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Berlusconi e il caso Unipol...


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Tutto iniziò il 11 gennaio a Porta a Porta dove erano ospiti Silvio e Bertinotti..in quella occasione il carissimo Berluska se ne esce con una dichiarazione

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«ANDRO' DAI MAGISTRATI» - «Sto pensando di riportare ai magistrati quanto so su cosa è accaduto in merito all'affare Unipol - ha detto Berlusconi -, circa gli incontri di cui sono a conoscenza per convincere alcuni soci Bnl a cedere le loro quote». Dopo aver ribadito di essere a conoscenza diretta di questi incontri, il suo interlocutore, Fausto Bertinotti lo ha invitato ad andare dal giudice a riferirne. «I ds mentono - ha aggiunto Berlusconi rispondendo alla domanda di un giornalista in studio -. Non si sono fermati al tifo ma hanno avuto incontri affinchè alcuni detentori di azioni Bnl le vendessero a Unipol». Alla domanda del conduttore Bruno Vespa se Berlusconi fosse a conoscenza di informazioni che non sono ancora note al grande pubblico, il premier ha risposto: «Io ne ho una conoscenza ulteriore».

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corriere della sera

Come nn poteva perdere questa occasione e soprattutto dopo averlo promesso a quel comunista di Bertinotti..lui è un uomo di parola che mantiene le promesse..e cosi la mattina del giorno dopo si reca in Procura dove trascorre una mezzoretta della sua mattinata a parlare con i suoi amati magistrati.

Ma cosa disse il Premier di cosi importante?? Quali erano le prove schiaccianti??..una e una sola..un semplice pranzo..

Prosegue lo scontro a distanza tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente dei Ds Massimo D’Alema. Ieri il presidente del Consiglio avrebbe tirato in ballo il leader della Quercia sulla scalata Unipol alla Bnl.

Secondo le indiscrezioni, D’Alema avrebbe fatto pressioni sul presidente delle Assicurazioni Generali per convincerlo a cedere la quota Bnl in suo possesso all’Unipol di Giovanni Consorte.

Ma questa mattina, un comunicato ufficiale delle Generali ha seccamente smentito l’ipotesi.

Oggi Berlusconi è tornato sul tema dicendo di essere "andato dai giudici perché si sosteneva che certi esponenti della sinistra erano stati solo tifosi, ma il tifoso guarda mentre il giocatore invita a

pranzo".

Inoltre "sono andato dai giudici perché c'è stato un invito da parte di tutti quanti a farlo".

Secca la replica di Massimo D’Alema: "Non ho nulla da aggiungere a quanto viene detto chiaramente nel comunicato delle Generali".

Per il presidente Ds, a questo punto "il caso e' chiuso", ma si apre un "caso Berlusconi".

Il premier "ha fatto una gaffe micidiale che diventerà un boomerang contro di lui, rendendolo ancora di piu' incredibile agli occhi dell'opinione pubblica".

Anche da fonti della procura di Roma emerge che Berlusconi non avrebbe fatto nessuna accusa specifica. In ogni caso, già dalla prossima settimana i magistrati potrebbero ascoltare alcune persone in grado di fornire

riscontri a quanto dichiarato dal premier.

"Non chiedero' scusa" alla sinistra, perche' non ho fornito nessuna notizia "penalmente rilevante" sui rapporti fra i vertici Ds e il numero uno dell'Unipol, Giovanni Consorte, in merito all'operazione della scalata su Bnl, precisa Silvio Berlusconi nel corso della trasmissione 'Conferenza stampa'.

"Non ho parlato di pressioni" ha aggiunto il premier che ha confermato che che ci sono stati inviti conviviali, e "che possiamo immaginare che... Come al solito, la stampa esagera", ma erano "quattro" i dirigenti dei Ds "a colazione con il presidente di Generali Bernheim" "e non c'erano certamente andati per chiedergli se stava bene di salute...". "Me l'ha detto Tarak Ben Ammar", suo ex socio a Mediaset.

"Sono un garantista assoluto, con tutto quello che mi fanno le Procure...", ha chiarito Silvio Berlusconi. "Non ho fatto accuse, c'erano voci, ho detto che non erano cose politicamente rilevanti. Piu' garantisti di cosi"', ha aggiunto il premier a proposito della sua deposizione ai magistrati nella scalata Unipol a Bnl.

D'Alema: Berlusconi ha fatto una gaffe micidiale

Molto duro il commento di Massimo D'Alema "L'onorevole Berlusconi ha fatto una gaffe micidiale che diventerà un boomerang contro di lui rendendolo ancora di più incredibile come già era agli occhi dell'opinione pubblica". Secondo D'Alema perciò "il caso delle pressioni è chiuso. Rimane il caso

Berlusconi, il caso di un presidente del Consiglio il quale incapace di affrontare la campagna elettorale sulla base di argomenti, proposte, risultati, vuole avvelenare il confronto, vuole trascinarlo sul piano delle calunnie e delle insinuazioni contro l'opposizione, anziché preparare programmi ha preparato dossier. Tutto questo - conclude - è avvilente e preoccupante per la vita democratica del nostro Paese. Abbiamo finalmente capito oggi che cos'è l'uso politico delle Procure di cui tante volte ha parlato Berlusconi: è appunto l'uso delle Procure come sede per fare attacchi politici e pubblicità".

La smentita di Generali

In mattinata infatti Generali aveva definito prive di fondamento le indiscrezioni pubblicate oggi da alcuni organi di informazione, relativamente a presunte pressioni esercitate sul vertice del gruppo da parte di esponenti politici in merito a una possibile cessione della partecipazione detenuta in Bnl. Il

colosso assicurativo di Trieste in una nota sottolinea che "la linea da adottare in riferimento alla possibile vendita della suddetta partecipazione è stata unicamente decisa dal cda di Assicurazioni Generali e come comunicato dalla società si ispira solo a corrette logiche di mercato".

Sarà sentito Tarak Ben Ammar

Sarà però sentito come persona informata sui fatti l'ex socio di Berlusconi Tarak Ben Ammar, noto imprenditore ed editore con attività sia in Italia che all'estero. E' questo il primo atto istruttorio che gli inquirenti della Procura di Roma condurranno alla luce delle dichiarazioni rese ieri dal premier Silvio Berlusconi. Sarebbe infatti Ben Ammar il pèersonaggio che avrebbe parlato a Berlusconi di incontri fra i vertici Ds e quelli di Generali.

No al confronto in tv con Massimo D'alema

In conclusione di trasmissione Berlusconi ha dribblato anche l'ultimo pressing di Anna La Rosa, circa la possibilita' di tenere giovedi' 19 gennaio il confronto tra lui e Massimo D'Alema. "Proprio giovedi' prossimo c'e' la prima puntata del Grande Fratello... Vuole che il faccia a faccia tra me e D'Alema si scontri con la concorrenza tanto difficile di una trasmissione di cosi' grande impatto?...". "Allora - incalza La Rosa - si puo' fare il giovedi' dopo?". "Vediamo", risponde Berlusconi

rainews24

ma chi è Tarak Ben Ammar???

ROMA - Il produttore Tarak Ben Ammar, che ha rivelato al presidente del Consiglio i contatti tra vertici Ds e le Generali sull'opa Unipol-Bnl, è da molti anni socio di Silvio Berlusconi e, dal 1995 al 2003 ha fatto parte del consiglio di amministrazione di Mediaset. Il suo nome è anche entrato nel processo All Iberian quale destinatario delle cifre, per l'acquisto di diritti, che i magistrati ritenevano essere una tangente a favore del Psi di Bettino Craxi.

Tarak Ben Ammar nasce a Tunisi nel 1949. La carriera di produttore, soprannominato il Sam Goldwin della Tunisia, inizia dopo aver conseguito la laurea in Economia internazionale alla Georgetown di Washington. Già nell'83 produce insieme a Berlusconi, in Tunisia, una mini serie tv sulla caduta dell'impero romano ("Anno domini").

Con il futuro leader di Forza Italia, nell'89, crea una nuova società con un capitale di 130 milioni di franchi.

Nel 1994 il produttore ottiene anche una vittoria senza precedenti contro la "Universal" per il film "Pirati" di Roman Polanski ottenendo dalla giustizia americana 14 milioni di dollari di danni. L'anno successivo, dopo l'ingresso azionario del principe saudita Al Waleed (durato sino al 2003), entra nel Consiglio d'amministrazione di Mediaset, dove è poi stato confermato sino alla sua uscita il 16 aprile 2003.

Gli interessi di Ben Ammar non si fermano al cinema e alla tv: nel '96 (e fino al '98) è infatti il manager di Michael Jackson, producendone la tournee mondiale di 52 concerti.

Controverso, almeno secondo i magistrati, è il suo ruolo nella vicenda All Iberian: il produttore arabo, smentendo le tesi degli inquirenti, dichiarò che i fondi Mediaset (22 miliardi transitati attraverso la società off shore) erano destinati non a finanziare il Partito socialista ma una operazione commerciale. In una intervista, Ben Ammar dichiarò poi che quei soldi erano destinati all'Olp. Ben Ammar è attualmente tra i proprietari dei Rome Studios, sulla via Pontina vicino Roma, e tra i produttori del film 'Dalia Nera' tratto dal romanzo di James Ellroy.

repubblica

intanto D'Alema dichiara che nn vuole vivere in un mondo spiato e soprattutto dove le regole democratiche sono a rischio..e chi nn puo essere daccordo?? nessuno..neanche la destra, xke nn è lei la portatrice delle liberta e della democrazia??

ROMA - "Ma sapete qual è la vera notizia? È che Berlusconi è entrato in una Procura, e poi ne è pure uscito! Questa è la vera notizia...". Alle quattro del pomeriggio, sull'Alfa Romeo con l'inseparabile Domenico che lo sta portando all'aeroporto di Fiumicino, Massimo D'Alema dispensa le consuete dosi di sarcasmo. Ma le alterna a riflessioni allarmate.

"Avete visto la patacca vergognosa del Cavaliere? Questo aveva da dire ai pm su di noi: il nulla, nient'altro che il nulla...". Oltre tutto, le smentite ufficiali delle Generali e del gruppo Caltagirone "hanno smascherato il suo gioco sporco". Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. E infatti il presidente dei Ds adesso non ride per niente: "Dopo quello che è successo io non sono disposto a sorvolare. A derubricare tutto con le solite pagliacciate berlusconiane. No, stavolta io voglio mettere in primo piano la questione democratica. Che esiste, a questo punto. Eccome se esiste...".

Il cellulare di D'Alema squilla in continuazione. Chiamano gli alleati, chiama l'intero gruppo dirigente del Botteghino. E tutti ripetono lo stesso concetto: "Berlusconi si è suicidato". "Più che di suicidio - sibila il Lider Maximo, mentre la macchina imbocca il raccordo anulare - io parlerei di un tuffo carpiato, con triplo salto mortale. Ma non dentro l'acqua, direttamente dentro la melma...".

In mattinata non aveva voluto infierire, e aveva replicato con toni pacati all'attacco di Berlusconi. "Con il comunicato delle Generali per me il caso è chiuso, e del resto sarebbe buffo che mi si imputasse il fatto di incontrare delle persone...". Il teorema berlusconiano, infatti, contemplava un fantomatico pranzo dei dirigenti diessini con Antoine Bernheim, presidente del gruppo assicurativo triestino, riferitogli per altro da un suo fido braccio finanziario, cioè Tarak Ben Hammar. "Ma vi rendete conto? - aggiunge adesso D'Alema - Hanno provato a costruire una campagna infame contro di noi, e su questa volevano giocarsi tutto fino alle elezioni. Io di persone ne incontro tante, ho incontrato anche Bernheim. Ma qui il fatto grave è che questi, per sostenere la loro campagna, sono pronti a tutto. Non si limitano a mentire: ci seguono, ci spiano, intercettano le telefonate, le fanno filtrare sul giornale di famiglia, usando materiale acquisito illegalmente. Oggi, di fronte alla gaffe micidiale del Cavaliere, ci scherziamo sopra. Ma questo resta un fatto gravissimo. Che democrazia sta diventando, questa?".

Sulla Roma-Fiumicino, dopo aver seguito l'ulteriore colpo di teatro del premier negli studi di Anna La Rosa, scatta il momento dell'indignazione. "Ebbene sì - sbotta D'Alema - sono indignato. In questa vicenda c'è una componente grottesca, che sa di barzelletta. Ma c'è anche una componente serissima, che riguarda le istituzioni del Paese".

Non gli va giù che il Cavaliere, dopo aver annunciato da Vespa notizie riservate sul coinvolgimento dei Ds nella Bankopoli, va dalla magistratura e il giorno dopo si rimangia tutto. "Questo è troppo - insorge il presidente Ds - perché Berlusconi prima tira il sasso, poi nasconde la mano. Lui è presidente del Consiglio. E voglio sommessamente far notare che denunciare alla magistratura i comportamenti di un innocente, sapendo fin dall'inizio che sono tali, configura chiaramente un'ipotesi di reato, che si chiama calunnia...".

D'Alema ne ragiona al telefono con Guido Calvi, che ipotizza la possibilità di una querela contro il premier. Sempre in mattinata, il leader l'aveva esclusa: "Non c'è bisogno - aveva detto - la vera sconfitta, per il Cavaliere, più che in tribunale arriverà dalle urne, il prossimo 9 aprile...". Adesso, dopo aver letto le ultime dichiarazioni del Cavaliere, è un po' meno disposto a tollerare: "Senta, io non voglio andare dai magistrati. Ma non posso non vedere la gravità di quello che è successo. Oltre tutto la querela è un reato perseguibile d'ufficio, e non su istanza di parte...". Come dire: potrebbero essere direttamente i magistrati, a procedere nei confronti di Berlusconi.

È un'ipotesi estrema. Ma in questa fase, e in questa tossica campagna elettorale, tutto è ormai estremo. Ed è questo che alimenta l'inquietudine: "Guardi, io sarò cattivo, ho commesso tutti i peccati, vengo dalla Fgci. Tutto quello che volete. Ma qui succedono cose impensabili in qualunque altro Paese civile. In pochi giorni io mi sono ritrovato con i conti in banca pubblicati sul giornale, Fassino si è ritrovato con innocue telefonate date in pasto a certa stampa, il mio partito è stato travolto da un'ondata di insinuazioni. I metodi usati in questa campagna infame hanno coinvolto apparati dello Stato, e hanno svilito le istituzioni, a partire dalla Presidenza del Consiglio...".

È un tema legittimo, ma scivoloso. Perché il ceto politico non accetta di essere sottoposto agli stessi controlli di un qualsiasi cittadino? E qui D'Alema si ribella: "Non scherziamo, io dico questo non perché ho paura o ho qualcosa da nascondere. Lo voglio ribadire anche a beneficio del maresciallo all'ascolto: io sono sereno, perché sono una persona per bene, è chiaro? Ma quello che mi preoccupa, come ha scritto giustamente la Rossanda, è che non voglio vivere in un Paese dove chiunque può essere spiato, senza neanche saperlo. Io voglio camminare liberamente per la strada, incontrare chi voglio, parlare con chi voglio, senza sentirmi controllato. Ma questa purtroppo è la situazione: questa è l'idea di democrazia che hanno Berlusconi e i suoi. E il bello è che si definiscono garantisti, e pure liberali...".

Anche se non lo direbbe mai, neanche sotto tortura, D'Alema è convinto che la stessa fuga di notizie sull'intercettazione Consorte-Fassino, pubblicata dal "Giornale", sia stata manovrata dal Palazzo. "Chi lo sa - borbotta - certo era materiale secretato e senza rilevanza penale. Oltre tutto, come dicono i magistrati, loro hanno un solo dischetto, per di più sigillato. Qualcuno avrà fatto una copia, va a sapere. Ma lasciamo perdere, non mi voglio addentrare... Mi preme solo sottolineare la pazzesca gravità di quello che è accaduto. E poi, parla proprio Berlusconi di "pressioni"? Proprio lui?".

In effetti, a ripercorrere l'enorme quantità di intercettazioni uscite fino ad oggi, e troppo spesso dimenticate, qualche "perla" che riguarda il premier e il suo inner circle si trova davvero. Nei verbali usciti l'estate scorso, e per la precisione il 12 agosto sui giornali, nel pieno della braccio di ferro sulla Bnl tra Unipol e il contropatto degli immobiliaristi, si legge: Consorte, al telefono con "un certo Pierluigi", riferisce che Gianni Letta "ha chiamato Caltagirone e si è adirato perché voleva che lui ci fosse, perché l'operazione non sembrasse di sinistra", e poi aggiunge "che Gnutti ne ha parlato con Berlusconi". Potrebbero essere "pressioni" più queste, che non un pranzo con Bernheim.

Ma è inutile provocare D'Alema, su questo. "Bisognerebbe dire basta - dice il presidente della Quercia, mentre la macchina imbocca la rampa dei voli internazionali - non parlare più di queste cose, e tornare ad occuparsi di politica. Mancano poche settimane alle elezioni, e il Paese versa in pessime condizioni. Bisognerebbe dire basta con i veleni, basta con i falsi dossier. Berlusconi ne dovrebbe preparare uno vero, di dossier, sui risultati disastrosi raggiunti dal suo governo. E bisognerebbe discutere di questo, per rispetto verso i cittadini. Ma dopo quello che è successo, non si può far finta di niente...".

Arrivano le ultime telefonate prima dell'imbarco. Matteo Orfini, il suo portavoce, gli illustra le ultime notizie d'agenzia. D'Alema chiama Fassino: "Caro Piero, non possiamo restare con le mani in mano. Poniamo una questione cruciale: un uomo come Berlusconi può garantire il corretto svolgimento della campagna elettorale?". Il segretario concorda: "Dobbiamo prendere una posizione forte subito - risponde Fassino - e poi teniamoci pronti a fare tutti i passi istituzionali che servono. Questo può diventare il venerdì nero di Berlusconi...".

Per il presidente, invece, è ora di correre al check-in: "Vado a Bruxelles, c'è un grande seminario dei socialisti europei sul rilancio della Ue". È inquieto, ma anche sereno. Come lo era tre giorni fa, quando è uscito da una delle direzioni più drammatiche della storia della Quercia ed è andato a un convegno per commemorare l'ammiraglio Straulino, per parlare di vela e di mare. Pare una fuga, un parlar d'altro.

"No, qui si sbaglia. Lo faccio perché sono sereno, e perché non ho mai fatto niente di male. La sera vado a letto tranquillo, e la mattina mi sveglio con la serenità di chi può guardare in faccia chiunque. Al contrario dei malvagi, quelli veri, che in questo momento pensano solo ad avvelenare il Paese, con l'unico obiettivo di rivincere le elezioni". Qualche sondaggio dimostra che il tentativo, per quanto destabilizzante, potrebbe funzionare. D'Alema, già col biglietto in mano, trancia l'ultima sentenza: "Lo escludo. Ho fiducia negli elettori. Se quello rivincesse, stavolta ci sarebbe veramente da emigrare in Svizzera. E so che gli italiani amano con tutto il cuore il loro Paese...".

repubblica

ma almeno la destra è una cosa unita, nn una cosa tipo la sinistra sempre divisa e mai daccordi, almeno per lei Silvio ha fatto la cosa giusta ad andare dai pm..o sbaglio??

ROMA - "Berlusconi in procura? Una nota stonata, poteva evitarlo", dice il ministro del Welfare Roberto Maroni. "Una sceneggiata di quartissimo ordine", chiosa l'industriale e patron della Fiorentina Diego Della Valle che aggiunge: "Non vedo l'ora che Berlusconi vada a casa". La decisione del premier di accusare i Ds di aver influito sulla tentata scalata di Bnl da parte di Unipol e di andare dai magistrati a raccontare cose che, a detta dello stesso presidente del Consiglio, "non hanno nulla di rpenalmente rilevante" continuano a suscitare polemiche.

Gli alleati della Cdl non seguono il leader sulla strada giudiziaria che ha voluto seguire e, dopo i distinguo di Fini oggi è il ministro del Welfare Roberto Maroni a giudicare sbagliata la mossa di Silvio Berlusconi. "Non critico che, in generale, si vada in Procura - dice Maroni - ma ci si dovrebbe andare per denunciare fatti penalmente rilevanti. Se, invece, Berlusconi c'è andato per riferirire solo di incontri conviviali allora ha fatto una cosa non condivisibile". Per Maroni, "fare incontri conviviali è un fatto assolutamente lecito e normale. Non deve diventare un atto criminale, né censurabile". Insomma, sottolinea il ministro leghista "se il premier si è limitato a riferire solo quelle cose allora la considero una nota stonata in una vicenda, come quella di Unipol, che certamente ha dei risvolti gravi".

Ed anche il leader dell'Udc Pierferdinando Casini ribadisce la sua contrarietà alla scelta del premier. "Io sono un garantista - ha detto Casini - in tutti questi anni ho difeso Berlusconi non per convenienza, ma per convinzione. Il mio non è un garantismo a intermittenza: non mi piace la politica costruita nelle aule giudiziarie e i nostri alleati ricordano che noi fummo tra quelli scandalizzati e inorriditi quando qualcuno si levò in piedi in Parlamento con un cappio in mano". "Saremo noiosi - continua Casini - ma dopo quindici anni non abbiamo cambiato idea: la politica deve applicare rigorosamente la ricetta del garantismo. Non è un problema di gelosia, è di politica. Sono convinto che quando Berlusconi rifletterà sulle mie parole, lui che è una persona seria, converrà con me che questa è un'impostazione ineludibile per il centrodestra". Dal mondo imprenditoriale si alza la voce di Della Valle che spara a zero: "Non ho niente di personale contro Berlusconi, ma non vedo l'ora che vada a casa". "Ieri - ha spiegato l'imprenditore marchigiano - in tribunale a Roma c'è stata una sceneggiata di quartissimo ordine, smentita dopo trenta secondi. Una cosa che è entrata come catastrofica ed è uscita come una barzelletta".

"Mi auguro - ha proseguito Della Valle - che Casini, Fini e Tremonti prendano in mano la situazione. Qui si sta parlando di uno che si sveglia tutte le mattine pensando di essere il padrone del Paese". "La gente - ha detto ancora l'imprenditore - non capisce più niente: il Paese deve andare in mano a chi se ne occupa, da un lato Casini, Fini e Tremonti, dall'altro Prodi, Rutelli, Fassino e Mastella".

repubblica

ma povero Silvio..tutti gli vanno contro, nessuno vuole capire che in quel pranzo hannp davero architettato tutto..nessuno..ma lui dice il vero..ne ha le prove!!

Walter Veltroni, finito come Fassino tra i bersagli del premier per la vicenda Unipol-Bnl. "Cinque mesi di campagna elettorale così - ha osservato Veltroni - e il Paese non resta in piedi. Bisogna tornare a quella responsabilità istituzionale che è stata violata. E' una vicenda amaramente grottesca. Non è una bella pagina per le istituzioni del nostro Paese".

Il sindaco di Roma ha espresso le sue preoccupazioni parlando della cena tra i dirigenti Ds e il presidente delle Generali, Antoine Bernheim, al centro delle accuse di Berlusconi. Quell'incontro, ha ricordato Veltroni, c'è stato, ma per tutt'altri motivi da quelli adombrati dal premier. A quella cena non si è mai parlato di questi temi (la scalata Unipol a Bnl, ndr). Abbiamo parlato di tutt'altro, dei problemi del Paese, della governabilità", ha raccontato oggi Veltroni ai giornalisti che lo accompagnano nel suo viaggio in pullman con gli studenti romani diretti a Locri. "E' stata una cena con Bernheim - ha aggiunto il primo cittadino - che non avevo mai visto prima, voluta da lui per conoscermi. Non ho parole, è difficile pensare che in un Paese straordinario e in un grande Paese democratico il primo ministro vada a raccontare chi vedono gli esponenti dell'opposizione. Sarebbe meglio che guardasse con chi va a cena lui".

repubblica

ma chi è Antoine Bernheim ??

PARIGI - Antoine Bernheim è l'uomo che chiuderà simbolicamente alla fine del mese uno dei capitoli più importanti non solo della sua vita, ma anche della storia finanziaria d'oltralpe. Dal primo febbraio infatti il suo ufficio parigino non sarà più alla Lazard: alla banca d'affari, dopo la quotazione in borsa che ne ha spostato l'asse al di là dell'Atlantico, non vi è più posto per i vecchi partner e azionisti. Anche quelli come Bernheim, che hanno fatto della Lazard un centro nevralgico della finanza francese e da mentore a imprenditori come Bernard Arnault che, grazie ai suoi consigli, è diventato il numero 1 mondiale del lusso.

Così è venuto il momento per Bernheim di trasferirsi in un altro palazzone di Boulevard Haussmann, quello che ospita il quartier generale francese delle Generali (che possiede l'8,7% di Bnl). Un trasloco che l'82enne 'erede' spirituale di Andrè Meyer affronta, pare non senza tristezza, ma non con amarezza, anche perchè sono ormai le Generali ad assorbire da anni quasi tutto il suo tempo. Un impegno, quello di fare del gruppo assicurativo il simbolo di un'Italia vincente, che assume con un entusiasmo mai venuto meno, anche se gli lascia poco spazio alle sue passioni per il bridge ed il golf.

Anche il suo legame con le Generali è quasi antico: data da quando la Lazard, banca cui erano legati gli Agnelli, aveva preso piede in Italia con partecipazioni nel Leone di Trieste e in Mediobanca. Un coinvolgimento che era culminato con una sua prima nomina alla presidenza delle Generali che si era conclusa nell'aprile del 1999. Il suo brutale allontanamento lo aveva profondamente addolorato, quasi sconvolto, anche perchè si era sentito tradito da Enrico Cuccia verso cui nutriva sentimenti di affetto e di stima e anche da un Paese che considera un po' come la sua seconda patria, e non solo perchè a Roma vive la figlia Martine, che ha sposato un principe Orsini. A riportarlo alla guida del gruppo assicurativo italiano nel 2002 aveva contribuito Vincent Bollorè, con un massiccio ingresso nel capitale di Mediobanca. Il finanziere e industriale francese non aveva mai nascosto l'obiettivo di riparare i torti inflitti all'amico dei suoi genitori che, con i suoi consigli, l'aveva aiutato a rilanciare l'impero vacillante di famiglia.

"Bernheim fa bene tutto quello che intraprende, e perciò sarebbe un ottimo presidente delle Generali", aveva dichiarato Bollorè al momento del suo sbarco in Italia. Una previsione che, cifre alla mano, il banchiere non ha deluso.

repubblica

adesso manco piu il mondo economico crede a Silvio...dopo la sinistra e la cdl..povero silvio sempre piu solo...

De Benedetti: "Berlusconi in Procura

è un'indecenza istituzionale"

FIRENZE - "Ho trovato l'iniziativa di Berlusconi un'indecenza istituzionale e un eccezionale autogoal elettorale, per cui lo ringraziamo". Lo ha detto Carlo De Benedetti, presidente del gruppo Cir, a proposito della visita del presidente del Consiglio in Procura a Roma in merito alla vicenda Unipol. De Benedetti ha rilasciato questo commento a Firenze a margine di un convegno della Fondazione Symbola.

repubblica

intanto fassino chiede a tutti di cambiare il registro..

Dopo le polemiche e la richiesta di scuse, dal segretario dei Ds Piero Fassino arriva oggi un appello a "al presidente del consiglio e agli altri leader della Cdl" affinché il confronto politico torni ad essere civile, mettendo da parte insulti e veleni. "Tutti - ha affermato il leader della Quercia - devono sentire la responsabilità di cambiare registro e passo: e, in ogni caso, i Ds lo faranno tornando, da domani, a occuparsi dei problemi del Paese".

"Mi rivolgo al presidente del Consiglio e agli altri leader della Cdl, in queste settimane non a caso silenti - ha affermato ancora Fassino - perché ci si fermi, non si prosegua oltre". "Il clima di queste settimane - ha poi ribadito - è incompatibile con lo svolgimento di normali elezioni, tutti sentano la responsabilità e il clima torni sereno". "Il sistema politico e istituzionale tutto - ha insistito Fassino - ha il dovere di creare le condizioni perché tutti possano votare liberamente e serenamente

povero silvio..povero silvio!!! ormai nn ce piu nessuno dalla sua parte...l'unica cosa che lo puo consolare e che Lui con quegli uomini e con quelle vicende nn ha avuto niente a che fare...

Fiorani: "Incontrai Berlusconi

per l'Opa Bpi su Antonveneta

MILANO - "Ho incontrato Berlusconi in diverse occasioni. Almeno due. Una in pubblico. Un'altra in Sardegna". A parlare è Gianpiero Fiorani, durante uno dei primi interrogatori dopo l'arresto. Di fronte a lui ci sono i pm Eugenio Fusco e Giulia Perrotti. Gli chiedono dei suoi rapporti con Silvio Berlusconi, emersi da alcune telefonate. E Fiorani non si tira indietro. Conferma. E spiega che l'obiettivo di uno degli incontri era informare il Cavaliere della scalata ad Antonveneta: l'operazione che cinque mesi più tardi avrebbe fatto finire Fiorani a San Vittore.

I contatti tra il Cavaliere e i "furbetti del quartierino" erano emersi dalle intercettazioni nella notte-chiave dell'inchiesta: il 12 luglio, quando Antonio Fazio chiama al telefono Fiorani e lo avverte che Bankitalia ha dato il via libera alla scalata Antonveneta.

Alle 0,20 Fiorani chiama Emilio Gnutti, che è a cena proprio con il Cavaliere, e si raccomanda: "Riferisci al Presidente di chiamare il Number One", ovvero Fazio. Infine Gnutti chiama la moglie Ornella e racconta anche a lei: "Il Governatore ha firmato proprio un minuto fa... Berlusconi è qui con me e ha parlato in diretta con Fiorani, gliel'ho passato io al telefono". E Gnutti aggiunge a Fiorani di aver parlato a Berlusconi anche della scalata al Corriere della Sera: "Gli ho detto che andremo avanti con Rcs e che ci deve dare una mano".

Ma non basta. Gli investigatori si erano soffermati anche su un'altra telefonata considerata rilevante, quella di venerdì 1 luglio 2005. Una conversazione tra Stefano Ricucci e Adriano Galliani, presidente del Milan. Galliani: "Il grande Presidente mi sembra che t'ha fatto un "assist" mica da poco". Ricucci: "Eh sì, domani lo vedo". Secondo gli investigatori il "grande Presidente" sarebbe Berlusconi. Il giorno successivo alla conversazione, sabato 2 luglio, alle 9,28 del mattino l'Ansa annuncia: "Il presidente del Consiglio ha lasciato Roma stamane. Silvio Berlusconi è uscito da Palazzo Grazioli poco dopo le 9". L'incontro tra Ricucci, Fiorani e Berlusconi è avvenuto quel giorno, alla vigilia dell'assalto finale ad Antonveneta? E di che cosa si sarebbe parlato? Fiorani ai magistrati ha spiegato che voleva mettere al corrente dei suoi progetti il Presidente del Consiglio.

E in un altro interrogatorio più recente Fiorani avrebbe illustrato ai magistrati anche il senso del contatto tra Gnutti e Berlusconi in cui il presidente del Consiglio viene informato della scalata di Stefano Ricucci al Corriere della Sera.

Legami del gruppo e della famiglia di Berlusconi con la banca di Fiorani emergono intanto dal monitoraggio dei conti correnti presso la Banca Popolare Italiana. Sarebbe emerso così un affidamento consistente (4,55 milioni di euro) della Bpi in favore dell'editore del giornale Il Foglio la cui legale rappresentante è Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario, moglie del Premier.

Niente di illecito, va precisato: come anche nel fido da 30 milioni di euro che la Popolare di Lodi nel 2002 offre a Paolo Berlusconi, fratello del Premier, per pagare una maxi-multa da oltre 50 milioni patteggiata nel processo per la discarica di Cerro. Nell'ottobre dello stesso anno il fratello del Cavaliere chiede un altro fido: 10 milioni di euro. E all'attenzione della Finanza è finito un altro movimento Lodi-Arcore di valore decisamente rilevante: 15 milioni di euro. Destinataria del prestito è Forza Italia.

Nel 2002 il Presidente del Consiglio firma una fideiussione personale per far ottenere al movimento azzurro il prestito. Infine nel 1999 la società di produzione e distribuzione cinematografica Medusa, anch'essa della galassia Mediaset, ottiene un fido da 10 miliardi di lire.

repubblica

........che brutta campagna elettorale......direi proprio irresponsabile...

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irresponsabile

di EZIO MAURO

Per la prima volta nella storia della nostra democrazia, il capo del Governo si è presentato ad una Procura della Repubblica per denunciare i leader dell'opposizione, in piena campagna elettorale: dopo l'annuncio e il sospetto distribuiti agli italiani dallo studio televisivo di Porta a porta, davanti al suo notaio.

Aveva carte in mano, rivelazioni clamorose, notitiae criminis per l'inchiesta Unipol-Bnl? Niente di tutto questo. Anzi, il contrario. Mentre il presidente del Consiglio parlava con i magistrati - spiegando di aver sentito dire dal suo amico Tarak Ben Ammar che D'Alema e altri dirigenti ds avevano "chiesto incontri conviviali" al presidente di Generali Bernheim, per convincerlo a vendere la sua quota Bnl a Unipol - il suo avvocato-deputato, Ghedini, si preoccupava di precisare che nulla di quanto Berlusconi stava dicendo aveva qualche rilevanza penale.

La stessa precisazione, dopo la smentita di Generali, doveva farla il Cavaliere ieri: mai parlato di pressioni, mai detto nulla di penalmente rilevante.

Fermiamoci qui. I lettori di Repubblica sanno quanto abbiamo giudicato grave politicamente l'errore dei ds di schierarsi a fianco di Unipol in una contesa di mercato su Bnl, di sostenere Consorte anche quando emergeva il "concerto" con i furbetti delle altre scalate, di aver ignorato la bramosia di arricchimento illecito che legava il manager a Gnutti, Fiorani e Ricucci. Berlusconi avrebbe dunque tutto il diritto (anche citando l'incontro con Bernheim) di attaccare politicamente i ds per queste ragioni: se è in condizione di farlo. Prima, infatti, dovrebbe chiarire perché era "commosso" per la scalata di Fiorani, perché ha visto due volte il banchiere di Lodi questa estate, perché ha benedetto Gnutti, perché ha incontrato Ricucci in Sardegna, perché due suoi sottosegretari sono coinvolti nell'inchiesta. Ma Berlusconi, invece di chiarire i suoi comportamenti, ha deciso di giocare spettacolarmente sulla ruota criminale una notizia che di criminoso non ha nulla, visto che lui stesso la considera irrilevante. Nella speranza che i cittadini spettatori vengano fuorviati e manipolati dal contesto, dal paesaggio giudiziario, dall'ambiguità del messaggio, e vedano il crimine anche dove non c'è.

È una condotta spregiudicata. Ma è soprattutto una condotta antidemocratica. Si va dai magistrati, e di corsa, se c'è notizia di un reato. Ma non per fare propaganda, perché la Procura non è ancora la stessa cosa di uno studio televisivo.

repubblica

to be continued

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"Berlusconi si è suicidato".

A chi per telefono gli ha detto questo, Massimo Dalema ha risposto: "no, ha solo fatto un tuffo carpiato con triplo salto mortale; solo che invece di andare a finire nell'acqua è finito direttamente nella melma".

Ma hai voglia a dire e a fare, anche se Berlusconi sarebbe passibile di essere perseguito per lampante calunnia. Tutta la faccenda ricorda l'Igor Marini telecomandato dal banana che costruì un castello falso di accuse contro gli avversari politici del banana nel caso Telecom Serbia.

Si tratterà pure di merda falsa e tendenziosa, ma una parte di questa merda si trasforma in verità nella mente degli italiani.

Presso Bruno Vespa milioni di italiani hanno sentito il banana accusare i vertici DS di aver fatto riunioni col capo delle Generali allo scopo di convincerlo a cedere il suo pacchetto di azioni BNL a Unipol.

Poichè gli italiani che leggono i giornali purtroppo sono pochi, pochi italiani hanno letto che il Berlusconi costretto ad andare dai giudici il giorno dopo, invece di fare denunce ha detto "ho scherzato".

Il grosso danno ai DS è riuscito a piazzarlo comunque alla grande, anche se di vero non c'era nulla.

Questo è il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano! E purtroppo è uno che, avendone i mezzi e l'abilità, non si fa il minimo scrupolo se per vincere le elezioni è costretto a ricorrere a falsità e calunnie ai danni dell'avversario politico.

Abbiamo una ed una sola speranza: che quelli del cdx smettano di essere collusi con lui e decidano per un confronto elettorale centrato sui temi riguardanti la gestione del paese. Io qualche speranza ce l'ho, visto che qualche sintomo di questo tipo è già emerso nel cdx già da un bel pezzo.

Se il cdx vincerà le elezioni spero che lo faccia col confronto leale e non con le bugie, altrimenti la prossima legislatura sarà un inferno e trascorreremo cinque anni tra veleni, scazzottate e sparatorie che poi pagheremo noi elettori sulla nostra pelle.

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"Berlusconi si è suicidato".

A chi per telefono gli ha detto questo, Massimo Dalema ha risposto: "no, ha solo fatto un tuffo carpiato con triplo salto mortale; solo che invece di andare a finire nell'acqua è finito direttamente nella melma".

Ma hai voglia a dire e a fare, anche se Berlusconi sarebbe passibile di essere perseguito per lampante calunnia. Tutta la faccenda ricorda l'Igor Marini telecomandato dal banana che costruì un castello falso di accuse contro gli avversari politici del banana nel caso Telecom Serbia.

Si tratterà pure di merda falsa e tendenziosa, ma una parte di questa merda si trasforma in verità nella mente degli italiani.

Presso Bruno Vespa milioni di italiani hanno sentito il banana accusare i vertici DS di aver fatto riunioni col capo delle Generali allo scopo di convincerlo a cedere il suo pacchetto di azioni BNL a Unipol.

Poichè gli italiani che leggono i giornali purtroppo sono pochi, pochi italiani hanno letto che il Berlusconi costretto ad andare dai giudici il giorno dopo, invece di fare denunce ha detto "ho scherzato".

Il grosso danno ai DS è riuscito a piazzarlo comunque alla grande, anche se di vero non c'era nulla.

Questo è il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano! E purtroppo è uno che, avendone i mezzi e l'abilità, non si fa il minimo scrupolo se per vincere le elezioni è costretto a ricorrere a falsità e calunnie ai danni dell'avversario politico.

Abbiamo una ed una sola speranza: che quelli del cdx smettano di essere collusi con lui e decidano per un confronto elettorale centrato sui temi riguardanti la gestione del paese. Io qualche speranza ce l'ho, visto che qualche sintomo di questo tipo è già emerso nel cdx già da un bel pezzo.

Se il cdx vincerà le elezioni spero che lo faccia col confronto leale e non con le bugie, altrimenti la prossima legislatura sarà un inferno e trascorreremo cinque anni tra veleni, scazzottate e sparatorie che poi pagheremo noi elettori sulla nostra pelle.

Ma guarda Copco io non sarei cosi astioso contro Silvio.

Io l'apprezzo perchè nel panorama nazionale è l'unico politico non di professione. Molti politici sono mai andati a lavorare e molte cose al riparo nella bambagia di Montecitorio non le hanno imparate.

A parte questa prefazione io, come scrissi già tempo addietro, ho un grosso dubbio sul mondo cooperativo della sinistra. Dò per scontato che l'errore di questo mondo sia stato puntare ad un pesce troppo grande per non dare fastidio a nessuno.

Sicuramente sia il mondo di dx che di sx è sensibile alle lobby in quanto è grazie alle loro sponsorizzazioni più o meno occulte che i partiti posso permettersi campagne eletterorali multimiliardarie.

Ma la cosa che più non sopporto del caso Unipol è che non si stà parlando di programmi.

Berlusconi per me sta sbagliando, la figura magra i ds l'avevano fatta, punta sui tuoi programmi ed eventualmente cerca di mettere alle corde il matrimonio (forzato a mio avviso) tra anime diverse nell'ulivo (bertinotti e mastella ecc ecc).

Detto questo auguri ai due contendenti e che vinca il migliore per l'Italia e non ci siano pareggi o inciucetti di sorta.

Guidatore medio di S.w. mi piacciono le auto , fumatore Light e AD INTERIM convivente... questo è nicogiraldi....

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Io l'apprezzo perchè nel panorama nazionale è l'unico politico non di professione.

non è vero, c'è anche santoro, marcella bella, iva zanicchi, alessandro cecchi paone, solvi stubing, l'illustrissima gabriella carlucci... tutti personaggi di un certo calibro! :lol:

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Apprezzerei anch'io il banana imprenditore se non avesse due difetti:

1) Un imprenditore sano ha successo con l'attivismo imprenditoriale creativo, innovativo e lealmente competitivo e non corrompendo a destra e manca per accaparrarsi slealmente ogni cosa impedendo una sana concorrenza con i competitori.

2) L'uomo più ricco d'Italia immancabilmente ha interessi privati in quasi tutti i campi dell'economia del paese. Se quest'uomo si mettesse a fare il Primo Ministro darebbe comunque adito a sospetti e veleni circa il suo operato anche qualora fosse il più santo ed il più onesto degli imprenditori, figuriamoci quando invece di essere santo e onesto è un semplice banana.

Detto questo: si può anche essere grandi imprenditori onesti e santi, ma la cosa non garantisce affatto che si possa essere dei bravi politici.

Vorrei avere mille Berlusconi in Italia.

Se fossero onesti e si occupassero di politica senza mettersi in prima persona alla guida del paese.

E tu mi dici che ti piace Berlusconi perchè è uno che ha lavorato e perchè non è un politico? Beh, non condivido affatto.

Mentre invece un politico che non ha mai fatto l'imprenditore non è detto che non possa essere un bravo politico. Anche perchè fare politica significa lavorare; non significa certo fare il fannullone come pensa il banana. Banana che non solo lo pensa ma lo dice anche apertamente in televisione facendosi un clamoroso autogol perchè quando afferma che Bertinotti è un fannullone perchè fa solo politica afferma che lui si è messo in politica perchè, stanco di fare l'imprenditore, è ansioso di fare il fannullone.

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Conferenza stampa a palazzo Chigi per chiarire che "non ho fatto retromarcia"

Poi una precisazione sui colloqui con Fiorani: "Voleva solo informarmi"

Unipol, Berlusconi insiste

"Caso non chiuso, i Ds hanno mentito"

Accuse agli alleati: "Almeno una volta potrebbero difendermi"

La replica di Rutelli: "Premier noioso, ho visto Bernheim come molti altri"

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Silvio Berlusconi

ROMA - "Incontri ci sono stati e nessuno è in grado di smentirlo, io ho detto la verità, i Ds hanno mentito". Lo ha detto Silvio Berlusconi in una conferenza stampa convocata oggi pomeriggio a palazzo Chigi per ribadire le sue posizioni sulla vicenda Unipol-Bnl. "Non ho fatto retromarcia o dietrofront - ha aggiunto il presidente del Consiglio - Io non ho mentito, loro sì" andando in procura "ho solo fatto il mio dovere. I Ds sono intervenuti direttamente nel gioco Unipol-Generali, mentre affermano di non averlo fatto. Perché D'Alema, Rutelli e Prodi non confermano di avere incontrato Bernheim come ha fatto Veltroni? Non si sono limitati a fare il tifo ma hanno giocato la partita". ''Dove e' finito Prodi? Non è lui il leader della sinistra?", ha detto ancora il premier.

Affermazioni alle quali ha voluto replicare Rutelli: "Che il Presidente del Consiglio convochi la stampa per ripetere delle chiacchiere anziché illustrare le sue azioni per il governo del paese è ormai noioso", ha commentato il leader della Margherita. "Come tanti protagonisti del mondo economico e sociale - ha continuato - ho incontrato mesi fa il presidente del primo gruppo assicurativo in Italia, le Generali, Antoine Bernheim. Figuriamoci se per dire cosa dovrebbe fare il Gruppo da lui guidato; figuriamoci se per sollecitarlo a partecipare ad una scalata bancaria su cui, come noto, ho sempre dato un giudizio negativo".

Berlusconi, ha poi respinto fermamente le accuse lanciate ieri da Massimo D'Alema contro "apparati dello Stato" coinvolti in un'azione di spionaggio ai danni della Quercia. "La sinistra - ha proseguito il premier - alza una cortina di fumo per coprire la verità, ma il caso non è chiuso come piacerebbe a qualcuno". Rispondendo alle domande dei giornalisti presenti a Palazzo Chigi, Berlusconi ha quindi riferito anche la sua versione sugli incontri avuti nel corso dell'estate con Gianpiero Fiorani. "Fiorani - ha riferito - come tutti gli altri sono venuti ad informare il presidente del Consiglio e tutti hanno avuto la stessa risposta alla domanda se ero felice per l'operazione in corso: ho risposto che chiunque abbia azioni debba venderle a chi offre di più, è il libero il mercato. Questo vale sia per quanto riguarda Unipol, che per altre operazioni".

Al centro delle domande dei cronisti anche le dure prese di distanze degli alleati verso l'iniziativa del premier di recarsi in procura. "Sono 12 anni che contro di me si fa di tutto - ha detto ancora Berlusconi - mi sarebbe piaciuto che gli alleati almeno una volta avessero levato una voce per difendermi dagli attacchi". Il premier ha voluto infine replicare all'imprenditore Diego Della Valle, che oggi è tornato pronunciare parole molto dure contro di lui, definendo tra l'altro la deposizione di Berlusconi in procura "una sceneggiata di quartissimo ordine". "Chi vuol far politica entri in politica - ha ribattutto il presidente del Consiglio - non faccia il burattinaio dall'esterno".

da la Repubblica.it

to be continued...

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Apprezzerei anch'io il banana imprenditore se non avesse due difetti:

1) Un imprenditore sano ha successo con l'attivismo imprenditoriale creativo, innovativo e lealmente competitivo e non corrompendo a destra e manca per accaparrarsi slealmente ogni cosa impedendo una sana concorrenza con i competitori.

2) L'uomo più ricco d'Italia immancabilmente ha interessi privati in quasi tutti i campi dell'economia del paese. Se quest'uomo si mettesse a fare il Primo Ministro darebbe comunque adito a sospetti e veleni circa il suo operato anche qualora fosse il più santo ed il più onesto degli imprenditori, figuriamoci quando invece di essere santo e onesto è un semplice banana.

Detto questo: si può anche essere grandi imprenditori onesti e santi, ma la cosa non garantisce affatto che si possa essere dei bravi politici.

Vorrei avere mille Berlusconi in Italia.

Se fossero onesti e si occupassero di politica senza mettersi in prima persona alla guida del paese.

E tu mi dici che ti piace Berlusconi perchè è uno che ha lavorato e perchè non è un politico? Beh, non condivido affatto.

Mentre invece un politico che non ha mai fatto l'imprenditore non è detto che non possa essere un bravo politico. Anche perchè fare politica significa lavorare; non significa certo fare il fannullone come pensa il banana. Banana che non solo lo pensa ma lo dice anche apertamente in televisione facendosi un clamoroso autogol perchè quando afferma che Bertinotti è un fannullone perchè fa solo politica afferma che lui si è messo in politica perchè, stanco di fare l'imprenditore, è ansioso di fare il fannullone.

Copco io non mi riferisco solo ad imprenditori ma a qualsiasi lavoro tipo comemrciante,impiegato,operaio ecc ecc

Ad esempio quanti parlamentari anche di sinistra hanno mai lavorato in una fabbrica??

Purtroppo penso che la politica di oggi abbia bisogno di soldi e o si hanno da prima o si cercano nel mentre.

Poi sono convinto che il Cavaliere avrebbe potuto godersi la sua dorata pensione senza che nessun giudice si interessasse a lui.

Solo il sua grande amore per l'Italia e il suo ego l'hanno portato a entrare in politica.

La sua opera verrà valutata dai posteri.

Guidatore medio di S.w. mi piacciono le auto , fumatore Light e AD INTERIM convivente... questo è nicogiraldi....

875kg - 260+ cv i numeri del mio piacere

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Copco io non mi riferisco solo ad imprenditori ma a qualsiasi lavoro tipo comemrciante,impiegato,operaio ecc ecc

Ad esempio quanti parlamentari anche di sinistra hanno mai lavorato in una fabbrica??

Purtroppo penso che la politica di oggi abbia bisogno di soldi e o si hanno da prima o si cercano nel mentre.

Poi sono convinto che il Cavaliere avrebbe potuto godersi la sua dorata pensione senza che nessun giudice si interessasse a lui.

Solo il sua grande amore per l'Italia e il suo ego l'hanno portato a entrare in politica.

La sua opera verrà valutata dai posteri.

Ho capito. Mi prendi po ò culo.

Vabbeh, ridiamo.

:lol: :lol: :lol:

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Poi sono convinto che il Cavaliere avrebbe potuto godersi la sua dorata pensione senza che nessun giudice si interessasse a lui.

infatti è sceso in campo quando il suo amico craxi è caduto...

Solo il sua grande amore per l'Italia e il suo ego l'hanno portato a entrare in politica.

:lol: :lol: :lol:

La sua opera verrà valutata dai posteri.

verissimo

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e intanto il Berlusca continua...

Dal premier nuovo attacco ai Ds: "Finalmente le prime ammissioni"

La replica di Fassino: "Basta, parliamo dei problemi degli italiani"

Unipol, Berlusconi rilancia

"Ora la verità anche sui 50 milioni"

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Silvio Berlusconi

ROMA - "Osservo che man mano che passano i giorni arrivano le conferme, una per una, che tutto quello che negavano all'inizio invece era vero. Con buona pace di quella pretesa e sbandierata diversità dei Ds, che evidentemente non è mai esistita e non esiste". Lo ha detto questa mattina Silvio Berlusconi intervenendo ancora una volta sulle polemiche con l'opposizione relative alla vicenda Unipol-Bnl.

"Io quindi - ha proseguito il premier - non solo ho sempre detto la verità ma se ho dovuto informare i magistrati, come del resto mi era stato chiesto in maniera pressante, è stato solo per stroncare il tentativo della sinistra di accusarmi di aver detto il falso, altrimenti avrebbero continuato a dire che io avevo mentito. Evidentemente invece quello che diceva il falso non ero io. Adesso aspettiamo che si risalga ai 50 milioni di euro e a tutto il resto".

Berlusconi ha quindi voluto rispondere alle parole di Piero Fassino, che lo ha accusato a più riprese di aver avvelenato il clima politico in coincidenza con l'inizio della campagna elettorale. Il segretario dei Ds, ha replicato il presidente del Consiglio, "non si ricorda neppure di tutti gli insulti che mi ha rivolto in questi anni".

E a proposito di insulti ripetuti negli anni, il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ha negato oggi di non aver mai difeso il premier. "Credo che nessuno come Berlusconi - ha detto l'esponente dell'Udc riferendosi alle parole pronunciate ieri dal leader di Forza Italia - abbia potuto constatare lungo 12 anni la solidarietà, nella buona e cattiva sorte, degli alleati che lo hanno difeso, sempre, troppo, dagli avversari". Ma questo non significa, ha poi precisato Casini, "seguire il premier sulla strada dei tribunali". Alle nuove dichiarazioni di Berlusconi ha risposto anche Fassino. "Mi dispiace - ha osservato il segretario dei Ds - che all'appello che ho lanciato ieri per una distensione il presidente del Consiglio abbia risposto rilanciando una strategia di aggressione e di veleni". "L'Italia non ha bisogno di altri veleni - ha aggiunto Fassino - rinnovo questo appello anche a Casini, a Bossi e a tutti i leader della Cdl: prevalga la ragione e lascino che le indagini le facciano i magistrati. Noi da oggi intendiamo parlare agli italiani dei loro problemi"

ma almeno Fini è dalla sua...dando tutta la olpa alla sinistra..

Relazione del presidente di An all'assemblea nazionale del partito

Ma sui 50 milioni di Consorte, frena: "Non ho capito bene..."

Fini difende Berlusconi

"I veleni? Colpa della sinistra"

"Campagna eccezionale. Se vince l'Unione si torna al secolo scorso"

Il suo nome nel simbolo del partito. Per vincere ci vuole più destra"

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Il presidente di An

Gianfranco Fini

ROMA - Gianfranco Fini difende il presidente del Consiglio, dal palco dell'assemblea nazionale di An a Roma. "Se siamo in una situazione di veleni non la più idonea per una campagna elettorale, certamente la responsabilità non si può dare alla CdL o al premier" ha detto il leader che ha attribuito all'Unione il clima di scontro che precede le elezioni. "Veniamo da anni in cui la sinistra ha sempre tentato di demonizzare e di delegittimare persino il risultato elettorale", è la tesi di Fini, che ha reagito in modo deciso all'invito di Fassino di abbassare i toni: "Oggi la sinistra non può lamentare un imbarbarimento del confronto dopo quanto è successo negli ultimi anni. Chi è causa del suo mal pianga se stesso".

Poi, però, a una domanda sull'ultima esternazione del premier a proposito dei 50 milioni di Consorte, Fini ha glissat: "Non ho ben capito le sue parole. Se lo ha detto, avra' le sue ragioni. Ma non ho ancora avuto modo di parlare con il presidente del Consiglio".

Campagna elettorale senza precedenti. Nell'aprirel'assemblea del partito, il leader ha affermato che "alle prossime elezioni non è in gioco solo il futuro della destra e dell'alleanza ma l'avvenire dell'Italia: l'eventuale vittoria dell'Unione porterebbe una restaurazione politica e il ritorno a pratiche lottizzatrici del passato. La sinistra al governo rappresenta un pericolo per tutto l'interesse nazionale".

Secondo il ministro degli Esteri, un possibile governo dell'Unione, "riporterebbe l'Italia al secolo scorso". "Uniti solo dalla polemica nei confronti Berlusconi e della CdL - ha aggiunto Fini - sono divisi su tutto. Hanno un leader politicamente assai debole, che come l'asino di Buridano è incapace di prendere alcuna decisione senza scontentare una parte della coalizione. L'Italia non si può permettere il lusso di tornare indietro". Quella che si prospetta è una "campagna elettorale senza precedenti - sostiene Fini - per il clima che si respira e perché si svolgerà con una legge elettorale del tutto nuova, senza le preferenze". E dall'Assemblea Nazionale Fini intende "lanciare le parole d'ordine per la campagna elettorale". Questa volta dice il vicepremier, "ci giochiamo tutto e si può avere un grande risultato se ne siamo convinti". E ancora: "si vince soltanto se c'è più destra".

Il rapporto con gli alleati. "Queste elezioni rappresentano l'ultimo degli esami. Ma noi dobbiamo essere consapevoli che li abbiamo superati tutti". In conclusione del suo intervento Fini rilancia il protagonismo della destra nella coalizione e sottolinea che il suo partito chiederà maggiore fiducia agli elettori per poter dar vita a un nuovo centrodestra e poter guidare l'Italia "in prima persona".

Un ragionamento, sottolinea Fini, non svolto contro gli alleati. "Sarebbe sciocco - ha detto - fare come i galli di Renzo, disorienteremmo gli alleati senza risolvere i problemi. Il nostro avversario è Prodi, non Berlusconi o Casini. Ma con la stessa realtà di sempre, An dice che si sente pronta e che non si sente subordinata ad altri, se non al consenso degli elettori". Per dirla in maniera sintetica, conclude Fini - se prima dicevamo 'senza destra non si vince' ora dobbiamo affermare con forza che 'si vince solo con la destra', e questo scatto di reni sarà il tema della nostra conferenza programmatica".

Fini non si sente chiamato in causa dalle lamentele del premier Berlusconi nei confronti degli alleati, accusati ieri di non averlo difeso dagli attacchi ricevuti dal centro sinistra sulla vicenda Unipol. "Il nostro partito ha sempre espresso solidarietà al premier - ha detto Fini - ogni volta che è stato attaccato sul piano politico giudiziario. Quindi - conclude secco - non abbiamo intenzione di alimentare polemiche su questo".

Questione morale e Ds. Il leader di An ha poi portato un affondo ai Ds sulla questione morale. "La vicenda Unipol ci dimostra che la sinistra è nervosa perché si è resa conto che è finita la stagione della sua presunta diversità. Ha perso questa aureola e ora è chiaro che non ha più titoli morali ed etici per dare lezioni agli altri". "Per anni - ha aggiunto - la sinistra ha cercato di azzerare i nostri consensi contestando il nostro diritto-dovere di governare e credendosi moralmente superiore. La vicenda Unipol ha dimostrato che non possono più rivendicare questa presunta diversità morale". Insomma, per Fini, "il caso non è chiuso". "La magistratura stabilirà le conseguenze penali, a noi tocca approfondire con un confronto serrato la trasparenza di alcune pratiche che vedono, in intere regioni italiane, la gestione della cosa pubblica in modo intollerabile".

"Io sono convinto che si deve discutere del rapporto che esiste tra la sinistra, e in particolar modo tra il maggior partito della sinistra e quel reticolo di cooperative e di assicurazioni che soprattutto in alcune aree del paese rendono difficile fare riferimento alle regole del mercato", ha continuato Fini.

Le quote rosa. "La legge sulle quote rosa non verrà mai approvata. Ci dobbiamo comportare come se ci fosse", ha detto Fini, chiudendo la sua relazione all'assemblea del partito. Circa i criteri per selezionare i candidati alle politiche, ha sottolineato che ci potranno essere "sacrifici". "Dovremo stabilire, come prevede la legge, i posti in lizza sulla base di indicazioni che entreranno dai coordinamenti regionali, senza logiche di corrente ma magari tenendo conto della capacità politica dei singoli. Il fatto che dopo due mandati non ci si possa più presentare non è una regola ferrea. Tuttavia - ha concluso Fini - nei gruppi parlamentari si debbano agevolare nuovi ingressi".

Il simbolo con il nome. A conclusione dei lavori l'assemblea nazionale di An ha approvato all'unanimità il nuovo simbolo, che sarà presentato alle prossime elezioni e che vede l'introduzione del nome del suo presidente Gianfranco Fini.

repubblica

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