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Guerra in Siria


Sandro

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secondo me sarebbe un allarmismo inutile ;) le due flotte sono diverse e son li per scopi che non sono il fronteggiarsi.

la flotta USA è una flotta da battaglia, questo si, ed è schierata per bombardare la Siria, quella Russa invece è una flotta da sbarco. Nessuna delle due rappresenta una minaccia per l'altra.. se i russi avessero voluto mostrare i muscoli avrebbero IMHO inviato sottomarini, la loro arma navale più capace, inviando perlopiù navi per il trasporto di uomini/mezzi/materiali evidenziano scopi differenti

Infatti ho scritto "30 anni fa" ;)

la componente missilistica antinave delle unità russe è però in genere molto maggiore di quella statunitense, in quanto le prime sono pensate per combattere senza o quasi copertura aerea, all'opposto delle seconde. In un bacino piccolo come il Mediterraneo, potrebbe essere un vantaggio. Fermo restando che se ci fosse un confronte reale tra le due flotte il nostro ultimo problema sarebbe chi vince...:)

Appunto. Le navi sovietiche (ops, russe) sono state progettate per cavarsela anche da sole e quindi dotate di un consistente armamento antinave, antisom, antiaereo. Che poi abbiano anche loro ceduto alla "diversificazione dei ruoli" per le navi più piccole è un'altra storia. Ma siamo OT.

Statisticamente, il 98% dei ragazzi nel mondo ha provato a fumare qualsiasi cosa. Se sei fra il 2%, copia e incolla questa frase nella tua firma

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Che strana che è la storia. La Siria era un paese filosovietico detestato dalla DX e amato dalla SX. Oggi abbiamo un Putin adorato dalla DX, causa la sua politica di orgoglio nazionalistico, chiusura agli immigrati, lotta contro gli omosessuali ecc. ecc.. La SX lo malsopporta (eufemismo). La DX si schiera nettamente a favore della Siria e contro i rivoltosi (l'ex europarlamentare Roberto Fiore è andato a Damasco) è assolutamente contraria ad un intervento armato. La SX non dico che sia favorevole, ma il silenzio dei pacifisti (pensiamo a cosa erano esattamente 10 anni fa) è veramente assordante. Come direbbe il saggio "non si capisce più niente":saggio

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Negli Stati Uniti è anche peggio: una presidenza assai attenta ai diritti umani e tradizionalmente restia ad usare lo strumento bellico, preme per intervenire militarmente mentre i militari premono per lasciar perdere.

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Negli Stati Uniti è anche peggio: una presidenza assai attenta ai diritti umani e tradizionalmente restia ad usare lo strumento bellico, preme per intervenire militarmente mentre i militari premono per lasciar perdere.
.............e lo zar scrive lettere al popolo americano tramite i principali giornali tirando gli schiaffoni al loro presidente. Se si candida alla Casa Bianca rischia di venire eletto e unisce i due regni (come si usava un tempo con i matrimoni tra famiglie reali)
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Una cosa però è rimasta immutata: l'arte italiana del tenere i piedi in due staffe. Infatti figuriamo sia nella lista degli stati a favore dell'intervento militare in Siria, che in quella degli stati contrari.

:disp2:

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Per tutti.

questa è una discussione "on the edge" del regolamento .

La lasciamo aperta perchè confidiamo nell'intelligenza degli utenti e perchè pur essendo attualità non ha ricadute ( per ora ) sulla politica italiana.

Vediamo perciò di lasciare gli italici problemi lontano da Damasco.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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Chiedo scusa ;) mi son fatto trascinare :attorno::afraid: Tornando a bomba (per modo di dire eh....) la lettera di Putin spiegata dal corriere.it

frecce_formichina.gif?v=20070920103919 Corriere della Sera > Esteri >

La lezione di Putin agli Usa «Non siete così eccezionali»

[h=2]L'articolo ha suscitato l'indignazione dei politici americani[/h][h=1]La lezione di Putin agli Usa

«Non siete così eccezionali»[/h][h=3]Il presidente russo scrive sul New York Times. La crisi siriana mi spinge a parlare direttamente al popolo americano[/h]

ALTRI 6 ARGOMENTINASCONDI

L'articolo ha suscitato l'indignazione dei politici americani

La lezione di Putin agli Usa

«Non siete così eccezionali»

Il presidente russo scrive sul New York Times. La crisi siriana mi spinge a parlare direttamente al popolo americano

NEW YORK - John McCain lo giudica «un insulto all'intelligenza di tutti gli americani». Un altro senatore repubblicano, Jim Inhofe, si dice nauseato mentre il democratico Robert Menendez vorrebbe addirittura vomitare dopo aver letto lo scritto di Putin. L'articolo pubblicato ieri dal New York Times - un «op-ed» nel quale il presidente russo fissa la posizione di Mosca nel negoziato sulla Siria, pretende di impartire lezioni di rispetto della legalità internazionale agli Stati Uniti, invoca Dio e il Papa e deride la filosofia dell'«eccezionalismo americano» richiamata da Barack Obama nel suo recente discorso alla nazione - è stato preso come uno schiaffo in tutto il Paese.

0MSZHTPP-kiZD--180x140@Corriere.jpg?v=20130913073003Assad e Putin (Ap)

Tagliente, scritto con una prosa magistrale, come ammettono molti lettori nei commenti registrati dal quotidiano newyorchese (insultato da altri per aver dato spazio a un dittatore nemico degli Usa), l'articolo ha provocato una diffusa indignazione. Perché, come ha ricordato anche il portavoce della Casa Bianca Jay Carney, ma senza calcare troppo la mano, viene dal leader di un Paese che sfrutta a suo vantaggio la libertà di stampa americana, ma non ne concede altrettanta nel suo Paese. Un presidente che si dimostra alquanto ipocrita quando pontifica su diritti civili sistematicamente violati nel suo Paese: «Dice che noi americani non siamo eccezionali e che quando chiediamo la benedizione del Signore non dovremmo dimenticare che Dio ci ha creati uguali» risponde al sarcasmo di Putin la democratica Nancy Pelosi. «Bene, mi auguro che valga anche per i cittadini russi, anche per i gay» perseguitati dal regime di Mosca. Per Obama la sortita di Putin è stata un pugno nello stomaco (sia pure avvolto nel guanto dell'affermazione che «tra me e il presidente Usa c'è un rapporto di fiducia crescente»). Oltre a sostenere che è molto pericoloso spingere un popolo a sentirsi eccezionale, Putin, sorvolando sui sistematici veti russi che paralizzano l'Onu, afferma che l'America, minacciando un uso unilaterale della forza, si mette dalla parte del torto davanti alla comunità internazionale, viola le leggi e rischia di far fare alle Nazioni Unite la brutta fine della Società delle Nazioni (fondata dopo la Prima guerra mondiale, fallì con lo scoppio della Seconda, ndr). Contro ogni evidenza assolve, poi, di nuovo Assad per l'uso dei gas che attribuisce, invece, ai ribelli. I quali adesso, aggiunge in un passaggio alquanto oscuro, potrebbero attaccare anche Israele.

Anziché reagire replicando colpo su colpo sullo stesso terreno, la Casa Bianca ha preferito cercare di inchiodare Putin alle sue responsabilità: «Molte delle cose scritte nell'articolo» dicono i collaboratori del presidente Usa, «sono irrilevanti. Quello che ora conta davvero è che finalmente la Russia si è presa un grosso impegno: il suo fedele alleato siriano ha ammesso di avere un grosso arsenale chimico e Mosca si è impegnata a smantellarlo e distruggerlo. È su questo che verrà giudicato il presidente russo», è questo il risultato che ha promesso e che il mondo si attende.

Vista dagli Stati Uniti la sortita del leader russo sul principale quotidiano degli Stati Uniti sembra essere stata una mossa controproducente: se il suo obiettivo era quello di spingere gli Usa a ritirarsi dal ruolo di gendarme del mondo, deridere l'eccezionalismo americano è servito solo a provocare una reazione di segno opposto. E, umiliando inutilmente Obama, già accusato dai repubblicani di essere troppo accomodante con Mosca, lo obbliga a essere più esigente nel negoziato.

Perché allora Putin ha deciso di pubblicare questo articolo, recapitato al New York Times attraverso un'agenzia di pubbliche relazioni, la Ketchum, pagata da Mosca per promuovere investimenti americani in Russia? Forse perché, più che agli americani (dei quali può avere male interpretato lo stato d'animo), il presidente russo voleva parlare alla comunità internazionale.

Per molti anni la Russia è stata costretta a un ruolo di secondo piano: ha giocato di rimessa, dicendo sempre e solo «no». Ora che sulla Siria è riuscito a riprendere l'iniziativa e a conquistare una certa centralità, Putin prova a proporsi come punto di riferimento internazionale non solo ai Brics (le economie emergenti, dalla Cina al Brasile) come ha fatto al G-20 di San Pietroburgo, ma anche a molti altri Paesi: quelli che, insofferenti della leadership americana, osservano oggi con compiacimento le difficoltà di Obama. ©

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