altre Citroen, una Golf, un certo "Atai Paraflu" :D e altro ancora.

Col tempo nèèè... sono impegnato anche con la zientoventotto ;)

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

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Grazie Tommi. :)

Ormai lo sapete, che dove c'è una cosa strana, stramba, o che non si ricordava più, arrivo io. :D

Prenditi tutto il tempo che ti serve, il topic non scappa mica... però sappi che è solo all'inizio. Ce ne sono ancora... grazie ad Auto, soprattutto, che negli anni 80 prese in mano quest'idea di raccontare ogni mese come nasceva uno spot famoso.

Oggi quegli articoli sono preziosi, per ricordare queste cose... perchè come avete visto nell'ultimo post, alcuni di quegli spot non sono rintracciabili nemmeno su youtube o su Spot80.

Vedremo di rimembrare a dovere. ;)

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

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