Vai al contenuto

[Ufficiale] Alleanza Fiat - Chrysler


Messaggi Raccomandati:

Si è sempre detto che qua a torino siamo incapaci e provinciali no? Bene...che mettano pure la direzione da qualche altra parte se ciò permette di far sopravvivere e ampliare le strutture.

Beh, ma detroit non mi sembra meglio di torino in quanto a capacità: hanno fatto fallire due su tre grandi costruttori... e la chrysler...beh... è da quando sono bambino che vive tra una crisi e l'altra e si è trasformata in un costruttore che fuori dagli usa è praticamente assente... decisamente la peggiore delle tre! e loro (gli emricani di detroit) dovrebbero essere quelli capaci e non provinciali?

ne dubito

Link al commento
Condividi su altri Social

  • Risposte 2,4k
  • Creato
  • Ultima Risposta

I più attivi nella discussione

I più attivi nella discussione

Appunto Motron, è sensata, quindi non lo faranno. :lol::|:pen::(

Ma mi sembra che il punto sia: dove metto la sede suprema? Ovvero, come ha detto qualcuno, dove mi fanno pagare meno tasse? Dove mi danno più soldi? Dove mi rompono meno le scatole?

Che poi non ci sono già la Fiat Europa e la Fiat Sud America?:pen:

Infatti, almeno per quanto riguarda la Fiat Brasiliana che è forse più attiva della filiale piemontese!

Fiat Punto I 55 sx '97

Fiat Punto II restyling 1.2 60cv '04

Toyota Prius V2 '06

Link al commento
Condividi su altri Social

Beh, ma detroit non mi sembra meglio di torino in quanto a capacità: hanno fatto fallire due su tre grandi costruttori... e la chrysler...beh... è da quando sono bambino che vive tra una crisi e l'altra e si è trasformata in un costruttore che fuori dagli usa è praticamente assente... decisamente la peggiore delle tre! e loro (gli emricani di detroit) dovrebbero essere quelli capaci e non provinciali?

ne dubito

Ma detroit non è torino...laggiù non ci sarebbe il peccato originale della discendenza sabauda :)

[sIGPIC][/sIGPIC]

Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

Link al commento
Condividi su altri Social

IL CASO

Giugiaro: Fiat negli Usa?

Sarebbe la sua tomba

Il re dei designer inteviene sull'ipotesi che Marchionne traslochi il quartier generale della casa automobilistica a Detroit: "Cinque anni fa ha salvato l'azienda, stavolta la seppellirebbe"

di PAOLO GRISERI

Il trasferimento oltreoceano della testa della Fiat "sarebbe un colpo molto grave per il sistema dell'automotive torinese". Non è tanto per spirito di parte che il designer Giorgetto Giugiaro, ultimo recente acquisto della scuderia Volkswagen, critica l'ipotesi di traslocare a Detroit la testa della nuova società unica che sta sognando Marchionne. Una società di fusione tra Chrysler e Fiat che avrebbe il quartier generale oltreoceano: "Parlo da italiano che dà lavoro a italiani per un gruppo straniero: con quel trasferimento - dice Giugiaro - nulla sarebbe più come prima".

Ingegner Giugiaro, partiamo dalla sua esperienza: come si lavora lontano dal quartier generale di un gruppo?

"Ormai è molti anni che mi trovo in questa condizione. Da quando sono finite le commesse della Fiat, perché con l'arrivo di Marchionne si è scelto di utilizzare le risorse interne e non di dare ai carrozzieri la commessa per progettare un nuovo modello. Lavorando con gli stranieri si capisce bene come sta cambiando il mondo dell'automotive. Mi è capitato di lavorare non solo con i costruttori europei ma anche con quelli cinesi e devo dire che il quadro si è modificato rapidamente".

Quali sono i cambiamenti principali?

"L'irrompere dei mercati asiatici sta cambiando anche il modo di pensare e produrre l'automobile. Nel 1973 feci un viaggio in Corea. Tra le tante visitai anche una fabbrica di automobili. Era una piccola azienda, stava in un capannone che non era più grande della Bertone. Si chiamava Hunday. Oggi fa paura ai principali produttori mondiali".

Che cosa cambia questo per l'automotive torinese?

"Significa che bisogna sapersi adattare molto in fretta. Soprattutto nel design automobilistico. E' vero che siamo stati i primi al mondo in questo settore ma per continuare a rimanere al vertice bisogna investire molto".

Per questo è importante la presenza di un produttore come Fiat nel Torinese?

"E' importante se quel produttore non segue logiche puramente finanziarie, non tira al risparmio, come purtroppo mi sembra sia accaduto anche nel recente passato. E' questo atteggiamento che rischia di impoverire le industrie di un territorio e potrebbe farci perdere posizioni nel mondo. Marchionne ha tante qualità ma ha l'animo e la formazione di un finanziere non di un produttore. Quando Volkswagen mi chiese di disegnare quella che poi sarebbe diventata la Golf, in Germania consideravano il design di Fiat all'avanguardia. Avevano preso una 128, l'avevano smontata pezzo per pezzo e poi mi avevano detto: 'Noi non le chiediamo di raggiungere questi livelli. Ci accontentiamo di un'automobile che possa essere considerata l'erede del Maggiolino'. Come vede, di acqua ne è passata sotto i ponti".

Che cosa significa investire su un prodotto nuovo?

"Significa tenere presenti le diverse esigenze e le diverse sensibilità del pubblico. Se porto in Europa auto disegnate negli Usa e solamente ritoccate per il gusto europeo, difficilmente avrò successo. L'Italia non è gli Usa".

Ma l'Italia non è nemmeno la Germania. Eppure lei disegna per i tedeschi...

"Perché sono i tedeschi che apprezzano il nostro design, e da lungo tempo. Come apprezzano un certo stile italiano. Lo stile Alfa, ad esempio".

Lei qui è di parte. E' noto che da mesi la Volkwagen fa il filo all'Alfa. Ma Marchionne ha detto che non la vende...

"E allora, da italiano, mi auguro che la rilanci investendo molti soldi. Certo con il passaggio alla Volkswagen e le possibilità di motorizzazione che offre un grande gruppo come quello tedesco, il rilancio dell'Alfa sarebbe immediato".

Come valuta l'ipotesi dell'arrivo a Torino di un altro produttore accanto alla Fiat?

"Un produttore delle dimensioni della Fiat qui? Non credo che sia possibile, è un'eventualità che considero poco realistica. Certo, se la testa della Fiat andasse via, tutto sarebbe molto più difficile da queste parti. Perché senza un produttore di un certo peso, tutto l'indotto, che a Torino è fatto anche di molte società che operano nel campo della progettazione, finirebbe prima o poi per entrare in crisi".

Il trasloco è un rischio reale?

"Non so. Credo che se avvenisse finirebbe per coincidere, in realtà, la morte della stessa Fiat. Marchionne l'avrebbe salvata cinque anni fa per poi seppellirla. Spero che la storia non si concluda in quel modo".

Giugiaro: Fiat negli Usa? Sarebbe la sua tomba - Torino - Repubblica.it

Link al commento
Condividi su altri Social

Se lui è l'esempio di "italiano che dà lavoro agli italiani per un gruppo straniero", perchè mettere la direzione generale del gruppo Fiat-Chrysler altrove (fosse anche Dubai o Honk Kong) dovrebbe per forza significare la morte di tutto quello che c'è a Torino? :pen:

Faccio fatica a trovare il filo logico.....

[sIGPIC][/sIGPIC]

Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

Link al commento
Condividi su altri Social

L'esempio fatto poc'anzi sulla FIAT-Brasile è perfetto: la sede centrale di FIAT-Auto è ubicata a Torino ma la FIAT-Brasile, che ne dovrebbe essere la filiale sud-americana si comporta come una realtà industriale indipendente; anzi lo è.

La fusione tra FIAT-Auto e Gruppo Ghrysler avrebbe lo stesso risultato: Torino e Detroit rimarrebbero rispettivamente le sedi europee e nord-americane del nuovo gruppo automobilistico e verrebbe creata una struttura dirigenziale con il compito di supervisionare ed eventualmente coordinare, il lavoro delle sue varie filiali: il Gruppo Chrysler nel Nord-america, FIAT-Europa in Europa, FIAT-Brasile in Sud-america ed immagino anche una futura FIAT-Cina.

Dove sarà ubicata tale sede centrale?

A Torino od a Detroit ma ciò non lederà in nessun modo l'autonomia industriale delle varie filiali poiché operano in mercati totalmente differenti tra loro.

Tutto ciò ha mio parere è ovvio.

Link al commento
Condividi su altri Social

Ne parlano anche su LaStampa

Dove avrà il suo quartier generale l’eventuale futura Fiat-Chrysler? Nel dibattito, innescato dalle dichiarazioni dell’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne, ciò che colpisce non sono tanto le dichiarazioni stesse, con il loro larvato accenno a una possibile multipolarità della nuova impresa, e alla conseguente possibilità che la direzione del gruppo non sia concentrata su Torino o su Detroit ma variamente ripartita sul pianeta. Ci si deve piuttosto meravigliare per le reazioni a questo vago programma che denotano una cultura molto lontana dalla realtà dell’economia globale.

Marchionne ha espresso propositi tipici dei manager delle grandi multinazionali, ossia linee guida flessibili in un mondo flessibile, dominato dall’incertezza, in cui le imprese sono sempre meno legate agli interessi di singole nazioni o regioni. Un mondo in cui la multinazionale elettronica cinese Lenovo ha acquistato la divisione personal computer dell’Ibm e ne ha lasciato la sede in America, mentre molte multinazionali europee e americane aprono centri di ricerca o direzioni di area in Cina o in India e ripensano i loro prodotti per adattarsi a nuovi mercati di miliardi di persone.

Si tratta di criteri discutibili, e forse questa «priorità delle imprese» nelle decisioni strategiche tramonterà presto. Occorre però constatare che il concetto tradizionale di localizzazione, con tanto di uffici modello paraministeriale, con burocrazie interne complesse si sta lentamente sciogliendo; eppure continua a dominare il modo in cui governi e opinione pubblica, soprattutto in Italia, concepiscono i rapporti con le grandi imprese. Con gli attuali modi di produzione, la vera dirigenza delle imprese tende a spostarsi in un «non luogo» come Internet, dove i manager si scambiano documenti, progetti e idee incontrandosi solo raramente ma rimanendo in contatto continuo.

Governi e opinioni pubbliche danno per scontato che debba esistere una sorta di scambio fuori mercato per cui le imprese nate in un Paese hanno obblighi particolari verso quel Paese che spesso si intrecciano con la politica. Erano frequenti in passato i casi in cui alle grandi imprese si richiedevano, per risultare «gradite», localizzazioni decise dal potere politico. Ora sembra prevalere la tendenza contraria: sono i Paesi e territori a competere tra loro per offrire alle multinazionali condizioni appetibili, spesso non di carattere monetario, come buone linee di comunicazione e bassi livelli di tassazione. In Italia si sente invece parlare assai più di ciò che le imprese devono «dare» rispetto a ciò che il Paese «offre» alle imprese.

L’Italia ha uno dei regimi fiscali meno favorevoli alle imprese, una struttura di trasporti relativamente cara, un costo dell’energia più elevato degli altri grandi Paesi europei, una lentezza amministrativa quasi senza pari; dall’altro lato della bilancia può far valere di essere (ancora) un grande mercato. Politici e normali cittadini non sembrano rendersi conto di trovarsi in un mondo nuovo e più impervio in cui questo carattere positivo sta impallidendo rapidamente di fronte all’emergere di altri grandi mercati come in Asia e in America Latina, o alle aperture alle multinazionali da parte di altri Paesi dell’Unione Europea, e infatti l’Italia attira pochissimi investimenti dall’estero. Per Fiat-Chrysler, l’Italia, pur rimanendo il primo mercato europeo del gruppo, sarebbe probabilmente solo il quarto mercato, dopo Stati Uniti, Brasile e Messico.

Questo giornale ha documentato, qualche mese fa, la «fuga» di centinaia di piccole e medie imprese dall’Italia settentrionale alla Svizzera. È invece di una decina di giorni addietro la notizia che Prada, nome simbolo del made in Italy, ha deciso di quotarsi in Borsa… a Hong Kong. La Borsa Italiana, divenuta una consociata relativamente piccola della Borsa di Londra, non sembra più una sede conveniente alla quotazione di imprese con un respiro globale. È un altro sintomo, non frequentemente portato all’attenzione del pubblico, del lento spegnersi della vitalità economica del Paese, dopo la riduzione dell’ambito operativo di Alitalia, divenuta di fatto una consociata di Air France-Klm e dopo che la Banca Nazionale del Lavoro è «entrata a far parte», come si scrive gentilmente per non menzionare che è stata acquistata, del gruppo francese Bnp Paribas.

In un mondo che sta cambiando radicalmente, l’economia di questo Paese sta perdendo un pezzo dopo l’altro ed è molto dubbio che la «sferzata» preannunciata dall’attuale governo possa essere lo strumento adatto per cambiare le cose. Nessuno però sembra preoccuparsene e lo stesso governo tranquillamente proclama festa nazionale - e quindi retribuita - il 17 marzo, 150˚ anniversario della proclamazione del Regno d’Italia; non tiene conto dei costi che una simile proclamazione avrà su imprese che possono contare su 200-250 giorni di produzione all’anno e quindi perderanno lo 0,4-0,5 per cento della produzione annua, da retribuire comunque. E ancor più sulle decisioni di una miriade di imprese che sempre più angosciosamente si interrogano sulla possibilità di continuare a investire in Italia.

Alle imprese il disinteresse nazionale - LASTAMPA.it

E per quel che mi riguarda...DOVE vanno i managerrrrrr mi cale poco. Tanto sono pochi e cambiano spesso sede di lavoro.

Quello che mi preme è che resti in piedi l'impianto produttivo e di R&D (in collaborazione col PoliTo, senza lasciare l'esclusiva a GM). Che come posti di lavoro è molto più importante.

[sIGPIC][/sIGPIC]

Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

Link al commento
Condividi su altri Social

L'esempio fatto poc'anzi sulla FIAT-Brasile è perfetto: la sede centrale di FIAT-Auto è ubicata a Torino ma la FIAT-Brasile, che ne dovrebbe essere la filiale sud-americana si comporta come una realtà industriale indipendente; anzi lo è.

La fusione tra FIAT-Auto e Gruppo Ghrysler avrebbe lo stesso risultato: Torino e Detroit rimarrebbero rispettivamente le sedi europee e nord-americane del nuovo gruppo automobilistico e verrebbe creata una struttura dirigenziale con il compito di supervisionare ed eventualmente coordinare, il lavoro delle sue varie filiali: il Gruppo Chrysler nel Nord-america, FIAT-Europa in Europa, FIAT-Brasile in Sud-america ed immagino anche una futura FIAT-Cina.

Dove sarà ubicata tale sede centrale?

A Torino od a Detroit ma ciò non lederà in nessun modo l'autonomia industriale delle varie filiali poiché operano in mercati totalmente differenti tra loro.

Tutto ciò ha mio parere è ovvio.

Tra l'altro pure Toyota ha centri produttivi e di ricerca in Europa ;) la Avensis è stata disegnata,progetta e realizzata in Europa sfruttando progetti della Toyota "centrale" giapponese...ma nessuno si è sognato di dire che la Toyota sta diventando "tedesca o belga"

 

花は桜木人は武士

Link al commento
Condividi su altri Social

Tra l'altro pure Toyota ha centri produttivi e di ricerca in Europa ;) la Avensis è stata disegnata,progetta e realizzata in Europa sfruttando progetti della Toyota "centrale" giapponese...ma nessuno si è sognato di dire che la Toyota sta diventando "tedesca o belga"

fai pero' contro che le riviste di settore e forse anche autopareri sostengono che la Ford sia una casa automobilistica tedesca.

Ci solleveremo dalle tenebre dell'ignoranza, ci accorgeremo di essere creature di grande intelligenza e abilità. Saremo liberi!Impareremo a volare! Richard Bach, 1973," Il gabbiano Jonathan Livingston"

Link al commento
Condividi su altri Social

Oggi su La Repubblica si è parlato di Tychy come sede europea...

Segnalo anche questo articolo, per quantificare l'eventuale mancato gettito

ADDIO A DUECENTO MILIONI SE LA FIAT VA IN AMERICA

E' la quota di Irap che paga annualmente

E se Torino perdesse la "testa" di Fiat? Fino a venerdì tutti la vedevano come un'ipotesi remota, come fantascienza. Invece le parole di Sergio Marchionne hanno fatto piombare la città e la sua economia nell'incubo dell'addio. Perché in ballo non ci sono soltanto questioni di principio o gelosie. Ci sono soprattutto posti di lavoro e quattrini. Tanti quattrini.

Le frasi del timoniere del Lingotto aprono più di uno scenario possibile. Uno di essi prevede che la Fiat sposti in America soltanto la sede legale e alcune figure chiave del management. I 4.600 colletti bianchi degli Enti centrali di Mirafiori tirerebbero un lungo sospiro di sollievo. Ma gli abitanti del Piemonte no.

Perché la presenza della casa automobilisticaa Torino garantisce ogni anno alla Regione trai 180ei 200 milioni di Irap, l'imposta regionale sulle attività produttive. Per le casse dell'amministrazione regionale significherebbe rinunciare al 7-8 per cento degli introiti.

Naturalmente, anche lo Stato dovrebbe rinunciare ai miliardi che ogni anno preleva dalla Fiat sotto forma di tasse. Mentre i conti del Comune di Torino non subirebbero grossi scossoni: «Gli immobili dell'azienda - spiega l'assessore al Bilancio, Gianguido Passoni - ci garantiscono un gettito in termini di Icie di alcuni tributi secondari come la tassa rifiuti. Che verrebbero a mancare solo nel caso in cui il Lingotto decidesse di dismettere i propri stabilimenti».

E se invece Marchionne avesse in mente di trasferire non solo la sede legale, ma anche quella organizzativa? «Tutto dipende da come deciderà di strutturarsi la nuova entità», dice Giuseppe Calabrese, ricercatore del Ceris-Cnr di Moncalieri e studioso del settore automotive. E spiega: «Se il risultato della fusione dovesse essere un'azienda unica e quindi dovessero essere accentrate tutte le funzioni nel Michigan, il territorio torinese ne risentirebbe molto. Ma è difficile che ciò accada, perché la tendenza attuale dei costruttori mondiali è di rimanere il più possibile diffusi sul territorio».

Quindi è più che probabile che tutta la struttura che in corso Agnelli si occupa delle vendite rimarrà intatta, proprio per mantenere il controllo sul mercato europeo.E lo stesso avverrà per il Centro stile: ogni continente ha i suoi gusti. Come accade per i cinesi e i giapponesi, che si rivolgono ai designer italiani per pensare le auto che intendono destinare all'Europa, anche per la Fiat è impensabile partorire Oltreoceano l'estetica dei suoi modelli europei. Discorso analogo vale pure per il Centro ricerca: meglio averli sparsi per il mondo, per intercettare il maggior numero "saperi" differenti. Proprio come ha fatto General Motors decidendo di aprire il suo laboratorio a Torino e poi di potenziarlo. Anche l'economista Giuseppe Russo ne è sicuro: «Che la ricerca e il design Fiat resteranno qui è assodato. Penso piuttosto che la questione riguardi le funzioni strategiche e direzionali dell'azienda».

Il problema di base sarebbe quindi un altro: chi comanda? Calabrese si dice ottimista: «Meglio avere una Fiat vincente con la testa a Detroit che una Fiat italiana ma perdente». Però avverte: «Credo che più che generare un'azienda unica, Marchionne miri a creare una holding che controlla Fiat e Chrysler. In questo caso però bisognerà capire quali peso avranno le due "anime".

Il rischio è che accada quanto già successo con Intesa Sanpaolo: la sede legale è a Torino, ma le decisioni vengono prese a Milano».

L'ipotesi che le leve del gruppo Fiat-Chrysler traslochino a Detroit non lascia tranquillo neppure Russo: «Da torinese - dice l'economista - preferirei che la sede organizzativa rimanesse qui. Avere il quartier generale, per esempio, consentirebbe ai nostri laureati di crescere maggiormente e garantirebbe la centralità delle decisioni. E poi, come dice il proverbio, vicino al sole ci si scalda. Lontano, un po' meno».

Link al commento
Condividi su altri Social

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere iscritto per commentare e visualizzare le sezioni protette!

Crea un account

Iscriviti nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora

×
×
  • Crea Nuovo...

 

Stiamo sperimentando dei banner pubblicitari a minima invasività: fai una prova e poi facci sapere come va!

Per accedere al forum, disabilita l'AdBlock per questo sito e poi clicca su accetta: ci sarai di grande aiuto! Grazie!

Se non sai come si fa, puoi pensarci più avanti, cliccando su "ci penso" per continuare temporaneamente a navigare. Periodicamente ricomparità questo avviso come promemoria.