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Mitsubishi Evo 8 gsr


FEDELELLA

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NE RESTANO POCHE Quelle delle due litri turbo di impostazione rallistica sembra purtroppo una razza in via d’estinzione. Se un tempo questa specie poteva contare su molti esemplari , oggi le sopravvissute si contano sulle dita di una mano. Mentre dal WWF pare alquanto improbabile che partano mobilitazioni per la loro salvaguardia, ho avuto la fortuna di mettere le mani su uno di questi ultimi bombardoni, la Mitsubishi Lancer Evolution VIII in versione GSR.

A ME GLI OCCHI Una quindicina di giorni a giocare al domatore del circo, con la belva al guinzaglio in giro per la città e per i suoi dintorni e con addosso gli sguardi dei passanti. La Lancer ha un aspetto meno estremo che in passato ma che fa sempre una maledetta fatica a passare inosservato, con il frontale tutto squarci e prese d’aria, i passaruota bombati e l’ala posteriore che svetta sul bagagliaio. Quanto basta per guadagnarsi immancabilmente il ruolo di star nella coda a ogni semaforo.

LA PECORA NERA Ben diversa è l’aria che si respira invece nell’abitacolo. Qui di sportivo ci sono solo i sedili Recaro o pochi altri particolari, come la strumentazione, la pedaliera in alluminio o il volante Momo. Per il resto la sobrietà regna sovrana, con forme semplici e una cura costruttiva senza infamia e senza lode. Giusto per ricordare che in origine la Lancer nasce infatti come una tranquilla vettura da famiglia e che la Evo VIII è invece la parente scapestrata, una sorta di pecora nera della gamma.

ROMBO DI TUONO Andare a zonzo con questa Mitsubishi è un esperienza che ha ben pochi uguali. Per quanto addomesticata, questa Mitsubishi resta un’auto da corsa: il suo temperamento è scorbutico e il motore ruggisce a ogni carezza sul pedale dell’acceleratore. Già al primo giro di chiave, dal trombone si scarico esce un rumore cupo, sordo e sinistro che ammonisce su quel che si può aspettare affondando con decisione il piede destro. E siccome i giapponesi sono gente d’onore, per i quali ogni promessa è

debito, ecco che la Lancer fa davvero quel che minaccia. Dopo una prima fase di apparente torpore, quando la lancetta del contagiri si avvicina a quota 3.000 il suo carattere cambia radicalmente.

APRITI CIELO! Come un cobra, la Lancer inizia a sibilare, solleva un po’ il muso e schizza in avanti con una forza inaudita. Il tutto avviene in modo brusco, con un effetto on/off da moto a due tempi. E non potrebbe essere diversamente. Per arrivare a cavare fuori 265 CV, i tecnici Mitsubishi hanno dovuto montare una turbina grossa quasi come una pentola a pressione e c’è quindi poco da stupirsi se l’erogazione non è lineare.

SENZA MEZZE MISURE Onestamente trovo la cosa alla lunga un po’ fastidiosa nella guida quotidiana. La Evo non ama le mezze misure e chiede di essere guidata a passo da parata oppure con piglio da prova speciale. In entrambi questi casi se la cava benone, ma se si vuole una tenere semplicemente un passo allegro le cose si complicano un po’. Se infatti si va a cambiare marcia dopo aver solleticato appena la turbina, il regime del

motore ricade troppo sotto coppia e non riesce ad assicurare una spinta omogenea. Per evitare questo fenomeno occorrerebbe tirare di più le marce, con il rischio però di giocarsi la patente molto prima di aver inserito la quinta.

FUGA DALLA CITTA’ Muoversi nel traffico dà quindi poca soddisfazione, anche perché la frizione non è leggerissima e bastano un po’ di giorni da pendolare per tonificare a dovere la muscolatura della gamba sinistra. Anche il cambio, cosa strana per una giapponese, non è esattamente un burro e gli innesti sono secchi ma leggermente contrastati. In manovra ci mette del suo anche lo sterzo, che è precisissimo e leggero in velocità ma che lamenta un diametro di volta eccessivo. In un rally si potrà anche rimediare alla cosa facendo il pendolo o lavorando di fino con il freno a mano, ma per parcheggiare sotto casa questi sistemi si rivelano ben poco pratici.

POCHE SBAVATURE Peccato per questi nei, perché per il resto l’origine borghese del progetto farebbe della Lancer Evo VIII una sportiva versatile e godibile in un impiego a 360°. In giro non ci sono molte berline a quattro porte, con una buona abitabilità posteriore e un bagagliaio da 460 dmc a prova di vacanza capaci di fumarsi la prova 0-100 in soli 6,1 secondi. E, comunque, quelle che ci sono costano più dei 40.000 scarsi richiesti dalla Mitsubishi.

ADORA LE CURVE In autostrada la Lancer fa un figurone. Ai fatidici 130 km/h il motore si dimostra tutto sommato silenzioso e trotterella proprio poco sopra i famigerati 3.000 giri. Sempre pronto cioè a fornire risposte fulminee e a scatenare la Evo VIII in un rush furibondo fino ai 245 km/h. Il vero pane di questa Mitsubishi è però il misto, dove sa regalare soddisfazioni immense e si rivela praticamente imbattibile, anche se a costo di un certo impegno fisico nella guida.

CON LE ALI AI PIEDI La raffinatissima trazione integrale permanente All Wheel Control con la sua terna di differenziali e i programmi di gestione specifici per asfalto, sterrato e neve fa veri e propri miracoli. Nonostante abbia il compito di scaricare a terra bordate di cavalli, assicura una motricità spaventosa e offre un’elevatissima tenuta, il cui limite è quasi impossibile da trovare su strada.

ESIGE RISPETTO Tirando il collo alla Evo VIII, sembra di viaggiare nell’iperspazio: tutto avviene in modo rapido e le manovre devono essere precise e puntuali. Il posteriore reagisce alle variazioni di carico in modo un po’ violento e può prendere alla sprovvista i meno smaliziati e troppo irruenti, allargando repentinamente la traiettoria. Dall’alto del suo ricco palmares, la Lancer gradisce essere trattata con i guanti. Rigorosamente da pilota.

Paolo Sardi x Virgilio motori

Questa e' un auto sicuramente da provare . :wink:

AUTOTECNICA BRESCIA

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  • 3 settimane fa...

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