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Bertone verso il salvataggio?


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Rossignolo furioso

"Vergogna, faccio dieci passi indietro"

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B. MIN.

TORINO

«Di fronte a certi comportamenti, da capitalista convinto dico che concordo con l’esproprio proletario». Il tono è tranquillo, ma Gianmario Rossignolo è furibondo: «Non ci si comporta così, vorrei sapere chi è che consiglia quella signora la quale si pentirà amaramente delle cose che ha detto. Ho fatto tanti mestieri, ma non ancora lo psichiatra. A questo punto faccio non uno, ma dieci passi indietro. Mi dispiace solo per quei poveretti degli operai». Rossignolo ha appreso dai giornali la notizia dell’entrata in scena di Domenico Reviglio e il voltafaccia di Lilli Bertone. «Avevo lasciato la signora a Roma al ministero dove avevamo concordato un percorso per la trattiva. Sono andato a Detroit, torno ed ecco la sorpresa. Una cosa inaudita: dice che non ho la copertura finanziaria? Ma per carità, è lei che deve coprire il buco che ha creato. Io ho Meliorbanca che dà tutte le garanzie del caso. Ma è inutile parlarne ancora».

da lastampa.it

Rossignolo furioso "Vergogna, faccio dieci passi indietro" - LASTAMPA.it

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aggiornamento di stamattina

Bertone, le figlie contro la madre

Contestata la vendita a Reviglio:

la vedova avrebbe dato

loro informazioni errate

BEPPE MINELLO

TORINO

Se sul piatto non ci fosse il futuro di 1.300 famiglie, la vicenda Bertone sarebbe una farsa. Lettere misteriose che compaiono e scompaiono, liti in famiglia con le figlie di Lilli Bertone che si rivolgono agli avvocati per contestare le decisioni della madre, imprenditori senza volto, banche innominabili: non manca nulla perché i lavoratori della storica azienda che ieri sera in piazza Castello, scandendo slogan e mostrando striscioni («Lilli-Reviglio stop agli intrugli»), hanno seguito l’esordio del nuovo pretendente della Bertone, appunto Domenico Reviglio, vivano con preoccupazione queste giornate. Esordio avvenuto di fronte a Regione, Comune e Provincia, ai quali Reviglio ha illustrato il suo piano di rilancio della Bertone con risultati però, tragicomici.

Agli allibiti Paolo Peveraro («Ho udito cose sconvolgenti»), Angela Migliasso, Tom Dealessandri e Lucia Condello, Reviglio ha spiegato di essersi fatto avanti, nonostante il piano di Gianmario Rossignolo, «perché, come voi sapete, quella trattativa non era esclusiva e la cassa integrazione sarà comunque concessa alla Bertone. O no?». «No. Due volte no», gli ha risposto il vicepresidente della giunta regionale, Peveraro. «Ma la signora Lilli mi ha fatto vedere copia di una lettera, consegnata anche a voi il 28 dicembre durante l’incontro al ministero, che dice queste cose...», ha replicato uno stupito Reviglio. «Senti Castano, tu che sei il segretario del sottosegretario Gianni - ha subito telefonato a Roma, Angela Migliasso - hai mai visto questa lettera?». «No, mai - è stata la risposta dalla capitale - Conosciamo Reviglio perché lui, come altre aziende, tra le quali una della Cina, tempo fa ha presentato una manifestazione d’interesse per la Bertone e stop». Gelo in sala.

Ma le sorprese non sono finite lì. L’altro punto dolente della vicenda riguarda la proprietà della Bertone e di conseguenza chi ha diritto a vendere e comprare. L’opzione a cedere l’azienda firmata da Lilli Bertone a favore di Reviglio riguarda tutte le quote in possesso dell’anziana vedova relativamente alla Bertone spa, alla controllata Bertone Carrozzerie «compreso il Centro stile che è una società indipendente dalla capogruppo - ha spiegato Peveraro - Resta fuori solo la Glass, una società minore. Che cosa è nella piena proprietà della signora non è dato sapere. Ci sono però divergenze». Peveraro si riferiva al fatto che le figlie Bertone, Barbara e Marie Jean, di 40 e 44 anni, si sono rivolte agli avvocati per contestare le mosse della madre. Stamane, prima che Reviglio incontri i sindacati per spiegare loro il suo piano e ottenerne l’appoggio, la famiglia Bertone al completo, cioè madre, figlie e i cugini Gracco De Lay, tutti detentori di quote della Bertone, sono stati invitati in piazza Castello: «Vorremmo che tutti avessero consapevolezza di ciò che sta accadendo».

Strada che vede come primo problema la concessione di un paio di mesi di cassa integrazione extra rispetto a quella terminata il 31 dicembre e che se non venisse concessa lascerebbe senza stipendio i 1.300 dipendenti. O in balìa della sola Bertone la quale è vero che rischia il fallimento (l’udienza in Tribunale è a fine mese) ma è sostanzialmente sana: i suoi debiti, una quindicina di milioni, sono tutti nei confronti dei dipendenti, ma nulla deve, ad esempio, al mondo creditizio. Sobbarcarsi un paio di mesi di stipendio in attesa che venga accolto il piano prima di Rossignolo e ora, chissà, di Reviglio, la manderebbe a carte quarant’otto. «Non ci sono preclusioni - ha detto il ministro Damiano - ma tutto dipende dalla serietà del piano industriale».

da lastampa.it

Bertone, le figlie contro la madre - LASTAMPA.it

La mia impressione è che faccia gola il marchio... stop.

Ieri sera hanno intervistato Reviglio al TGR, alla domanda sul futuro della Bertone e sulle sue strategie per rilanciarla ha risposto che sostanzialmente la Bertone si rilancia da sola....

Quindi ieri nell'incontro con le autorità non so che piano industriale abbia presentato...

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Un articolo del sole24ore che illustra il piano Reviglio

Bocciato il salvataggio Bertone

di Paolo Bricco

4 gennaio 2008

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Domenico Reviglio, l'imprenditore che attraverso il gruppo Keiber detiene una opzione di acquisto sulla maggioranza del gruppo Bertone, cerca consenso intorno al suo progetto. Nella politica e fra i sindacati. Anche se, ieri, per lui le cose non si sono messe proprio benissimo.

Prima di tutto, ha avuto un faccia a faccia con Paolo Peveraro, vicepresidente della Regione, e con l'assessore al Lavoro Angela Migliasso, per illustrare il piano industriale. Che Peveraro e Migliasso, alla fine dell'incontro, hanno definito, alla lettera, «molto chiacchierato e poco supportato». Il progetto di Reviglio, secondo quanto riferito dagli amministratori regionali, è basato sulla creazione di una holding in cui confluiranno le attività di carrozzeria, dello stile e della produzione. La newco vedrà la partecipazione per il 30% circa anche dell'attuale presidente dell'azienda torinese, Lilli Bertone. L'iniziativa, sotto il profilo industriale, prevede 153 milioni di euro di investimenti finanziati per circa 50 milioni dai soci che intendono acquisire l'azienda e per il resto dalle banche, con una ipotesi di risanamento che vedrebbe il rientro di 250 dipendenti nel 2008 e degli altri 1.050 nei successivi tre anni. Non solo: grazie a 200 nuove assunzioni, il personale salirebbe addirittura fino a 1.500 addetti. A detta degli amministratori regionali, a tutto questo mancano però solidi elementi di sostegno, come contratti e accordi. Tuttavia, Reviglio non molla e sta tentando di corteggiare anche i sindacati. «Vogliamo illustrare nel dettaglio i nostri piani alle organizzazioni dei lavoratori - fanno sapere fonti a lui vicine - : le incontreremo sabato o, al massimo, all'inizio della prossima settimana». Una mossa, di tono concertativo, che è successiva allo scetticismo finora provocato, non solo nella politica ma anche nel sindacato, da un progetto di acquisizione gradito a Lilli Bertone, moglie del noto carrozziere Nuccio scomparso dieci anni fa, ma osteggiato dalla figlia Barbara. Una iniziativa che ha peraltro fatto cadere il piano predisposto dall'ex manager Fiat e Telecom Gianmario Rossignolo. L'eliminazione di quest'ultimo dalla scena ha cambiato la road-map tracciata anche da sindacati e da governo. Il ministro del Lavoro, il torinese Cesare Damiano, che ieri era a Torino per i funerali di Giuseppe Demasi, l'ultima vittima dell'incidente alla ThyssenKrupp, ha voluto avere informazioni di prima mano in un incontro informale in prefettura con sindacati e rappresentanti regionali: «Avevamo pensato che si fosse trovata una soluzione per l'azienda e i lavoratori - dice Damiano a proposito della vecchia ipotesi Rossignolo - . Adesso si ricomincia da capo con tutti gli elementi di incertezza che ne conseguono». E, così, soltanto il completamento del passaggio di proprietà a Reviglio farebbe scomparire la mannaia dell'udienza al tribunale fallimentare del 24 gennaio. Comunque nel sindacato torinese continua a prevalere lo scetticismo. «Ci vogliono vedere? - dice Giorgio Airaudo, segretario della Fiom di Torino - sappiano che per noi un incontro privo di numeri, progetti, brevetti, nomi di clienti e committenti sarebbe soltanto all'insegna della cordialità. Le idee di Reviglio, ad oggi, ci appaiono fragili. Almeno, quando il 28 dicembre scorso ci siamo incontrati ai ministeri dell'Industria e del Lavoro per discutere della proroga della cassa integrazione dei 1.300 lavoratori di Bertone, avevamo in mano sessanta pagine preparate da Rossignolo. Certo, potevano esserci aspetti criticabili. Ma la solidità era ben diversa». Ora il primo problema è la sorte dei cassintegrati. Oggi in Regione i sindacati, i rappresentanti legali dell'azienda e i vertici regionali avrebbero dovuto firmare il prolungamento della cassa integrazione. Che, però, era stato concepito in funzione delle trattative fra la famiglia Bertone e Rossignolo. L'incontro ci sarà. «Ma a questo punto, senza un vero e proprio piano - dice Airaudo - per noi sono venute meno le condizioni per un altro periodo di cassa». E, così, i dipendenti potrebbero tornare a carico dell'azienda.

In ogni caso, l'appuntamento di questa mattina in Regione a Torino si terrà. E dovrebbe essere cruciale: ci saranno Lilli Bertone e le figlie Barbara e Marie-Jeanne, che dovranno sciogliere le riserve sulla loro posizione di azioniste finora divise. Poi, ecco i sindacati. Insomma, si profila qualcosa di simile a uno showdown.

da ilsole24ore.com

Bocciato il salvataggio Bertone - Il Sole 24 ORE

l'epilogo di stamattina:

Bertone, salta la deroga

alla cassa integrazione

Salario dei dipendenti a carico dell'azienda

TORINO

La deroga per due mesi della cig, scaduta il 31 dicembre scorso, per i 1300 dipendenti della Bertone, non sarà approvata.

E' il risultato degli incontri tra la proprietà, le istituzioni regionali e il possibile acquirente della Bertone, Domenico Reviglio, svoltisi questa mattina a Torino.

L’azienda, dunque, a partire dal 1 gennaio scorso, ha in carico tutti i lavoratori a stipendio pieno.

Inoltre è stato stabilito che il 9 gennaio prossimo avverrà, sempre presso la sede della Regione Piemonte, un incontro tra i rappresentanti sindacali, Reviglio, che ha firmato un’opzione per l’acquisto della società con la signora Lilli Bertone, e i vertici regionali per chiarire sia gli assetti proprietari, sia la documentazione necessaria per il passaggio della proprietà.

lastampa.it

Bertone, salta la deroga alla cassa integrazione - LASTAMPA.it

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IMHO per quello che leggo non mi sembra nulla di chè come piano (poi qulla riassunzione entro 3 anni mi sa tanto di sparata), cioè alla fine ci sarebbero ipotetici finanziamenti esterni ma nulla di nuovo come gestione dell'azienda, probabilmente mancano tutti i particolari, ma data la situazione non capisco perchè non sono stati dati alla stampa anche per avere un supporto più ampio dai lavoratori e dai politicanti.

Politicanti che si devono essere stancati visto la non deroga della cassa integrazione.

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IMHO per quello che leggo non mi sembra nulla di chè come piano (poi qulla riassunzione entro 3 anni mi sa tanto di sparata), cioè alla fine ci sarebbero ipotetici finanziamenti esterni ma nulla di nuovo come gestione dell'azienda, probabilmente mancano tutti i particolari, ma data la situazione non capisco perchè non sono stati dati alla stampa anche per avere un supporto più ampio dai lavoratori e dai politicanti.

Politicanti che si devono essere stancati visto la non deroga della cassa integrazione.

Diciamo che per come viene gestita questa situazione dalla proprietà non mi stupisce che la Bertone stia andando dal culo.

Comunque in realtà nessuna decisione definitiva è ancora stata presa dalle autorità, tutto è stato rinviato ad un altro incontro del 9 gennaio per dare tempo alle parti coinvolte di chiarire alcuni aspetti, due in particolare:

1. Se Reviglio vuole la deroga alla cassa integrazione deve presentare un piano industriale più dettagliato e soprattutto documentato

2. Deve essere chiarito chi ha titolo di cedere le quote di maggioranza della Bertone, la Sig.ra Lilli o la/le figlie

vedremo...

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BERTONE: PRESIDENTE LILLI SOSPENDE FIGLIA BARBARA DA INCARICO

(Adnkronos) - Prosegue a colpi di azioni legali la battaglia all’interno della famiglia Bertone per decidere il futuro del gruppo di Grugliasco. Lilli Bertone, presidente dell’omonima Carrozzeria, ha disposto, con effetto immediato, la sospensione cautelativa dal servizio della figlia, Barbara, in qualita’ di dirigente dell’azienda. Lo comunica una nota della societa’ in cui si precisa che ’la misura, che fa seguito alla revoca di tutte le procure operative come direttore generale, e’ stata assunta per il grave comportamento della dottoressa Bertone, in deciso conflitto di interessi e in aperto contrasto con le strategie di rilancio industriale intraprese dalla presidenza’.

Ieri, con una nota dell’avvocato Carlo Tabellini, Barbara Bertone aveva comunicato che il 17 dicembre scorso i soci della societa’ semplice Nube, azionista di maggioranza di Bertone spa, hanno revocato a Lilli Bertone i poteri di amministrazione di cui disponeva per effetto dei patti sociali. La nota, pertanto, precisa che Lilli Bertone ’e’ attualmente priva dei poteri gestionali di cui in recenti suoi comunicati ha affermato di volersi avvalere e per questo e’ stata diffidata dal porre in essere atti di disposizione delle azioni di Bertone spa appartenenti a Nube’.

BERTONE, I LAVORATORI IN FABBRICA MA IMPIANTI FERMI

(Agi) - Si sono riaperti i cancelli dello stabilimento di Grugliasco, oggi, per i 1.300 dipedenti della Bertone, la cui cassa integrazione e' scaduta il 31 dicembre scorso e dal 2 gennaio nuovamente a carico dell'azienda. I lavoratori sono stati fatti entrare nella sala mensa e non nel reparto produttivo, dove le linee sono ferme da tempo per mancanza di commesse. I dipendenti hanno, quindi, compilato un foglio, controfirmato dall'azienda, con il quale si mettono a disposizione della Bertone.

Da parte sua la proprieta' in un comunicato consegnato alle Rsu auspica che sia raggiunta un'intesa, che consenta la proroga della cassa integrazione nell'incontro, convocato il prossimo 9 gennaio, in regione, al quale saranno presenti i sindacati e Domenico Reviglio, l'imprenditore torinese a cui Lilli Bertone ha concesso un'opzione di acquisto.

"quello che della valle spende in 1 anno di ricerca io lo spendo per disegnare il paraurti della punto." Cit.

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  • 4 settimane fa...

Marchionne è stato uno stupido a non voler trattare con la sig.ra Lilli.

Lui ha solo perso tempo a prendere tre lauree ed è uno stupido a passare 18 ore in giro per lavoro e riunioni accordi e altre perdite di tempo simili...

Povera Fiat!

Sono sicuro invece che la Bertone grazie alla sig.ra Lilli diventerà una grande azienda...

ANDREA ROSSI

TORINO

Il portoncino basso si scosta appena, quando sono da poco passate le otto del mattino. Via libera. Tutto intorno ci sono auto parcheggiate, qualcuna con il motore acceso: fa freddo, occorre scaldarsi un po’. È un attimo: spengono, escono svelti, s’infilano dentro l’uscio e spariscono. È una processione fatta di gente che arriva decisa, senza esitazioni, suona, entra e si prepara a trascorrere la giornata in anticamera. Sperando di ritrovarsi almeno per una manciata di minuti di fronte a Giuditta. E fa effetto pensare che, forse, le sorti della Bertone negli ultimi tempi si sono decise anche qui, ai piedi della collina, in via Moncalvo, al cospetto di Giuditta Miscioscia. Cartomante, sensitiva, amica intima e assistente di Gustavo Rol, volto conosciuto delle televisioni private piemontesi. La vulgata racconta che sia stata lei a organizzare la seduta spiritica che ha definitivamente consacrato Vito Gianfranco Truglia a reincarnazione di Nuccio Bertone, convincendo la vedova Lilli a seguirne ogni mossa, ad assecondarne ogni intenzione, fino a far naufragare tutte le trattative, ultima quella con Domenico Reviglio. Il campanello è anonimo, la palazzina a due piani elegante. Niente nomi, solo una fotocellula. Da dentro controllano chi suona, però lasciano passare chiunque. Si entra, subito una rampa di gradini e, in punta, due signore, aria guardinga e aspetto da perpetue. Però gentili. Dietro loro ne spunta una terza, bionda, più giovane. Quelli che entrano - i clienti, anche se loro odierebbero essere chiamati così - spesso sono assidui frequentatori della casa. Non è facile trovarla, Giuditta Miscioscia: nessun numero di telefono, nessun annuncio. Bisogna conoscere un suo «fedele».

Si salutano, quasi con confidenza, si chiamano per nome. Non hanno bisogno che qualcuno indichi loro la via. I novizi sì. «Desidera? Un consulto? Prego, di qua, si accomodi». Pochi passi più in là un’anticamera conduce a due salottini: uno per chi fuma, uno per tutti gli altri. Sono pieni, ed è quasi pieno pure il terzo che si apre sulla destra, a fianco di una finestra che dà sul giardino interno dove una statua di padre Pio guarda questo popolo che aspetta.

Guiditta Miscioscia è una donna alta e magra, massa di capelli biondi. Si materializza che sono più delle nove e mezza: sbuca da una porta e il primo della fila si alza per seguirla nel suo studio. Comincia la processione. Mormorio dentro i salottini, gente seduta e gente in piedi. Qualcuno si avvicina a un tavolino e si serve: caffè o acqua minerale. Sessanta persone, e ne arrivano ancora.

Il popolo di Giuditta Miscioscia è vario, ma tradisce un certo benessere. Signore distinte, uomini dall’aspetto altero. Il popolo di Giuditta, soprattutto, si arma di pazienza. Sacrifica una giornata per un attimo d’attenzione. Arrivano all’alba per essere i primi della fila, si fermano fino a tarda sera pur di non tornare a casa senza un responso.

Tanti giovani, soprattutto ragazze. Una ha da poco aperto un salone di bellezza e spiega lapidaria: «Le cose non vanno bene». Un’altra ha l’aria di chi trascorre spesso le ore nei salottini di via Moncalvo. «Difficile che ti dedichi più di cinque minuti. L’attesa è sfinente: sei, anche otto ore, certe volte dodici». Viene da chiedersi il perché di sacrifici così profondi. Risposta secca: «Ti dà sicurezza: le basta un’occhiata per capire tutto», spiega una signora sulla sessantina, vent’anni di onorata fedeltà.

Non hanno dubbi, loro. Incrollabili, seguono il flusso di ogni suo sospiro: «È lei a decidere tutto. Quando presentarsi e quanto spesso». Intere generazioni - padri, madri e figli - hanno consumato le loro giornate aspettando in via Moncalvo. Cinque minuti, se va bene.

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