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Il futuro dei siti produttivi Stellantis


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Non vedo chi ha scritto queste cose nei post mah!!!

Non prendiamoci in giro.

La tua tesi è quella della dismissione di FIAT in Italia.

Ogni qual volta si elencano a te e al tuo amico pittore gli investimenti, anche recenti, di FIAT in Italia, o fate finta di niente o tentate di derubricarli a minuzie.

In altre parole decidetevi: o FIAT in Italia continua ad investire oppure no. E se non investe, come voi sostenete nonostante i numerosi esempi contrari che vi abbiamo fatto, allora che se ne vadano pure, giusto? Tanto, come vi piace sottolineare, per noi la loro presenza non è un vantaggio ma un costo visto che ci cucchiamo i loro millemila dipendenti in CIG.

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

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Non prendiamoci in giro.

La tua tesi è quella della dismissione di FIAT in Italia.

.

Ognuno ha la sue tesi, la mia non è quella che scrivi tu per me-:), nè di certo quella del NON prodotto e del meno facciamo più ci guadagnamo.

Ripeto spero e penso che oggi almeno per mirafiori ci sia qualche chiarimento sono positivo in merito;)

Senza cuore saremmo solo macchine.......

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Per le fabbriche l'ipotesi prepensionamenti - Corriere.it

Io non so perché si focalizzano su Cassino. Cassino ha la Giulietta, quindi per altri 4 anni sanno cosa fare. Mi preoccuperei di più di Melfi con una GPunto a fine carriera della quale non si sa ancora niente, oppure di Mirafiori nel caso in cui decidessero di dirottare i SUV in Serbia.

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Per una beffarda coincidenza, proprio quando la FIAT era nelle condizioni di poter cominciare ad investire pesantemente nel rinnovo della gamma, è scoppiata la crisi nella quale ci stiamo dibattendo.

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

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a parte le battute, qui spesso si confonde la produzione industriale italiana col successo del made in Italy tout court: il punto è che la grande e riconosciuta fama internazionale di stile ed anche qualità ed eccellenza del made in Italy riguarda più la produzione artigianale o semi-artigianale che quella di grande industrie: è noto, ad esempio, che tanti telaisti di biciclette da corsa di grande qualità artigianale vendono oltre il 90% della produzione all'estero e sono persino poco noti nel loro Paese; idem per non poche aziende del settore alimentare e della stessa meccanica. Questo riconoscimento, che oggi vale ancora per una Ferrari, si è notoriamente perso nel tempo per i marchi nobili Alfa Romeo (in passato quello che ha sempre venduto di più all'estero) e Lancia mentre non è mai stata una caratteristica di Fiat, anche per la dimensione assolamente popolare del suo pubblico: mi sembra quindi sballata un'intervista letta oggi dell'ing. De Benedetti al Sole (magari poteva spiegarci qualcosa sull'Olivetti ma al solito il giornalista si dimentica le domande essenziali) dove invita a produrre in Italia per motivi che non possono trovare ingresso nella realtà dimensionale di Fiat.

Su una cosa ha però perfettamente ragione e su questo Marchionne mi sembra poco difendibile: se lui stesso, come peraltro molti analisti, immagina la ripresa nel 2014, deve investire ora, non certo nel 2014 stesso e, comunque, di questo passo, la rete vendita se la trova semplicemente saltata.

E' altresì vero che con la 500L potrà essere profittevole col costo di produzione serbo ma è noto che la manodopera incide solo sull'8 % del costo, quindi la verità è che l'operazione Serbia trova convenienza negli aiuti governativi: sotto quest'aspetto qualcosa per farla a Mirafiori si poteva anche immaginare.

Però così non può essere per una Viaggio: non vedo quale mercato, pur non brutta, potrebbe trovare qui un'auto che assommerebbe due identità non sinonimo di qualità come il marchio Fiat ed il made in China: poi magari sarà anche al livello di una VW ma vallo a far capire...

E così, francamente non comprerò una Giulia prodotta negli USA perché semplicemente non esiste che il marchio più italico per eccellenza neppure immagini di assemblare le versioni europee della berlina italiana per definizione in Italia laddove, se la si vuole pensare di successo, almeno 50k pezzi annui in Europa li dovrà piazzare (la 159 arrivò a 70k).

insomma, se Marchionne tira la corda sull'impossibilità di produrre in Italia potrebbe anche trovarsela spezzata con la scomparsa dal mercato europeo (che è in larga parte per lui quello italiano) in pochi anni.

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