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Autopareri - Finanza e Economia


TonyH

Messaggi Raccomandati:

On 10/3/2016 at 21:08, Sandro dice:

 

Sono assolutamente d'accordo: le infrastrutture pubbliche (tutte) cadono a pezzi e IMHO sarebbe ben tempo di cominciare un progetto di ricostruzione delle stesse a medio/lungo termine, evitando ( :attorno: ) le cattedrali nel deserto.

Ma: per farlo gli stati abbisognano di soldi. Il nostro debito pubblico è sempre più grande. Da dove escono? Non mi sembra che Draghi abbia la possibilità di comprare, che so, i 3/4 del nostro debito e per "magia" farlo scomparire per far ripartire l'economia...

Salvo i trattati europei , la risposta potrebbe essere monetizzare il deficit pubblico, ovvero tornare in una situazione pre divorzio tesoro/banca d'italia 1981. Gli investimenti in questo caso non li pagheremmo in termini di tasse ma in termini di inflazione.

http://ilmalpaese.files.wordpress.com/2011/01/fiat-marchionne-linghiotto-operai.jpg

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No, per carità no.

La monetizzazione del debito sarebbe una patrimoniale pesante e occulta sui risparmi privati.

(oltre a necessitare feroci misure di controllo sui capitali).

 

I risparmi privati in Italia sono una delle poche forme di welfare rimaste. 

Sarebbe meglio evitare di distruggere anche quelli (dopo aver distrutto le finanze statali per inseguire i sogni)

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Ihmo dipende dalla misura nel quale si scatena l'inflazione e poi il mondo odierno di tassi negativi non mi sembra un'alternativa migliore. Oggi siamo lontani dall'obiettivo dellA BCE del 2% di inflazione annua, quindi una politica di questo genere è auspicabile nella misura corretta, ovvero non farsi prendere troppo la mano con il signoraggio. Tuttavia se qualcuno desidera mettere in atto politiche keynesiane deve sapere che qualcuno deve pagarle in qualche modo: inflazione oggi  o tasse nel futuro.

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la monetizzazione del debito ha sempre portato a spese pubbliche fuori controllo.

Già non é che in Italia brilliamo per efficienza della spesa...

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5 ore fa, Archaon dice:

Salvo i trattati europei , la risposta potrebbe essere monetizzare il deficit pubblico, ovvero tornare in una situazione pre divorzio tesoro/banca d'italia 1981. Gli investimenti in questo caso non li pagheremmo in termini di tasse ma in termini di inflazione.

 

Un ottima misura per nascondere la polvere sotto il tappeto, così i problemi strutturali che bloccano gli investimenti, come la burocrazia e la corruzione, rimangono, in compenso avremo un tassa occulta.

 

Capisco che sia difficile affrontare i problemi strutturali, ma prima o poi dobbiamo farlo, e sarebbe meglio farlo prima possibile.

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"La cosa più bella che può fare un uomo vestito è guidare di traverso" [Miki Biasion]

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On 12/3/2016 at 18:04, bik dice:

 

Un ottima misura per nascondere la polvere sotto il tappeto, così i problemi strutturali che bloccano gli investimenti, come la burocrazia e la corruzione, rimangono, in compenso avremo un tassa occulta.

 

Capisco che sia difficile affrontare i problemi strutturali, ma prima o poi dobbiamo farlo, e sarebbe meglio farlo prima possibile.

Nessuno dice che non si deve mettere mano a queste cose,  però dovremmo essere meno dogmatici sul discorso monetizzazione del deficit, ovviamente è uno strumento che può provocare danni se usato in modo sconsiderato ma nella situazione odierna potrebbe aiutare se usato con criterio. Tanto non succederà mai in europa una cosa del genere :D

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la monetizzazione del debito implica strettissime misure del controllo dei capitali (diventa vietato portare soldi all'estero persino se di provenienza lecita e se dichiarato) e generando inflazione distrugge il potere d'acquisto del reddito fisso.

il tutto per continuare ad aggirare i problemi....

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Toh, la crande Cermania faro dell' Europa:

 

http://www.lastampa.it/2016/03/14/esteri/la-germania-terra-di-squilibri-e-diseguaglianze-kYwqaJYwZmI5yd2rlT6qBM/pagina.html

 

Cita

Altro che «benessere per tutti», il mitico motto di Ludwig Erhard, il padre del modello dell’economia sociale di mercato: oggi in quasi nessun altro Paese al mondo le disuguaglianze sono tanto marcate quanto in Germania. È la tesi contenuta in un libro che esce oggi ed è stato scritto da Marcel Fratzscher, presidente del rinomato istituto economico DIW e consigliere del ministro dell’Economia (socialdemocratico) Sigmar Gabriel. Un volume che aiuta tra l’altro a comprendere meglio la crescita della AfD: quando si parla delle ragioni che si nascondono dietro l’exploit dei populisti alle regionali di domenica in Sassonia-Anhalt, Baden-Württemberg e Renania-Palatinato, una delle cause che vengono indicate più spesso – oltre al tema, determinante, delle politiche di Angela Merkel sui rifugiati – c’è infatti la sensazione di una crescente scollatura tra ricchi e poveri e i timori, diffusi specie nel ceto medio e medio-basso, di un proprio declino nella scala sociale.  

 

Fratzscher scrive che «oggi la Germania è uno degli Stati più diseguali del mondo industrializzato» e argomenta che in quasi nessun altro paese «le chances, ma sempre più spesso anche patrimonio e redditi sono distribuiti in modo più ineguale». Tale disparità «indebolisce la crescita e impedisce l’aumento degli investimenti e la creazione di posti di lavoro migliori». 

 

Come si spiega questo fenomeno? Sebbene sia un Paese ricco, in nessun altro Stato dell’Eurozona le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza sono maggiori che in Germania, che in questo mostra una situazione simile a quella degli Usa, scrive l’economista. La metà meno abbiente dei tedeschi non dispone di fatto di nessun patrimonio netto, mentre in quasi nessun altro Stato europeo il 10% più ricco della popolazione ha accumulato una ricchezza tanto consistente.  

 

Inoltre, la forbice tra redditi bassi e alti si allarga sempre di più. La metà dei lavoratori tedeschi ha assistito negli ultimi quindici anni a una perdita del potere d’acquisto dei propri salari. Non solo, ma i redditi della maggior parte dei lavoratori sono cresciuti a stento, anche perché molti hanno un’occupazione precaria o devono accontentarsi di un lavoro part time. Il problema non sta dunque tanto nell’aumento delle entrate del 10% più ricco della popolazione, quanto nella perdita di potere d’acquisto dei lavoratori che guadagnano meno. 

 

Infine c’è il problema di una mobilità sociale molto limitata: le persone con bassi redditi e scarsa ricchezza riescono molto raramente a migliorare la loro situazione e a raggiungere un’ascesa sociale. Per dirla con Fretzschen: «in quasi nessun altro Stato l’origine sociale influenza tanto il proprio reddito quanto in Germania e i poveri restano poveri, mentre i ricchi restano ricchi – e questo per generazioni». Per l’economista «uno dei più grandi perdenti di questo sviluppo è il ceto medio», cioè quello che finora «rappresentava la spina dorsale della nostra economia e società».  

 

L’economia sociale di mercato, come l’abbiamo conosciuta per settant’anni, sintetizza Fratzscher, «non esiste più». 

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43 minuti fa, itr83 dice:

 

Questo mi sembra che valga un po' in tutto il mondo.

Dove le élite han sempre avuto accesso "al meglio" (studio, sanità, posizioni eccetera) solo per "diritto di nascita".

Un po' è anche colpa di chi, della classe media, avendo avuto l'opportunità di studiare, è andato a laurearsi in "fuffologia non applicabile" trovandosi poi le porte chiuse del mondo del lavoro perché ciò che hanno imparato è effettivamente inutile.

 

A volte mi sembra che stiamo tornando ad un corporativismo di stampo medievale, dove la nascita mostrava anche il futuro dell'individuo...

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Statisticamente, il 98% dei ragazzi nel mondo ha provato a fumare qualsiasi cosa. Se sei fra il 2%, copia e incolla questa frase nella tua firma

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1 minuto fa, Sandro dice:

 

 

A volte mi sembra che stiamo tornando ad un corporativismo di stampo medievale, dove la nascita mostrava anche il futuro dell'individuo...

 

Togli il "mi sembra".

E accade anche perché si tende a proteggere, ingabbiare, blindare sempre più settori tutelando chi c'è già dentro e scoraggiando chi vuole entrare.

 

Perchè mobilità sociale implica anche il rischio di.....scendere. E molti della generazione precedente alla mia quel rischio non lo vogliono correre a nessun costo.

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