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Dati import prodotti tessili cinesi

Featured Replies

Inviato

Dal Sole 24 Ore di oggi

Import prodotti tessili cinesi in Italia

Variazione gennaio 2004 rispetto gennaio 2005 in quantità e prezzi medi in dollari

T-shirt e felpe da 1.700.000 pezzi a 10.600.000 – prezzo da 4,3 a 2,2

Pullover da 258.000 pezzi a 2.003.000 – prezzo da 9,3 a 4,4

Abiti donna da 36.500 pezzi a 78.280 – prezzo da 8,2 a 5,2

Reggiseni da 147.000 pezzi a 1.124.000 – prezzo da 3,5 a 1,5

I dati sono di per sé spaventosi, ed in grado di mettere in crisi qualsiasi sistema produttivo; la tecnica che usano è quella di invadere il mercato occupando più spazio possibile con prezzi e margini ridottissimi, con l’evidente obiettivo di azzerare la concorrenza e successivamente di imporre la propria politica.

Ora questo meccanismo sta coinvolgendo il tessile; sicuramente un domani non troppo lontano, potrà coinvolgere altri settori, notoriamente fiori all’occhiello della nostra industria, come ad esempio la meccanica. Le strategia di difesa non sono molte, considerato anche che a causa dell’attuale momento economico non troppo felice, i consumatori si orientano su prodotti magari di qualità inferiore ma con notevoli risparmi rispetto ai prodotti nostrani.

A ciò si aggiunga il fatto che, anche per chi volesse comunque comperare prodotti italiani, l’etichettatura è molto spesso ambigua o poco chiara. Io stesso ho provato a verificare sabato in un supermercato, che ad esempio sulle confezioni di sughi di pomodoro sia di marche blasonate che di sottomarche, non si cita assolutamente la provenienza del prodotto base; e proprio ultimamente abbiamo saputo che i pomodori cinesi stanno invadendo l’Europa.

La cosa si sta facendo quindi a mio avviso parecchio seria, ma mi sembra che l’Europa intera stia dormendo come sempre, e ci si sveglierà quando ormai sarà troppo tardi; indubbiamente le soluzioni sono difficili da trovare, anche perché come qualcuno accenna ad eventuali dazi, giustamente c’è chi fa rilevare che la concorrenza deve rimanere libera. Ma qualcosa bisogna sicuramente fare.

Inviato

se non mi sbaglio invece l'europa gia si e' mossa e ha decretato che l'import dalla cina non potra' superare il 10%..... non so se sto dicendo una cazzata

Inviato

Speriamo che la gallina delle uova d'oro non si faccia mettere in pentola da un cuoco cinese...(mi è riamsta impressa sta frase sentita al TG mesi fa)

no cmq che si fottano.....piuttosto rimango in mutande...la conserva ad esempio vado a comprarmi le cassedi pomodori d'estate e me la faccio IO la passata coi pomodori della MIA terra....preferisco avere 1 camicia ma italiana che 5 cinesi....

vabbeh sulla meccanica non mi esprimo.....come dice il mio professore di fisica tecnica:loro non sono ingegneri,sono dei copioni :D

 

花は桜木人は武士

Inviato
Dal Sole 24 Ore di oggi

Import prodotti tessili cinesi in Italia

Variazione gennaio 2004 rispetto gennaio 2005 in quantità e prezzi medi in dollari

T-shirt e felpe da 1.700.000 pezzi a 10.600.000 – prezzo da 4,3 a 2,2

Pullover da 258.000 pezzi a 2.003.000 – prezzo da 9,3 a 4,4

Abiti donna da 36.500 pezzi a 78.280 – prezzo da 8,2 a 5,2

Reggiseni da 147.000 pezzi a 1.124.000 – prezzo da 3,5 a 1,5

I dati sono di per sé spaventosi, ed in grado di mettere in crisi qualsiasi sistema produttivo; la tecnica che usano è quella di invadere il mercato occupando più spazio possibile con prezzi e margini ridottissimi, con l’evidente obiettivo di azzerare la concorrenza e successivamente di imporre la propria politica.

Ora questo meccanismo sta coinvolgendo il tessile; sicuramente un domani non troppo lontano, potrà coinvolgere altri settori, notoriamente fiori all’occhiello della nostra industria, come ad esempio la meccanica. Le strategia di difesa non sono molte, considerato anche che a causa dell’attuale momento economico non troppo felice, i consumatori si orientano su prodotti magari di qualità inferiore ma con notevoli risparmi rispetto ai prodotti nostrani.

A ciò si aggiunga il fatto che, anche per chi volesse comunque comperare prodotti italiani, l’etichettatura è molto spesso ambigua o poco chiara. Io stesso ho provato a verificare sabato in un supermercato, che ad esempio sulle confezioni di sughi di pomodoro sia di marche blasonate che di sottomarche, non si cita assolutamente la provenienza del prodotto base; e proprio ultimamente abbiamo saputo che i pomodori cinesi stanno invadendo l’Europa.

La cosa si sta facendo quindi a mio avviso parecchio seria, ma mi sembra che l’Europa intera stia dormendo come sempre, e ci si sveglierà quando ormai sarà troppo tardi; indubbiamente le soluzioni sono difficili da trovare, anche perché come qualcuno accenna ad eventuali dazi, giustamente c’è chi fa rilevare che la concorrenza deve rimanere libera. Ma qualcosa bisogna sicuramente fare.

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