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Addio a Franco Farnè


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Un grave lutto ha colpito il mondo del motociclismo e tutta la Ducati. All’età di 80 anni è morto Franco Farnè, uno dei pilastri della casa motociclistica bolognese, “uno degli uomini che, con la sua passione, competenza e coraggio ha contribuito al successo sportivo e tecnico di Ducati”, scrive la casa di Borgo Panigale. Pilota, e soprattutto capo meccanico della Squadra Corse Ducati, nonché il vero braccio destro di Fabio Taglioni, era entrato in Ducati nel 1951 (la madre cedette il suo posto di lavoro in azienda pur di accontentare il figlio), dimostrò da subito una capacità innata per la meccanica, iniziando come giovane collaudatore dei Cucciolo. Quando nel 1954 Taglioni entrò in Ducati, Farnè fu subito ingaggiato dall’ingegnere lughese, sin dai tempi degli esordi con la Gran Sport Marianna. Pilota Ducati al Motogiro d’Italia, alla Milano-Taranto e nelle prime gare su circuiti cittadini, Franco si dimostrò pilota e meccanico valente, fino a vincere il Campionato Italiano Juniores nel 1956 e 1957 con la Ducati 100, e nel 1958 con la Ducati 125 Desmo. Farnè è stato il primo vincitore italiano a Daytona il 5 Marzo 1959 su una Ducati 250, e vincitore di una Coppa Oro Shell ad Imola nella classe 125 nel 1961.

A Farnè si deve anche lo sviluppo “fisico” del primo sistema Desmodromico insieme ai meccanici Mazza, Recchia, Armaroli nel 1956. Nella prima metà degli anni ‘60, quando la sua attività di pilota venne “sacrificata” per diventare collaudatore e capo meccanico per Ducati negli Stati Uniti (la cilindrata 350 venne sviluppata proprio da Franco negli States) e per la filiale spagnola Mototrans, Farnè divenne per tutti il punto di riferimento principale per la preparazione dei prototipi e delle moto da corsa. Gestì, tra le altre cose, una scuderia privata per conto di Ducati, denominata “Scuderia Speedy Gonzales“ per via del lungo trascorso di Farnè in terra iberica. Infatti, le sue dimensioni minute, e la capacità di parlare la lingua spagnola furono proprio il motivo per il quale ribattezzò il suo team così, quando tutti in Ducati lo avevano affettuosamente soprannominato “il topo”.

A Farnè si devono lo sviluppo delle prime bicilindriche da corsa, i successi di Imola, la collaborazione con la scuderia NCR (negli anni che vanno dal 1975 al 1980), la partecipazione al Tourist Trophy del 1978, ma anche lo sviluppo del motore Pantah, il telaio a traliccio, i successi alla Parigi-Dakar, fino ad arrivare alla Superbike. Nel 1999, Farnè andò in pensione, pur senza mai allontanarsi dal mondo Ducati.

Tra i piloti che hanno lavorato con lui, Bruno Spaggiari, Mike Hailwood, Ricardo Fargas, Paul Smart, Franco Uncini, Victor Palomo, Benjamin Grau, Salvador Canellas, Virginio Ferrari, Mario Lega, Tony Rutter, Davide Tardozzi, Marco Lucchinelli, Raymond Roche, Giancarlo Falappa, Doug Polen, Carl Fogarty, Troy Corser, Pier Francesco Chili.

Franco Farnè, dal 1986 fino al 1999, ha ricoperto il ruolo di Tecnico e Capo Meccanico della Scuderia Ducati, sviluppando dagli esordi il progetto del motore a 4 valvole raffreddato ad acqua. Dalla prima Ducati 748 del 1986, passando alla 851, 888, 916, 996, l’esperienza di Farnè fu determinante per Ducati al fine di conseguire i primi storici successi nel campionato mondiale Superbike con Lucchinelli, Roche, Falappa, Polen, Fogarty, Corser e Chili.

Farnè è stato prezioso collaboratore non solo di Taglioni ma di altri personaggi del mondo Ducati quali Massimo Bordi, Gianluigi Mengoli, Giorgio Nepoti e Rino Caracchi del team NCR, i fratelli Claudio e Gianfranco Castiglioni, Massimo Tamburini, fino ad arrivare a Filippo Preziosi e Claudio Domenicali.

“Ho conosciuto Franco Farnè al mio ingresso in Ducati nel 1991. Era il capo del reparto corse, figura mitica, già vincitore del primo mondiale Superbike – ricorda l’ad di Ducati Motor Holding, Claudio Domenicali – La sua tenacia, la determinazione e il legame all’azienda sono state per me un esempio ed uno stimolo. È con grande stima che lo ricorderò sempre.”

Ducati, è morto il pilota e capo meccanico Franco Farnè - Bologna - il Resto del Carlino - Notizie di Bologna e dell?Emilia Romagna, di Ancona e delle Marche

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R.I.P.

"Non ti ho tradito, dico sul serio. Ero rimasto senza benzina, avevo una gomma a terra, non avevo i soldi per prendere il taxi, la tintoria non mi aveva portato il tait, c'era il funerale di mia madre, era crollata la casa, c'è stato un terremoto, una tremenda inondazione, le cavalette, non è stata colpa mia, lo giuro su Dio!!"

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