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Gli effetti dei dazi e della transizione energetica sull'industria dell'automotive


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Inviato
9 ore fa, angelogiulio scrive:

numeri che da soli non significano nulla, se non avidità. se mi costa 1 produrre un oggetto che vendo a 100, non è che se mi costa 2 all'improvviso devo chiudere baracca.

Penso che il discorso possa essere più complesso e questo ragionamento possa funzionare se fossi monopolista sul mercato… ma evidentemente i margini stanno calando drasticamente per via dei competitor con prezzi molto aggressivi 

Inviato

Ripeto che non si presta abbastanza attenzione al fatto che dall'anno prossimo i limiti medi di C02 sul venduto inEuropa passa a 93,6 g/km .

Che vuol dire che con le emissioni attuali del venduto 23/24 , 2,5 mld di multa per Stellantis ed 8 per VAG.

Cifre che ti distruggono qualsiasi margine . 

Per non avere multe, il venduto deve essere almeno 25% BEV . Per entrambe siamo sugli 11/12% . Fatevi due conti , e capirete il perché di certe scelte .

Ps la più amata dagli italiani , la Dacia a gpl, ha un'emissione di 124 g/km .

 

Archepensevoli spanciasentire Socing.

  • 5 mesi fa...
Inviato (modificato)
Cita

Elkann: "Dazi Usa e norme europee, l'industria dell'auto è a rischio"

 

I dazi di Donald Trump e le regole europee sulle emissioni. Una "morsa" che stringe l'industria automobilistica e la metta a rischio, sia negli Stati Uniti, sia nel Vecchio continente. È il quadro drammatico dipinto da John Elkann, presidente di Stellantis, all'assemblea degli azionisti del Gruppo.

 

Un settore in bilico. "In Europa le normative sulle emissioni di CO2 hanno imposto un percorso irrealistico di elettrificazione, scollegato dalla realtà del mercato", ha detto Elkann alla platea. "In effetti, i governi europei hanno ritirato, a volte bruscamente, gli incentivi all'acquisto e l'infrastruttura di ricarica rimane inadeguata. Di conseguenza, i consumatori tardano a passare ai veicoli elettrici". Di più: Elkann, già critico sui regolamenti (posizione espressa anche nella sua audizione in Parlamento), guarda con preoccupazione anche alle politiche protezionistiche della Casa Bianca: a suo avviso, infatti, l’intera industria automobilistica occidentale è in pericolo, ancor più di fronte a una concorrenza cinese sempre più aggressiva. "Con l'attuale percorso di tariffe dolorose e regolamenti troppo rigidi, l'industria automobilistica americana e quella europea sono a rischio", ha detto il nipote dell’avvocato Agnelli. "Sarebbe una tragedia, perché il settore è fonte di posti di lavoro, innovazione e comunità forti. Ma non è troppo tardi se gli Stati Uniti e l'Europa intraprendono le azioni urgenti e necessarie per promuovere una transizione ordinata". In questo senso, le aperture di Trump sulle esenzioni per l'automotive inducono Elkann all'ottimismo, anche se negli Usa resta il problema delle tariffe applicate pure all'alluminio, all'acciaio e ai componenti".

 

 

Il 2024 non è andato bene. Il presidente di Stellantis ha quindi rincarato la dose: "In Europa e negli Stati Uniti, le scelte politiche e normative hanno messo il nostro settore sotto estrema pressione, mentre la Cina è su un'altra traiettoria. Quest'anno, per la prima volta, il mercato automobilistico cinese sarà più grande di quello americano ed europeo messi insieme". L’assemblea, che ha approvato il bilancio 2024, chiuso con profitti in calo del 70% a 5,5 miliardi di euro, e la distribuzione di un dividendo unitario di 0,68 euro (meno della metà degli 1,55 dell'anno scorso), è iniziata con una parziale ammissione di colpa da parte di Elkan per le performance aziendali non soddisfacenti. "Vorrei iniziare dicendo che il 2024 non è stato un buon anno per Stellantis. I motivi sono stati in parte di nostra competenza, il che ha reso il risultato ancora più deludente", ha sostenuto il presidente, non senza tornare a parlare dell’uscita dell’ex amministratore delegato: "Il disallineamento tra il Consiglio di amministrazione e il nostro Ceo Carlos Tavares ha portato quest'ultimo a lasciare l'azienda all'inizio di dicembre del 2024. Da allora, il Comitato esecutivo ad interim, che il Consiglio mi ha chiesto di presiedere, ha lavorato con tutti i nostri team nella gestione quotidiana dell'azienda. Sono state intraprese azioni importanti e decisive per garantire che Stellantis sia nella posizione più forte possibile quando verrà nominato il nostro nuovo Ceo".

 

cut

 

 

https://www.quattroruote.it/news/industria-finanza/2025/04/15/emissioni_elkann_norme_ue_irrealistiche_e_slegate_dalla_realta_del_mercato_.html

 

cut

Modificato da AleMcGir
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  • Auto attualeMercedes Benz Classe A180 CDI Sport 2014
  • Auto in famiglia (passato e presente) BMW 118d 2024Jeep Renegade 2023 - Lancia Ypsilon 2021 - Fiat Panda 2021 - Alfa Giulietta 2013 - Fiat Bravo 2007 - Fiat Grande Punto 2006 - Alfa 147 2004 - Fiat Punto 2001 - Fiat Marea 1999 - Fiat Tipo 1994 - Fiat Punto 1994 - Fiat Tipo 1989 - Fiat Panda - Fiat Uno - Fiat 126 - Fiat 124

 

Inviato

Ma come! Tavarez non voleva tornare indietro e tirare dritto sull'elettrificazione mentre il KAPO dice che le regole sono sbagliate? Ma boh.......a me sembra tutta una grandissima str***za che finirà a carte 48. Capisco le divergenze degli ultimi mesi ma questo discorso dell'elettrico ed i modelli sviluppati risalgono ad anni fa e non è possibile che Elkann abbia remato contro il suo AD. Qua non tornano tante, ma tante tante cose e l'impressione è che il gruppo è in fortissimo bilico...

Inviato (modificato)

Hanno provato a puntare sull'elettrico come richiesto dall'Europa, ma quando vedi che i clienti non te le comprano, gli stati tolgono gli incentivi per l'acquisto, la rete di ricarica non c'è e alcuni competitor chiudono fabbriche.... è chiaro che venga qualche dubbio  e che la strategia definita debba essere rivista

Modificato da Zyx
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  • AleMcGir ha modificato il titolo in Gli effetti dei dazi e della transizione energetica sull'industria dell'automotive
  • 2 mesi fa...
Inviato

https://www.rainews.it/articoli/2025/07/clima-i-nuovi-obiettivi-ue-taglio-emissioni-90-2040-flessibilita-decarbonizzazione-riscaldamento-globale-ambiente-613bd1ae-4d31-4476-9ec8-afa0608b0746.html

Dopo diversi mesi di incertezza, la Commissione europea ha finalmente presentato agli Stati membri il suo obiettivo climatico per il 2040. Bruxelles promette di mantenere obiettivi alti coniugati insieme all'introduzione di 'flessibilita' per la riluttanza di alcuni Paesi.

La Commissione europea ha infatti proposto, oggi a Bruxelles, i nuovi obiettivi per la riduzione delle emissioni di CO2 nell'Ue da raggiungere entro il 2040. Come preannunciato da tempo, l'obiettivo per l'intera Unione è un taglio delle emissioni del 90% rispetto al livelli del 1990.

In più, la proposta introduce tre nuove forme di 'flessibilità' riguardo alle modalità di raggiungimento degli obiettivi nazionali che ogni Stato membro dovrà conseguire per contribuire al 90% complessivo.

Il primo, e più controverso, meccanismo di flessibilità è la possibilità, a partire dal 2036, di prendere in conto dei ‘crediti internazionali di carbonio’ (ovvero riduzioni delle emissioni ottenute in paesi extra Ue, a determinate e stringenti condizioni), per "compensare" un eventuale divario (fino al 3%) rispetto al traguardo fissato per lo Stato membro interessato al 2040. Questo punto specifico della proposta è stata fortemente criticato dalle organizzazioni ambientaliste e dai Verdi al Parlamento europeo. Da notare che questa possibilità, da parte degli Stati membri, di utilizzare i "carbon credit" internazionali per colmare una eventuale differenza tra i risultati ottenuti e il traguardo nazionale di riduzione delle emissioni corrisponde a quanto era stato previsto dal programma di coalizione del nuovo governo tedesco, con lo stesso limite (il 3%).

Il secondo elemento di flessibilità riguarda la possibilità di usare nel sistema di compravendita dei permessi di emissioni dell'Ue (Ets) non solo le riduzioni, ma anche la "rimozione" della CO2, e in particolare  il suo assorbimento permanente mediante la cattura e lo stoccaggio del carbonio.

Il terzo tipo di flessibilità, che in parte già esiste oggi, ma che si propone di facilitare e applicare in modo più sistematico e ampio (seppure con dei limiti), è quello delle compensazioni intersettoriali: se un paese supera il proprio obiettivo di riduzione delle emissioni in un settore (per esempio, nell'edilizia, o nei trasporti), e non riesce invece a raggiungere l'obiettivo fissato in un altro settore (per esempio in quello agricolo e forestale), potrà compensare con il buon risultato del primo caso le riduzioni di emissioni insufficienti nel secondo.

La proposta legislativa verrà presentata sotto forma di emendamenti al regolamento attualmente in vigore, la ‘European Climate Law’ del 2021, che prevede già un obiettivo per il 2030, il 55% (sempre rispetto al 1990), e fissa come traguardo finale, al 2050, la "neutralità climatica" (emissioni nette zero, ovvero con un equilibrio tra le emissioni residue e l'assorbimento di CO2).

La proposta, spiega la Commissione in una nota, "sottolinea l'importanza di accelerare e rafforzare le giuste condizioni abilitanti per sostenere questo obiettivo del 90%. Tra queste, un'industria europea competitiva, una transizione equa che non lasci indietro nessuno e condizioni di parità con i nostri partner internazionali". 

Inoltre, "definisce un quadro chiaro per la nostra legislazione in materia di clima ed energia post-2030. Saranno prese in considerazione le specificità nazionali. Efficienza economica, semplicità ed efficienza saranno i principi guida, insieme alla garanzia della neutralità tecnologica e di una transizione equa e giusta per tutti". "I cittadini europei, sempre più sensibili all'impatto dei cambiamenti climatici, si aspettano che l'Europa agisca. L'industria e gli investitori si aspettano che stabiliamo una direzione di marcia prevedibile. Oggi dimostriamo di essere fermamente convinti del nostro impegno a decarbonizzare l'economia europea entro il 2050. L'obiettivo è chiaro, il percorso è pragmatico e realistico", ha dichiarato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.

  • Grazie! 1

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