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Il futuro dei siti produttivi Stellantis


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e non sono sulle spalle del pubblico....ma ragazzi...la CIG la paghiamo noi eh....

Ma ha ragione TONI, non li puoi spacciare come assunti nuovi di pacca. Chiariamo una cosa: prima Marchionne, con indosso il pulloverino "Pomigliano" mette quella gente in Cassa, poi lo stesso Marchionne, indossato il pulloverino "Fabbrica Italia", prende quelle stesse persone dalla Cassa.

In termini contabili si definirebbe una "partita di giro".

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

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è altrettanto evidente che se te ne vai dall' italia che rimane comunque sempre il tuo mercato principale poi hai la certezza che tutti quelli che hai lasciato a casa senza lavoro non compreranno di certo mai più una fiat

nè loro nè amici, parenti e conoscenti

Toni, il mondo è globale....non gliene frega un cazzo a Maglionne di questo spauracchio...Toni questi qua sono discorsi che ormai alla Fiat (come a chiunque) come si dice a RM..."je rimbarzano"

Pomigliano senza Panda era chiusa, poi Fiat avrebbe perso quote in Italia....il succo è questo.

comunque vedo che solo per me "fuori da CIG" e "dentro CIG" fa differenza.....:pen:

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Anche per me fuori e dentro la CIG fa differenza, non tanto perché la cassa la paghiamo noi quanto piuttosto perché quello è reddito prodotto da qualcun altro che lo spartisce col cassintegrato, se uno lavora lo stipendio che percepisce rispecchio il NUOVO reddito che col lavoro ha creato, il tutto ha effetto sul PIL

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Non credo sia argomento da topic, ma la CIG la versa il datore di lavoro ogni mese alle casse dell'erario in aggiunta allo stipendio netto che entra nelle tasche del lavoratore ;).

Non facciamo confusione con altre forme di sostegno.:agree:

OT chiuso.

[sIGPIC][/sIGPIC]

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Non credo sia argomento da topic, ma la CIG la versa il datore di lavoro ogni mese alle casse dell'erario in aggiunta allo stipendio netto che entra nelle tasche del lavoratore ;).

Non facciamo confusione con altre forme di sostegno.:agree:

OT chiuso.

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OT

per questo un eventuale riforma dovrebbe prevedere un controllo stretto nella accettazione delle richieste, perchè gli itagliani notoriamente fanno i furbetti

e non dovrebbe pesare sulle pensioni, che sono un'altra cosa (come invece è stato chiesto)

Cita

7:32 : Segni i punti coglionazzo !

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Comunque, sul sito allpar.com sezione "FIAT news and rumours", amano alla follia la Camusso&C....stanno contando gli scioperi nella speranza che Sergione si stufi e sbaracchi tutto...:mrgreen::§

Non hanno tutti i torti, comunque.

"Ah! Rotto solo semiasse, IO KULO ANKORA!" (cit.)

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  • 3 settimane fa...

interessanti osservazioni di Ichino, politico che quando dice la sua guarda poco all'orientamento della sua ragione politica ma piuttosto segue il suo pensiero.

Pomigliano, il bersaglio sbagliato della sinistra

Al Sud servono altre fabbriche così, una struttura organizzata in funzione della persona. Non va demonizzata

Caro direttore,

venerdì mattina ho visitato in ogni reparto il nuovo stabilimento della Fiat di Pomigliano. Il pomeriggio dello stesso giorno, all'Università di Napoli, ho assistito all'intervento urlato di un gruppo di contestatori; uno dei loro slogan era «contro Marchionne e contro il precariato». Ho provato una stretta al cuore per l'inganno di cui quei ragazzi sono vittime. E per la responsabilità grave che tanta parte della sinistra italiana si assume demonizzando un insediamento industriale come questo.

Ho visto moltissime fabbriche metalmeccaniche; ma una come questa di Pomigliano non l'ho vista mai. Non mi riferisco all'esercito dei robot del reparto lastratura, che compiono interamente da soli il lavoro più pesante e pericoloso: il montaggio e la saldatura della scocca, la struttura della Panda. Mi ha impressionato molto di più il resto della fabbrica, dove a operare direttamente sono le persone. La prima cosa che mi ha colpito è stata l'assenza di rumore, l'ampiezza degli spazi, la distribuzione della luce, l'azzurro della rete dei vialetti, con strisce spartitraffico e passaggi pedonali, che attraversano le zone di lavoro; gli uffici con le pareti di cristallo collocati in mezzo al percorso del montaggio, quasi a sottolineare il superamento di ogni distinzione tra operai e impiegati. Poi il serpentone giallo: la nuova «catena» che catena non è più, collocata su di un largo nastro di parquet tirato a lucido, che si sposta lentamente, dove anche a me estraneo viene consentito di muovermi liberamente nei larghi spazi tra una postazione e l'altra.

Tutto è strutturato in funzione della persona che lavora: è la scocca ad abbassarsi o rovesciarsi, non le braccia ad alzarsi. I lavoratori, per lo più giovani, ragazzi e ragazze, tutti con una tuta bianca pulitissima, suddivisi in gruppi di cinque o sei e tra loro intercambiabili. Scelgo a caso quelli o quelle con cui parlare a tu per tu. Tutti mi dicono che la nuova organizzazione è meno pesante della precedente. La paga base mensile lorda di un quinto livello, qui, è sopra i 1.700 euro, quasi 1.550 per un terzo livello; poi ci sono il premio e gli scatti; quando entrerà in funzione il terzo turno, a questi si aggiungerà il compenso per l'ora e mezza media settimanale di straordinario e la maggiorazione per il lavoro notturno.

Uscito di lì, attraversando le vie sdrucite della periferia di Napoli, mi frulla per la testa la frase più benevola che ho sentito dalle mie parti politiche riguardo a questo stabilimento due anni fa, quando si discuteva del progetto «Fabbrica Italia»: «Sì, purché sia un'eccezione». Ma perché questa diffidenza? Solo per le due deroghe marginali che il progetto comportava rispetto al contratto collettivo nazionale, delle quali la più rilevante riguardava appunto la possibilità di un'ora e mezza di straordinario alla settimana? A me sembra che dovremmo, semmai, auspicare altri cento stabilimenti come questo per lo sviluppo del nostro Mezzogiorno, per rimettere in moto la crescita del nostro Paese. Altro che «un'eccezione»!

Oggi l'obiezione è che a Pomigliano si viola la democrazia sindacale, perché non viene riconosciuto il diritto della Fiom-Cgil a una rappresentanza in fabbrica. Questo è il risultato - conforme, peraltro, alla legge vigente - del rifiuto opposto dalla stessa Fiom alla firma di qualsiasi contratto collettivo applicato dalla Fiat. Cambiamo questa norma. Però l'attacco violentissimo contro il piano «Fabbrica Italia» è venuto molto prima che sorgesse il problema della rappresentanza sindacale. E la guerriglia giudiziaria contro il progetto, l'opposizione a che qualche cosa di simile a Pomigliano si faccia anche altrove, prescinde da questo particolare problema.

Si dice, ancora: «La Fiat non ha chiarito il suo piano industriale». Sarà; ma qui c'è un investimento colossale che sta dando lavoro per almeno quattro anni a migliaia di persone; e lavoro di alta produttività e qualità, relativamente ben retribuito. Chiediamo pure chiarimenti ulteriori sul futuro, ma qui c'è già qualcosa di chiarissimo per il presente, che stiamo disprezzando senza neppure degnarlo di uno sguardo (il sindaco di Napoli de Magistris ha rifiutato di visitare lo stabilimento!). Oltretutto, disprezzandolo, presentiamo a tutte le multinazionali che potrebbero essere interessate a investire da noi, un'immagine repellente del nostro Paese.

Ai ragazzi del centro sociale «contro Marchionne e contro il precariato» ho chiesto: non vi accorgete che, tolto Marchionne, vi resta solo il lavoro nei sottoscala controllati dalla camorra? Chi incita al rifiuto di un investimento come quello della Fiat-Chrysler su Pomigliano, da dove pensa che possa venire lo sviluppo del Mezzogiorno e la crescita di questo Paese?

Pietro Ichino HOME  | Pietro Ichino

via sole24h

Pietro Ichino a Radio24 replica alla Fiom: «Su Pomigliano la Fiom ha di che riflettere»

"Nello stabilimento di Pomigliano ci sono relativamente pochi iscritti alla Fiom rispetto alle proporzioni precedenti, perché molti iscritti alla Fiom assunti a Pomigliano, non si sono ri-iscritti in quanto se fosse per la Fiom oggi quello stabilimento non esisterebbe più." Così dai microfoni di Radio 24 risponde il senatore del Pd, Pietro Ichino, alla lettera della Fiom pubblicata oggi sul Corriere della Sera.

Ichino nei giorni scorsi aveva scritto, sempre dalle colonne del Corriere della sera, una lettera dal titolo "Pomigliano, il bersaglio sbagliato della sinistra - Al Sud servono altre fabbriche così, una struttura organizzata in funzione della persona. Non va demonizzata" dove, secondo il giuslavorista, la realtà di Pomigliano è una modello da duplicare nel Mezzogiorno.

"La Fiom - continua il Senatore del Pd a Radio 24 - aveva dato indicazioni a tutti i suoi iscritti e a tutti i lavoratori di votare NO al referendum. Se avesse prevalso il no, quello stabilimento oggi non ci sarebbe e questo sarebbe stato un fallimento sindacale e generale, anche per la nostra economia. Poiché i fatti hanno una loro durezza, oggi i lavoratori vedono che cos'è quello stabilimento e ne sperimentano i caratteri che non sono quelli della spremitura, come se i lavoratori fossero dei limoni o del lavoro più pesante di prima, perché non è così! Lo stabilimento di Pomigliano è, dal punto di vista tecnologico, un gioiello ma lo è anche dal punto di vista dell'organizzazione del lavoro e dal punto di vista della persona che ci lavora. La Fiom ha di che riflettere"

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interessanti osservazioni di Ichino, politico che quando dice la sua guarda poco all'orientamento della sua ragione politica ma piuttosto segue il suo pensiero.

....

via sole24h

Ho sempre pensato che in Italia ci siano troppe poche persone intelligenti capaci di parlare.

Eccone uno; spero che non sia un bersaglio delle BR, ma da quello che scrive credo di sì.

Chissà se Landini (testa calda) & c, leggendo queste frasi scritte da un "compagno", possano per lo meno raddrizzare il tiro contro quello che è il vero sfascio dell'economia italiana: il lavoro nero. Sono troppo ottimista?

Statisticamente, il 98% dei ragazzi nel mondo ha provato a fumare qualsiasi cosa. Se sei fra il 2%, copia e incolla questa frase nella tua firma

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