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Ultima chance per Fiat: I Cinesi


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di GIUSEPPE TURANI

Luca di Montezemolo SERGIO Marchionne, amministratore delegato della Fiat, è andato oltre le aspettative. Ha avuto, cioè, più successo di quello che chiunque si potesse aspettare. Poche settimane dopo essere arrivato alla testa della Fiat aveva confidato ad alcuni collaboratori che la prima cosa da fare, prima ancora di discutere di modelli e di marketing, era quella di sciogliere il matrimonio con gli americani della General Motors. E questo per due motivi:

1) Il divorzio poteva essere sfruttato per fare cassa.

2) Il divorzio poteva restituire alla Fiat la sua libertà operativa (molto ristretta, di fatto annullata, dalle clausole del contratto con la Gm).

Marchionne ha impiegato un po' di tempo, anche contro l'opinione di chi pensava che il suo fosse un disegno folle.

Alla fine ha portato a casa un miliardo e mezzo di euro (cioè due miliardi di dollari) per lasciare "libera" la General Motors di non essere obbligata a comprarsi il 100 per cento di Fiat Auto. Certo, per Fiat Auto questo non è un complimento (gli americani hanno pagato una somma enorme solo per non vederla più), ma due miliardi di dollari possono curare qualsiasi orgoglio ferito.

Marchionne, comunque la si voglia mettere, si è dimostrato un abilissimo negoziatore e da una storia che sembrava destinata a trascinarsi per anni in tribunale e con esiti incerti, è uscito fuori con una somma di tutto rispetto, molto più elevata di quella in cui molti speravano (anche dentro il Lingotto).

Quindi, missione impossibile compiuta e benissimo.

Adesso, però, comincia la parte davvero complicata. Fino a ieri la Fiat era come ingessata dall'accordo con gli americani. Da oggi non è più così e quindi la casa torinese deve tornare a combattere su un mercato (quello dell'auto) che è diventato difficilissimo e in uno scenario reso quasi impossibile dalle enormi sovra-capacità produttive.

È su questo "dopo", per ora oscuro, che si giocherà la credibilità di Sergio Marchionne e dell'intero nuovo vertice della Fiat. E anche buona parte del declino industriale italiano: se infatti la Fiat dovesse non farcela, sarebbero dolori non solo per Torino, ma per tutti, visto il peso (anche simbolico) che la Fiat ha per la nostra economia.

Sulla carta, le possibilità della casa torinese di mettere a segno qualcosa di buono sembrano essere, infatti, poco più di zero. Di recente ha lanciato buoni modelli, ma il mercato resta difficilissimo e molto competitivo.

Operazioni strampalate, come quelle sul "polo del lusso" (Ferrari, Alfa, più Maserati) fanno ridere gli esperti e infatti è possibile che a Torino non vi abbiano perso nemmeno un minuto. La verità è che a Torino, a questo punto, non esistono più scorciatoie. La partita che comincia adesso è quella vera ed è durissima.

Si può cercare un partner, ma dopo la conclusione del matrimonio con General Motors è un po' improbabile trovare un altro candidato. Anzi, si può affermare che sarà impossibile arrivare a un'intesa globale con qualcuno.

Oggi, peraltro, nessuno ha bisogno della capacità produttiva di Fiat. E infatti sembra di capire che a Torino puntino soprattutto a intese parziali e specifiche (per fare un certo modello, per fare un certo motore, per costruire uno stabilimento all'estero, e così via). Insomma, una sorta di politica dei cento fiori.

È una strada che può avere senso? Forse, anche perché è possibile che alla fine sia la sola realistica, percorribile. In ogni caso, bisogna togliersi dalla testa che Marchionne sia in grado di portare dentro la politica dei cento fiori tutta la Fiat.

Ormai è evidente che ci sarà la necessità di tagliare (le intese con gli altri si fanno per questo), e anche robustamente.

Torino, insomma, dovrà fare qualche passo indietro. Solo che oggi nessuno è in grado di dire fin dove si dovrà arretrare per stare in piedi. Nessuno sa se Torino ha già individuato la trincea nella quale andrà ad arroccarsi. Ma proprio questo sarà il punto importante, da mettere a fuoco nei prossimi mesi: la trincea.

Insomma, oggi si può fare festa perché la faccenda General Motors è finita, tutto sommato, bene. Da un'unione fallita ne è venuto fuori un gruzzoletto prezioso per un'azienda super-indebitata. Ma non bisogna dimenticare che i debiti ci sono, che la competizione sull'auto oggi è estrema, e che la Fiat non parte certo in pole position. La Fiat, per esser chiari, era un problema ieri e lo sarà anche domani e anche il mese venturo.

E non è sicuro che esista già una strategia, tranne l'idea dei cento fiori.

In questo scenario, un po' deprimente (nonostante i due miliardi di dollari in arrivo), potrebbe però apparire all'improvviso un cavaliere bianco. Qualcuno capace di rovesciare tutte le carte sul tavolo e di ridare alla Fiat (un po' meno torinese a quel punto) un discreto futuro. E questo qualcuno, fatti i conti, non sembra poter essere altro che un Compratore Cinese.

I cinesi in questo momento hanno molta voglia di affacciarsi sul mercato europeo. E la Fiat, in questo contesto, potrebbe essere una buonissima carta.

Hanno già comprato la Rover in Inghilterra, perché non dare un'occhiata anche a Torino?

(14 febbraio 2005)

Notare l'idea del polo di lusso considerata "strampalata".

Ma poi nonostante le premesse del pezzo, Turani ricade nella tentazione che la vendita di un pezzo di Fiat sarebbe la soluzione necessaria.

Fantaeconomia?

Idea... Strampalata?

Io propenderei per quest'utlima visto che Repubblica in passato ha spesso saputo dare su questo genere di notizie la solita visione che Fiat avrebbe potuto vendere a GM.

"Vigila sui tuoi pensieri: la tua vita dipende da come pensi".

Libro dei Proverbi

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Per la sovraproduzione potrebbero vendere Termini Imerese a Toyota.

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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mi sembra l'articolo di un acceso denigratore del gruppo...

  • Ieri: Fiat Panda 900 Young (1998) - AB Y10 II Avenue (1993) - Fiat Panda 1.2 DynamicClass (2004) - Fiat Punto Evo 1.4 GPL (2010)
  • Oggi: Ford Focus SW 1.6 Tdci 90cv (2009) e Lancia Ypsilon 1.2 (2016)
  • Ieri: Aprilia Rally II L.C. 50cc (1996) - Piaggio Vespa PX 150 (2002) - Honda Hornet 600 II (2006)
  • Oggi: Honda Hornet 600 III (2007) e Piaggio Vespa PX 150 (2000)
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Non sono così sempliciotti in Toyota da accattarsi Termini Imerese (anche se gli farebbe bene a quelli di Termini lavorare un pò alla Giapponese...)

lavorano già abbastanza bene

  • Ieri: Fiat Panda 900 Young (1998) - AB Y10 II Avenue (1993) - Fiat Panda 1.2 DynamicClass (2004) - Fiat Punto Evo 1.4 GPL (2010)
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Si potrebbero prendere un po' di soldi dai cinesi, facendoli entrare nel gruppo con piccoli percentuali, per avere liquidi. Una volta superato il momento critico salutarli...ma mi sa che non è cos' facile.

Se non ricordo male Fiat fece così con i libici nella fine anni '70 inizio '80.

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lavorano già abbastanza bene

A confrontarle con quelle uscite da Mirafiori c'è da mettersi le mani nei capelli....te lo assicuro....:(

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