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Puntata 1

Giochiamo a fare i CEO
 
Cari amici, analizzando la situazione automobilistica italiana sono stato preso da un senso di sconforto e tristezza.
Così nella mia mente da sognatore ho creato una realtà alternativa e volevo coinvolgervi in questo mio viaggio che per comodità sarà a puntate
...(tanto non ci corre dietro nessuno).
Allora, siamo in una realtà parallela dove le regole sono simili alla nostra, vince sempre il profitto ma siamo governati da una politica corretta e  lungimirante.
L’Italia, a parte Ferrari, non ha più marchi calcolando che Stellantis in terra italica conta pochi stabilimenti ed investimenti (e non è italiana).
Così lo Stato, preso atto delle condizioni in cui versa l’industria automobilistica (e tutto il suo indotto) decide di prendere in mano la situazione per dare una svolta occupazionale, un giro di volano che coinvolga la classe operaia, la classe dirigenziale, i fornitori ecc.
Come accadeva negli anni passati dove l’Iri gestiva Alfa romeo, lo Stato decide di avere una casa automobilistica, questa volta partendo da ZERO.
 
Partiamo da zero zero o da qualcosa di esistente anche se fievole ed inconsistente?
Come in qualsiasi piano industriale bisogna avere una visione, un target, cosa vogliamo creare? a chi è destinato? che numeri speriamo di fare?
Vogliamo creare una casa automobilistica che sia destinata al popolo, quindi prezzi e modelli popolari (insomma quello che faceva la Fiat fino al secolo scorso) che abbia cervello e fabbriche in Italia.
Conviene inventarsi un brand da zero o ripescare nel glorioso e dimenticato passato?
Io sono per la seconda opzione: andiamo a bussare la porta a Stellantis e garbatamente ci facciamo cedere a titolo gratuito (visti tutti i favori fatti in passato) l’Autobianchi.
 
Perchè proprio l’Autobianchi?
Perchè ha un’aura più consistente di Innocenti, perchè è un brand che fino agli 90 ha venduto numeri popolari con le sue utilitarie, automobili di successo con una percezione più alta rispetto alle pari segmento Fiat. In più anche se è un ricordo lontano, anche in Europa ha fatto buoni numeri.
Insomma è un partire da qualcosa di diverso dallo ZERO assoluto.
 
Segue....
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Inviato (modificato)
Puntata 2
Deciso il brand si comincia a lavorare ad un piano industriale
 
Abbiamo bisogno di un Headquarter e di uno stabilimento produttivo nonchè di una rete di distribuzione che comprenda concessionarie e assistenza post vendita.
 
l’Headquarter? è presto detto si farà a Desio (MI), sede storica dell’Autobianchi.
Milano, riconosciuto polo della finanza in Italia ed in Europa.
Nell’headquarter saranno presenti gli uffici, il centro stile, il reparto ricerca e sviluppo, il reparto marketing e tutto ciò che concerne la finanza.
 
lo stabilimento? cominciamo rilevando gli ex stabilimenti Maserati in C.so Allamano a Torino attualmente in disuso.
Torino, patria dell’automobile in Italia, incastonata in un tessuto di indotto automobilistico ancora vivo sotto la cenere, ottimo geograficamente per interagire con fornitori, logistica ecc.
Inizialmente non avremo una “potenza di fuoco” così elevata ma è un punto di partenza per capire come espandersi successivamente.
 
Più complesso il discorso dei punti vendita e soprattutto della rete assistenza. è un punto fondamentale in cui rischiamo di giocarci la partita.
paradossalmente è più facile progettare un modello che formare un intera rete assistenza e vendita. Bisogna trovare e formare il personale, trovare le sedi in maniera capillare. Però se in qualche modo ce l’ha fatta Dr non dovrebbbe farcela lo Stato italiano?
 
Segue...
Modificato da Tony ramirez
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2 ore fa, Tony ramirez scrive:

...

 
Perchè proprio l’Autobianchi?
Perchè ha un’aura più consistente di Innocenti, perchè è un brand che fino agli 90 ha venduto numeri popolari con le sue utilitarie, automobili di successo con una percezione più alta rispetto alle pari segmento Fiat. In più anche se è un ricordo lontano, anche in Europa ha fatto buoni numeri.
Insomma è un partire da qualcosa di diverso dallo ZERO assoluto.
 
Segue....

Non saprei con Innocenti IMHO si potrebbe ripartire dalle versioni nostalgiche di queste due

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Senza contare che con la scusa di risuscitare la Innocenti Mini si potrebbero studiare strade alternative per il remake della Mini, ma se non lo si volesse/potesse fare si potrebbe riprendere anche la Mini 90 che IMHO è un piccolo capolavoro utilitaristico degli anni '70.

Modificato da nucarote
Inviato (modificato)

Se si vuole puntare sui remake c'è solo una persona da chiamare: Luca De Meo :) 

 

Autobianchi può spaziare dalle utilitarie alle "speciali", quindi guarderei ad ampio spettro su tutto partendo però da una vettura che deve avere volumi e quindi "riempire" lo stabilimento e quindi dare lavoro (che poi è quello che dovrebbe essere il fine di un azienda parastatale) quindi non disdegnerei inizialmente una vettura di attacco, chessò magari portandosi in casa la produzione della vecchia Ypsilon, sarebbe pure filologicamente corretta riproporla sotto marchio Autobianchi, il suo con un aggiornamento stile Pandina sul suolo italico potrebbe ancora farlo.

 

Dopo di che inizierei a studiare quella che potrebbe essere l'erede, magari ispirata alla fortunata A112 ma non ne rifarei un remake "puro".

 

A quel punto allargherei l'orizzonte al mercato europeo e quindi altro non c'è da fare che un Crossover o Suv di segmento B/C affiancato magari da qualche modello "Speciale" tipo Spider o Coupè o tutti e due tanto paga lo stato ( :D ), speciale sì ma non esclusivo deve essere abbordabile da più gente possibile. Una sorta di MX-5 o GR86 italiana, che identificherebbe il marchio ma che non sarebbe così esclusivo da non far neppure venire la gente in concessionaria per vederlo, gente che magari poi esce col preventivo e perchè no, magari con qualche altra auto del marchio.

 

A quel punto se le vendite decollano, c'è solo da sbizzarrirsi. 

Modificato da Albe89
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Inviato
5 minuti fa, Albe89 scrive:

Se si vuole puntare sui remake c'è solo una persona da chiamare: Luca De Meo :) 

 

Autobianchi può spaziare dalle utilitarie alle "speciali", quindi guarderei ad ampio spettro su tutto partendo però da una vettura che deve avere volumi e quindi "riempire" lo stabilimento e quindi dare lavoro (che poi è quello che dovrebbe essere il fine di un azienda parastatale) quindi non disdegnerei inizialmente una vettura di attacco, chessò magari portandosi in casa la produzione della vecchia Ypsilon, sarebbe pure filologicamente corretta riproporla sotto marchio Autobianchi, il suo con un aggiornamento stile Pandina sul suolo italico potrebbe ancora farlo.

 

Dopo di che inizierei a studiare quella che potrebbe essere l'erede, magari ispirata alla fortunata A112 ma non ne rifarei un remake "puro".

 

A quel punto allargherei l'orizzonte al mercato europeo e quindi altro non c'è da fare che un Crossover o Suv di segmento B/C affiancato magari da qualche modello "Speciale" tipo Spider o Coupè o tutti e due tanto paga lo stato ( :D ), speciale sì ma non esclusivo deve essere abbordabile da più gente possibile. Una sorta di MX-5 o GR86 italiana, che identificherebbe il marchio ma che non sarebbe così esclusivo da non far neppure venire la gente in concessionaria per vederlo, gente che magari poi esce col preventivo e perchè no, magari con qualche altra auto del marchio.

 

A quel punto se le vendite decollano, c'è solo da sbizzarrirsi. 

Seguiremo esattamente questa strada, che è la stessa che alberga nel mio cervello.

 

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Inviato (modificato)
Puntata 3
ci manca il prodotto
 
Gettate le basi per la creazione di un brand abbiamo la sede, abbiamo la fabbrica, a questo punto bisogna cominciare a focalizzarsi sul prodotto.
Facciamo prima delle indagini di mercato per capire i bisogni dei consumatori e contemporaneamente facciamo un analisi di mercato per vedere come si muovono i concorrenti.
Di cosa ha realmente bisogno l’Italia automobilistica? (ma anche l’estero)Quella parte di paese che fa fare i grandi numei intendo.
Bisogna decidere il primo modello di una gamma che dovrà essere necessariamente ampliata ma il primo modello di lancio è fondamentale per il futuro del nostro brand.
Deve essere un modello strategico che ci permetta di fare discreti numeri da poter così lavorare sul futuro.
L’Italia ha bisogno di una segmento B. Qui è sempre stato così e forse sempre lo sarà.
Un’auto di dimensioni comprese nei 4 metri con 5 posti, un baule discreto, motori a benzina/gpl ed ibrida, di piccola cilindrata ma con discrete potenze, cambio manuale ed automatico, facilità di uso e manutenzione, uno stile piacevole e contemporaneo ma al contempo rassicurante, conservativo e unisex. Quest’auto può essere acquistata da neopatentati, prima ed unica auto di famiglia, seconda auto di famiglia, la single, la mamma, lo sportivo.
Deve essere in grado di muoversi agilmente in città ma che consenta di andarci in vacanza e percorrere lunghe distanze e soprattutto un prezzo d’acquisto “popolare”.
Avrà tre fasce di potenza, una di partenza che si aggira intorno a 100 cv, manuale, disponibile sia benzina che gpl.
Una intermendia intorno ai 120/130 cv disponibile sia manuale che automatica, benzina/ibrida.
Una versione sportiva di potenza intorno ai 160/180 cv sia manuale che automatica.
 
Segue...
Modificato da Tony ramirez
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Inviato

Seguo con molto interesse!

Spero arrivino anche dei "bozzetti" dei veicoli nella gamma 🙂

Octavia III Combi g-tec & Panda "Cross" 1.2 gpl

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Inviato
3 ore fa, vince-991 scrive:

Propongo Tony Ramirez CEO di Stellantis. Ha le idee più chiare lui che chiunque in Stellantis

non gli hai fatto un gran complimento visto con chi si confronta

:(

visto che siamo in fase di brainstorming il mio parere è che per sfondare sia necessario proporre un' auto razionale ed economica perchè, se il mercato principale dovrà essere inevitabilmente l' Italia, si dovrà affrontare il problema del basso tenore d' acquisto. L' auto di riferimento dovrebbe essere PAnda 1980 ma non come quella attuale fiat che la scimmiotta portandosi in segmento B, ma una vera auto povera che elimini tutti i fronzoli e dia solo la sostanza per poterla vendere più vicino ai 10K che ai 25K

  • Grazie! 1

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