Vai al contenuto

L'Opel Calibra compie 25 anni


PaoloGTC

Messaggi Raccomandati:

Peccato che non l'abbiano fatta anche cabrio. E dire che i prototipi giravano...

Ci arrivo eh? Tempo di cenare e poi rovescio una carriolata di roba varia :)

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

Link al commento
Condividi su altri Social

Non volevo aprire l'ennesimo topic solo per festeggiare un anniversario, quindi mi scuso se l'aggancio è piuttosto stiracchiato, ma rimembrando qui e là oggi mi son reso conto (grazie alle citazioni di altre pagine web, in verità) che la tal signorina, giunta a noi sul finire della decade di cui si parla ma che di stile di quel decennio aveva ben poco, compie 25 anni.

Tanti auguri, "sparo nel buio" (citando Quattroruote alla presentazione).

opel-calibra-11.jpg?w=875&h=&crop=1

:idol:

Mi manchi un po'.

Bella macchina . Mio fratello ne aveva una bianca 2.0i 16v . Ci sono state tante versioni tra cui le varie turbo che andavano forte !

Link al commento
Condividi su altri Social

Beh... Calibra.

post-8850-145026866048_thumb.jpg

Calibra fu indubbiamente, al netto dei gusti delle singole persone, uno degli highlights di un periodo in cui il design Opel era impegnato nel tentativo di svecchiare, per non dire stravolgere, l'immagine della marca tedesca, fatta di vetture affidabili e concrete, a volte anche brillanti e di successo nello sport, ma sempre un po' “così” per quello che riguardava lo stile.

La prima fase del cambiamento era già avvenuta qualche anno prima, con la ricerca aerodinamica che aveva portato un po' tutte le Case europee a realizzare concept car e modelli di serie nati con l'obbiettivo di abbassare il Cx.

Opel aveva dimostrato di prendere parte alla nuova corrente stilistica con la concept Tech 1 e, a seguire, con i modelli di serie Kadett E e Omega, i quali però, a detta di molti, soffrivano di uno strano incrocio fra forma aerodinamica e mancanza di “bello” nella scomposizione delle linee, nei dettagli.

opel_tech-1_concept_2.jpg

opel-kadett-e-560x373-e4b3e256cbf27635-4171930523057606698.jpg

tb-004.jpg

Prendiamo la prima Omega, un'auto indubbiamente arrotondata ed aerodinamica ma che analizzata in profondità mostrava linee che si rifacevano ampiamente a quelle dell'auto che andava a sostituire, ossia l'ultima serie della Rekord. Basta osservare la porta posteriore accoppiata al terzo vetro laterale, se la confrontiamo con la stessa parte della fiancata di Rekord notiamo che il disegno è praticamente il medesimo, solo modernizzato.

RoyalePrince85.jpg

Omega_a1-213.jpg

In tutto questo, le due Opel media e grande erano divenute ottime dal punto di vista del coefficiente di penetrazione, ma non possiamo certo dire che fossero diventate delle bellezze con le ruote.

Ad un certo punto, pare che in Opel si decida di dare un'ulteriore spinta al cambiamento stilistico della gamma. “Abbiamo visto che sappiamo farle aerodinamiche, ce la facciamo a farle un pochino più piacevoli?”, a me parve che si fossero domandati questo quando vidi la Vectra per la prima volta.

Quella vettura non era altro che la riproposizione dei concetti aerodinamici già visti sulla Kadett 3 volumi e sulla Omega, però dal punto di vista della piacevolezza pareva avere qualcosa in più, ed il pubblico colse appieno il concetto, dato che a pochi mesi dal lancio riviste come Auto scrivevano “la pazienza sta diventando una delle prerogative degli automobilisti in attesa di entrare in possesso della nuova media Opel, dato che al momento sono necessari nove mesi di attesa per averne una”.

La vettura infatti, come si suol dire, fece “il botto” sul mercato.

OPEL+VECTRA+A+Els%C5%91+g%C3%B3lyal%C3%A1b+bet%C3%A9t(patron),bemenet,g%C3%B3lyal%C3%A1b,+OPEL,+opel+leng%C3%A9scsillap%C3%ADt%C3%B3,+SRL+leng%C3%A9scsillap%C3%ADt%C3%B3,+g%C3%A1zt%C3%B6ltet%C5%B1+leng%C3%A9scsillap%C3%ADt%C3%B3,+g%C3%A1znyom%C3%A1sos,+g%C3%A1tl%C3%B3,+(4).jpg

Forse perché l'audience abituale del marchio, abituato comunque all'acquisto di vetture valide e concrete come l'Ascona, era rimasto abbastanza colpito dal fatto che ora la nuova media fosse anche una vettura parecchio piacevole secondo i canoni estetici del periodo.... insomma, me lo ricordo abbastanza bene il periodo, non erano pochi quelli che dicevano “apperò, ma che bella che è 'sta macchina” quando guardavano la Vectra che aveva appena comprato mio padre.

Vectra che ai tempi delle prime bozze di Calibra era ormai pronta: nel 1986 la media erede di Ascona terminava gli ultimi controlli in galleria del vento ed era pronta a passare alla fase dei collaudi (gli studi per lei erano iniziati nel 1984) e pochi mesi dopo, precisamente qualche giorno dopo la fine del Salone di Ginevra del 1987, si iniziavano a realizzare i primi bozzetti di quella che sarebbe stata la futura coupè Opel.

Il marketing della casa, infatti, aveva di colpo mostrato il desiderio di un ritorno nel settore dei coupè, presidiato fino a quel punto dai modelli Manta e Monza e, in precedenza, dalla Opel GT. Una tradizione nel settore delle due porte di indole sportiveggiante quindi c'era in casa, anche se misurata rispetto a quella di altri marchi, e nell'ambito del nuovo corso stilistico del marchio con il Blitz parve appropriato riproporre una vettura di quella categoria, ovviamente basata, nell'ottica di un contenimento degli investimenti, sull'architettura della media che stava per nascere.

post-8850-145026866052_thumb.jpg

post-8850-145026866055_thumb.jpg

post-8850-145026866058_thumb.jpg

post-8850-145026866062_thumb.jpg

post-8850-145026866066_thumb.jpg

post-8850-145026866069_thumb.jpg

Il concetto stilistico di Calibra fu ben chiaro fin dal principio, e già nella stessa primavera del 1987 veniva realizzato un primo modello in clay, trasposizione tridimensionale di un'idea che già pareva a tutti molto felice, fin dai primi schizzi che erano stati realizzati su carta. Ai tempi infatti, non per essere di parte ma il centro stile Opel era una fucina di idee molto valide e negli anni, accumulando bozzetti e foto di maquettes riguardanti progetti vari, me ne sono reso conto. Stavano lavorando veramente bene. Sono uscite vetture molto piacevoli e altrettante idee sono rimaste là dentro, ma vi posso assicurare che raramente ho visto una tale dovizia di belle idee tutte assieme. Per farla breve, era bella la vettura che veniva presentata, ma vedendo le varianti che erano state realizzate veniva da dire “ammappa come stavano disegnando questi qua in quegli anni”.

Tornando al caso specifico e quindi alla Calibra, i designer di Russelsheim, nello specifico Erhard Schnell per gli esterni e Jorge Ferreyra Basso per gli interni (capitanati da Wayne Cherry che ai tempi era il capo del design per GM Europe) durante la prima fase di ricerca contavano di lavorare su uno chassis accorciato di 80 mm rispetto a quello della Vectra, ritenendolo più adatto ad una coupè nonché il miglior compromesso per l'equilibrio globale della linea.

Tuttavia, il secondo modello in clay riprendeva in toto le quote telaistiche della Vectra ed il desiderio del management (ottica contenimento costi) di utilizzarle fece propendere per quest'ultimo, che riproponeva comunque le idee del primo ma più, possiamo dire, “allungate”, adagiate sul medesimo passo di 2600 mm.

post-8850-145026866073_thumb.jpg

post-8850-145026866079_thumb.jpg

Furono svolti i primi clinic test, i quali confermarono che si stava lavorando nella giusta direzione. D'altra parte non ci sarebbe stato tempo per studiare proposte alternative, il desiderio era quello di fare abbastanza in fretta.

Subito dopo (estate 1987) lo stile veniva quindi congelato e nel mese di settembre iniziava la ricerca per gli interni, che come sappiamo partivano da una base fatta dalla plancia di Vectra (con un nuovo volante) e si sviluppavano invece in modo differente per quel che riguarda le altre parti, ossia sedili, allestimenti, pannelli.

post-8850-145026866109_thumb.jpg

post-8850-145026866114_thumb.jpg

A quel punto si passò al processo di industrializzazione che fece balzi da gigante, sempre nell'ottica di arrivare sul mercato con una certa celerità, e nell'agosto del 1989 partiva la linea pilota per la produzione della preserie.

I prototipi marcianti non furono poi molti: soltanto 20. Del resto, la vettura si poteva definire una Vectra coupè, con l'autotelaio della berlina e le sue motorizzazioni più prestanti, ossia i motori 2 litri a 8 e 16 valvole (seguiti dalla Turbo), la trazione anteriore oppure integrale. Tutto ciò che andava montato su Calibra (incluso il cambio 6 marce della Turbo 4x4) era già componente di Vectra nei relativi periodi di produzione, per cui evidentemente non furono necessari ANNI di collaudi.

Per questo motivo, se vi aspettate foto di prototipi camuffati della Calibra, ahimè, resterete delusi. Forse per voglia di segretezza, forse per i tempi ristretti, Calibra non fu una vettura granché paparazzata. Arrivò e basta. L'unica foto spia di cui siamo in possesso è la seguente, che la mostra bella e pronta, fotografata da molto lontano, direi con un bel teleobbiettivo. La pubblicava Quattroruote poco tempo prima del lancio, assieme ad un bozzetto piuttosto veritiero e notizie decisamente precise, segno che la scadenza era vicina e che il lavoro compiuto da Opel si era svolto secondo concetti abbastanza facili da intuire. Una coupè basata alla grande sulla berlina da poco presentata.

L'unico errore era nel nome: voci ai tempi dicevano infatti che si sarebbe chiamata Cresta.

post-8850-145026866084_thumb.jpg

Parlando di Calibra non si può evitare di citare ancora una volta il suo Cx da record: 0,26. Il pregio del modello era quello di essere arrivato ad un tale risultato senza intaccare minimamente la piacevolezza (secondo i gusti di gran parte del popolo automobilistico, ovviamente ci sarà stato chi non la apprezzava affatto, ci mancherebbe) della linea.

Cx aiutato da una parziale carenatura della parte anteriore e posteriore del sottoscocca, da prove nelle gallerie del vento dell'Università di Stoccarda (con modelli in scala 1:5), DNW in Olanda, EFW in Svizzera e Pininfarina a Torino, e da un'esperienza che, già nel 1981 con la succitata Tech 1, aveva raggiunto un Cx di 0,24.

post-8850-145026866091_thumb.jpg

post-8850-145026866095_thumb.jpg

post-8850-145026866099_thumb.jpg

post-8850-145026866106_thumb.jpg

Secondo i padri del suo design, Calibra non era una vettura che andava analizzata per dettagli. Doveva essere analizzata nel suo insieme, e nella globalità delle forme era da vedersi un'immagine di marca Opel che purtroppo non aveva una stella a tre punte o un doppio rene a cui aggrappare l'immediata riconoscibilità. Da qui il fatto che molti, al primo impatto, senza vedere il marchio Opel sul cofano, fossero convinti che la vettura davanti a loro fosse una giapponese.

Forse il dettaglio che emergeva chiaramente era quello dei sottilissimi fari anteriori, realizzati dalla Hella, alti solo 70 mm e che includevano anche i fendinebbia (nel caso qualcuno si fosse mai chiesto perché la Calibra non li avesse: li aveva, erano “sopra”).

Altri dettagli salienti erano i montanti molto sottili (il centrale annegato nella vetratura), lunotto e parabrezza (64 gradi) molto inclinati, la linea del curvano che modellava sull'esterno senza soluzione di continuità gli specchietti retrovisori, studiati per allontanare il flusso d'aria dai finestrini laterali, ed un pregevole raccordo nella difficile confluenza delle linee di cintura, del montante, dei parafanghi e cofano posteriori.

Pregevole inoltre il fatto che l'andamento cuneiforme (oggi tanto esasperato) non generasse quello sbilanciamento di proporzioni tra lamierati e gommatura che a volte (oggi tanto spesso) generava l'effetto “ruotine” al retrotreno.

Era un cuneo molto ben calcolato, evidente ma sufficientemente “sottile”. La ciliegina sulla torta era data dal fatto di essere riusciti a mantenere quote interessanti di abitabilità e bagagliaio (300 litri con il ruotino, 284 con la ruota di scorta standard). Per quanto riguardava lunghezza e larghezza, l'abitacolo riproponeva le quote della Vectra. Ovviamente andava perso qualche centimetro in altezza, soprattutto al posteriore, ma nulla di tragico (credo fossero 5-6 cm al posteriore su un dato di partenza di una novantina della Vectra). In effetti in quattro si stava piuttosto bene.

Per ora mi fermo qui, ma c'è ancora qualche immaginetta di contorno (niente di speciale in verità). Per il momento vi lascio con....

post-8850-145026866119_thumb.jpg

:|:muto::clap (non era male...)

  • Mi Piace 1

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

Link al commento
Condividi su altri Social

Prendiamo la prima Omega, un'auto indubbiamente arrotondata ed aerodinamica ma che analizzata in profondità mostrava linee che si rifacevano ampiamente a quelle dell'auto che andava a sostituire, ossia l'ultima serie della Rekord. Basta osservare la porta posteriore accoppiata al terzo vetro laterale, se la confrontiamo con la stessa parte della fiancata di Rekord notiamo che il disegno è praticamente il medesimo, solo modernizzato.

....

E' un dettaglio che noto solo ora. Si potrebbe affermare che la struttura dei finestrini fosse la stessa della Rekord E, resa moderna solo dalle cornici brunite. Poca spesa, massima resa.

Mi azzardo a dire che perfino l'angolo in cui era collocato il terzo finestrino fosse un carry over della Rekord, solo che su questa al posto del finestrino c'erano le feritoie (vere o finte, non so).

Tornando invece alla Calibra: c'è poco da aggiungere, bellissima la cabrio, un'occasione sprecata il non averla prodotta.

Molto belli anche gli interni che hai pubblicato. Con pochi ritocchi e gli stessi colori, non sfigurerebbero su un'auto moderna.

--------------------------

Link al commento
Condividi su altri Social

E' stata la mia seconda auto dopo la Delta Gt i.e. sempre rossa. La mia era la 2.0 2 valvole da 116 cv. Comoda anche per 4 pur essendo un coupe' e bel bagaglaio. Consumava abbastanza poco per un 2.0 a benzina grazie al cx ottimo (0,26 un record per l'epoca). Unico vero difetto: l' impianto di climatizzazione inadeguato, con problemi di appannamento in inverno e caldo tremendo in estate dovuto agli interni e plancia neri e parabrezza e lunotto molto inclinati.

Link al commento
Condividi su altri Social

Vero. Impianto che fra l'altro era già stato giudicato inadeguato sulla berlina di partenza. Non ricordo le climatizzate ma il sistema base mancava sia di ricircolo che di blocco centralizzato dei flussi.

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

Link al commento
Condividi su altri Social

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere iscritto per commentare e visualizzare le sezioni protette!

Crea un account

Iscriviti nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora

×
×
  • Crea Nuovo...

 

Stiamo sperimentando dei banner pubblicitari a minima invasività: fai una prova e poi facci sapere come va!

Per accedere al forum, disabilita l'AdBlock per questo sito e poi clicca su accetta: ci sarai di grande aiuto! Grazie!

Se non sai come si fa, puoi pensarci più avanti, cliccando su "ci penso" per continuare temporaneamente a navigare. Periodicamente ricomparità questo avviso come promemoria.