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Mesonero omaggia la 33 Stradale con un design che pur ricalcandone le forme della bellissima creatura di Scaglione, la aggiorna dentro e fuori con dettagli e materiali retrò-tech. 33 esemplari sold out, allestibili in base ai gusti del cliente con l’aiuto del nuovo programma “Bottega”. La base tecnica è la piattaforma multienergia della MC20, con vasca centrale in fibra di carbonio e telaeitti di supporto motore e sospensioni in alluminio. A scelta dei clienti powertrain termico con il V6 3.0 Biturbo con precamera da > 620 cv, oppure EV trimotore e trazione AWD.

Prezzo? Non dichiarato ufficialmente, ma si rumoreggia parta da > 1,7 milioni di €.

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Alfa Romeo 33 Stradale (no, quell’altra)

de Davide Saporiti 31 Agosto 2023
 

Se volete, il pezzo ve lo scrivo in inglese, dato che in Alfa Romeo sembrano aver dimenticato l’italiano: alle 17.15, o giù di lì, del 30 agosto 2023, Luca Ward (sì, lui) sale sul palco a presentare la nuova Alfa Romeo 33 Stradale e, stuprando la lingua inglese, ci racconta la ben nota e sempre tremendamente affascinante storia di Alfa Romeo.

Cita tutti, giustamente: Luraghi, Chiti, Busso, Zeccoli e, ovviamente, Scaglione. Ma quel che fa rabbia è che non solo ci castrano lui facendogli parlare una lingua che evidentemente non gestisce bene, ma ci costringono a notare come di italiano, su quel palco, ci sia davvero poco: il CEO Imparato è francese, il designer Alejandro Mesonero-Romanos è spagnolo, per fortuna c’è Cristiano Fiorio che ci riporta un filo in casa anche fosse solo per il cognome, la parentela e il fatto che sia il primo a parlare di “veri alfisti”. Ma d’altronde, ormai Alfa è parte di Stellantis.

Poi c’è lei: la nuova 33 Stradale.

Non c’è da girarci tanto intorno: è la solita spartiacque di altissimo livello per collocare lungo la strada una pietra miliare a separare quel che c’era prima e quel che ci sarà poi. Un po’ come, che so… la Lotus Evija. Anche la 33 è una supercar, dal costo ancora non chiaro ma che potrebbe sfiorare i 3 milioni di euro e che al primo impatto appare proprio come ci aspettavamo: una versione modernizzata della intramontabile 33 Stradale degli anni ’60.

Enormi fari molto bassi circondati da led; grandi fianconi alti e portiere diedrali che si infilano nel tetto esattamente come dovrebbero fare; cofani anteriore e posteriore che si aprono come sulla originale.

Quello difficile da digerire, secondo me, sarà il posteriore, per di più con quei gruppi ottici “cattivi” che sembrano usciti dal catalogo dei peggiori tuner di Caracas. Inoltre, ai miei occhi è troppo… complicata, piena di finezze moderne piccole e grandi che la allontanano dalla disarmante efficacia ed eleganza delle forme dell’originale.

Dentro non la fanno vedere, ma ci gustiamo le fotografie ufficiali e sì, lì sì che sembra splendida: abitacolo raccolto ma arioso, dominato da un volante a tre razze dall’aspetto inconfondibile, come inconfondibile è la strumentazione; sedili moderni ma imbottiti di nostalgia; console centrale dai dettagli e dal design estremamente essenziali. Due gli stili per gli interni: Tributo, come nel caso dell’esemplare in foto, o Alfa Corse, che è un po’ più moderno.

Dietro la schiena, due opzioni: o il V6 biturbo da 620 cv al centro di una configurazione ibrida, evidentemente derivato dalla (fantastica) cugina Maserati MC20 – dalla quale, con ogni probabilità, deriva anche il telaio monoscocca in carbonio e alluminio, anche se non viene menzionato nei dettagli da nessuna delle maestranze presenti all’evento, che, diciamolo, è stato ben breve e davvero poco esaustivo per un’auto della quale si parlava da almeno tre anni e alla quale è stato affidato un ruolo tanto importante – oppure, aiuto, la versione BEV 100% elettrica da 750 cv (autonomia 450 km WLTP) 800 volt e batteria da 102 kWh.

Chiaramente, la versione benzina è a trazione posteriore, a differenza della trazione integrale della elettrica, che sfrutta i tre motori come sulla Maserati Granturismo Folgore. Al di là delle solite considerazioni che possiamo fare in merito all’introduzione dell’elettrico, un telaio che si adatta con tale disinvoltura a entrambe le opzioni ICE ed EV è obiettivamente un gran pezzo di telaio.

Cerchi da 20″; sospensioni a doppi bracci con ammortizzatori attivi, nonché sollevatore del muso attivabile fino a 30 km/h; impianto frenante Brembo brake-by-wire a sei pistoncini davanti e quattro dietro con dischi carboceramici. A proposito di frenare: sono necessari 33 metri per fermarla da 100 km/h. E visto che vi piace il marketing, eccone un altro po’: 333 km/h di velocità massima e meno di 3″ per accelerare da 0 a 100 km/h.

Peso: dato ufficiale non pervenuto, ma si chiacchiera di 1500 kg per la versione “tradizionale” e *colpo di tosse* un paio di tonnellate per la versione elettrica (strano, eh?), già che c’erano potevano farla arrivare a 3.333 kg. Vedremo quale andrà più forte (“vedremo” è tanto per dire, chiaramente), ma, a spese dei poveri pneumatici che si sobbarcheranno l’onere della elettrica, sarebbe in effetti interessante valutare come il torque vectoring riesca a compensare lo svantaggio della maggiore massa rispetto alla controparte libera dal peso del futuro che incombe su tutti noi. Bisognerà chiedere a Valtteri Bottas, che a quanto pare è stato incaricato di dare l’ultima parola sulla dinamica di marcia.

Nel frattempo, con rammarico, ricordiamo che la 33 Stradale originale pesava poco meno di 700 kg (ok, ok, erano altri tempi).

La carrozzeria, partorita da uno che (con rispetto parlando, ma….) prima disegnava Seat, Dacia e Renault e che in Alfa ci è arrivato nel 2021, viene assemblata, assieme a tutto il resto, presso nientemeno che Touring Superleggera. Ne faranno solo 33 esemplari, ovviamente. Tutte personalizzabili – perfino in alcuni dettagli stilistici esterni – e, molto probabilmente, tutte già prenotate.

A proposito di carrozzeria: a dispetto della tendenza attuale, che vede l’aerodinamica attiva sempre più diffusa, qui non ce n’è. Volutamente. Alfa parla di un CX di 0.375 e di flussi d’aria che entrano dalle prese sotto i fari e contribuiscono ad aumentare la deportanza ad alta velocità, oltre a raffreddare i bollenti spiriti assieme alle grandi aperture sulle fiancate.

Per essere un tuffo nel passato, provo pochi brividi, lo confesso. Mi sono emozionato molto, ma molto di più quando ho visto (e provato, in tutte le salse) la nuova Giulia. A mio modesto parere di scribacchino e appassionato senza alcun ruolo decisionale, quella era la vera spartiacque. Ma Alfa sottolinea che la “Bottega” serve proprio a quello, a ricordare a se stessa e a tutti noi che non si dimentica del suo passato e che guarda al futuro ricordandosi di tutti gli alfisti: la Bottega è il team di designer, ingegneri e storici dell’auto che per mesi hanno lavorato con i futuri proprietari della 33 Stradale al suo concepimento, a definirne caratteristiche e dettagli. Come si faceva una volta. E assicura che nessuna 33 Stradale sarà uguale alle altre (tanto che ti puoi perfino scegliere il numero di telaio), proprio come nessuna delle originali era uguale alle altre.

Però, sarà che a me non ne entrerà una in casa, ma mi avrebbe emozionato di più veder salire sul palco il Club Alfa Romeo di un paesino sconosciuto (sappiamo però che diversi club erano presenti alla presentazione e che da temp il Museo di Arese organizza visite e serate proprio per i club del Biscione). Insomma, mi sembra che, come al solito, ci allontaniamo sempre più dalla realtà, violentando termini come “passione” e “retaggio” per alimentare il marketing. Ma siamo alle solite: chi è appassionato e conosce la materia, almeno un po’, si sofferma a studiare, a indagare; i più si fanno ammaliare da forme e cifre e questo, per gli uomini del marketing, è più che sufficiente.

Non fraintendetemi, non ce l’ho con i modelli superlusso in serie limitata. Tanto che una delle mie preferite si chiama Alfa Romeo 8C Competizione (quella di metà anni 2000), sotto la pelle c’era una Maserati e all’epoca costava già sui 250.000 euro e di quella ne han fatti appena 500 esemplari. La 33 originale era ed è esclusiva sì, ci mancherebbe: di 33 Stradale originali ne sono state sfornati appena 18 esemplari (!!), di cui, pare, ne vennero ultimati appena 12, mentre gli altri finirono nelle carrozzerie più rinomate per rinascere come esemplari unici, gente come Pininfarina, Fioravanti, Bertone e Italdesign (anche queste sono al Museo Alfa).

Ma all’epoca era diverso: la Stradale era un esperimento, il tentativo di tradurre la Tipo 33 in un mostro da strada utilizzabile quotidianamente. Tentativo che riuscì alla perfezione: la 33 Stradale del 1967 è stata un po’ come la migliore figlia che si possa desiderare, figlia di poeti e innamorati, il culmine di un amore robusto e florido che sboccia in un capolavoro.

Insomma, io non sono dell’idea che il passato debba essere risvegliato – e per di più facendolo a metà, cioè ricarrozzando una MC20 per quanto eccezionale sia e per quanto essa stessa avrebbe dovuto essere una Alfa – soprattutto se lo scopo è quello di regalare a pochi eletti l’ennesimo soprammobile da far ingrassare in un garage climatizzato per arricchire le case d’aste dopo qualche anno.

Ogni oggetto nasce in un determinato contesto e riesumarlo in un’epoca diversa spesso è più frustrante che romantico. Se proprio vogliamo approcciare la speculazione pro-sceicchi, preferirei che Alfa creasse da zero un oggetto davvero nuovo, ispirato sì, ma nuovo. Soprattutto se costa come un jet privato.

Preferirei che Alfa invitasse tutti i suoi clienti ad una presentazione come questa e che chiedesse anche a loro che cosa ne pensano, come vorrebbero che fosse una nuova Alfa (se ci avessero ascoltato, secondo me, oggi esisterebbe una Giulia Sportwagon). Mi piacerebbe venire a conoscenza di una imminente strategia per il ritorno di una gamma che preveda anche automobili per esseri umani con il caro vecchio stipendio fra i più bassi d’Europa.

Speriamo solo che questa nuova 33 Stradale riesca nell’intento di donare nuovo lustro al marchio, attirare nuovi clienti e di nutrire l’immagine sportiva di un’Alfa che si merita di rinascere come si deve e tornare ad essere quello che era una volta: la Fiat, ma quella sportiva. Quella figa.

 

https://rollingsteel.it/auto/alfa-romeo-33-stradale-no-quellaltra/

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41 minuti fa, Tommy99 scrive:

Ma non è che se la gente non è italiana allora sono tutti delle capre. Ma per favore...
Mesonero conosce letteralmente ogni Alfa e ha una Giulia d'epoca con cui ha anche fatto 1700 km quest'estate. Quindi allontaniamoci dalla narrazione che se se sono spagnoli, francesi, canadesi o africani a disegnare le cose allora sono buzzurri. Abbiamo visto, in mano agli italiani, che fine hanno fatto determinate aziende...

 

Anche perché vorrei tanto ricordare che quello che ha disegnato la tanta apprezzata e rimpianta 8C era tedesco e nessuno ha fatto sti discorsi 

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1 minuto fa, j scrive:

Anche perché vorrei tanto ricordare che quello che ha disegnato la tanta apprezzata e rimpianta 8C era tedesco e nessuno ha fatto sti discorsi 

Bhe anche sulla tanto amata Giulia ci ha messo le mani Busse e non mi pare fosse italiano.

23 minuti fa, AleMcGir scrive:

Preferirei che Alfa invitasse tutti i suoi clienti ad una presentazione come questa e che chiedesse anche a loro che cosa ne pensano, come vorrebbero che fosse una nuova Alfa (se ci avessero ascoltato, secondo me, oggi esisterebbe una Giulia Sportwagon).

Praticamente ha spiegato come far fallire un marchio.

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15 minuti fa, skid32 scrive:

Vabbè si scade nell' alfista più bieco ...ah la 75, col giroporta Giulietta  e meccanica Alfetta. Questa è una halo car come 4c 8c , le alfa per tutti si chiamano CMP

Fixed.  :D

  • Ahah! 5

Nell'automotive nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si ricarrozza.

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2 ore fa, RayLaMontagna scrive:

Non mi trovi affatto d'accordo. Buona parte del team storico del Centro Stile Alfa lavora ancora al centro stile Alfa. Se di questo prodotto ne avesse parlato Maccolini e non Masonero avresti avuto lo stesso pensiero?

 

Ma poi come fai a dire che i fari sono l'unica cosa fedele all'originale quando tutte le proporzioni sono un tributo, la fiancata è quasi identica, i fari idem.

 

Torno a ripetere...quando si parla di Alfa Romeo diventano tutti iper sensibili ai dettagli. Non esiste un'auto a motore centrale sexy quanto questa (secondo me).

 

e non è per nulla un'auto tamarra o eccessiva... e non è per nulla un auto scialba o che lascia indifferenti.

 

Che ci lavorano non vuol dire che ci hanno lavorato...e comunque io mi riferisco soprattutto a grandi firme del design, di "lavoratori" e non "appassionati" ce ne sono stati tanti nella storia dei CS, solo che non assumevano posizioni così di rilievo. 

 

Le proporzioni a me ricordano svariate auto degli anni '60, non 33, le stesse proporzioni si potrebbero usare per fare una rivisitazione della Porsche 550 Spider...per dire.

 

1 ora fa, Tommy99 scrive:

Ma non è che se la gente non è italiana allora sono tutti delle capre. Ma per favore...
Mesonero conosce letteralmente ogni Alfa e ha una Giulia d'epoca con cui ha anche fatto 1700 km quest'estate. Quindi allontaniamoci dalla narrazione che se se sono spagnoli, francesi, canadesi o africani a disegnare le cose allora sono buzzurri. Abbiamo visto, in mano agli italiani, che fine hanno fatto determinate aziende...

 

Sto cercando dove io abbia detto che se non sono italiani non sono buoni...per me possono anche essere nati al Portello, ma se stanno lì (solo) per portarsi lo stipendio a casa e non mettendoci un briciolo di passione automobilistica, sono al pari dei cinesi che disegnano 20 auto al mese senza personalità. E questa 33 mostra chiaramente che hanno stampato una foto di una 33 Stradale e hanno provato a disegnarla con stilemi moderni perché glie lo ha detto "il capo".

 

Comunque per ribadire i miei concetti, ecco una 33 senza il frontale: 

 

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Ed eccone una con pochissimi cambiamenti e un frontale generico. 

 

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Per me, possono essere di qualsiasi marchio. 

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Per me alla base ci sta una questione filosofica. cioè hanno omaggiato la 33 stradale del 67, rifacendola in chiave moderna. sotto questo punto di vista il lavoro è ottimo, ma la domanda che si pone è un'altra: hanno fatto bene ad omaggiare la 33 anche nelle forme, riprendendo quindi tutte le caratteristiche dell'antenata e riproporla in chaive moderna, oppure era meglio omaggiare la 33 solo nello spirito e non nelle form. Quindi proponendo una sportiva disegnata da un foglio bianco e proiettata nel futuro, che nulla avesse da spartire con l'antenata del '67, salvo qualche richiamo estetico in qualche piccolo dettaglio? Se avessero fatot così una macchina molto più estrema nel design, molto più pistaiola e corsaiola, forse avrebbe incarnato meglio lo spirito della 33 originaria, anche se non le sartebbe somigliata affatto. Del resto la 8c competizione non ricorda nessuna alfa del passato in maniuera specifica, anche se riprende alcuni stilemi del passato è una macchina unica. Forse anche io avrei preferito questa seconda strada, ma poi penso che si sarebbero giocati male una buona idea "sprecandola" per una macchina da vender ein soli 33 esemplari. Forse sarebbe stato uno spreco di idee e quindi hanno fatto bene a fare così. Mi ricorda un po' l'operazione che ha fatto Lamborghini per omaggiare la countach, solo che l'alfa ha fatto un lavoro decisamente migliore, rispetto alla brutta LPI 800-4

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