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Luca Cordero di Montezemolo lascia la Ferrari


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Luca purtroppo Mirafiori è in ristrutturazione dal 2008...ogni 6 mesi c'è stato l'annuncio di un piano di avvio di una nuova produzione (ricordo bene il caso 500L)... sono cose che ho vissuto ed ora sento da chi ci è ancora dentro...per Melfi non ti sò dire però considera che è uno stabilimento relativamente nuovo (anni 90). Chiudo qua l'OT

Ci sono già in giro i muletti del Levante che verrà prodotto a Mirafiori, ergo, ancora un po' di pazienza...

"Ah! Rotto solo semiasse, IO KULO ANKORA!" (cit.)

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cosa intendiamo per comandare? ;)

marchionne e montezemolo sono dei manager professionisti e il lavoro a loro affidato è quello di dirigere (ovvero "comandare" ) le aziende di altri

certo, molto probabilmente avranno anche corposi pacchetti azionari, ma non sono comunque i proprietari di FIAT e Ferrari... ciò significa che, sebbene il loro mandato sia quello di gestire le rispettive aziende, rispondono comunque ad altre persone (o enti, come istituti di credito)

il fatto che godano di ampissima autonomia è sintomo del fatto che la proprietà ritiene molto più saggio (e remunerativo per i loro portafogli :) ) fargli lavorare senza ingerenze

mettiamoci nei panni di un agnelli, se marchionne col suo operato fa andare bene FIAT e mi porta tanti soldi nelle mie tasche, perchè dovrei mettere becco (e magari manco ho le competenze che ha lui) rischiando di far andar male l'azienda e ritrovarmi più povero di prima?

infatti si chiama amministratore delegato apposta. La proprietà ha facoltà di ritirare le deleghe quando lo ritiene necessario, pagando il giusto naturalmente :mrgreen:

A me non è particolarmente simpatico, ma, sentendo alcuni suoi discorsi, mi rendo conto sia uno dei pochi manager italiani che non ha remore a spiegare in maniera esplicita quale sia il suo mandato. Che poi il perimetro del suo potere si ben altro, ci sta, ma per lo meno a parole non si atteggia a padrone come fanno altri AD (il riferimento alla vicenda luxottica è puramente casuale)

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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Morchio pretendeva un posto nell'accomandita.

De Benedetti fu pizzicato a rastrellare azioni tramite terzi.....

Gli eredi (ma ancora di più Franzo Grande Stevens) son mica così badola. Certe cose, non si fanno...

[sIGPIC][/sIGPIC]

Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Non dico niente, mi limito alle faccine: :shock::pz:lol:

No.......sul serio........dateme 'na mano a giustifica 'st'articolo.........:pen:

Se il mercato scommette sul nuovo piano industriale - Il Sole 24 ORE

«La Borsa approva la svolta al vertice Ferrari: il titolo Fiat sale di quasi il 2%». I titoli delle agenzie di stampa semplificavano così, ieri, il giudizio della Borsa sull'ormai scontato cambio della guardia nel presidio più importante della galassia del Lingotto. Scontato non perché annunciato o confermato dalla proprietà, da cui ancora si aspetta una parola sul caso, ma perchè questa è la percezione generale: se la Exor tace la parola di Marchionne è la parola dell'azionista, e tanto basta per il mercato per scommette apertamente non solo su una presidenza dello stesso amministratore delegato della Fiat a Maranello, ma persino su un'accelerazione di alcuni progetti «strategici» per Fiat-Chrysler e per Ferrari che sono stati «strategicamente» chiusi nella cassaforte del Lingotto per più di un anno e di cui importanti banchieri hanno buona conoscenza.

Per il mercato, insomma, la «spettacolarizzazione» della rottura tra i due manager e in particolare della frattura insanabile tra Montezemolo e il ramo dominante degli eredi Agnelli, è stata certamente poco edificante per l'immagine del nostro capitalismo e forse una caduta di stile per quella che era considerata come la «famiglia Kennedy italiana», ma non c'è dubbio che dietro alla brutalità di questo scontro ci sia molto di più di un semplice regolamento di conti tra i rami della famiglia. Fermandosi al giudizio morale, insomma, si rischia di non vedere il disegno industriale e finanziario di fondo, di non cogliere la vera sostanza dei fatti e gli obiettivi che hanno spinto la proprietà ad eliminare l'ultima isola semi-indipendente del gruppo Fiat affidandone la gestione al suo leader indiscusso, Sergio Marchionne.

Se il Ceo del Lingotto - come tutto lascia pensare - diventerà anche presidente della Ferrari, sarà non solo il primo top manager della Fiat ad aver assunto questo incarico a Maranello, ma anche il garante unico e plenipotenziario del progetto originario che lo aveva portato dalla Svizzera al Lingotto: l'uscita progressiva della famiglia Agnelli dall'auto (volontà annunciata alcuni anni fa e ribadita in più occasioni dallo stesso John Elkann), la ricerca di un partner industriale o di un vero acquirente per Fiat-Chrysler, la valorizzazione borsistica della Ferrari (con Maserati e Alfa) con il passaggio del suo controllo dalla Fiat all'Exor. In quest'ottica, secondo i ben informati, il licenziamento di Montezemolo sarebbe dunque solo la prima mossa di un risiko di ben più vasta portata che avrebbe al centro tutti i satelliti della galassia Agnelli: la Fca, la Ferrari e la Exor.

In sostanza, questo è lo scenario e i ragionamenti che ne sono alla base. Partiamo da Fca. Per la famiglia Agnelli, la quotazione a Wall Street del gruppo Fca è necessaria non solo perchè, come è stato detto da Elkann e Marchionne, «si tratta del più importante mercato dei capitali», ma per ragioni più ampie: in America, e soprattutto in Delaware dove è oggi incorporata Fiat Usa, ci sono regole diverse e più favorevoli per avviare negoziati riservati con controparti o per difendersi in caso di take-over, senza contare il contatto diretto con la finanza di supporto e la maggiore facilità negoziale con tutte le grandi corporation dell'auto e in particolare con i colossi cinesi dell'auto, di cui la gran parte sta valutando l'ipotesi di una quotazione a Wall Street dopo quella di Hong Kong. Se gli Agnelli vogliono trovare un partner per la Fca, New York è la sede adatta per farlo, l'Olanda per deliberalo, Londra per minimizzare le tasse. Il problema, se così si può definire, è però la Ferrari: a Wall Street non hanno mai nascosto il forte gradimento sulla scuderia di Maranello come unità indipendente dalla Fiat, perorando l'opportunità di un suo spin-off dal gruppo.

È noto a tutti, del resto, che il titolo Fiat è oggi valorizzato sulla base degli utili che gli porta la Ferrari, non certamente delle perdite che genera Fiat Auto: con la quotazione separata, il titolo Ferrari potrebbe correre in Borsa più velocemente di quanto non faccia in pista. Le azioni scorporate di Maranello sarebbero quindi assegnate agli azionisti della Fiat, con la Exor che resterebbe quindi saldamente in controllo della scuderia quotata. E il titolo Fiat? Per il titolo Fiat (o Fca) sarebbe un colpo durissimo l'uscita della Ferrari dal proprio perimetro: già oggi si calcola che su 9 miliardi di capitalizzazione di Borsa di Fiat, circa 5 siano il contributo della Ferrari. Il titolo potrebbe però godere di un fattore di sostegno importante: la prospettiva di una cessione del gruppo o dell'ingresso di un partner industriale. Senza la Ferrari in pancia alla Fca, infatti, gli analisti ritengono che la famiglia Agnelli sarebbe ben più libera dai condizionamenti italiani su un cambio di proprietà dei suoi marchi: un conto è cedere la Fiat senza la Ferrari - vero e forse ultimo grande simbolo del made in Italy e dell'italianità nei beni di lusso - un altro è far entrare un gruppo cinese al vertice della holding Fca che controlla la Ferrari.

È ovvio che in quest'ultimo caso il Lingotto rischierebbe di finire sotto tiro dell'opinione pubblica per aver svenduto all'estero il Cavallino Rampante. Detto questo, resta Exor: se i piani di cui si discute dietro le quinte andranno avanti, la holding degli Agnelli diventerà la cassaforte della Fiat (finchè è loro) e soprattutto della "nuova Ferrari", l'asset più importante che oggi c'è sul tavolo. E con in portafoglio un marchio tanto visibile e importante per il made in Italy, è probabile che altre operazioni nel campo dello stile italiano potrebbero diventare realtà. Tra queste, si rumoreggia anche di un possibile ingresso di Exor nel gruppo Armani: tra lo stilista e gli Elkann-Agnelli ci sono infatti legami di parentela e amicizie personali che potrebbero favorire una svolta clamorosa tra le due realtà. Ma questa è un'altra storia.

Che succederà, dunque, di qui ai prossimi mesi? La risposta non è facile, anche perchè molto dipenderà dall'esito della quotazione di Fca a Wall Street, prevista entro metà ottobre, e dalle condizioni del mercato finanziario americano. Senza contare le condizioni del mercato dell'auto: qualunque operazione strategica su Fca o su Ferrari dovrà infatti tenere conto anche dell'andamento congiunturale del settore automobilistico.

Lo scenario, come i progetti descritti, è dunque delicato e complesso, di respiro industriale e finanziario. Ma è soprattutto di valore strategico per il futuro della famiglia Agnelli, che appare ben determinata a non subire pressioni o interferenze di alcun genere nella sua attuazione: è per questo che la sede fiscale è stata spostata a Londra e quella legale in Olanda. E questa è certamente una delle ragioni alla base del caso-Montezemolo.

- - - - - - - - - - AGGIUNTA al messaggio già esistente - - - - - - - - - -

http://www.formiche.net/2014/09/10/ferrari-ecco-logiche-torti-del-licenziamento-plebeo-montezemolo-mano-marchionne/

[h=1]Ferrari, ecco logiche e torti del licenziamento plebeo di Montezemolo per mano di Marchionne[/h] 10 - 09 - 2014Riccardo Ruggeri Montezemolo2.jpg Il commento di Riccardo Ruggeri, già top manager del gruppo Fiat, ora analista, editorialista e imprenditore

Pubblichiamo grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori e dell’autore, l’articolo di Riccardo Ruggeri uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi

Scusami, Luca, se per ragioni di galateo editoriale devo darti del «lei». Il mio giudizio su di lei è noto (Romiti non lo condivideva, ma spero che ora abbia cambiato idea): una trentina d’anni fa, lei aveva ridato smalto e spinta a quell’ufficio stampa (e propaganda) che la mitica Signorina Maria Rubiolo aveva portato a livelli siderali (unico al mondo a non essere solo un centro di spesa, ma un centro di enormi profitti in termini di immagine Fiat). Così come lei, dopo Enzo Ferrari che lo aveva voluto, è stato il più grande uomo immagine Ferrari, unica azienda al mondo ove le cariche di Presidente e AD sono inutili: il logo, il mito fanno aggio su tutto, il responsabile commerciale basta e avanza.

I MERITI DI MONTEZEMOLO

Trascurando tutte le chiacchiere di cui, nel corso degli anni, lei è stato fatto oggetto, bastano queste due eccellenze, e i risultati economici degli ultimi anni, per fare di lei un manager riconosciuto e apprezzato a livello internazionale della Fiat attuale. È nell’ordine delle cose che lei venga licenziato, lo è per «eccesso di ingombro», se ne sarà reso conto, osservando lo stile plebeo con cui l’operazione è stata fatta. La mancanza di vittorie in F1 da 6 anni come motivazione per il licenziamento è debole, presupporrebbe altrettanta coerenza per i 18 anni di assenza della Juventus F.C. dalla Coppa dei Campioni. Ma tant’è.

LE RAGIONI DEL SILURAMENTO

Comunque, non devo essere io a dirle che il suo licenziamento ha anche una spiegazione logica, di business, di management. La Proprietà, o chi per essa, aveva due opzioni su Ferrari: a) quotarla in Asia (modello Prada); B) tenerla dentro al corpaccione di FCA, per tentare di convincere i futuri sottoscrittori dell’IPO a Wall Street che l’ingresso di FCA nel segmento premium è figlio della «filiera Ferrari-Maserati-Alfa Romeo». La Proprietà ha scelto l’opzione «b»(che sia la scelta corretta lo capiremo solo fra qualche tempo) per cui, oggettivamente», non era lei la persona giusta per questo modello di management. Le confesso che non me la vedo a fare il maggiordomo.

LA SOLUZIONE ASIATICA SCARTATA

Ragionando da investitore Fiat (che non ha fatto il recesso, sia chiaro solo per curiosità intellettuale, perché voglio capire, in diretta, come va a finire, ci sto scrivendo pure un libro), io avrei scelto l’opzione «a». E per un motivo molto semplice: Ferrari è nell’olimpo rarefatto dei marchi del lusso (Hermes, Cartier, di quel livello non me ne vengono in mente altri). Con l’opzione a), per usare un termine americano, si sarebbe costruita una «cintura del lusso»(luxury belt): Mosca-Dubai-Abu Dhabi- Singapore- Shangai- Hong Kong-Seul-Tokio. La domanda è: «con un Marchionne o un Elkann al vertice di Ferrari, il marchio in termini di immagine manterrà la posizione?». Come ovvio, nessuno è in grado di rispondere. L’altra domanda è: «come sostituire a livello commerciale uno come Montezemolo che aveva il «physique du role» per stendere e mantenere un cordone sanitario attorno a Ferrari, per isolarla dall’immagine negativa di Fiat Auto, che nessuno è ancora riuscito a ripristinare?»In questo caso, una risposta c’è: non sarà facile. Ma questo ormai, caro Montezemolo, è il passato.

Immagino che a livello personale, lei che è sempre stato uno vispo, abbia chiaro come la sua posizione di «licenziando» sia il sogno di ogni manager. La cifra della separazione sarà (immagino) monstre. Il bello di queste liquidazioni monstre, oltre a essere gradite a chi le riceve, rappresentano un punto di partenza, spesso un incentivo, per quelli che verranno dopo.

Auguri di cuore a lei e alla Ferrari.

P.S.: questa mi sembra una bella analisi/punto di vista :D.

. “There are varying degrees of hugs. I can hug you nicely, I can hug you tightly, I can hug you like a bear, I can really hug you. Everything starts with physical contact. Then it can degrade, but it starts with physical contact." SM su Autonews :rotfl:

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