Vai al contenuto

Fiat: De Benedetti, Settore Auto Non Ha Futuro


Messaggi Raccomandati:

Da quanto ne so io fino almeno al 93-94 le schede madri erano realizzate in Italia, e comunque erano schede madri Olivetti, fino a che Olivetti è stata di De Benedetti non avevano schede madri prodotte da terzi.

mi inkino dinnanzi a tale azienda!!!che coraggio!e sopratutto vuol dire che c'erano le conoscenze sia x progettarle sia x realizzarle.....

e ora tutto nel cesso o all'estero.......

 

花は桜木人は武士

Link al commento
Condividi su altri Social

  • Risposte 91
  • Creato
  • Ultima Risposta

I più attivi nella discussione

I più attivi nella discussione

Ecco a voi il contrattacco ...

L'INDUSTRIA ITALIANA VISTA DALL'INGEGNERE

Ferruccio de Bortoli per “Il Sole 24 Ore”

L’Ingegner De Benedetti ha rilasciato a Raisat un'inte¬ressante e abrasiva intervista sul capitalismo italiano. Lasciamo pur perdere il ricordo assai poco lusinghiero di Agnelli. Non che la figura dell'Avvocato sia esente da critiche. Ma la scelta dei tempi e dei modi è apparsa quanto meno inelegante.

A parere dell'Ingegnere «la Fiat non ha futuro». Certo non se la passa bene. Ma se qualcuno avesse detto ai tempi una cosa analoga dell'Olivetti possiamo immaginare quale sarebbe stata la sua reazione. Tanto più che fino a un minuto prima del crollo (Corrado Passera ne sa qualcosa) il risanamento dell'Olivetti veniva annunciato al mercato con dovizia di piani e numeri. E le banche per tanti anni hanno pazientemente saldato il conto proprio grazie ai buoni uffici di quel Cuccia oggi criticato.

La storia dell'industria e della finanza italiana è piena di episodi controversi. E dunque ben vengano le ricostruzioni di De Benedetti, dal quale però qualche autocritica in più come industriale italiano sarebbe stata opportuna. Nell'intervista l'Ingegnere magnifica l'acquisto di Buitoni-Perugina, poi però venduta con una ricca plusvalenza agli svizzeri della Nestlé dopo l'esito, per lui negativo, dell'operazione Sme.

L'Olivetti non c'è più, l'avventura dei computer italiani è andata male. Certo da Olivetti è nata Omnitel, oggi però Vodafone. Ma qualche responsabilità l'Ingegnere l'avrà pure avuta essendo stato il gestore della multinazio¬nale di Ivrea per una ventina d'anni. L'amara realtà è che l'industria italiana ha perso sia produzioni, specie nei settori tecnologicamente avanzati, sia quote di mercato. E, soprattutto, presenze all'estero.

De Benedetti ha provato la grande avventura internazionale con la belga Sgb: sappiamo purtroppo come è finita. E di italiano, anzi di torinese, in quella vicenda rimangono soltanto i cioccolatini Peyrano offerti nottetempo alla mancata “preda”.

CONSIGLI NON RICHIESTI

Da “La Stampa”

L’ingegner Carlo De Benedetti ha ritenuto ieri di partecipare a una conferenza stampa per presentare il contenuto di una sua intervista televisiva ampiamente dedicata alla Fiat e a Torino. Parte di questa conversazione, contenente pesanti giudizi su Giovanni Agnelli, definiti «inaccettabili» dal vicepresidente del gruppo e nipote dell’Avvocato John Elkann, erano già stati anticipati dal Corriere della Sera.

Ora De Benedetti, nel riproporli, aggiunge un altro pezzo dell’intervista in cui sostiene che «la Fiat Auto è senza speranze». Si tratta di un’affermazione perentoria e difficilmente dimostrabile. Pronunciata senza neppure prendere visione dei recenti conti aziendali e dei risultati del lavoro di rilancio, da uno che ha svolto per molti anni il ruolo di imprenditore, è senz’altro una prova di superficialità. Ma De Benedetti, come si sa, ha smesso da tempo di fare in prima persona l’industriale; prima di smettere ha fatto in tempo a portare alla chiusura l’Olivetti, una delle più grandi e prestigiose aziende italiane, patrimonio dell’intero sistema. Poi si è ritirato all’estero, dove trascorre la maggior parte del suo tempo.

Nell’intervista l’ingegnere spiega che il male della Fiat Auto nasce dal fatto di essere stata per molto tempo «protetta», e non aver quindi potuto attrezzarsi per affrontare il libero mercato. Anche in questo caso l’ingegnere dimentica che tra le attività del suo gruppo c’è un settore protetto come l’energia.

Visto che ieri dell’intervista televisiva, lunga quasi due ore, è stato fatto vedere solo un piccolo estratto, sarà interessante, da oggi, seguirne la versione completa: se non altro per capire se la summa del pensiero di De Benedetti è tutta qui o se ha ancora consigli non richiesti da dare agli imprenditori, alla sua città, al suo Paese.

Link al commento
Condividi su altri Social

A parte il "da che pulpito viene la predica" che già molti di voi hanno sollevato, mi sembra comunque che il Nipote non abbia attaccato l'Ingegnere sui contenuti delle sue dichiarazioni essendo qualunque opinione legittima, bensì ha (giustamente IMO) criticato il modo ed i tempi.

Citare conversazioni private a cui l'interessato non può più rispondere è scorretto. Doveva svegliarsi prima, oppure semplicemente attenersi ai fatti e ce ne sono a iosa per sostenere che fiat è stata mal gestita.

Infine a mio parere la critica all'Avv è però giusta

Ha lasciato gestire la società ad una banda di mezze calzette che l'hanno portata nel baratro

Pur non avendo responsabilità nella gestione diretta, visto che questi manager sono rimasti in carica diverso tempo mentre l'azienda declinava è sua la responsabilità di non aver capito che erano le persone sbagliate per affrontare una crisi

Link al commento
Condividi su altri Social

Attenzione però che Siemens si è dovuta fondere per i PC con Fujitsu per poter resistere, inoltre non è possibile paragonare Siemens a Olivetti.

Siemens è un conglomerato economico di dimensioni colossali in cui l'area informatica è un'attività secondaria, Olivetti no.

Io credo ad esmpio che Olivetti come industria informatica sia slatata per i motivi opposti alla crisi di Fiat.

Fiat paga i tagli agli investimenti sullo sviluppo, ad esempiocon i ritardi nella ricerca.

Olivetti invece pagò l'idea di poter essere un garnde competitor in grado di sviluppare tecnologie proprie, realizzando prodotti spesso innovativi (il Quaderno e l'Envision erano dei gioiellini torppo avanti sui tempi) ma con costi industriali eccessivi.

Quando il mercato si è trasformato da un mercato di aziende informatiche ad uno di assemblatori loro non hanno pagato l'eccessiva rigidità e i costi di struttura eccessiva.

Un vero peccato perché Olivetti era assieme a Fiat una delle poche realtà di eccellenza nella ricerac privata italiana

Io penso invece che olivetti, come gran parte delle aziende informatiche europee (penso a Bull in Francia) siano saltate proprio per gli stessi motivi che De Benedetti indica per FIAT: il protezionismo. Olivetti era una società eccellente e all'avanguardia che come tutte le aziende italiane, salvo rare eccezioni, ha avuto paura di internazionalizzarsi, di diventare grande e che si è ridotta a fare registratori di cassa, visto che il governo di allora, con Visentini ministro e AD di Olivetti li rese obbligatori. Un'azienda simile oggi sarebbe fuori dal business dei PC, che non è piu remunerativo come un tempo, ma non lo sarebbe da quello dei servizi (vedi IBM) e l'Italia sarebbe potuta restare in un settore estremamente importante. Olivetti, come Montedison, come il polo dell'alimentare rappresentano solo delle grandi occasioni sprecate per questo paese che ora si trova ad arrancare per mancanza di una strategia industriale vincente.

Link al commento
Condividi su altri Social

Io penso invece che olivetti, come gran parte delle aziende informatiche europee (penso a Bull in Francia) siano saltate proprio per gli stessi motivi che De Benedetti indica per FIAT: il protezionismo. Olivetti era una società eccellente e all'avanguardia che come tutte le aziende italiane, salvo rare eccezioni, ha avuto paura di internazionalizzarsi, di diventare grande e che si è ridotta a fare registratori di cassa, visto che il governo di allora, con Visentini ministro e AD di Olivetti li rese obbligatori. Un'azienda simile oggi sarebbe fuori dal business dei PC, che non è piu remunerativo come un tempo, ma non lo sarebbe da quello dei servizi (vedi IBM) e l'Italia sarebbe potuta restare in un settore estremamente importante. Olivetti, come Montedison, come il polo dell'alimentare rappresentano solo delle grandi occasioni sprecate per questo paese che ora si trova ad arrancare per mancanza di una strategia industriale vincente.

Quoto tutto, è la vecchia storia della pagliuzza e del trave...

A parere dell'Ingegnere «la Fiat non ha futuro». Certo non se la passa bene. Ma se qualcuno avesse detto ai tempi una cosa analoga dell'Olivetti possiamo immaginare quale sarebbe stata la sua reazione.

Bella difesa della Fiat fa Fessuccio De Bortoli... paragonarla all'Olivetti. Io faccio gli scongiuri!

Link al commento
Condividi su altri Social

Si me li ricordo, erano ad essere sinceri dei prodotti di qualità un po scarsettina.

Prodotti dell'epoca decadente dell'Olivetti.

Comunque Olivetti era un'azienda con dei grandi ingegneri, il problema da quanto so era più che altro il costo industriale legato al fatto che utilizzavano solo Schede madri Olivetti, quando ormai tutti utilizzavano prodotti taiwanesi.

Gli ultimi prodotti Olivetti di rilievo secondo me erano l'Envision (tropoo avanti coi tempi) e una serie di di M300 (se ricordo bene), computer che avevano dei processori 286-486, e che avevano un'ingegnerizzazione modulare fantastica. Mi ricordo che per sostituire un HD si impiegava un paio di minuti.

L'altro problema enorme di Olivetti era la rete distributiva che, essendo ancora qulla delle macchine per ufficio, era costosissima e con una mentalità poco aggressiva.

Link al commento
Condividi su altri Social

Guest frallog
De Benedetti.....

certo che sentire le critiche di uno che ha distrutto Olivetti e che con Prodi faceva il furbo con la SME, fa girare le balle.

Link al commento
Condividi su altri Social

Guest DESMO16
...Gli ultimi prodotti Olivetti di rilievo secondo me erano l'Envision (tropoo avanti coi tempi) e una serie di di M300 (se ricordo bene), computer che avevano dei processori 286-486, e che avevano un'ingegnerizzazione modulare fantastica. Mi ricordo che per sostituire un HD si impiegava un paio di minuti.

L'altro problema enorme di Olivetti era la rete distributiva che, essendo ancora qulla delle macchine per ufficio, era costosissima e con una mentalità poco aggressiva.

..io mi ricordo di questo: l' M 24, che mi piaceva parecchio negli anni '80

olivettim247pk.jpg

..e che dire delle macchine da scrivere come la famosa lettera 22 inseparabile amica di Indro Montanelli

olivettilettera22front6pp.jpgolivettilettera22lato1oc.jpg

che fa parte della collezione permanente del Museum of Modern Art di New York insieme alla Lexikon 80

olivettilexikon80front3xl.jpgolivettilexikon80lato9vj.jpg

..o la calcolatrice Logos 68

olivettilexikon80front3fk.jpgolivettilogos68lato8ul.jpg

..possiedo la Lexikon e la Logos

..difronte al tramonto di questa azienda, sarebbe meglio se De Bendetti tacesse

Link al commento
Condividi su altri Social

Olivetti ha puntato troppo sui PC, settore estermamente competitivo e poco sui servizi, settore in cui era fortissima.

Ad esempio un errore ad esempio è stato quello di non curare la pubblica amministrazione, nei ced si acquistava quasi solo Bull, perché era un'azienda di stato francese fortissima in questo settore.

Io non credo che l'errore di De Benedetti sia stato l'eccesso di protezionismo, noi eravamo l'unico grane paese europeo in cui la pubblica amministrazione acquistava più comoputer stranieri che nazionali.

L'errore è stata la mancanza di forza e coraggio nel chiudere settori come quello dei PC, ha preferito in una fase l'immagine di imprenditore illuminato a quella del realismo dei conti, insomma la stessa accusa che rivolge ad Agnelli.

Doveva licenziare gran parte dei dipendenti, smantellare una rete distributiva non adeguata al mercato moderno, non ha avuto il coraggio di farlo, e hanno pagato anche i settori forti dell'azienda.

Rischia di essere un problema simile a quello che succederebbe in Fiat in caso di insuccessi di 199 e 159.

Comunque De Benedetti va paragonato più a Berlusconi che ad Agnelli, visto che entrambi sono non capitalisti, ma figli di signorotti di periferia che grazie a capacità e spregiudicatezza (Berlusconi come palazzinaro e De benedetti come uomo di finanza da scatole cinesi) hanno rappresentato al meglio il capitalismo rapace degll'Italia recente.

Ovevro, grandi rapporti coi politici, forti in settori che necessitano di protezione politica, forti di apparati di comunicazione che ne ingigantiscano le gesta e incapaci, o quasi (De benedetti qualcosa ce l'ha ma resta più finanziere che industriale) di fare industria. Entrambi sono stati più speculatori finanziari che industriali.

Agnelli appartiene ad un'altra storia, con enormi limiti, ma con caratteristiche enormemente diverse. Lui non è mai stato un imprenditore, lui è nato re.

Link al commento
Condividi su altri Social

Io non credo che l'errore di De Benedetti sia stato l'eccesso di protezionismo, noi eravamo l'unico grane paese europeo in cui la pubblica amministrazione acquistava più comoputer stranieri che nazionali.

Eh si ritorna sempre allo stesso discorso..................

 

花は桜木人は武士

Link al commento
Condividi su altri Social

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere iscritto per commentare e visualizzare le sezioni protette!

Crea un account

Iscriviti nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora

×
×
  • Crea Nuovo...

 

Stiamo sperimentando dei banner pubblicitari a minima invasività: fai una prova e poi facci sapere come va!

Per accedere al forum, disabilita l'AdBlock per questo sito e poi clicca su accetta: ci sarai di grande aiuto! Grazie!

Se non sai come si fa, puoi pensarci più avanti, cliccando su "ci penso" per continuare temporaneamente a navigare. Periodicamente ricomparità questo avviso come promemoria.