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Caso De Tomaso-Rossignolo: troppe cose non tornano... (UPDATE: infatti è fallita)


Messaggi Raccomandati:

Ma sopratutto si potrebbe sapere i nomi di chi

dai ministri ai funizonari regionali, a quell comunali, sino ai sindacalisti tutti

hanno avvallato questa storia!!!!

ANche perchè leggete i messagi su questo thread scritti oltre 1 anno e mezzo fà...

Guidatore medio di S.w. mi piacciono le auto , fumatore Light e AD INTERIM convivente... questo è nicogiraldi....

875kg - 260+ cv i numeri del mio piacere

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Guest EC2277

Alcuni nomi sono facilmente individuabili negli esponenti della vecchia giunta Bresso.

Non mi pare però il caso d'indignarsi tanto, poiché è accaduto ciò che puntualmente accade da almeno vent'anni: ogni qual volta che un'azienda italiana fallisce, partono le crociate per salvare i posti di lavoro mantenendo artificiosamente viva quell'azienda (come è accaduto per la Innse-Presse nel 2'008), oppure trovando un progetto di riconversione che garantisca l'occupazione a tutti i dipendenti (come è accaduto ora con la DeTomaso). In entrambi i casi sia i politici, preoccupati di non essere visti dagli elettori come coloro che hanno affamato decine od anche centinaia di famiglie, che i sindacati, preoccupati di ribadire il loro ruolo di paladini dei diritti dei lavoratori, trascurano la credibilità industriale dei vari soggetti che si propongono di acquistare l'azienda od i suoi stabilimenti e così facendo, non solo divengono complici (consapevolmente o meno) di truffatori quali Rossignolo. Ma con gli aiuti erogati alla nuova proprietà, fondi che sono ottenuti dalle tasse, drenano risorse finanziarie alle aziende sane minando la capacità di fare investimenti che possono avere quest'ultime, le quali vedono così compromessa la loro competitività e la loro possibilità di espandersi nel mercato internazionale.

Senza contare che quelle tasse riducono anche il potere di acquisto dei cittadini, deprimendo così il mercato interno.

Non abbiamo ancora capito, ma forse era meglio scrivere: «Non vogliamo capire.», che non è un problema perdere il proprio posto di lavoro; salvo casi particolari quali gli operai di 50 anni. Il problema è non creare quei posti di lavoro, che possano compensare quelli persi con il fallimento delle aziende non competitive. Ma tali posti di lavoro sono creabili solo se il sistema-paese è capace di produrre ricchezza, mentre l'Italia, con le sue furberie e le sue inefficenze, distrugge ricchezza.

Modificato da EC2277
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Non abbiamo ancora capito, ma forse era meglio scrivere: «Non vogliamo capire.», che non è un problema perdere il proprio posto di lavoro; salvo casi particolari quali gli operai di 50 anni. Il problema è non creare quei posti di lavoro, che possano compensare quelli persi con il fallimento delle aziende non competitive. Ma tali posti di lavoro sono creabili solo se il sistema-paese è capace di produrre ricchezza, mentre l'Italia, con le sue furberie e le sue inefficenze, distrugge ricchezza.

Esatto ..... perchè così il Politicame può insinuarsi e trarne potere e clientelame vario (Sindacati compresi), con il paese "efficiente" che crea posti di lavoro in virtù "dell'efficenza" stessa appunto invece no .... meditate gente meditate

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Guest EC2277

Così come gli alberi crescono dove il terreno è fertile, non nel deserto. Analogamente il "politicame" si può insinuarsi dove i cittadini hanno interesse a divenire una clientela, non dove i cittadini hanno interesse ad avere un sistema-paese efficiente e meritocratico.

P.S. Ma questo è un fuori tema che rischia di scivolare in argomenti e toni non il linea con il regolamento del forum.

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chissà che l'asino non impari i salmi (o la messa...o qualsiasi cosa dovesse imparare nella storiella di Stev )

[h=1]De Tomaso, il "piano B"

che arriva da Monaco[/h] [h=3]Una commessa Bmw cerca casa in Europa, l'azienda tedesca vuola un partner cui affidare un nuovo prodotto, quattro imprese affiancano l'operazione tra cui due italiane del mondo dell'auto. Il patron Rossignolo: "La fabbrica finora è aperta"[/h] di STEFANO PAROLA 220239736-5cacdb18-4800-443b-acc2-ada18230f1e7.jpg

C'è un piano "B" per salvaguardare il futuro degli oltre 900 dipendenti della De Tomaso. Un'ipotesi complicata, ancora molto remota, ma non del tutto impossibile: agganciare l'unica, vera, grande commessa che vaga solitaria per l'Europa in questo periodo di crisi per il mercato dell'auto. Un ordine targato Bmw, unico produttore del Continente a non avere problemi di sovraccapacità produttiva, che è in cerca di un partner cui affidare la lavorazione di alcune vetture.

Il costruttore tedesco è una delle realtà europee più in salute e ha un piano di sviluppo decennale molto importante. In base a quanto si mormora tra gli addetti ai lavori, in lizza per dar manforte a Bmw ci sono quattro grandi imprese: due italiane, una austriaca e una finlandese. Quattro possibili piste, che potrebbero condurre proprio a quello stabilimento di Grugliasco che fu della Pininfarina e che negli ultimi anni è stato gestito dalla De Tomaso della famiglia Rossignolo.

Il condizionale è d'obbligo, perché in fondo la fabbrica torinese si trova a competere con potenziali concorrenti in tutta Europa. A differenza del Nord America, il Vecchio continente deve ancora fare i conti con il ridimensionamento dell'industria dell'auto, dunque c'è una vasta offerta di stabilimenti potenzialmente in svendita. Quello della De Tomaso ha almeno un punto di forza: un reparto verniciatura ottimo. Crearne uno da zero richiederebbe una spesa attorno ai 50 milioni di euro, mentre per ripristinare l'impianto di Grugliasco ne

servirebbero molti meno. E poi si tratta di una fabbrica che è ferma, ma non da un'eternità, siccome ha lavorato fino all'autunno 2010 per terminare le commesse per conto della Pininfarina, e in più i tedeschi considerano l'Italia un paese low cost a livello europeo in quanto a spesa per la forza lavoro.

Tutto però dipenderà da che cosa sceglierà la Bmw. Soprattutto, da che tipo di produzione ha in mente: la fabbrica della De Tomaso potrebbe essere utile per piccole produzioni, da massimo 20 mila vetture l'anno, ma se i tedeschi avessero bisogno di volumi maggiori dovrebbero rivolgersi altrove. Soprattutto, sarà cruciale il discorso dei finanziamenti. Perché la casa di Monaco di Baviera è interessata a un rapporto committentecliente e non a un investimento diretto, che invece spetterebbe al partner. Che a quel punto dovrà cercare una sponda dagli enti locali, a partire dalla Regione che è proprietaria della fabbrica. Insomma, gli operai non si illudano: le incognite sono tantissime e il cammino è molto intricato.

E la De Tomaso? Sembra avere i giorni contati. Ieri è circolata l'indiscrezione in base alla quale sarebbe già stata messa in liquidazione. Ma il vicepresidente Gianluca Rossignolo nega che la mossa sia già stata fatta: "Abbiamo aperto un'assemblea dei soci e per il momento non l'abbiamo ancora chiusa. A giorni prenderemo la decisione più opportuna. L'investitore cinese ci ha confermato di essere interessato, ma se in settimana non dovesse accadere nulla, siccome la mia famiglia non ha i mezzi per ripatrimonializzare l'azienda, saremo obbligati dalla legge a scegliere la soluzione più idonea per tutelare dipendenti e creditori".

(28 aprile 2012)

De Tomaso, il "piano B" che arriva da Monaco - Torino - Repubblica.it

Cita

7:32 : Segni i punti coglionazzo !

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  • 2 mesi fa...

mi chiedo quando simili personaggi che imperversano nel nostro paese saranno condotti nelle patrie galere.

La DeTomaso è fallita: omniauto.it

Nel 2011 dovevano arrivare sul mercato tre modelli De Tomaso, ciascuno prodotto in 3mila unità l'anno, con un punto di pareggio indicato in 800 esemplari per modello venduti ogni anno. Invece siamo nel 2012 e il marchio che Gian Mario Rossignolo ha tentato di far rivivere è fallito senza aver mai prodotto una sola auto. Niente Deauville, niente SLS, anche se tutto era pronto, persino il listino, che avrebbe dovuto essere compreso tra i 90.000 e i 130.000 euro. Edoardo Filippo Rossignolo, Vice Presidente dello Sviluppo Prodotto De Tomaso, aveva detto ad OmniAuto.it durante il Salone di Ginevra 2011 che le ambizioni erano soprattutto rivolte verso i mercati esteri, come la Cina, ovvero verso quei mercati che stanno andando bene. Eppure neanche questo è bastato all'azienda per andare avanti. E se dalla De Tomaso non arrivano commenti ufficiali sulla sentenza del Tribunale di Livorno che ne annuncia il fallimento, c'è chi polemizza per i posti di lavoro persi e chi per il denaro pubblico ricevuto in questi anni.

Fonte: omniauto.it

Modificato da erriquezz
fonte errata...

Perle d'autore

From Heel to Hell and back (Matteo B.)

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Toh! Chi l'avrebbe mai detto che sarebbero falliti?

Ah, si: qua dentro credo l'avessero capito tutti. Sindacalisti e politici no. O conveniva che "fingessero" di non capire?

Statisticamente, il 98% dei ragazzi nel mondo ha provato a fumare qualsiasi cosa. Se sei fra il 2%, copia e incolla questa frase nella tua firma

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