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L'odissea dei marò in India


Guest EC2277

Messaggi Raccomandati:

Le democrazie non si fanno le guerre, ma i dispetti ( cit.)

E sia noi sia l'india , lo siamo

Credo che il tempo giochi a nostro favore.

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Guest EC2277

Che l'India si sia infilata in un ginepraio giuridico è evidente sopratutto a loro: La Stampa - Marò, l'India sfida l'Italia indagini affidate all'anti-terrorismo

26/04/2013 - Ma roma ha la possibilita’ di fare ricorso

Marò, l’India sfida l’Italia: indagini affidate all’anti-terrorismo.

La Corte Suprema: «Non tocca a noi decidere chi dovrà seguire il caso.»

Dopo tre rinvii e molta suspense, la Corte Suprema di New Delhi ha deciso di lasciare al governo la decisione di come processare i maro’ Massimiliano Latorre e Salvatore Girone detenuti da 14 mesi in India con l’accusa di avere ucciso due pescatori al largo delle coste del Kerala. L’unica condizione che ha posto è quella di un «tribunale ad hoc» che si riunisca «ogni giorno» per accelerare i tempi del giudizio.

La palla passa quindi nel campo del governo di New Delhi che aveva già incaricato la polizia anti terrorismo della Nia (National Investigation Agency) di condurre le indagini dopo che il Kerala aveva perso la giurisdizione. La decisione, che aveva sorpreso anche molti esperti indiani, era stata contestata duramente dai legali dei due fucilieri, in quanto violava quanto stabilito dalla Corte Suprema il 18 gennaio quando era stato deciso il trasferimento dei due fucilieri a New Delhi.

Il presidente Altamas Kabir, a capo di una sezione di tre giudici, ha respinto le ragioni italiane emettendo un verdetto che non chiarisce alcuni nodi cruciali.

Leggendo il testo della breve ordinanza nell’aula - dove era presente anche l’ambasciatore d’Italia Daniele Mancini - il giudice Kabir ha detto che «non è responsabilità della Corte Suprema decidere quale tipo di agenzia di polizia utilizzare per le indagini». Ha poi aggiunto che «il tribunale speciale» che dovrà giudicare i due maro’ «deve essere esclusivamente dedicato a quel caso» e «dovrà operare con ritmo quotidiano». Tali condizioni erano già state stabilite nella sentenza del 18 gennaio in cui si trasferiva la giurisdizione dallo Stato del Kerala a New Delhi.

Su richiesta dell’avvocato dei marò, Mukul Rohatgi, il giudice Kabir ha aggiunto nella sua ordinanza che l’Italia ha la possibilità di presentare ricorso «nelle sedi appropriate» contro l’utilizzazione della Nia.

A questo proposito, fonti legali hanno detto in serata di «aspettare di vedere quali saranno i capi di accusa» e che «in base a ciò si decideranno le prossime mosse».

Il primo aprile, il ministero degli Interni indiano aveva incaricato la Nia, nata dopo le stragi di Mumbai del 2008, di prendersi carico del procedimento per l’uccisione dei due pescatori il 15 febbraio 2012. La Nia è però obbligata - secondo quanto stabilisce il proprio statuto - a far ricorso a una specifica legge sul terrorismo e sulla sicurezza marittima (Sua Act del 2002) che prevede la pena di morte in caso di omicidio. Tuttavia, in una seconda ordinanza, lo scorso 15 aprile, sempre lo stesso dicastero «riformulava» la sua richiesta agli 007 dell’anti terrorismo, levando il controverso riferimento al Sua Act.

All’Italia d’altra parte erano giunte nelle settimane scorse garanzie esplicite da parte del governo indiano di non applicabilità della pena capitale nel caso dei due fucilieri.

Nei prossimi giorni toccherà comunque agli investigatori della Nia avviare le indagini sulla base della denuncia di Freddy, il titolare del peschereccio che si era avvicinato alla Enrica Lexie, e ai capi di imputazione già formulati dalla polizia del Kerala in base al Codice penale indiano.

Durante l’udienza alla Corte Suprema del 16 aprile, il Procuratore generale aveva promesso che l’inchiesta sarebbe stata completata entro 60 giorni e che poi sarebbe iniziato il processo. Rimane però ancora il dubbio se la Nia possa agire come «semplice polizia» e non come organismo creato esclusivamente per giudicare sospetti terroristi.

In Italia intanto Ignazio La Russa polemizza: «Monti che ambisce a far parte del prossimo governo ma che intanto, oltre che primo ministro in carica, è anche ministro degli Esteri, non ha niente da dire sulla pessima evoluzione che anche oggi si registra sulla vicenda dei marò in India?», attacca il presidente di Fratelli d’Italia. Mentre l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi, dimessosi in disaccordo con il governo sulla decisione di rimandare in India i due militari, commenta con un tweet: la decisione della Corte suprema indiana «conferma l’estrema urgenza di un ricorso del Governo alle Corti internazionali per ribadire la nostra giurisdizione e ottenere misure di salvaguardia per i maro».

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Questo dimostra ancor più che LORO sono nel torto marcio. E che puri motivi d'orgoglio nazionalistico si stanno arrampicando sugli specchi pur di dimostrare che stanno agendo nel verso giusto, anche se IMHO stanno facendo una figuraccia internazionale dopo l'altra (quasi peggio di noi) con questa storia.

Adesso che anche la Corte Suprema se n'è lavata le mani passando la patata bollente al governo, quest'ultimo per non restare scottato a chi la passa? Alle divinità induiste? :disp:

Statisticamente, il 98% dei ragazzi nel mondo ha provato a fumare qualsiasi cosa. Se sei fra il 2%, copia e incolla questa frase nella tua firma

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IMHO, prima notizia positiva sull'incresciosa vicenda:

Maro': India evoca attenuante buona fede - Cronaca - ANSA.it

Vedo una luce in fondo al tunnel. Che finalmente abbiano trovato il modo di uscire da tutto questo casino? :pen:

Statisticamente, il 98% dei ragazzi nel mondo ha provato a fumare qualsiasi cosa. Se sei fra il 2%, copia e incolla questa frase nella tua firma

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Da Repubblica:

MOSCA - Il ministro degli Esteri indiano Salman Kurshid ha oggi ricordato che nella legge indiana esiste "un'attenuante molto cruciale, quella della buona fede", parlando con alcune agenzie italiane a Mosca sulla vicenda dei due marò italiani, sotto processo in India per l'uccisione di due pescatori che si erano avvicinati alla nave italiana Enrica Lexie di cui erano stati posti a sorveglianza. "Se uno agisce in buona fede - ha sottolineato - non c'è colpevolezza penale".

Il caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone - che ha provocato anche una tempesta politica in Italia con le dimissioni del ministro degli Esteri del governo Monti, Giulio Terzi.

Ve l'avevo detto che gli Indiani si erano incartati e non sapevano come uscirne... speriamo in bene!!!!!!!!!!!!!!!!

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