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La scadenza del 2035 per le emissioni zero allo scarico era pensata per innescare un circolo virtuoso: obiettivi chiari avrebbero stimolato gli investimenti nelle infrastrutture di ricarica, ampliato il mercato interno, spronato l’innovazione in Europa e reso i modelli elettrici più economici. Si prevedeva che le industrie adiacenti (batterie, semiconduttori) si sarebbero sviluppate in parallelo, sostenute da politiche industriali mirate. Ma ciò non è avvenuto», ha detto Draghi.

Secondo l’ex presidente della Bce e del Consiglio, l’installazione dei punti di ricarica dovrà accelerare di 3-4 volte nei prossimi cinque anni per raggiungere una copertura adeguata. «Il mercato dei veicoli elettrici è cresciuto più lentamente del previsto. L’innovazione europea è rimasta indietro, i modelli restano costosi e la politica delle catene di fornitura è frammentata. Di fatto, il parco auto europeo di 250 milioni di veicoli sta invecchiando e le emissioni di CO₂ sono calate appena negli ultimi anni».

La riflessione di Draghi porta a una conclusione chiara: «Attenersi rigidamente all’obiettivo del 2035 potrebbe rivelarsi irrealizzabile», rischiando di consegnare quote di mercato soprattutto ai concorrenti cinesi. Da qui, la proposta e l’apertura alla neutralità tecnologica e ai carburanti alternativi: «La prossima revisione del regolamento sulle emissioni di CO₂ dovrebbe seguire un approccio tecnologicamente neutrale e fare il punto sugli sviluppi di mercato e tecnologici. Serve anche un approccio integrato per il potenziamento dei veicoli elettrici, che copra le catene di fornitura, le esigenze infrastrutturali e le potenzialità dei carburanti a zero emissioni di carbonio

Finalmente qualcuno che dice che all’industria automobilistica europea era stata data una possibilità per risollevarsi e competere a livello mondiale, ma ha miseramente fallito perché non è stata in grado di innovare adeguatamente.

Continuando così il problema non sarà togliere il ban del 2035, sarà arrivarci al 2035.

Inviato
On 15/09/2025 at 19:36, Albe89 scrive:

Sì ritorna al solito giro, se l'elettrico avesse lo stesso salto di vantaggi che ci fu tra il cavallo e l'automobile il risultato sarebbe stato lo stesso.

Quel salto non c'è (ancora) e lo si vuole fare a forza di divieti.

Anche perché al di fuori della città più ricca al mondo (new York nel 1913) la gente si è spostata ancora con carretto e cavallo per parecchio tempo ancora a spanne direi almeno per altri 40anni ancora (quanto meno nei paesi più "sviluppati").

Ora è come se alla stessa gente gli si proibisse di usare il cavallo.

Se non ci fossero incentivi all'estrazione di petrolio, se non fosse che il petrolio è la fonte "identificata" da tempo immemore, etc etc etc... potenzialmente. Ma il campo di gioco non è mai stato paritario, anche solo su un fronte di interessi nazionali. E poi le tecnologie sono progredite considerevolmente, appunto, e ne abbiamo molte di nuove per generare energia.

Nessuno proibisce il cavallo a livello europeo. Si proibisce la "vendita" del cavallo da nuovo, ma un'auto con corretta manutenzione può sopravvivere decadi.

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Inviato
On 16/09/2025 at 20:33, xtom scrive:

Finalmente qualcuno che dice che all’industria automobilistica europea era stata data una possibilità per risollevarsi e competere a livello mondiale, ma ha miseramente fallito perché non è stata in grado di innovare adeguatamente.

Continuando così il problema non sarà togliere il ban del 2035, sarà arrivarci al 2035.

Quello che però contesto alla politica è stato di fare all in sull'elettrico anziché ragionare sul costo ambientale dell'auto (non solo emissioni, ma anche componentistica, produzione e smaltimento a fine ciclo); si sarebbe potuto lasciare liberi i costruttori di lavorare con diverse soluzioni di propulsione bilanciando magari la minore efficienza alle emissioni di un motore ibrido con una filiera produttiva più "ecologica". insomma, era proprio necessario essere così drastici quando con i cinesi sul prezzo non potremo comunque mai competere?

Inviato
3 ore fa, holden75 scrive:

Quello che però contesto alla politica è stato di fare all in sull'elettrico anziché ragionare sul costo ambientale dell'auto (non solo emissioni, ma anche componentistica, produzione e smaltimento a fine ciclo); si sarebbe potuto lasciare liberi i costruttori di lavorare con diverse soluzioni di propulsione bilanciando magari la minore efficienza alle emissioni di un motore ibrido con una filiera produttiva più "ecologica". insomma, era proprio necessario essere così drastici quando con i cinesi sul prezzo non potremo comunque mai competere?

Ci hanno provato ad inserire queste regolamentazioni sulla sostenibilità di filiera: fa parte del Green New Deal.

Eppure guarda, ogni partito politico e ogni industriale sta attaccando l'EU a riguardo. Quando si legge "cut the red tape" si intendono principalmente queste norme e quelle sulla privacy.

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