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Auto elettriche, spionaggio alla Renault: licenziati tre top manager


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PARIGI - Tre top manager licenziati. Una guerra economica tra case automobilistiche. Segreti aziendali sulle auto elettriche che filtrano. Ci sono tutti gli elementi per un film di spionaggio nello scandalo che sta facendo tremare da ieri il colosso automobilistico francese Renault.

Dopo la sospensione dei tre dirigenti sospettati di spionaggio industriale, la vicenda si e' trasformata anche in affare di Stato, con l'intervento del ministro dell'Industria, Eric Besson, che, sottolineando la ''gravita''' del caso, non ha esitato ad affermare: ''l'espressione guerra economica in questo caso e' appropriata''. Renault ed i suoi 54.000 dipendenti sono sotto shock. ''Sembra di vivere in un incubo'', ha detto a Le Figaro un funzionario della casa automobilistica. La posta in gioco e' alta. Secondo indiscrezioni, la fuga di notizie riguarderebbe infatti il programma di veicolo elettrico, al momento il piu' importante del marchio francese. Renault, il cui 15% e' ancora detenuto dallo Stato, e il suo partner giapponese Nissan hanno gia' investito 4 miliardi di euro nel progetto. Renault lancera' sul mercato a meta' anno due modelli in versione elettrica, la berlina familiare Fluence e il furgone Kangoo Express. Quindi sara' la volta della piccola Twizy e della miniberlina Zoe, entrambe elettriche. Tutto avrebbe avuto inizio l'estate scorsa, con un rapporto inviato al ''comitato di deontologia'' (organismo fondato nel 2007) in cui era stato segnalato il comportamento ''eticamente discutibile'' di tre manager. Di qui l'apertura di un'inchiesta interna che avrebbe accertato gravi violazioni del codice etico. Talmente gravi da comportare appunto il licenziamento dei tre. In una nota, il direttore giuridico e deontologico del gruppo, Christian Husson, ha ammesso che i tre manager hanno agito mettendo ''a rischio, coscientemente e deliberatamente, le attivita' dell'impresa''. Uno dei tre sarebbe un membro del comitato direttivo di Renault (una trentina di persone molto vicine al presidente Carlos Ghosn), di nome Michel Balthazard, secondo le informazioni pubblicate oggi da Le Monde. Gli altri due, sempre secondo il quotidiano, sarebbero il braccio destro di Balthazard, Bertrand Rochette, e un responsabile del programma dei veicoli elettrici, Matthieu Tenenbaum. Sulla scia degli eventi, il patron dell'altro grande costruttore automobilistico francese, PSA Peugeot Citroen, Philippe Varin, ha voluto essere rassicurante. Il suo gruppo, sostiene, e' ''estremamente vigile'' di fronte ai rischi di spionaggio. Meno rassicurante quanto rivelato invece da WikiLeaks: proprio due giorni fa, come nota Le Parisien, il sito internet di Assange aveva affermato che la Francia, piu' della Russia e della Cina, e' l' ''Impero del Male'' in campo di spionaggio industriale.

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Articolo della stampa, storia interessante

1- PECHINO CONTRO PARIGI PER LA SPY STORY RENAULT...

Alberto Mattioli per "La Stampa"

Spionaggio e controspionaggio, conti all'estero, rapporti dell'intelligence e perfino una mezza crisi diplomatica tra Francia e Cina: decisamente, non manca nulla in quello che è ormai «l'affaire Renault», la presunta vendita di segreti industriali ai cinesi da parte di tre dipendenti traditori. Ieri lo scoop l'ha fatto il quotidiano francese Le Figaro , che ha pubblicato una nota della «Direction centrale du renseignement intérieur», in pratica il controspionaggio francese. È datata 7 gennaio ed è il primo documento ufficiale che conferma che lo spionaggio c'è stato e che i sospettati numero uno sono i cinesi.

In effetti, la Renault avrebbe voluto che non trapelasse nulla: dopo i primi sospetti, pare nati da una denuncia interna, aveva affidato le indagini a degli investigatori privati. Sono stati loro a scoprire che ai tre dirigenti sarebbero intestati due conti all'estero: uno in Liechtenstein, dove sono depositati 130 mila euro, e l'altro in Svizzera, dove ce ne sono 500 mila. I soldi, attraverso due intermediari a Shanghai e a Malta, arriverebbero da un colosso della distribuzione elettrica cinese, la China Power Grid Corporation, di base a Pechino.

Il che, fra l'altro, confermerebbe che le informazioni vendute riguardano un progetto di auto elettrica e, in particolare, delle batterie che l'alimentano. I servizi francesi hanno scoperto l'affare come tutti: dai giornali. Una fuga di notizie ha impedito a Renault di troncare e sopire, e mosso il controspionaggio che, peraltro, per il momento indaga solo ufficiosamente. Una cosa strana è che finora i tre dirigenti non sono stati querelati, evidentemente perché la casa automobilistica non vuole fornire dettagli: la querela, ha annunciato la Renault, sarà depositata oggi.

Finora l'unico a parlare è stato Patrick Pélata, numero due di Renault, per rassicurare tutti, e soprattutto il partner Nissan, che «niente di critico» sul piano tecnologico è stato rivelato. L'affare è colossale: insieme ai giapponesi, la casa francese ha investito 4 miliardi di euro sull'auto elettrica e la berlina Zoé dovrebbe debuttare sul mercato nel 2012.

Intanto, secondo le liturgie previste dal contratto, ieri i tre sono stati convocati per il colloquio che la legge impone prima di procedere al licenziamento. Si tratta di Michel Balthazard, da trent'anni alla Renault dov'è membro del Comitato di direzione e direttore della Divisione progetti, del suo vice Bernard Rochette e di Matthieu Tenenbaum, vice del direttore del progetto dell'auto elettrica. A Guyancourt, nell'Ile de France, dove ha sede il «Technocentre» della maison, è questo il nome che ha suscitato più sorpresa: Tenenbaum, 33 anni, enfant prodige di casa Renault, era predestinato a far carriera.

Ieri ha parlato però solo Balthazard: «Renault muove nei miei confronti accuse che respingo totalmente. Sono vittima di un affare più grande di me. È una minaccia grave alla mia dignità e alla mia integrità e sono pronto a collaborare alle indagini». Infine, scoppia il caso diplomatico. Ieri per la prima volta hanno parlato i cinesi: secondo Hong Lei, portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, le accuse sono «irresponsabili e inaccettabili», mentre la pista cinese «è senza fondamento».

Il portavoce del governo francese (che ha il 15% di Renault), François Baroin, ha precisato che «non c'è alcuna accusa ufficiale della Francia nei confronti di alcun Paese». Renault ha fatto sapere che oggi «sporgerà denuncia per lo spionaggio industriale», così «la vicenda passerà nelle mani della giustizia». Secondo l'esperto di spionaggio Christian Harbulot, «i costruttori non sanno ancora quale sia la strada migliore fra l'ibrido e il tutto elettrico. Trovare informazioni è diventato fondamentale e le pratiche illegali vengono alla luce del sole».

2 - LAGARDERE, "IRRILEVANTE" IPOTIZZARE SPIONAGGIO DI UN PAESE...

Radiocor - Il ministro francese dell'Economia Christine Lagarde ritiene "irrilevante" speculare su quale Paese ci potrebbe essere dietro il caso di spionaggio industriale che ha scosso la Renault, mentre la ricorrente evocazione di una pista cinese continua a irritare Pechino. "Non c'e' bisogno di fare ipotesi, immaginare che ci sia dietro un settore particolare, e questo o quell'altro Paese", ha affermato Christine Lagarde di fronte ai giornalisti.

"Mi sembra irrilevante", ha insistito. "Sono molto contenta che la giustizia ha deciso di fare luce su questo affare", ha aggiunto, mentre la Renault ha annunciato che depositera' una denuncia in tribunale. Accusata dalla stampa e dagli esperti di business intelligence sin dall'inizio della vicenda Renault la scorsa settimana, la Cina ieri ha espresso la sua irritazione, dicendo che le accuse erano "totalmente infondate, irresponsabili e inaccettabili". Gia' ieri il ministro del bilancio e portavoce del governo Francois Baroin era intervenuto ricordando che "non vi era alcuna accusa formale della Francia e del governo francese nei confronti di nessun Paese"

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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  • 5 mesi fa...

Posto qui anche se la faccenda non è la stessa (che tra l'altro sembra si sia sgonfiata alla grande...) visto che sempre di noie con l'elettrico si tratta...

Renault, forte ritardo avvio produzione batterie elettriche

Fondo investiment dello Stato francese non partecipa a progetto

PARIGI - La produzione di batterie per le auto elettriche nell'impianto di Renault a Flins, nei dintorni di Parigi, comincera' con almeno un anno e mezzo di ritardo, e il Fondo strategico d'investimento dello Stato francese rinuncia a partecipare al progetto. Lo ha reso noto un portavoce della societa', al termine di un colloquio tra il patron Carlos Ghosn e il ministro dell'Industria Eric Besson.

Le nuove batterie, elemento cruciale per la nuova strategia della casa automobilistica transalpina, tutta incentrata sui veicoli elettrici, entreranno in produzione non prima del 2014, e non, come inizialmente previsto, alla meta' del 2012. Un ritardo legato, ha precisato ancora il portavoce di Renault, dalla complessità del meccanismo di finanziamento dell'opera, costo stimato 600 milioni di euro, in cui sono coinvolti la casa francese, il partner giapponese Nissan, il Commissariato francese all'energia atomica e alle energie alternative e il gruppo nipponico Nec. Non sara' invece della partita il Fondo strategico di investimento, strumento creato nel 2008 dal governo francese per finanziare l'industria nazionale e proteggerla dalla crisi, il quale avrebbe dovuto fornire un contributo dal 125 milioni di euro.

Da: Renault, forte ritardo avvio produzione batterie elettriche - Industria e Mercato - Motori - ANSA.it
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