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Tassa sulla benzina per finanziare la cultura


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per quel che riguarda il cinema io darei finanziamenti solo agli emergenti meritevoli, mentre non finanzierei in alcun modo i soliti noti che penso dovrebbero imparare a stare in piedi sulle loro zampette... magari si ridurrà il numero di produzioni ma chissà che non migliori la qualità media e che non si riesca ad aumentare l'export.

niente da dichiarare...

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Il cinema è una fetta relativamente contenuta e considerando che viene finanziato sia qualche buon film che qualche ciofeca, non mi scandalizzo a vedere andare dei soldi dalla benzina al fondo sulla cultura.

Quello che mi scandalizza è che non sono soldi in più alla cultura, ma semplicemente un parziale (molto parziale) recupero di quanto pesantemente tagliato negli ultimi 2 o 3 anni.

Ma guarda, anche chiudendo un occhio sul fatto che le mie tasse sono andate a finanziare i film di Vanzina, resta il fatto che andare a pescare sulla benzina è, a dir poco, una porcata.

La benzina impatta significativamente sull'inflazione.

La benzina è indispensabile anche per lavorare e produrre.

La benzina sta già aumentando per conto suo.

Non avrei battuto ciglio, da fumatore, per un aumento del costo delle sigarette volto a dare un po' di capienza al FUS. Avrebbero potutto attingere anche ad altre cosette che vanno per la maggiore ma che certamente non sono irrinunciabili, come lotterie et similia.

Sarebbe stato più civile. Se poi mi ritorna in mente che hanno finanziato pure alcuni film di Vanzina, allora mi incazzo come una belva.

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

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Ma guarda, anche chiudendo un occhio sul fatto che le mie tasse sono andate a finanziare i film di Vanzina, resta il fatto che andare a pescare sulla benzina è, a dir poco, una porcata.

La benzina impatta significativamente sull'inflazione.

La benzina è indispensabile anche per lavorare e produrre.

La benzina sta già aumentando per conto suo.

Non avrei battuto ciglio, da fumatore, per un aumento del costo delle sigarette volto a dare un po' di capienza al FUS. Avrebbero potutto attingere anche ad altre cosette che vanno per la maggiore ma che certamente non sono irrinunciabili, come lotterie et similia.

Sarebbe stato più civile. Se poi mi ritorna in mente che hanno finanziato pure alcuni film di Vanzina, allora mi incazzo come una belva.

un'ora di applausi! ;)

"post fata resurgam." (cit.)

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Tanto alla prossima finanziaria taglieranno anche questo finanziamento mantenendo invariata la tassa sui carburanti.

Altrimenti ormai non avrebbero più niente da andare a tagliare sulla cultura...

...tanto per non cambiare le abitudini, come con le altre accise :roll:

a questo punto mi sorge una domanda, fino a che punto riusciranno a raschiare il barile prima di arrivare al punto di non ritorno?

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...tanto per non cambiare le abitudini, come con le altre accise :roll:

a questo punto mi sorge una domanda, fino a che punto riusciranno a raschiare il barile prima di arrivare al punto di non ritorno?

Siamo già arrivati a quel punto: le tasse aumentano ma le entrate fiscali diminuiscono....

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Guest EC2277
...tanto per non cambiare le abitudini, come con le altre accise :roll:

a questo punto mi sorge una domanda, fino a che punto riusciranno a raschiare il barile prima di arrivare al punto di non ritorno?

Dare la definizione di punto di non ritorno prego.

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Dare la definizione di punto di non ritorno prego.

Che ormai ci abbiamo fatto l'abitudine e non ci si sorprende neanche più.

Questa porcata fa da pandant con tante altre norme il cui senso logico semplicemente non esiste e che sembrano fatte in modo da renderti la vita più difficile.

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

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Riccardo, per i biglietti al Regio si PICCHIANO (per poco, sono anziani :lol::lol:)....l'anno scorso Il Barbiere di Siviglia ha fatto sold out IN UNA MATTINA.

C'è chi fa la coda per 4-5 ore per riuscire a strappare un biglietto.

L'interesse c'è, non c'è però la disponibilità di rappresentazioni che potrebbero rendere autonoma la lirica :|

se molliamo la Lirica qui in Italia siamo fottuti. la lirica ci serve ,ragazzi ....al sistema Paese intendo...e lo dice uno che al massimo si è puppato una Madama Butterfly e un Barbiere di Siviglia e a cui Verdi fa cagare...:mrgreen:

è una specie di biglietto da visita primium...per un ragazzo di 30 anni cresciuto a pane e TV è una minkiata bella e buona ma la realtà è che dovremo puntare su quello anche per il turismo (un segmento alto). cinesi compresi.

io non lo so se ci mangiano sopra o non fanno un cazzo, di fatto la Lirica ben allestita COSTA.

sono molto meno d'accordo su MOLTI film. non solo i Vanzina.

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se molliamo la Lirica qui in Italia siamo fottuti. la lirica ci serve ,ragazzi ....al sistema Paese intendo...e lo dice uno che al massimo si è puppato una Madama Butterfly e un Barbiere di Siviglia e a cui Verdi fa cagare...:mrgreen:

è una specie di biglietto da visita primium...per un ragazzo di 30 anni cresciuto a pane e TV è una minkiata bella e buona ma la realtà è che dovremo puntare su quello anche per il turismo (un segmento alto). cinesi compresi.

io non lo so se ci mangiano sopra o non fanno un cazzo, di fatto la Lirica ben allestita COSTA.

sono molto meno d'accordo su MOLTI film. non solo i Vanzina.

mi tocca quotarti:

Costume

14/03/2011 - IL CASO

Hit parade lirica: Verdi batte Mozart

verdi01g.jpg

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E' il musicista più rappresentato al mondo ma l'Italia è solo quinta come recite

ALBERTO MATTIOLI

CORRISPONDENTE DA PARIGI

Verdi e Mozart, Mozart e Verdi: attenti a quei due. La prima posizione nell’hit parade degli operisti più rappresentati al mondo se la giocano loro. Verdi batte di misura Mozart come numero complessivo di recite: in tutto il mondo, nelle ultime cinque stagioni, sono state 2.259 contro 2.124. Però Mozart batte di misurissima Verdi per il titolo più popolare: 451 recite del Flauto magico contro 447 di Traviata. Papageno e Violetta, uno a uno e palla al centro.

Sono i dati di www.operabase.com, il sito disponibile in 19 lingue fra le quali l’estone, l’islandese e lo sloveno (e naturalmente l’italiano), vera miniera d’oro di notizie.

E’ leggendario il suo motorino di ricerca, dove clicchi una data e, zac!, compare tutto quel che si mette in scena quel giorno in tutto il mondo. Adesso ha aggiunto alla sua offerta anche delle statistiche che offrono diverse conferme, qualche sorpresa e molti spunti di riflessione.

Sui compositori più eseguiti, quasi tutto è come previsto. Dopo Verdi primo e Mozart secondo, c’è prevedibilmente l’infallibile Puccini a quota 1.732 recite, con La bohème (420) che stacca Tosca (379) e Butterfly (349). Molto lontano Wagner, quarto a quota 920, così impara a scrivere opere così lunghe da ascoltare e così problematiche da mettere in scena. Seguono Rossini, Donizetti, Richard Strauss e Bizet. Colpisce la nona posizione di Haendel: solo vent’anni fa sarebbe stato impensabile, ma si sa che quella barocca è l’unica vera musica contemporanea di oggi. E del resto Monteverdi è ventiduesimo, Purcell ventiseiesimo, Vivaldi quarantacinquesimo (sabato a Parigi il teatro degli Champs-Elysées era esaurito per il suo Orlando furioso) e Rameau quarantottesimo.

Sorprendente anche che Humperdinck (l’autore in pratica di un’opera sola, quell’Hansel e Gretel un tempo d’obbligo alla matinée per i bimbi) superi Bellini.

Il primo dei nati del Novecento, Benjamin Britten, occupa un onorevole tredicesimo posto: il suo titolo più visto è Il giro di vite, ma praticamente a pari merito col Sogno di una notte di mezza estate, 48 spettacoli a 47 (il capolavoro che lo rivelò come operista, Peter Grimes, è terzo a quota 36). Exploit di Janacek, che batte per una recita Gounod e per cinque Massenet. L’opera vive soprattutto di morti: per trovare il primo autore respirante, Philip Glass, bisogna arrivare alla cinquantaduesima posizione. Fra le compositrici, la più rappresentata (anche lei viva e vegeta) è la finlandese Kaija Saarihao, grazie al successo planetario del suo L’amour de loin.

Sui titoli, invece, sorpresa: la Zauberfloete batte Traviata, dunque l’opera più popolare del mondo non è, come si era sempre ipotizzato, né Carmen (terza), né La bohème (quarta) e nemmeno Aida (appena tredicesima). Nella top venti ci sono quattro Mozart, quattro Verdi e quattro Puccini (e due Donizetti, il grande sottovalutato).

Passando da cosa si ascolta a dove lo si fa, l’Italia fa una pessima figura, destinata a peggiorare se saranno confermati quei tagli che ormai sembrano amputazioni. Nella stagione 2009-’10, siamo solo quinti come numero di recite, dopo Germania, Stati Uniti, Austria (che ha 8 milioni di abitanti contro i nostri 60) e Francia. La Germania, con 7.886 recite, produce da sola circa un terzo di tutta l’opera del mondo, anche perché lì il governo ha annunciato che avrebbe tagliato su tutto tranne che sulla cultura, e ha mantenuto la promessa. Il nostro cattivo risultato diventa pessimo se il numero totale delle recite viene diviso per quello degli abitanti: chi ha l’offerta «pro capite» più alta sono austriaci, estoni (che in Estonia piaccia tanto l’opera non lo sapeva proprio nessuno, tranne ovviamente gli indigeni), svizzeri, tedeschi e cechi. L’Italia è appena diciottesima con circa 20 recite per milione d’abitanti, in proporzione meno dell’Islanda e della Lituania, però più di Francia e Inghilterra.

Che il nostro non sia più il Paese del melodramma lo confermano poi i dati per città. Qui la classifica da pessima diventa catastrofica. La «piazza» più operistica del mondo è Vienna, seguita da Berlino e Londra. Ma nella top cento ci sono solo quattro città italiane (quelle tedesche sono 47!) e la prima, Milano, è al cinquantaquattresimo posto con 98 recite, meno di Sydney o di Tallin. Certo: è chiaro che, se a Milano si fanno meno recite che a Poznan o Brno, almeno le si fanno meglio. Ma resta il solito dilemma: quantità o qualità? La scarsa quantità italiana è sempre stata giustificata come maggior qualità. Il che, con l’eccezione della Scala e di qualche altro teatro (pochi), fa semplicemente ridere chi conosce un po’ quel che succede nel resto del mondo.

e naturalmente anche in questo campo siamo dei coglioni ad approfittarne troppo poco.. il turismo dei melomani porta soldi all'indotto: albergi, ristoranti,musei e, soprattutto, non fa danni. Mica son ragazzini teppisti da concerto (come me :mrgreen:)

Spesso gli stranieri non ci considerano bestie anche per la nostra tradizione lirico operistica, anche se i charter di buzzurri firmati che fanno scìoppin' nelle capitali straniere instillano qualche dubbio nelle loro convinzioni

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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Sì, ma aumentare la tassazione sui carburanti, in un momento in cui, a causa dell'aumento del costo della materia prima, il prelievo fiscale aumenta 'in automatico' a causa dell'IVA, è perlomeno discutibile.

Come già detto, un aumento del costo del carburante finisce per ripercuotersi su tutto, sia direttamente al momento del 'pieno', sia indirettamente. L'aumento del costo del biglietto del cinema no. E l'auto nella maggior parte dei casi si usa per lavoro, non si può decidere, per risparmiare, di lasciarla ferma ;)

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