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La vera tragedia della crisi attuale....


TonyH

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sulla faccenda CR>PC come €uri, ho serissimi dubbi......

Solo perchè noi siamo rimasti fondamentalmente tirchi :lol: la nostra ricchezza è in banca :mrgreen:

Però sicuramente almeno qui da me qualcosa si è mosso: da 2/3 anni a questa parte sempre meno persone vedono Milano come "luce di gioia e ricchezza" e sempre più persone ora guardano anche all'Emilia, terra che penso ha sofferto meno di altre in questi anni burrascosi o almeno...quando ovunque si licenziava qui c'erano anchra PMI (sopratutto alimentari) che assumevono varie categorie di lavoratori

La mia città fino a 1/2 anni fa era lombarda e non emilia e io che studio a Parma ero visto come un marziano :roll:

 

花は桜木人は武士

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  • 4 mesi fa...
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I più attivi nella discussione

I più attivi nella discussione

riporto in auge il topic....

non voglio fare il cagacazzo ma:

1) il nero (+ discorso malavitoso) fa danni enormi al sistema paese (ma non è solo il nero)

2) i giovani (e mi pesa DAVVERO dirlo, mi dispiace tantissimo..) schifano QUALSIASI lavoro che non sia dietro una scrivania

3) la gente ha molte meno voglia di lavorare nel w-e e nei giorni festivi (o di notte) rispetto a paesi a noi vicine e UE, lasciamo perdere lo schiavismo

4)massacrate pure le piccole imprese (perchè in Italia è 20 anni che si fa questo) e avrete meno ricchezza prodotta e più nero...avanti così, e i grandi delocalizzano alla facciazza vostra

5) consumismo a breve e basta, il trend degli ultimi 10 anni è questo, e qui chi tanto e chi poco siam TUTTI colpevoli....

in Europa (non in posti strani):

1)si lavora di più (e si anche pagati di più)

2)si lavora di più CON LE MANI (cosa che tra l'altro noi sapevamo fare BENISSIMO)

3)si pagano MENO TASSE sul lavoro e imprese (guardatevi pure le statistiche tanto dicono tutte la stessa cosa)

mi dispiace ma la colpa è SOLO NOSTRA, altro che politici, sindacati, imprenditori ecc.... SOLO NOSTRA, a sto punto meglio magnare un pò di mierd...;)

da corriere.it

DAL RAPPORTO ANNUALE DEL CENSIS IMPIETOSO CONFRONTO CON IL RESTO D’EUROPA

«Italia senza spessore, non sa reagire»

Emerge un Paese appiattito, economicamente fragile e in preda ad un «calo di desiderio» che non lo fa ripartire

Disoccupazione e incapacità di reagire, i mali che bloccano l'Italia del 2010 secondo il Censis (Ansa) MILANO – In un modo o nell’altro, l’Italia ha resistito alla fase peggiore della crisi economica, nonostante un tasso di crescita più basso rispetto agli altri grandi Paesi europei e ad una disoccupazione ancora presente ad un livello troppo elevato. Tuttavia, anche se le difficoltà contingenti sono state in parte superate, non c’è di che essere ottimisti: «Anche se ripartisse la marcia dello sviluppo, la nostra società non avrebbe lo spessore e il vigore adeguati alle sfide che dobbiamo affrontare». Non solo: «Nel Paese sono evidenti manifestazioni di fragilità sia personali sia di massa, comportamenti e atteggiamenti spaesati, indifferenti, cinici, passivamente adattivi, prigionieri delle influenze mediatiche, condannati al presente senza profondità di memoria e di futuro». E ancora: «Si afferma un’onda di pulsioni sregolate», con comportamenti individuali orientati ad un «egoismo autoreferenziale e narciscistico» che sfocia in episodi di violenza famigliare, nel bullismo gratuito, nel gusto apatico di compiere delitti comuni, nella tendenza a facili godimenti sessuali, nel ricambio febbrile degli oggetti da acquisire e nella ricerca di esperienze che sfidano la morte, come il recente fenomeno del «balconing». In sostanza: «Siamo una società pericolosamente segnata dal vuoto, visto che ad un ciclo storico pieno di interessi e di conflitti sociali si va sostituendo un ciclo segnato dall’annullamento e dalla nirvanizzazione degli interessi e dei conflitti».

UN PAESE SENZA NERBO - È una fotografia impietosa quella scattata dal Censis nel suo 44esimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese. L’Italia del 2010 viene rappresentata di fatto come un’«ameba», un'entità informe e senza spina dorsale che stenta a prendere coscienza del proprio potenziale e a compiere quello scatto di orgoglio che le consentirebbe di riprendere forza e di guardare avanti. Le motivazioni, secondo i ricercatori, sono da ricercare in diversi fattori: il venir meno dei valori alti che hanno caratterizzato i decenni passati, a partire dalla spinta emotiva ricevuta in eredità dal risorgimento, la delusione per un’economia di mercato che ha disatteso molte speranze, la mancanza di fiducia nella classe politica e nella sempre più marcata verticalizzazione di quest’ultima.

IL «CALO DEL DESIDERIO» - Gli italiani soffrono di un vero e proprio «calo di desiderio» che si manifesta in ogni aspetto della loro vita:appagati i traguardi che ci si prefiggeva in passato (dalla casa di proprietà che oggi è una realtà per la maggior parte delle famiglie alla possibilità di andare in vacanza o possedere beni) ci si confronta oggi con la frenetica rincorsa ad oggetti «in realtà mai desiderati», come l’ultimo modello di telefonino, magari il quinto o il sesto cambiato in pochi anni. «Tornare a desiderare – fa notare il Censis – è la virtù civile necessaria per riattivare una società troppo appagata ed appiattita». Non a caso tra i segnali in controtendenza vengono citati imprenditori e giovani che lavorano o studiano all’estero, che hanno riversato la loro forma di desiderio nel confronto e nella competitività internazionale.

LAVORO AUTONOMO IN DECLINO - I dati economici, del resto, non sono confortanti. In Italia, patria della piccola impresa, da qualche tempo sta venendo meno il lavoro autonomo, che ovunque nel mondo è stato il motore che ha consentito l’uscita dalla crisi: dal 2004 al 2009 c’è stato un saldo negativo di 437 mila imprenditori e lavoratori in proprio, con un calo percentuale del 7,6%. E c’è un aumento della disoccupazione tra i giovani che nei primi due trimestri è stato del 5,9%, a fronte di una riduzione media che nel resto d’Europa è stata dello 0,9%. Nel nostro Paese sono 2.242.000 le persone tra i 15 e i 34 anni che non studiano, non lavorano e neppure cercano un impiego, anche per la propensione – confermata da più della metà dei giovani italiani in questa fascia di età - a non accettare lavori considerati faticosi o di scarso prestigio.

L'ITALIA E L'EUROPA - L’appiattimento in campo economico va ricercato, secondo il Censis, anche in altri fattori e, soprattutto, nel confronto con quanto accade all’estero. Tra il 2000 e il 2009 il tasso di crescita dell’economia italiana è stato più basso che in Germania, Francia e Regno Unito. Il made in Italy ha perso lo 0,3% su base mondiale, attestandosi su una quota di mercato globale del 3,5%. E a perdere terreno sono stati i comparti a maggiore tasso di specializzazione, dalle calzature ai mobili, che fino ad oggi avevano rappresentato un plus per le nostre esportazioni. E non è tutto: l’Italia è il Paese europeo con il più basso ricorso a orari flessibili (solo l’11% delle aziende con più di 10 addetti utilizza turni di notte, solo il 14% fa ricorso a lavoro domenicale e il 38% a quello del sabato. Ed è inoltre, tra le nazioni del vecchio continente, quella in cui meno si adottano modelli di partecipazione dei lavoratori agli utili dell’azienda: ciò avviene solo nel 3% del totale, contro una media europea del 14.

COSE DI CASA NOSTRA - E poi i mali tutti (o soprattutto) italiani. A partire dall’economia in nero, basata su un’evasione fiscale da 100 miliardi di euro all’anno, che drena risorse pari al 4,7% del Pil. Tra il 2007 e il 2008 l’economia irregolare si stima sia cresciuta del 3,3%. Un’indagine del Censis stesso dice che gli italiani ne sono in parte consapevoli, che il 44,4% di loro la considera il male principale della nostra economia e che più della metà degli interpellati sarebbe favorevole ad un aumento dei controlli anti-evasione. Tuttavia, più di un terzo degli italiani ammette candidamente di non richiedere scontrini o fatture a esercenti e professionisti, soprattutto se questo consente loro di risparmiare qualche euro. Infine c’è il capitolo della criminalità organizzata che in Sicilia, Campania, Calabria e Puglia – che insieme registrano 672 comuni i cui risultano presenti sodalizi criminali che la fanno da padroni - occupa stabilmente più del 54% del territorio totale.

Alessandro Sala

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Sono pienamente con te sui punti analizzati tranne che su uno: altrove si lavora di più.

Non è affatto vero :roll: o per lo meno...si lavora meno ma si lavora MEGLIO.

Qui da noi si sta in ufficio a grattarsi la pancia e parlare di Campionato fino alle 21.30 per fare un pò di "scena"...in Germania mio papà alle 16.30 mi dice che gli uffici sono DESERTI,certo iniziano un pochettino prima (verso le 7.30) però è indicativo che alel 16,cascasse il mondo, se ne vanno...e secondo me in meno ore hanno combinato sicuramente di più

 

花は桜木人は武士

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3) la gente ha molte meno voglia di lavorare nel w-e e nei giorni festivi (o di notte) rispetto a paesi a noi vicine e UE, lasciamo perdere lo schiavismo

Sottoscrivo tutto quanto hai scritto (ma non ho ancora letto l'articolo) però mi soffermo sulla parte che ho citato per dire una cosetta che (purtroppo) la conferma: dove lavoro io hanno cambiato 3 bartisti in 4 mesi poiché per tutti loro era troppo stressante lavorare tutti i finesettimana di notte.

P.S. Sottoscrivo anche il commento di Autodelta.

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Sono pienamente con te sui punti analizzati tranne che su uno: altrove si lavora di più.

Non è affatto vero :roll: o per lo meno...si lavora meno ma si lavora MEGLIO.

Qui da noi si sta in ufficio a grattarsi la pancia e parlare di Campionato fino alle 21.30 per fare un pò di "scena"...in Germania mio papà alle 16.30 mi dice che gli uffici sono DESERTI,certo iniziano un pochettino prima (verso le 7.30) però è indicativo che alel 16,cascasse il mondo, se ne vanno...e secondo me in meno ore hanno combinato sicuramente di più

e' vero,anche sul "deserto" negli uffici :lol: ma vi ricordo che in VW nel 2004 (quindi le cose andavano anche meglio) a minaccia di delocalizzare , per le fabbriche TEDESCHE di VW hanno accettato più ore di lavoro a STESSO salario (mi sembra che gli eventuali PREMI fossero più consistenti), qui per accordi anche migliori di quello certi sindacati sono contro e si devono fare referendum che finiscono a 66-34%.

non ce l'ho con la tal sigla sindacale, perchè loro (legittimamente) rappresentano delle opinioni che hanno un 34% di consensi..quindi che non funziona non è il tal sindacato, ma la testa di MOLTI...;)

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ma me lo offrisse a me Sergio il c.a. 20/30 % in piu' solo per cambiare l'orario di lavoro .

per il resto verissimo tutto, compreso il commento di Autodelta, e il contenuto dell'articolo del Censis,

.....solo che quelli del Censis certi toni retorico/paternalist/qualunquist per me potrebbero tranquillamente infilarseli altrove invece che nell'articolo.

Cita

7:32 : Segni i punti coglionazzo !

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e' vero,anche sul "deserto" negli uffici :lol: ma vi ricordo che in VW nel 2004 (quindi le cose andavano anche meglio) a minaccia di delocalizzare , per le fabbriche TEDESCHE di VW hanno accettato più ore di lavoro a STESSO salario (mi sembra che gli eventuali PREMI fossero più consistenti), qui per accordi anche migliori di quello certi sindacati sono contro e si devono fare referendum che finiscono a 66-34%.

Confronta lo stipendio di un operaio tedesco con quello di un operaio italiano ;): con uno stipendio simile lavorare di più a pari stipendio ci può stare, non è un sacrificio sovrumano; che poi i sindacati italiani forse non l'avrebbero accettato è probabile :roll:.

ma me lo offrisse a me Sergio il c.a. 20/30 % in piu' solo per cambiare l'orario di lavoro.

E questa da dove esce? :pen:

Comunque la vera tragedia non è la poca voglia di lavorare: se uno ha poca voglia ma il lavoro c'è sono cazzi suoi ;), il problema vero è costituito dalla disoccupazione, dal precariato e dal LAVORO GRATIS che affliggono anche gente con voglia di lavorare.

Potrei portarvi il mio esempio: sono stagista in un'azienda in cui mi piace il lavoro, imparo moltissimo e ho iniziato subito a produrre, ma NON MI PAGANO: la mia speranza non è neppure un contratto a tempo DETERMINATO, ma semplicemente che mi paghino almeno le spese vive :disp2:.

Modificato da V6 Busso

"Se passi una vita noiosa e miserabile perché hai ascoltato tua madre, tuo padre, tua sorella, il tuo prete o qualche tizio in tv che ti diceva come farti gli affari tuoi, allora te lo meriti."  Frank Zappa

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Confronta lo stipendio di un operaio tedesco con quello di un operaio italiano ;): con uno stipendio simile lavorare di più a pari stipendio ci può stare, non è un sacrificio sovrumano; che poi i sindacati italiani forse non l'avrebbero accettato è probabile :roll:.

se non inizi col primo passo non inizierai mai... e comunque mi piacerebbe nel concreto confrontare il costo della vita di Wolfsburg (non la Germania) con quello di Pomigliano d'Arco (non l'Italia)...

ma gli IPOCRITI nostrani si guardano bene dal fare queste statistiche e poi pubblicarle.....;)

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se non inizi col primo passo non inizierai mai... e comunque mi piacerebbe nel concreto confrontare il costo della vita di Wolfsburg (non la Germania) con quello di Pomigliano d'Arco (non l'Italia)...

ma gli IPOCRITI nostrani si guardano bene dal fare queste statistiche e poi pubblicarle.....;)

Sarebbero abbastanza impietose per l'Italia: il costo della vita in Germania è simile al nostro ma gli stipendi sono ben più alti. Ovviamente, a parità di stipendio, al Sud il potere d'acquisto è maggiore grazie al costo della vita inferiore, ma dubito che raggiunga i livelli tedeschi.

"Se passi una vita noiosa e miserabile perché hai ascoltato tua madre, tuo padre, tua sorella, il tuo prete o qualche tizio in tv che ti diceva come farti gli affari tuoi, allora te lo meriti."  Frank Zappa

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Sarebbero abbastanza impietose per l'Italia: il costo della vita in Germania è simile al nostro ma gli stipendi sono ben più alti.

Ed il costo del lavoro da noi è maggiore di quello in Germania eppure anche loro hanno, più o meno, le tutele che abbiamo noi.

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