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Andamento carburanti 2008


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Temo si tratti di una speranza vana.

Non bisogna dimenticare che sta arrivando il mese di agosto e non bisogna "disincentivare" i consumi vacanzieri...

Avendo a disposizione un po' di risparmi e una cisterna sarebbe forse il caso di riempirla con una scorta di gasolio per due o tre anni; probabilmente si otterrebbe un "guadagno" ben superiore a quello ottenibile con qualunque altra forma di investimento.

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be se tieni presente che in questi giorni giá molti sono partiti per le ferie allora il prezzo della benzina diventa sorprendente , insomma anche io mi aspettavo un rincaro ma é da un pó che continua a scendere quindi sperare male non fa :-)

Quando ho parlato di "consumi vacanzieri" mi riferivo ai consumi in generale, non solo a quelli del carburante.

Non diminuendo i prezzi dei carburanti qualcuno si sarebbe assicurato, in questi giorni, enormi guadagni aggiuntivi; questo è indubbiamente vero.

É anche vero, però, che prezzi esageratamente alti (o, meglio, cresciuti troppo in fretta) possono generare un clima di paura e sfiducia tale far decidere a qualcuno di rinunciare a qualche viaggio o soggiorno turistico o divertimento, facendo calare in maniera sensibile i consumi in senso generale, specie nel mese di agosto, in cui gran parte delle persone è in vacanza e quindi non DEVE necessariamente spostarsi o fare delle spese.

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"La benzina? Non ci servirà mai più. Raffino i rifiuti al posto del petrolio"

di Stefano Lorenzetto

Luciano Patorno, ingegnere, titolare di brevetti rivoluzionari dalla chirurgia al riciclaggio. In società con una biologa molecolare ha progettato un impianto per produrre un bioetanolo che vale tre volte quello ottenuto dai cereali

Un ingegnere genovese di 63 anni, insieme con una biologa statunitense di 71, ha liberato il mondo dalla schiavitù del petrolio e dalla morsa dell’inquinamento per i secoli a venire. Luciano Patorno e Nancy Ho sono riusciti a rimpiazzare la benzina con l’etanolo ricavato dai rifiuti urbani. Un giacimento inesauribile. Lo so, detta così può ricordare la più impraticabile delle trovate: mettere in moto l’automobile dopo aver fatto pipì nel serbatoio. Ma questa non è una barzelletta.

In Canada già funziona una bioraffineria «made in Italy» che produce il carburante e lo vende alla Shell. E85 è il nome alla pompa del nuovo oro verde: 85% di etanolo, 15% di benzina. Una miscela, per il momento. Con un piccolo ritocco ai motori domani potrà essere utilizzato al 100%, essendo un alcol etilico concentrato pressoché anidro, cioè privo d’acqua.

L’etanolo (bioetanolo, per l’esattezza) che la professoressa Ho, docente universitaria di origine cinese immigrata da molti anni negli Usa, è stata in grado di fabbricare su larga scala grazie all’impianto creato dall’ingegner Patorno, imprenditore trasferitosi dalla Liguria a Modena, ha qualche altra caratteristica talmente unica da farlo sembrare un inaspettato dono del cielo all’umanità giunta sull’orlo del baratro: «Può alimentare da subito i propulsori Flex fuel montati su numerosi modelli di vetture. Non affama il Terzo mondo e non fa aumentare i prezzi del pane, della pasta, del latte, della carne perché non fagocita le coltivazioni di cereali destinate all’alimentazione umana e animale, anzi non le intacca minimamente, e di conseguenza non dissipa le già limitate risorse d’acqua del pianeta. Presenta un contenuto netto di energia tre volte più alto dell’etanolo tradizionale. Elimina il 70-75% del peggiore dei gas serra, l’anidride carbonica, principale responsabile dell’innalzamento delle temperature. Abbatte del 5-10% le emissioni di ossidi d’azoto e di zolfo. È privo di metalli pesanti. Azzera i particolati, meglio noti come polveri sottili. È totalmente biodegradabile. Libera il globo da larga parte dell’immondizia. E, ultimo ma non ultimo, ha un prezzo alla produzione di 0,30 euro il litro, 580 lire, esattamente come la benzina verde. Mentre l’etanolo distillato dal mais o dalla canna da zucchero costa il doppio».

Guardatevi intorno, o scoperchiate la pattumiera: tutta roba buona per far marciare la vostra auto. Giornali, riviste, involucri per alimenti, fogli di carta, corrispondenza, cartoncini, cartoni, opuscoli. E poi la lolla del riso e del frumento, i cartocci delle pannocchie, le bagasse della canna da zucchero, gli steli del mais, i residui e le eccedenze di coltivazioni agricole, il legno, la segatura, l’erba, le ramaglie, i rifiuti industriali delle cartiere. Insomma Patorno tramuta in carburante per autotrazione tutto ciò che contiene cellulosa.

Contitolare con un socio della Sipatech di Sassuolo, laurea in ingegneria elettrotecnica e meccanica, l’inventore s’è sempre occupato di automazioni industriali: per la Caterpillar, per la New Holland (Fiat), per la Hoechst (Sanofi-Aventis). In campo biomedicale ha brevettato strumenti rivoluzionari, dall’Endofixer, una suturatrice endovascolare che nell’aneurisma dell’aorta consente di fissare un manicotto dentro l’arteria senza intervenire chirurgicamente sul paziente, all’Anastomosis, che ricollega elasticamente i vasi sanguigni recisi in sala operatoria oppure dissecca le vene varicose con le onde elettromagnetiche evitando il bisturi.

Patorno è tornato alla sua antica passione, l’energia, dal 1999, quando gli hanno chiesto d’escogitare un sistema per il riciclaggio degli pneumatici usati. Nel nostro Paese se ne accumulano 400.000 tonnellate l’anno: metà finiscono in discarica e metà vengono trasformati in gomme rigenerate, conglomerati per bitumazioni, materiale per pavimenti antiscivolo. L’inventore ha fatto anche qui il miracolo: un brevetto che li riconverte negli idrocarburi d’origine.

Come c’è riuscito?

«Sono nato ingegnere. Mio padre era tecnico all’Ansaldo di Genova. La nostra casa si trovava dentro lo stabilimento. A 5 anni già giravo per i reparti. Ho visto dal vivo l’infinità di sottoprodotti, almeno un centinaio, che escono dal ciclo di depurazione del carbon coke: benzolo, naftalina, etilene, catrame».

Com’è arrivato all’etanolo ricavato dai rifiuti cellulosici?

«Mi ha contattato la Purdue University, che si trova a West Lafayette, nell’Indiana, 200 chilometri da Chicago, 100 da Indianapolis. Avevano bisogno di alcuni sensori particolari per le macchine dei loro laboratori. E là ho incontrato Nancy Ho, biologa molecolare premiata al Congresso dal presidente George Bush per aver messo a punto dopo 14 anni di ricerche un enzima geneticamente modificato. La professoressa è partita dai Saccharomyces cerevisiae, microrganismi che hanno una funzione fondamentale nelle fermentazioni da cui si ottengono il vino e la birra».

Che cosa fa questo enzima?

«Trasforma il glucosio e lo xilosio, due zuccheri, in etanolo. Invece chi distilla l’etanolo dai cereali non riesce a modificare lo xilosio, e ciò riduce del 40% la resa finale di carburante. Ma alla professoressa Ho mancava l’impianto in grado di industrializzare il processo. Ha chiesto a me di farlo. Così ho progettato una raffineria di alcol, anziché di petrolio».

Vi siete messi in società.

«Per gli Usa il brevetto se lo gestiscono gli americani. Per l’Europa io. Nel resto del mondo siamo partner».

Ma le bioraffinerie sono di là da venire.

«Non direi. Una è già stata aperta a Toronto dalla Iogen corporation: da una tonnellata di paglia spreme 350 litri di etanolo. In quattro anni è già arrivata a 128 milioni di litri. Un’altra è in costruzione in Pennsylvania. Torno adesso da un viaggio in Cina, dove già operavo con la Aodevices per progettare stabilimenti che purificano il silicio indispensabile alla produzione di pannelli fotovoltaici in Europa e Medio Oriente. Gli enti governativi di Pechino mi sono piombati addosso come falchi. I cinesi sono affamati di energia».

Gli italiani no?

«In Italia è tutto difficile. Ho interpellato la Hera, il gruppo quotato in Borsa che eroga elettricità e gas ai Comuni dell’Emilia Romagna: parole. Ho interpellato il Cpl, Consorzio productions logistics della Legacoop: parole. Ho interpellato la Confcooperative coinvolta nel rigassificatore di Brindisi: parole».

Ha interpellato le persone sbagliate.

«Non ho agganci politici. Ho interpellato le banche: parole anche lì».

Siamo sicuri che esistano biomasse cellulosiche sufficienti per estrarre l’etanolo?

«Mi offende. Ogni anno l’Italia produce 100 milioni di tonnellate di rifiuti: 40 milioni sono urbani. Il 35% di questi sono cellulosici, cioè carta, cartone e legni, però non riciclabili. Quindi stiamo parlando di 14 milioni di tonnellate che oggi si buttano in discarica. Si potrebbe ricavarne, con 30 dei miei impianti, 4,8 miliardi di litri di etanolo. Vale a dire il 30% del fabbisogno nazionale, visto che gli italiani consumano ogni anno 16 miliardi di litri di benzina».

E il restante 70% del fabbisogno?

«Ci sono da sfruttare i residui legnosi industriali: cassette della frutta, trucioli di falegnameria, segatura, mobili vecchi, pallet, traversine ferroviarie, bobine di cavi elettrici, imballaggi. Una città di medie dimensioni, come Perugia, sciupa ogni anno 15.000 tonnellate di potature. Valgono 5 milioni di litri di bioetanolo. E poi pensi solo alla pulizia dei boschi».

Ma se ancora non bastassero?

«Ho letto l’intervista che Mauro Tedeschini, direttore di Quattroruote, ha fatto col professor Carlo Rubbia nel numero di settembre. In questo Paese vi sono un milione d’ettari di terreni non coltivati, ha spiegato il premio Nobel. Potremmo metterci a dimora piante non commestibili la cui resa energetica è enorme. Il miscanthus, per esempio. È una canna ricchissima di cellulosa che cresce spontaneamente in Cina e in Giappone. Supera i 4 metri d’altezza, la densità delle foglie è tale che una persona non riesce a passarci in mezzo, prospera nei climi temperati come il nostro, richiede poca acqua, dura circa 15 anni e si raccoglie d’inverno, un momento ideale per gli agricoltori. Idem la canapa, adatta per i terreni aridi del nostro Sud. Idem i pioppi. Un pioppeto lungo 10 chilometri e largo altrettanto potrebbe alimentare all’infinito, col suo ciclo vegetativo, la più grande delle bioraffinerie che ho progettato, 160 milioni di litri di etanolo annui».

Bioraffineria che costerà un patrimonio, suppongo.

«È un investimento da 65 milioni di euro. Calcolati i costi di produzione con l’ammortamento, i ricavi dalla vendita del bioetanolo e l’extra utile derivante dalla defiscalizzazione, fin dal primo anno genera un profitto netto di quasi 44 milioni di euro. Tenga presente che in Italia l’etanolo è defiscalizzato al 20%, ma dovrebbe arrivare almeno al 47%, anche perché in Germania, Spagna, Belgio e Slovacchia è al 100%, in Francia al 57%, in Finlandia al 55%. Mettiamo che lo Stato o l’Eni aprissero 100 bioraffinerie: con un investimento di 12.500 miliardi di vecchie lire, circa un terzo della manovra economica annunciata dal governo per il 2007, avrebbero affrancato per sempre il Paese dalla benzina».

Non credo che gli sceicchi arabi siano molto contenti di lei.

(Allarga le braccia).

Non teme per la sua vita?

«Le dirò: qualche timore ce l’ho».

Il petrolio è destinato a esaurirsi?

«Per forza. È un dato di fatto. O entro 20 anni o entro 50, ma finirà. Lo dimostra la speculazione sui prezzi: oggi è a 80 dollari il barile, contro i 30 di tre anni fa, mentre dovrebbe costarne non più di 55. E anche se non si esaurissero i giacimenti, diventerebbe sempre più difficile estrarlo. Per cui i costi, in termini di energia impiegata nel pompaggio, supererebbero i ricavi. Lo stesso dicasi se andassimo a cercarlo sul fondo degli oceani».

Resta il fatto che di auto pronte per l’etanolo non se ne vedono molte in circolazione.

«Più che altro mancano i distributori. Ma da fine luglio è in vendita anche in Italia la Renault New Mégane alimentabile a E85. Il gruppo Peugeot-Citroën sta per presentare un’ampia gamma di modelli biocompatibili. Saranno presto sul mercato Ford, Opel, Saab, Volvo e Cadillac. Io stesso ho guidato da Chicago a Lafayette una Ford che funzionava con miscela all’85% di alcol e al 15% di benzina. Non c’è area di servizio d’America dove manchi la colonnina dell’E85».

Una Ferrari che va etanolo?

«Perché no? Le prestazioni migliorano. La formula chimica dell’etanolo è C2H5OH: nel radicale OH è presente ossigeno, come in tutti gli alcoli. Equivale a sovralimentare il motore. Per di più nell’etanolo non occorre aggiungere gli antidetonanti, indispensabili nella benzina. Un tempo la super veniva addizionata con tetraetile di piombo, un inquinante micidiale. Oggi la verde richiede il benzene, che inquina meno, però inquina. Al traffico stradale si imputa il 93% delle emissioni di ossido di carbonio, il 60% di quelle di idrocarburi e ossidi di azoto e il 12% di quelle d’anidride carbonica, c’è poco da fare».

Il professor Antonino Zichichi sostiene che l’anidride carbonica è senz’altro aumentata da quando è iniziata l’era industriale, ma che l’uomo incide solo per il 10% sul clima, il resto dipende dai fenomeni naturali, a cominciare dai raggi cosmici. In mezzo milione di anni la Terra ha perso e ritrovato il Polo Nord e il Polo Sud già quattro volte.

«Sono d’accordo. Ma il nostro guaio è che, a causa del massiccio utilizzo dei combustibili fossili, per la prima volta nella storia dell’umanità l’anidride carbonica si accumula in tempi troppo veloci e si concentra nelle aree urbane e industrializzate. Ristagnasse sull’oceano, sarebbe diverso».

Però del Brasile, che fa il 48% dell’etanolo per autotrazione prodotto nel mondo, io ricordo il lezzo pestilenziale dei biocarburanti.

«Invece l’etanolo ricavato dagli scarti di cellulosa è inodore».

Ma ho letto che corrode i motori.

«Lo escludo. Ai metalli non può far nulla».

La sua bioraffineria non provoca odori e fumi?

«No. La fermentazione avviene in autoclave. È un sistema che richiede la mancanza di contatto con l’aria. Gli enzimi sono anaerobi, vivono solo in assenza di ossigeno».

Avrà bisogno di una discarica per i residui della lavorazione.

«Al contrario. Sono io che devo insediarmi vicino alle discariche per recuperare quanto di buono vi è contenuto».

La sua bioraffineria non produce scarti? Impossibile.

«Certo che li produce. Ma non li chiamerei scarti, bensì sottoprodotti: mangimi, fertilizzanti chimici per l’agricoltura, polimeri della plastica, lubrificanti, adesivi. Tutta roba che è fuori dal conto economico di cui le ho parlato prima e che va dunque ad ampliare il margine di guadagno».

Avrà bisogno di molti dipendenti e di tanta energia elettrica.

«La forza lavoro per il ciclo produttivo di 24 ore su 24 assomma a un centinaio di persone. L’energia me la produco da solo: il primo elemento da togliere nella fase di pretrattamento dei rifiuti cellulosici è la lignina, che ha un alto potere calorifero».

Avrà bisogno di una vasta area.

«La bioraffineria più grande si estende su 60.000 metri quadrati. È la superficie occupata dall’inceneritore di rifiuti urbani della città di Brescia, quello dipinto con i colori del cielo che si vede dall’autostrada A4».

Una direttiva europea fissava al 2% la quota di mercato dei biocarburanti che gli Stati membri erano invitati a raggiungere entro il 2005. Il quantitativo salirà al 5,75% nel 2010. L’Italia che cos’ha fatto?

«Niente. Però l’11 marzo 2006 il governo ha varato la legge 81 che prevede l’obbligatorietà dell’integrazione di bioetanolo nelle benzine in percentuali crescenti: dai 320 milioni di litri nel 2006 fino ad arrivare ai 920 milioni di litri nel 2010».

E quanti ne abbiamo prodotti finora?

«Neanche mezzo litro».

Il Giornale - "La benzina? Non ci servirà mai più. Raffino i rifiuti al posto del petrolio" - n. 219 del 16-09-2007

Non ho tempo ne indicazioni particolari per esprimermi in merito. Posso solo dire che se nessuno davvero ha sfruttato questo filone a dovere, da domani mi metto a parlare con qualche persona e ci provo io...

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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Il Giornale - "La benzina? Non ci servirà mai più. Raffino i rifiuti al posto del petrolio" - n. 219 del 16-09-2007

Non ho tempo ne indicazioni particolari per esprimermi in merito. Posso solo dire che se nessuno davvero ha sfruttato questo filone a dovere, da domani mi metto a parlare con qualche persona e ci provo io...

Fammi sapere che un investimentino non mi spiacerebbe, e forse trovo pure qualche cordata di investitori per integrare. ;)

Passare per idiota agli occhi di un imbecille è voluttà da finissimo intenditore. - Georges Courteline -

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I timori di un peggioramento della crisi sul nucleare irakeno, hanno fatto schizzare in alto il prezzo del petrolio con un rialzo di oltre 6 dollari rispetto ai minimi di giornata

GREGGIO SCHIZZA A $128<br> SU TENSIONI ISRAELE-IRAN - Wall Street Italia

certo che bisogna riconoscere che di fantasia ne hanno...

ma fortunatamente :

Petrolio: il prezzo crolla a 118 dollari, ai minimi da tre mesi - Il Sole 24 ORE

Cita

7:32 : Segni i punti coglionazzo !

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Ax...mi pare che la storia del glucosio e degli enzimi sia saltata fuori diverse volte e si sono sempre rivelate balle purtroppo :( magari questa volta è diversa ma anche solo al Liceo ne avrò letto almeno 3 o 4 di bufale analoghe

 

花は桜木人は武士

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Ax...mi pare che la storia del glucosio e degli enzimi sia saltata fuori diverse volte e si sono sempre rivelate balle purtroppo :( magari questa volta è diversa ma anche solo al Liceo ne avrò letto almeno 3 o 4 di bufale analoghe

come preventivamente sottolineato non mi esprimo così a caldo senza ulteriori approfondimenti... c'è da dire che il tizio una raffineria di quel tipo l'ha già attivata e funge veramente!!

Io sono favorevolissimo al nucleare ed appenderei a testa in giù in piazza loreto tutti i cerebrolesi (ciao Teo :D:D:D) che al tempo votarono sull'onda emotiva e demagogica di Chernobyl, però se questa cosa è tramutabile in concretezza con i soldi necessari a 3 centrali nucleari risolvi per sempre 2 problemi: energia e combustibile anche per uso domestico, rifiuti urbani in certe aree.

Senza contare il risparmio "ecologico" e quello economico in minore acquisto di energia e benzina dall'estero.

Ribadisco, meglio approfondire, ma questo dovrebbe avere davvero molto + seguito anche da parte di sedicenti ecologisti...

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