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Mercato del lavoro o mercato delle prese per il sedere?


TonyH

Messaggi Raccomandati:

Paola Filippini scrive sulla sua pagina facebook
[…]

Lui:“dove vivi?”

io: “risiedo a Mestre”

Lui:“..mi serve l'indirizzo preciso”

io: “sono certa di averlo già scritto nel mio C.v.” sorrido educata.

Lui:“mi serve questa informazione di nuovo” (seccato)

io: “va bene, via ***”

Lui:“ok. Stato civile?”

io: “in che senso?” (oh no, sento già lo stomaco chiudersi)

Lui:“sei sposata? Convivi? Hai figli?”

Respiro “E' necessario che io risponda a questa domanda?”

Lui:“si, è necessario” (si sta agitando)

io: “posso non rispondere”?

[…]

ma poi la colpa è della teoria gender :azz:

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No, l'idiota è lei perché si rifiuta di rispondere alle domande che le vengono fatte e polemizza sulla loro utilità. Io mi sono fermato a questa parte:

«Io: “mi può fornire almeno una spiegazione?” (cerco di insistere)

Lui: “Devo sapere se sei sposata e se hai figli, perché questo determina la tua disponibilità lavorativa”

Io: “mi scusi Dottore, ritengo che la mia disponibilità lavorativa esuli dalla mia condizione privata. Se vuole sapere quanto e quando posso lavorare, mi può semplicemente chiedere qual'è la mia disponibilità oraria”»

A questo punto lei era già stata congedata e nessuno aveva parlato di figli. Non so in quale punto del racconto sono stati citati e non me ne frega. Il fatto è che lei rifiutandosi di rispondere alle domande fattele, ha di fatto distrutto tutte le sue possibilità di assunzione e dal tono del racconto si direbbe che attribuisce al datore di lavoro la colpa di ciò.

Non è lei che deve decidere quali domande possono esserle fatte, quali sono pertinenti. Lei deve rispondere, cercando di convincere il datore di lavoro che lei è la persona indicata per il posto. Ma se si rifiuta di rispondere alle domande, che immagine da di se?

Quella di una persona polemica, che non sa rispettare i rapporti gerarchici che esistono in ogni posto di lavoro, che ha qualcosa da nascondere… Insomma dà l'immagine della persona che non solo non è affidabile, ma che può anche causare problemi e pertanto è logico che non venga assunta.

Percui può evitare d'incolpare gli altri per le conseguenze delle sue azioni. Il selezionatore sarà stato anche uno schifo d'uomo, ma è lei che ha fatto fallire il colloquio di lavoro.

Modificato da EC2277
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Il datore e' stato un perfetto cretino,ma non mi sembra che ci sia nulla di male a fare una domanda del genere,non le ha mica chiesto di andare a letto con lui.Adesso non esageriamo anche nel senso opposto,ha salvato la dignita',ma ha perso un probabile lavoro.

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In tutti i colloqui viene, a chiunque, chiesto lo stato civile e penso sia giusto. Questa persona parte con il pregiudizio che tutti discriminino è la classica femministoide alla quale non si può chiedere nulla... a me hanno fatto le domande più specifiche ed anche imbarazzanti per capire se facessi per loro ed è giusto, uno di una dipendente come questa non se ne fa nulla, ti fa polemica alla prima domanda, ma vaffanculo fuori di qui subito, poi la domanda torno a dire te la fanno ovunque...

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quindi l'idiota è lei e non il datore di lavoro che ti discrimina se hai figli?

bene

lavoro saltuario (cito) e importa se hai figli o no? (non dovrebbe importare comunque, ma così ancora meno) ..non vedo il nesso logico.

lui (del racconto) è un cretino e un maleducato (mezz'ora di ritardo e ci si scusa eccome, ma veramente a capo chino, il resto è anche peggio).

ma il maglione verde lega è un bel pregiudizio .....se era rosso era comunista e nero fascista? buono a sapersi :pen:

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Cioè il datore di lavoro è uno "stronzo leghista" prima di cominciare per una maglia/maglione verde, che peraltro metto pure io che sono targato LT, poi è lui quello che ha pregiudizi, ammazza che storia... l'unico errore di quel signore è non aver avvisato del ritardo. Quella meglio che non faccia nulla prima di cambiare testa

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