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L'Italia acquista i primi 3 F-35


fuzz77

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Eppure vola. :mrgreen:

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Di più brutto (VStol) c'era solo questo:

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Modificato da nubironaSW

Fiat 127 - 903 ab | Fiat Regata 100 S i.e. | Daewoo Nubira SW 1600 SX-Fiat Panda Young 750 ab ('89) | Fiat Punto Easy 1.2 Nero Tenore

Camper Adria Coral 655 Sp su Ducato Maxi 2.8 jtd 127cv

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Visto che ormai a detta di molti questo velivolo è diventato il mejo der mejo der mejo dell'aeronautica e tutti i velivoli passati presenti e futuri non sono degni nemmeno di pulirgli le palette dei motori :lol:

teniamo vivo il topic con una lista di alcune aziende italiane coinvolte

Vitrociset

- Radio Frequency Cable Tester (RFCT) e dei relativi Adapter Set (AS)

http://www.vitrociset.it/dett_editoriale.p..._editoriale=730

Avio Aero

Avio Aero

Avio S.p.A - Italy

. componenti motore F135

Piaggio

http://www.piaggioaero.com/#/en/corporate/...enter/2007/june

Piaggio Aero Industries - Italy

- componenti motore F-135

Aerea

- supporti per armamento

Gemelli

. cuffie di protezione per il personale di terra

Logic

F35 JSF | www.logic-spa.com

- panoramic cockpit display

Moog Italiana Srl

http://www.moog.it/italian/markets/aerospa...imulation-test/

. sistemi acquisizione dati per test

Sirio Panel

http://www.siriopanel.it/siriopanel/media/...SIRIO_PANEL.pdf

- parte cruscotto e illuminazione abitacolo

Mecaer

- parti carrello atterraggio

OtoMelara

http://www.dtic.mil/ndia/2010armament/Tues...uglasParker.pdf

- assemblaggio sottoassiemi cannone GAU-22A

Secondo ######

Secondo Mona SpA - Italy

- sonda rifornimento e azionatore idraulico sportello

Sicamb

- collaborazione sistema espulsione seggiolino eiettabile

Simmel Difesa

- integrazione missile IRIS-T

Aerosekur

http://www.ainonline.com/aviation-news/par...enance-contract

- tende pneumatici per manutenzioni campali

Oma / Umbra cuscinetti

http://www.cnaumbria.it/public/file/rasseg...0luglio2013.pdf

- viti a ricircolo

ARIS

ARIS | Difesa

AVIOGEI

http://www.accessmylibrary.com/article-1G1...erested-us.html

- veicoli logistici

A.S.E.

ASTER

Elettronica Aster S.p.A.

Comauelettronica

Forgital

Innse Berardi

- macchine utensili

LAER

Magnaghi Aeronautica

Mako Shark

CARBON ARAMID AND FIBERGLASS TECHNOLOGY - Mako Shark Srl

MES

MES - Meccanica per l'Elettronica e Servomeccanismi, S.P.A.

Microtecnica

http://www.airframer.com/direct_detail.html?company=121544

- sistema anti-ghiaccio per motore F-135

Northrop Grumman Italia

OMPM

http://lacittadisalerno.gelocal.it/cronaca...-f-35-1.6401661

- partecipazione alla costruzione delle ali

Pietro Rosa TBM

PIETRO ROSA TBM | To be a Leader

Rev.Aviation

Benvenuto in Rev Aviation

Rotodyne

ROTODYNE

- AGE

TCS Group

http://www.prnewswire.com/news-releases/pr...k-62115912.html

- componenti critiche per motore F135

Alfa Romeo Giulietta, 1.4 TBI Multiair 170 CV Exclusive (2013)

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Quindi per ora la fabbrica di Cameri deve produrre 90 F-35 per l'Italia, 37 per l'Olanda e forse 35/55 per il Belgio. Per un totale di 127/182 velivoli da produrre.

Quelli destinati alla Norvegia ed alla Danimarca dove verranno prodotti?

Ho trovato una parziale risposta.

[h=2]F-35: LA NORVEGIA “DIVORZIA” DALL’ITALIA?[/h]di Silvio Lora Lamia

13 settembre 2013, pubblicato in

Analisi Italia

imagesCABFPYNE.jpgCon gli Stati Uniti pronti a dar seguito – al Congresso piacendo – al pianificato attacco aereo sulla Siria, nel caso la strada aperta dall’iniziativa diplomatica di Mosca si rivelasse impraticabile (campagna aerea col prevedibile corollario dei “moralmente scorretti” killeraggi coi drone e dei loro tragici effetti sulla popolazione civile visti in Afghanistan e Pakistan), nelle retrovie la NATO continua a lavorare ai futuri assetti del suo Air Power. Al centro dell’attenzione c’è manco a dirlo il Joint Strike Fighter americano, la cui organizzazione di supporto tecnico-operativo comincia a muovere i primi passi anche al di qua dell’Atlantico, sempre e comunque in un’ottica “joint”. L’ultima notizia, una notizia non buona per l’Italia, arriva dalla Norvegia. Secondo quanto riportato da Defense News, la settimana prima delle elezioni per il nuovo Parlamento il responsabile del procurement militare del Governo di Oslo si è incontrato con l’omologo britannico per gettare le basi di una collaborazione bilaterale fra la Gran Bretagna e il paese scandinavo per la manutenzione e il sustainment delle loro flotte di F-35, da estendere poi all’addestramento di piloti e specialisti. Due dei cinque partner europei del programma JSF decidono insomma di mettere a fattor comune le loro risorse in una logica “pooling and sharing” ispirata al contenimento dei costi di esercizio di questi aeroplani, anche attraverso un coinvolgimento diretto delle rispettive industrie.

La nota di Defense News non cita però un particolare importante, e cioè che la Norvegia s’era già accordata a suo tempo con l’Italia. Il nostro paese ha investito circa 800 milioni di euro in una catena di montaggio (gli ultimi pagamenti sono attesi per fine 2014) con la dichiarata volontà di trasformarla poi – non senza ulteriori opportuni oneri finanziari – in un grande hub europeo per il ben più cospicuo business della manutenzione, del sostegno tecnico-logistico e dei progressivi upgrade delle flotte continentali e addirittura “mediterranee” di F-35. Tanto per dare un’idea, i processi di upgrade del Joint Strike Fighter richiederanno interventi biennali sull’hardware alternati ad altri al software – un anno i primi, l’anno dopo i secondi – e interventi quadriennali per entrambi. Proprio la Norvegia e prima ancora l’Olanda sono stati i partner con cui l’Italia ha firmato per tempo (rispettivamente nel 2007 e 2006) accordi bilaterali di collaborazione con un “documento predisposto per accogliere l’adesione di altri paesi europei partecipanti al programma”, come recita il “Programma pluriennale a/R n.SMD02/2009 relativo all’acquisto del JSF” approvato dalle Camere nel 2009. Che fine faranno adesso quegli accordi? Vale ancora l’agreement con il Governo di Oslo per un impegno comune nel sostegno logistico di questi nuovi aerei da combattimento, oppure il Memorandum di ormai sei anni fa non era tanto vincolante da impedire alla Norvegia di decidere di rivolgersi invece alla più vicina e militarmente/ambientalmente affine Gran Bretagna? E poi, a questo punto, che ne sarà dell’intesa con l’Olanda, che prevede prima ancora la produzione nel novarese dei suoi JSF, ma la cui decisione definitiva sull’acquisito degli strike statunitensi è attesa solo fra due anni?

I futuri impianti Repair, Overhaul and Upgrade (MRO&U) di Cameri sono lo snodo cruciale della nostra partecipazione al programma statunitense, e la girata di spalle dei norvegesi non è certo il viatico migliore. Le attività MRO&U avranno una valenza economica maggiore di quelle manifatturiere, ma soprattutto dovrebbero portare più o meno direttamente ai ritorni di know-how tecnologico negati alle industrie che partecipano alla produzione con la mera fornitura di parti dell’aereo. Oltre a Gran Bretagna e Norvegia restano solo altri due “soci” F-35 come possibili fruitori delle nostre facilities MRO&U, la già ricordata Olanda e la Danimarca. La seconda deciderà solamente nel 2015 se acquistare l’aereo americano o in alternativa il Super Hornet, il Typhoon o il Gripen New Generation; in ogni caso Copenhagen ha già deciso che sceglierà tout court la soluzione che le avrà garantito il maggior ritorno occupazionale. Posto che decida per il JSF, dovrà comunque occuparsi del suo sustainment solo a partire dalla fine del decennio.

Lo stesso discorso e le stesse scadenze valgono anche per le forze aeree olandesi, tentate come forse quelle danesi di seguire la stessa strada imboccata dalla cugina Norvegia (paesi questi – con l’aggiunta del Belgio – già in comunella da decenni per aver tutti acquistato l’F-16). Restano i due utilizzatori mediterranei, il partner di 3° livello Turchia e il semplice (si fa per dire) cliente Israele. Gerusalemme ha ottenuto ritorni industriali (produzione di almeno 800 ali) non secondi a quelli concessi al partner di 2° livello Italia, ma soprattutto, ed eccezionalmente, la possibilità di “israelizzare” i suoi F-35 con apparati di concezione nazionale. E’ difficile immaginare la Heyl Ha’ Avir che spedisce in provincia di Novara i suoi F-35 mettendoli in mano a tecnici che quei sistemi non possono nemmeno conoscere. Quanto alla Turchia, dal nostro Segretariato Generale della Difesa/Direzione Nazionale Armamenti non è più trapelato nulla circa una possibile collaborazione fra Roma e Ankara tanto nelle attività manifatturiere quanto in quelle del sustainment. Tra l’altro Ankara e Gerusalemme anche se a fatica stanno riavvicinandosi, e non si può escludere che la tradizionale collaborazione in campo aeronautico fra i due paesi possa riprendere; dipenderà in gran parte dai nuovi scenari geopolitici e militari che potrebbero aprirsi nel breve e medio periodo con una possibile nuova guerra alle loro frontiere.

Il tira e molla dei costi del “sustainment”

Fare i conti senza l’oste è sempre assai rischioso, soprattutto quando l’osteria è turbolenta. Fra meno di due anni Londra deciderà quanti altri JSF acquistare oltre ai primi 48 della versione STOVL, la prima tranche dei quali (12-14 esemplari per il 617° Squadron RAF, quello che distrusse le dighe della Ruhr) dovrebbe essere messa sotto contratto entro Capodanno. Ma la Royal Air Force, che a breve resterà a corto di Tornado, e la Royal Navy, che conta di tenere tutte e due le sue nuove portaerei, hanno fiducia che si possa di tornare all’impegno di acquisto iniziale di 138 aeroplani. Un numero che confermerebbe quella britannica come la flotta europea di JSF più consistente, oltreché quella che si costituirà più rapidamente: il Ministry of Defence intende ordinare tutti i 48 F-35B entro il 2020, mentre da Roma per quella data saranno partiti meno della metà di quegli ordini. A quel punto, il Cielo non volesse, le “azioni” dei futuri impianti tecnici di Cameri scenderebbero inesorabilmente.

Intanto il Canada ha rivisto al rialzo le stime dei costi di acquisizione e impiego nell’arco di 36 anni dei suoi previsti 65 F-35 a decollo convenzionale: nell’ipotesi peggiore – cambi sfavorevoli dollaro canadese/dollaro USA e maggiori costi unitari per la mancata produzione da parte di Lockheed di 250 aerei proprio negli anni del procurement canadese – ammonterebbero a 71 miliardi di dollari, 25 più delle stime precedenti. Aumenti rilevanti anche per i costi operativi, che con un amento dell’inflazione solo dell’uno per cento rispetto a quella considerata nelle stime odierne del Ministero della difesa di Ottawa, si attesterebbero sui 19,8 miliardi di dollari, 5,4 in più.

Ci sono però diversi fattori che rendono aleatori i calcoli del cosiddetto Life-cycle cost degli aerei da combattimento. Intanto dipendono da quanto si fanno volare gli aerei, con quali configurazioni, in quali ambienti operativi, e questo vale soprattutto nel caso di sistemi di gestione della manutenzione e del sostegno logistico basati, come nel caso dell’F-35 e pure dell’Eurofighter, sul principio dell’acquisto di “pacchetti” di forniture basati sulle prestazioni operative che vengono messe a budget dalla forza aerea utilizzatrice. Nel caso del Joint Strike Fighter entra poi in gioco un’altra variabile fondamentale: il suo particolarissimo sistema logistico. Ebbene, report di sole poche settimane fa dicono che il famoso ALIS non funziona a dovere, né al livello di software né a quello di hardware. Tuttavia quest’estate il Pentagono, fatti i conti con le decine di JSF già in operazioni, ha annunciato stime al ribasso del Life-cycle cost del suo nuovo strike. Domanda: ma se il sistema che più d’ogni altro e per sua stessa concezione dovrebbe contribuire a tenere basse le spese di mantenimento di questo aeroplano non funziona, come è possibile… stimare così bene il Joint Strike Fighter?

http://www.analisidifesa.it/2013/09/f-35-la-norvegia-divorzia-dallitalia/

Modificato da EC2277
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io credo che, alla fine della fiera, pure quelli norvegesi saranno assemblati in Italia. Il CEO di Lockheed Martin in una intervista ha parlato chiaro, le alternative sono solo tre: Fort Worth, Cameri e un partner asiatico (al 99% Giappone)

e non credo che tra Italia e Texas ballino troppi dollari di differenza... i margini nell'aerospaziale sono molto alti, se il prezzo texano risulterà più concorrenziale, Alenia dovrà allinearsi riducendo il suo guadagno ma di sicuro non andrebbe in perdita ;) quindi credo che alla fine, gli F-35 europei saranno tutti prodotti a cameri per questione di comodità, visto che il prezzo sarà identico.

stesso discorso quello inerente alla manutenzione. Probabile che UK e Norvegia si accordino per strutture manutentive "minime" ma le revisioni profonde (ogni 4 anni mi pare, gli F-35 presentano novità anche per quanto riguarda il discorso manutentivo e di auto-diagnosi) le puoi fare solo in texas o a cameri ;) e va da se che portare gli aerei dalla norvegia all'italia è molto più conveniente che fargli attraversare l'atlantico...

Alfa Romeo Giulietta, 1.4 TBI Multiair 170 CV Exclusive (2013)

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È quello che penso anch'io, percui immagino che alla fine a Cameri ci saranno 200/300 velivoli da costruire e manutenere; considerando l'Italia, il Belgio, l'Olanda, l'Inghilterra, la Norvegia e la Danimarca.

Modificato da EC2277
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e secondo me ci sono margini pure per la Turchia....e quelli, da soli, vogliono almeno 100 velivoli

inghilterra non sono molto sicuro, dipende da che patti hanno fatto con gli ami :dubbio: loro e gli israeliani viaggiano su una corsia preferenziale

Alfa Romeo Giulietta, 1.4 TBI Multiair 170 CV Exclusive (2013)

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Possono anche viaggiare su una corsia preferenziale, ma se l'unico centro manutentivo nel bacino euro-mediterraneo è in Italia, a loro non conviene spedire gli aerei in Giappone o negli Stati Uniti per farli revisionare. Magari acquisteranno quelli prodotti dalla Lockeed stessa, ma penso che poi li spediranno da noi per mantenerli operativi.

Modificato da EC2277
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