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convertendo convertito!!


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... Meglio prendere il controllo della Fiat ( e se vai dalle banche con 2mld di Euro ti portano in spalla a ritirare le azioni ), cacciare LCDM come un'impiegato qualsiasi ( piccola ma importante soddisfazione personale ) assumere un peso importante e perenne nelle vicende italiane senza dover piu' subire l'odio della parte politica avversa, ma anzi vederli venire a Canossa....se io fossi Silvio lo farei solo per il gusto di chiedere soldi, ed ottenerli, dal governo di centrosx per salvare posti di lavoro, tra gli osanna del sindacato!!

questa è veramente da quotare... seriamente, lo farei anch'io, sai che bello con il dito indice a tutti i voltagabbana e leccapiedi...

Dovrebbe toglersela questa soddisfazione, dopo tutta il fango che gli hanno fatto (anche giustamente) mangiare...

Cmq da guardare molto da lontano, da un altro continente almeno... ;)

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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Guest DESMO16
«Si è confermata la conversione del finanziamento " convertendo" nel mese di settembre 2005». Questa frase nell'ultimo paragrafo del comunicato congiunto di ieri tra la Fiat e le banche creditrici apre la strada a una possibile rivoluzione: dal prossimo 20 settembre le otto banche del prestito ( Capitalia, Banca Intesa, SanPaolo Imi, UniCredito, Bnl, Mps, Abn Amro e Bnp Paribas) diventeranno socie del gruppo torinese e — con una quota complessiva del 26 27%— diventeranno di fatto prime azioniste del maggior gruppo industriale italiano, davanti alla famiglia Agnelli, la cui holding Ifil verrà diluita al 22% circa.

La riunione di ieri. L'incontro, durato quasi tre ore e mezza, ha avuto luogo nella sede di una società del gruppo Fiat a Milano e ha visto la partecipazione per il Lingotto del presidente Luca di Montezemolo e dell'a.d.

Sergio Marchionne; dell'a. d. di Banca Intesa Corrado Passera con il responsabile dell'area corporate dell'istituto, Gaetano Miccichè, dell'a. d. di Uni Credit Alessandro P r o f u m o , dell'a. d. e del direttore generale di Sanpaolo, Alfonso Iozzo e Pietro Modiano, e dell'a. d. di Capitalia, Matteo Arpe.

Presente anche Gerardo Braggiotti, responsabile in Italia di Lazard (consulente della Fiat). Al termine del meeting, oltre all'intesa sulla conversione, le banche hanno ribadito la loro volontà di «supportare i vertici del gruppo Fiat impegnati nel conseguimento degli obiettivi dei prossimi tre anni».

Fiat, dal canto suo, ha «confermato i dati economici e finanziari e ha ribadito l'impegno a conseguire gli obiettivi già annunciati per il 2005, 2006 e 2007». La conferma degli obiettivi e della compatibilità con essi dei dati finora emersi sul 2005 è stata accolta con soddisfazione dalle banche, preoccupate per un'inizio d'anno che — almeno dal punto di vista del mercato— si è rivelato difficile. Una conferma tanto più importante in quanto la conversione del prestito migliora la posizione finanziaria del gruppo ma non fa affluire nuova liquidità. I nuovi scenari. Dopo mesi di schermaglie, tutte le strade per una eventuale rinegoziazione dei termini del prestito sono dunque state scartate, o si sono rivelate impraticabili (anche per l'esigenza di non penalizzare i soci, grandi e piccoli, della Fiat). Torino incassa quindi un aumento di capitale a prezzi vantaggiosi (circa 10 euro contro i 5,15 della quotazione di ieri) che, se diluirà la quota degli attuali soci, rivaluta i titoli che loro hanno in portafoglio e rafforza considerevolmente la situazione finanziaria dell'azienda, con 3 miliardi di patrimonio in più e tre miliardi di debiti in meno ( si veda l'altro articolo nella pagina).

La famiglia Agnelli, dal canto suo, fa un passo indietro in parte preannunciato. A questo punto, il cda della Fiat del prossimo 10 maggio — che dovrà licenziare i conti del 1° trimestre 2005— potrà convocare finalmente l'assemblea ordinaria dei soci per approvare il bilancio 2004 (ed apportare le modifiche alla governance citate nelle scorse settimane fra i motivi del rinvio).

Sarà quella anche l'occasione per l'ingresso di rappresentanti in qualche modo legati ai futuri soci? Non è detto. I giochi sull'azionariato del Lingotto, infatti, sono in realtà tutt'altro che chiusi. L'ipotesi di una conversione a settembre non implica che le banche siano destinate a rimanere a lungo azionisti di maggioranza relativa: i creditori — che hanno ieri riconfermato la fiducia agli attuali vertici Fiat per un orizzonte che va fino al 2007 — restano pronti a fare un passo indietro nel momento in cui si presentasse un partner industriale. L'ipotesi di una cordata promossa dalla banca d'affari Lehman, che ieri non è stata neppure discussa, non è di per sé esclusa dagli sviluppi di ieri. Una tale operazione potrebbe sì permettere alle banche di disimpegnarsi, ma non risolverebbe il problema principale; quello di trovare un partner forte del settore, in grado di rimpiazzare General Motors. Sarà questo ora il compito principale di Montezemolo e Marchionne.

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Il numero uno delle holding di famiglia: per l’Avvocato e Umberto con il gruppo c’era un rapporto quasi genetico, noi manterremo il nostro ruolo

Gabetti: gli Agnelli resteranno soci di riferimento Fiat

Il presidente dell’Ifil: stabilità del management per il rilancio.

Ma quale Cavaliere bianco, non c’è nessuno da salvare

«Siamo determinati a mantenere, e a meritarci, il ruolo di azionisti di riferimento Fiat. Anche per il futuro. Con un unico obiettivo: la stabilità e il rilancio dell’azienda». Troppe speculazioni, in Borsa e fuori. Troppe conclusioni affrettate sui giornali: «Gli Agnelli cedono lo scettro, gli Agnelli abdicano, gli Agnelli si disimpegnano, gli Agnelli passano la mano alle banche». Non è così, lo hanno spiegato gli stessi istituti di credito: primi azionisti lo diventerebbero solo tutti insieme (e l’ipotesi di una società comune è esclusa), solo se volessero tenersi stabilmente le quote per gestire il Lingotto (e non vogliono), solo se davvero intendessero prendere posto e ruolo dell’Ifil (e anche martedì, dopo il summit con i vertici Fiat, hanno ripetuto che la stabilità di management e proprietà sono un punto fermo). La prima reazione di Gianluigi Gabetti davanti a certi sbrigativi commenti, dunque, è stata forse una scrollata di spalle. Magari un po’ infastidita. Ma elegante, sorridente, da gentiluomo piemontese di ottima educazione e ancor migliori maniere. E di una sola parola. Per cui il vero fastidio è che quella parola, e l’impegno dato, possano essere messi in dubbio. Soprattutto se questo si traduce in voci, indiscrezioni, speculazioni incontrollate su un gruppo industriale, sui suoi azionisti, sui suoi dipendenti. E sul loro futuro.

Così alla fine Gabetti, il top manager che per decenni è stato a fianco dell’Avvocato e di Umberto Agnelli e al quale la famiglia ha riconfermato a tal punto la fiducia da volerlo alla guida di tutto quello che sta a monte di Fiat (è presidente di Ifil, di Ifi e dell’accomandita- cassaforte Giovanni Agnelli &C.), mantiene il sorriso distaccato e ironico che chi lo frequenta conosce bene. Però non c’è più bisogno di andare per interpretazioni. Gli Agnelli — orfani di Giovanni, orfani di Umberto, con John Elkann ancora troppo giovane per esercitare la stessa leadership e rappresentatività — in ritirata dal Lingotto? Lo scandisce pacato ma chiaro: «Noi abbiamo il 30%. Non diamolo per finito. Certo, a settembre entreranno le banche. E certo: vedremo con quali quote effettive, ma una diluizione della partecipazione Ifil ci sarà». Però: preoccupazione, ma perché mai? «Sono le stesse banche che, in tutti questi anni, hanno mostrato verso la Fiat una grande responsabilità. Lo so molto bene: l’ho conosciuta, l’ho vista da vicino». E al di là di questo, al di là dei capitali diluiti e del ruolo che avranno i nuovi partner: «Vede, io sono entrato qui, nel gruppo, una vita fa. Questo legame di Ifi e Ifil con la Fiat l’ho vissuto molto intensamente, prima con l’Avvocato e poi con il dottor Agnelli. È chiaro che il loro rapporto con il Lingotto era forse unico: faceva parte della loro struttura genetica. Ma le cose non sono diverse oggi. L’obiettivo resta garantire stabilità all’azienda e al suo management, nel quale abbiamo piena e totale fiducia. Dunque lo ripeto: noi siamo determinati a mantenere il nostro ruolo di azionisti di riferimento anche in futuro. Continueremo a esercitarlo. E continueremo a cercare di meritarcelo».

La domanda è ovvia: come? Con l’aumento di capitale che qualcuno sollecita e qualcun altro si aspetta? Con altre operazioni finanziarie? O magari con quella conversione delle privilegiate Fiat (anche di questa categoria di titoli Ifil ha il 30%), su cui giusto ieri si è ritrasferita la speculazione? La risposta è ferma. Ifil, negli scorsi giorni e settimane, l’aveva già detto e ripetuto. Gabetti ribadisce, marcando però ancora più nettamente le parole: «Oggi allo studio non c’è nulla. Niente. Nessuna operazione ». Dopodiché, certo: «Only the future will tell what is needed», dice in inglese. «Solo il futuro dirà che cosa sarà necessario » per assicurare la stabilità promessa. Ma, ora, i mezzi al Lingotto ci sono. E dunque, di nuovo: «Ora non ci sono operazioni allo studio».

Torna a sorridere Gabetti — e qui l’ironia ci sta tutta, anche se mascherata — al ricordo di certe cronache degli ultimi giorni. «Mi sono stupito che qualcuno si attendesse l’arrivo di un cavaliere bianco. Un cavaliere bianco, se non abbiamo imparato male dagli inglesi, è qualcuno che deve salvare qualcun altro dal diventare vittima di un predatore... ». Proviamo il giochino: se è chiaro che la vittima sarebbe stata Fiat, il «predatore» da cui salvarla sarebbe stata la stessa Ifil? Le banche? Qualche misterioso, magari strano, finanziere? «Già, i nomi...». I cavalieri bianchi e i cavalieri neri... «Peccato che qui non ci fosse, e non ci sia, il drago che mangiava la fanciulla nè il San Giorgio arrivato a salvarla. Non ce n’era bisogno».

C’era bisogno, invece, del chiarimento Fiat-banche. E dei messaggi di sintonia, e scommessa sul futuro, inviati al mercato. «Ma mi sarei sorpreso del contrario. E proprio perché so quale sia stato l’appoggio delle banche in questi anni». Dunque, ovvio: «Sono molto soddisfatto, mi ha fatto grande piacere » il rinnovato supporto dei creditori, e imminenti azionisti, al piano Fiat per il prossimo triennio. Anche, e soprattutto, «perché ho piena fiducia nella fatica che stanno facendo Luca Cordero di Montezemolo e Sergio Marchionne.Efiducia altrettanto piena nel fatto che i risultati arriveranno».

Raffaella Polato

28 aprile 2005

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