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Creative Commons in Italia: Il "volto umano" del c

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Sei licenze che offrono una tutela delle opere d'ingegno in rete

Ma che permettono una diffusione senza rigidi paletti

Così le opere saranno marchiate elettronicamente

ROMA - Sintetizzando, si potrebbe definirle il "volto umano" del copyright. Approdano anche in Italia le licenze Creative Commons. Nate negli Usa nel 2001, adesso, sono disponibili anche nel nostro paese. Grazie a loro, chi naviga in internet, potrà sapere se un file musicale, un'immagine, un video, una pagina web, sono utilizzabili senza il rischio incorrere nella violazione del diritto d'autore. In pratica uno strumento per offrire una protezione più flessibile alle opere di ingegno tutelate dal diritto d'autore e allo stesso tempo per favorirne la diffusione. Senza la severa blindatura prevista dal diritto d'autore.

"Alla fine del 2003 il dipartimento di scienze giuridiche di Torino e l'Istituto di elettronica e di ingegneria dell'informazione del Cnr (Ieiit) hanno sottoscritto un'intesa con la Creative Commons assumendosi l'incarico di tradurre e adattare le licenze all'ordinamento giuridico italiano. Dopo un anno di lavoro, adesso, sono disponibili in Rete per gli utenti italiani", spiega Juan Carlos De Martin dell'Ieiit.

Le nuove licenze sono sei. La prima prevede l'obbligatorietà di citare sempre il nome dell'autore dell'opera; la seconda sancisce il divieto di fare un uso ai fini di lucro del lavoro; la terza licenza aggiunge il divieto di modificare l'originale; la quarta consente la commercializzazone dell'opera presa da internet e la produzione di opere derivate; la quinta e la sesta contemplano che se si modifica un'opera, bisogna poi farla circolare con la stessa tipologia di licenza dell'originale. La sesta aggiunge anche il divieto di fare del prodotto un uso commerciale. Neonata in Italia, la tutela offerta delle Creative Commons è utilizzata in America dal Mit che rilascia in rete ampi stralci del suo materiale didattico. E anche in Inghilterra, la Bbc ha annunciato di volerle utilizzare per diffondere il suo archivio del materiale audiovisivo.

"In futuro - continua De Martin - prevediamo di marcare elettronicamente le versioni digitali di opere creative. In questo modo un motore di ricerca sarà in grado di selezionare i file con licenza Creative e l'utente potrà, quindi, regolarsi per il loro utilizzo".

Allo stesso modo l'utente potrà conoscere i diritti associati alle pagine web, che incontra navigando su internet, o ai file audio-visivi a cui accede in modalità "streaming". Per quest'ultima applicazione, il Cnr ha sviluppato un software l'Open Media Streaming Project, che consente al navigatore di sapere se un file audio o video è marchiato con licenza Creative Commons.

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