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Ferrari: filosofia sulla storia, sul brand, sulla Scuderia, sui modelli e sullo sviluppo


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Inviato
14 minuti fa, A.Masera scrive:

Capisco il riferimento educativo, ma siamo onesti: questa non è la storia di un bambino che deve imparare a non mollare davanti alle difficoltà. Questa è la storia di un colosso come Ferrari che da vent’anni si ostina a restare in Formula 1 raccogliendo delusioni, mentre tutto intorno evolve e loro restano bloccati in un loop sterile di aspettative tradite.

 

pensa, l'avessero fatto nel 95 non avremmo mai avuto il ciclo di vittorie di Shumacher. 

Se aziendalmente c'è sempre un ritorno fai più bella figura a vincere perseverando nei periodi bui piuttosto che andartene e "riapparire" quando le cose girano per il verso giusto.

Di costruttori del genere la F1 ne è piena, ma guarda caso nel bene o nel male si ricordano sempre le sole scuderie sempre o quasi presenti.

 

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Inviato
1 ora fa, Albe89 scrive:

 

pensa, l'avessero fatto nel 95 non avremmo mai avuto il ciclo di vittorie di Shumacher. 

Se aziendalmente c'è sempre un ritorno fai più bella figura a vincere perseverando nei periodi bui piuttosto che andartene e "riapparire" quando le cose girano per il verso giusto.

Di costruttori del genere la F1 ne è piena, ma guarda caso nel bene o nel male si ricordano sempre le sole scuderie sempre o quasi presenti.

 

 

Io non ho una mentalità sportiva, non nel senso classico almeno. Non guardo alla questione da tifoso o da romantico della bandiera. La guardo da un punto di vista aziendale, freddo se vuoi, ma concreto. E da questo punto di vista, continuare a investire centinaia di milioni all’anno in un progetto che non porta risultati da decenni, in un mercato che ormai restituisce più imbarazzi che prestigio, per me è semplicemente un investimento a fondo perduto.

 

Nel '95 hanno insistito ed è arrivato Schumacher? Vero. Ma oggi siamo nel 2025, e il contesto è totalmente diverso.All’epoca c’erano meno vincoli regolamentari, più libertà tecnica, un ambiente ancora fluido. Oggi la F1 è un sistema chiuso, politico, dove per vincere serve essere dentro certi meccanismi. E Ferrari, per quanto leggendaria, in questo sistema sembra fuori fase da troppo tempo.

 

Insistere sempre e comunque non è sinonimo di valore. A volte è solo un modo elegante per non ammettere che si sta sbagliando tutto. In qualunque altro settore, un business che da vent’anni non porta risultati concreti, ma solo spese, cambi di dirigenza e fallimenti di progetto, verrebbe ridimensionato, ristrutturato o chiuso: capisco che la F1 sia una vetrina. Ma una vetrina che non converte in risultati, in immagine, in vantaggio competitivo, prima o poi diventa solo un costosissimo specchio delle tue mancanze. Se sei sempre lì ma non vinci mai, non sei un simbolo di continuità. Sei un monito di come la grandezza, se mal gestita, può diventare caricatura.

Quindi sì, non ragiono da “sportivo”. Ma da fuori, proprio perché non ho il paraocchi del tifo, vedo con più chiarezza un’azienda bloccata in un progetto che oggi, realisticamente, non le sta rendendo.

 

Io credo che nulla sia eterno, tutto evolve e nulla si distrugge, le competenze dalla F1 possono tranquillamente essere trasferite in altri campionati.

Inviato (modificato)
8 ore fa, A.Masera scrive:

 

Premessa doverosa: di Formula 1 ne capisco poco o nulla, quindi potrei dire qualche castroneria. Ma da osservatore esterno, forse proprio per questo, ho un punto di vista più “disincantato”.

 

Leggo spesso che “la F1 è sport”. Mah. Per me, lo sport è soprattutto competizione tra individui o squadre dove a fare la differenza sono la prestazione fisica, mentale e la capacità di adattamento. In F1 invece, al netto del talento del pilota, mi pare che il tutto si riduca a un’esibizione tecnica sempre più regolamentata, incatenata, in cui la vera innovazione è frenata da vincoli normativi che limitano pesantemente lo sviluppo. È più una corsa di ingegneri che di atleti.

 

Ora, capisco che la Ferrari abbia costruito parte del proprio mito grazie alla F1. Ma a un certo punto bisogna fare i conti con la realtà: decenni di promesse, proclami e rivoluzioni mancate stanno logorando l’aura del Cavallino. Per un marchio che vive di immaginario legato alle prestazioni e all’eccellenza tecnica, continuare a “partecipare” senza vincere rischia di diventare un boomerang. La narrazione romantica della Ferrari che lotta sempre e comunque ha senso solo se ogni tanto vinci.

Soprattutto quando ti ritrovi superato da un team nato dal marketing di una bibita energetica. Questo, a livello di immagine, pesa. Tantissimo.

 

Se fossi nei vertici Ferrari, inizierei a valutare seriamente un ritiro strategico dalla F1. Concentrarsi su competizioni dove si può vincere (vedi il ritorno trionfale nel WEC) potrebbe avere un impatto mediatico più positivo di anni passati a rincorrere risultati che non arrivano. Fermarsi, ricostruire, e magari tornare in grande stile solo se le condizioni – tecniche, politiche e sportive – lo permettono davvero.

 

Come diceva un certo Marsellus Wallace in Pulp Fiction:

"È l’orgoglio che ti frega. L’orgoglio fa solo male... ti fa fare cose stupide."

Forse è il momento di mettere da parte l’orgoglio, raccogliere i cocci e pensare al futuro con lucidità.

 

 

Infatti Marcellus Wallace stava corrompendo un atleta per truccare un incontro di pugilato ;)

Uno così fa bene a mettersi l'orgoglio in saccoccia.

 

Al di là della citazione cinefila, capisco le obiezioni che poni, e in parte le condivido.

Che la F1 sia diventata in gran parte questa roba qui, è pacifico:

 

Cita

In F1 invece, al netto del talento del pilota, mi pare che il tutto si riduca a un’esibizione tecnica sempre più regolamentata, incatenata, in cui la vera innovazione è frenata da vincoli normativi che limitano pesantemente lo sviluppo. È più una corsa di ingegneri che di atleti

 

Così come condivido che la Ferrari dovrebbe, come in passato, infilarsi ovunque si corre e ci si sorpassa, senza vincolare troppo la sua immagine alla sola Formula 1. Non perché altrove si può vincere e qui no, ma perché Ferrari significa correre nel senso più ampio e nobile del termine.

Qui qualcosa si sta vedendo. Il ritorno al WEC è stato una mossa eccellente, sia per l'evento in sé, sia perché in questo modo l'azienda ha potuto trattenere il personale che - causa budget cap - non poteva più utilizzare in F1.

 

Ma tornando alla presenza in F1, la Ferrari fa bene a restarci proprio perché ha dietro un popolo che la sostiene contro tutto e malgrado tutto.

E' una squadra che tifano in molti, ma è pure un sistema che cerca di sopravvivere ai cicli e alle epoche. E' una scommessa sul fatto che il motorsport alla sua più alta espressione possa ancora trovare terreno fertile in provincia di Modena, e quindi in Italia, contro la "comodità" dei fatti che la vorrebbe trasformare in un campionato inglese.

Modificato da Yakamoz
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Inviato (modificato)
On 05/05/2025 at 14:25, Osv scrive:

Se si vuole vincere secondo me andrebbe aperta una succursale di Maranello in UK, ...

Già fatto, ha fatto affondare la Scuderia per anni e quasi fatto fallire l'azienda.

 

No, grazie.

 

Senza contare il danno d'immagine.

 

La Racing Bulls ha uffici in UK e arriva ultima.

 

Il problema non è quello.

 

Concordo con Masera, se non si capisce il problema e lo si risolve, meglio chiudere baracca e concentrarsi su altro.

 

E concordo anche con chi dice che la Ferrari potrebbe vivere tranquillamente senza la F1, campionato in crisi con un pubblico dimezzato rispetto a 20 anni fa.

Modificato da LUCAFUSAR
Inviato

Immagino che sappiate tutti che a un team storico come la Ferrari, un ritiro improvviso dal mondiale di Formula 1, fra penali da pagare alla FOM e agli sponsor, costerebbe una cifra vicina al mezzo miliardo di euro. Senza contare le incalcolabili ricadute negative sull’immagine per essersi ritirata da perdente da uno sport che ha praticamente contribuito a fondare. Poi per divertirci a discutere possiamo anche parlare di ritiro, ma è evidente che non è un’opzione praticabile.
Per me, e lo dico da tempo, l’unica possibilità di uscire da questo loop infernale di umilianti sconfitte è quella di rifondare completamente la squadra, però partendo dal presidente e dall’amministratore delegato, ma purtroppo anche questo, ragionando razionalmente, non è che qualcosa che può verificarsi a breve termine. Io sono già rassegnato a non vedere la Ferrari vincere in Formula 1 per i prossimi quattro o cinque anni, a meno di miracoli. Però sono un materialista storico, quindi non credo nei miracoli. 

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