Vai al contenuto

Il futuro dei siti produttivi Stellantis


Messaggi Raccomandati:

Il numero uno dei concessionari italiani, Filippo Pavan Bernacchi, presidente della neonata Federauto, l'associazione dei concessionari d'auto di tutti i brand commercializzati in Italia, entra sul tema caldo del mondo dell'auto in Italia. Un'analisi che arriva dal rappresentante di una categoria che ha in mano il rapporto con i Clienti sia per la vendita delle vetture e dei ricambi sia per l'assistenza. Insomma da chi conosce bene il settore perché dietro un colosso come la Fiat ci sono migliaia di piccole aziende dell'indotto. Ecco la sua lettera, che riceviamo e pubblichiamo integralmente. (v.bo.)

"In Europa Occidentale produrre non conviene più. Questo è la madre di tutti i problemi. I fattori sono molteplici. Prima di tutto vi è il costo del lavoro; se paragonato a quello di Cina e India, non c'è match. Battuti in partenza. Ma anche verso i paesi dell'Europa dell'Est, o della ex-Jugoslavia, c'è un abisso. Poi c'è l'aspetto della produttività. Quei popoli hanno fame, anche di lavorare, per cui nel lavoro ci mettono l'anima e sono disponibili a sacrifici su turni notturni o festivi. Come noi nel dopoguerra, per intenderci. Si passa poi agli aspetti sindacali. I sindacati, da noi, sono stati importantissimi in passato per tutelare i lavoratori che non beneficiavano neppure dei diritti elementari. Ora però si invertito il rapporto di forza. I lavoratori sono iper-tutelati e licenziare qualcuno quando l'azienda naviga in cattive acque, o che: rema contro, non produce, si dà malato strumentalmente...

è quasi impossibile. E se un imprenditore ci prova il giudice del lavoro, molto spesso, reintegra il dipendente nel suo ruolo comminando all'azienda pesanti sanzioni. Si aggiunga l'estrema facilità con cui si può venire in possesso di un certificato medico che esime il beneficiario dal presentarsi al lavoro e il gioco è fatto. D'altronde questo è il Paese dei falsi invalidi. Poi ci sono le regole per la sicurezza sul lavoro e contro l'inquinamento. Sono sacrosante, ma in un mondo globalizzato o le adottano tutti i paesi, affrontandone i costi - che poi fanno salire i prezzi dei prodotti - oppure chi le applica è tagliato fuori dal Mercato. E quindi molte leggi dovrebbero essere paradossalmente adottate a livello mondiale: tutela lavoratori, tutela ambiente, orario settimanale, straordinari, cuneo fiscale, lavoro minorile, donne e maternità. Solo così si potrebbe competere ad armi pari. Utopia, certo, ma così stanno le cose.

E così le aziende produttrici che vogliono sopravvivere in questo mercato competitivo devono delocalizzare. Si chiudono le fabbriche in Italia, licenziando centinaia di migliaia di lavoratori, e si riaprono in Polonia, Slovenia o, perché no, in Cina o Romania. Quei paesi fanno ponti d'oro alle imprese perché gli insediamenti produttivi portano benessere e danno posti di lavoro. E quindi via agli sgravi fiscali, ad aiuti di stato, a contratti per i lavoratori "light", a occhi chiusi su molti aspetti, e chi più ne ha più ne metta.

"In questo contesto arriva un "pazzo" vero, di nome fa Sergio Marchionne. Cosa vorrebbe fare costui? Potenziare la produzione del Gruppo Fiat in Italia! Controtendenza rispetto a quasi tutte le aziende che se ne vanno bellamente all'estero. Certo, vuole anche chiudere degli stabilimenti. Ma che matrice hanno certe fabbriche? Sono state insediate per soddisfare logiche industriali o "politiche"? La risposta è la seconda. Si pensi solo ai costi logistici e di trasporto. Certo, la Fiat in passato è stata aiutata tantissimo dai Governi in carica. Come pure tutti i produttori esteri nei mercati domestici. Ma ora che lo Stato si è sfilato non ci si meravigli se Marchionne, calcolatrice alla mano, spiega che non conviene e che si deve chiudere. Non dimentichiamo anche che al Sud operano le varie mafie, e che non è pensabile che queste si fermino fuori dai cancelli degli stabilimenti. Un altro grosso problema per chi vuole fare impresa."

"Ecco perché Marchionne è un "pazzo" vero. Ma come, quasi tutti i produttori, dal tessile alla componentistica, sognano di lasciare il sacro suolo, e lui cosa vorrebbe fare? Investire una valanga di milioni di euro in Italia, potenziare gli stabilimenti, aumentare la produttività. Certo, chiede anche sacrifici (remunerati) ai lavoratori, e un nuovo approccio al bene primario e irrinunciabile che è il Lavoro. No, è troppo. Certi sindacati preferiscono non considerare che il mondo non è più quello di tre anni fa. Allora meglio contratti d'acciaio, blindati, tutelatissimi, intoccabili, nei secoli dei secoli. Peccato che ne beneficeranno sempre meno dipendenti perché gli imprenditori che possono, da qualche anno, se ne vanno all'estero. Quelli che non falliscono, ben inteso. E quindi propongo di cambiare l'articolo 1 della Costituzione da: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro" in : "L'Italia è una Repubblica democratica, un tempo fondata sul lavoro".

"Ma se nessuno lavorerà, venendo meno la capacità di spesa e la propensione all'acquisto delle famiglie, come sopravvivrà la nostra economia?"

"Fabbricare in Italia? Impossibile per l'auto" - Repubblica.it

Link al commento
Condividi su altri Social

Cose che abbiamo già detto e ridetto o che si sono già sentite, ma è un ottimo riassunto senza addentrarsi in dinamiche troppo complesse.

L'ultima frase in particolare la predico da un bel po'.

 

Guido ergo sum!

Link al commento
Condividi su altri Social

  • 2 settimane fa...

MELFI - Sfida in corso nello stabilimento Fiat di Melfi, dove oggi, come aveva disposto una sentenza della magistratura del lavoro, i tre dipendenti licenziati ingiustamente sarebbero dovuti tornare al loro posto. Al cambio turno delle 13.30 i tre operai della Fiat - Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli - sono entrati nello stabilimento di Melfi (Potenza), fra gli applausi dei colleghi, ma sono stati bloccati dalla vigilanza interna che li ha invitati a seguirli nel loro gabbiotto. I tre operai erano acompagnati dagli avvocati e da un ufficiale giudiziario, che ha il compito di notificare il provvedimento di reintegro del giudice del lavoro di Melfi.

Poco dopo le 14, l'azienda ha comunicato che ai tre operai sarà impedito l'accesso alle postazioni nella catena di montaggio ma due dei tre lavoratori, delegati Fiom, potranno continuare a svolgere attività sindacale all'interno della fabbrica. La Fiat metterà a disposizione degli operai la 'saletta sindacale' dove restare durante il turno di lavoro, in attesa del pronunciamento del giudice sul ricorso della casa automobilistica. Una proposta rigettata dai dirigenti della Fiom e i legali dell'organizzazione sindacale: poco dopo le 15, i tre dipendenti sono usciti dall'azienda.

"Ci volevano relegare in una stanzetta predisposta all'attività sindacale - hanno detto le tre tute blu - non dando piena attuazione alla sentenza del giudice del lavoro che aveva predisposto il nostro totale reintegro". "Rivoglio il mio posto di lavoro e mi presenterò tutti i giorni ai cancelli della fiat fino a quando mi faranno tornare alla mia postazione", ha annunciato Barozzino, parlando anche a nome dei due colleghi. "Non sono un parassita - ha continuato l'operaio - voglio guadagnarmi il pane come ogni padre di famiglia".

L'avvocato della Fiom ha chiesto all'ufficiale giudiziario di verbalizzare la decisione dell'azienda di collocare i tre operai reintegrati in una saletta per svolgere esclusivamente attività sindacale. Secondo il legale, i tre operai sono stati reintegrati dal giudice del lavoro e devono tornare nella stessa posizione e nelle stesse mansioni che occupavano all'atto della sospensione e del successivo licenziamento. "La decisione della Fiat è inaccettabile", ha detto l'avvocato Lina Grosso, legale della Fiom, intenzionata a presentare una denuncia penale alla Procura della Repubblica di Melfi (Potenza) contro la Fiat.

Davanti ai cancelli dello stabilimento di Melfi ci sono già da stamattina giornalisti, fotografi e cineoperatori. Nei pressi dello stabilimento ci sono anche i carabinieri. L'azienda, dopo il reintegro deciso dal giudice, aveva comunicato per telegramma ai tre operai che non intendeva avvalersi del loro lavoro.

La Fiat aveva precisato nella sua comunicazione di voler continuare a pagare i tre dipendenti fino alla definizione del proprio ricorso contro la sentenza di reintegro nel posto di lavoro e nelle mansioni dei tre dipendenti. L'udienza sul merito della vicenda è fissata per il 6 ottobre prossimo.

In un volantino distribuito davanti alla fabbrica, la Fiom chiede l'intervento del presidente della Repubblica e "di tutte le istituzioni democratiche" perché sia fatto rispettare "il principio costituzionale secondo cui la legge è uguale per tutti". "Lancio un appello al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: non ci faccia vergognare di essere italiani": ha detto ai giornalisti Giovanni Barozzino, uno dei tre operai reintegrati.

A Rimini per il Meeting di Comunione e Liberazione, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi non vuole commentare "nel merito" lo scontro che vede protagonisti stamattina i tre operai e la Fiat, per rispetto della sentenza della magistratura, ma poi agggiunge: "Mi spiace non avere sentito la Fiom pronunciarsi sulla dimensione politica, ovvero può un lavoratore impedire agli altri di lavorare? Possono accadere cose di questo tipo anche nell'ambito di uno sciopero regolamentare? La Fiom dovrebbe dire: "Noi crediamo che i lavoartori non lo abbiano fatto, ma sul piano teorico è giusto non fermare il carrello".

Melfi, i 3 operai reintegrati dirottati nella 'saletta' L'avvocato Fiom: "Pronti alla denuncia penale" - Repubblica.it

"quello che della valle spende in 1 anno di ricerca io lo spendo per disegnare il paraurti della punto." Cit.

Link al commento
Condividi su altri Social

prima boicottano per non fare lavorare gli altri bloccando i carrelli, poi adesso "abbiamo famiglia e vogliamo lavorare". A casa.

"quello che della valle spende in 1 anno di ricerca io lo spendo per disegnare il paraurti della punto." Cit.

Link al commento
Condividi su altri Social

Non per difendere i 3 dipendenti (se è vero che hanno impedito ad altri di lavorare hanno commesso un grave errore e vanno puniti), ma c'è una sentenza del giudice del lavoro che ne impone il reintegro. Le sentenze civili, a differenza di quelle penali, sono esecutive subito, quindi Fiat ha il dovere di reintegrarli al loro posto (è illegale pagare un dipendente impedendogli di lavorare), ma ha anche il diritto di fare ricorso. Fiat non può permettersi di derogare ad una sentenza sgradita, non siamo nel Far-west, non ancora almeno.

"Se passi una vita noiosa e miserabile perché hai ascoltato tua madre, tuo padre, tua sorella, il tuo prete o qualche tizio in tv che ti diceva come farti gli affari tuoi, allora te lo meriti."  Frank Zappa

Link al commento
Condividi su altri Social

Se il mercato del lavoro fosse meno "ingessato" queste situazioni non ci sarebbero.

Per sbattere fuori un lavoratore in Italia devi ricorrere praticamente al mobbing feroce.

Non sarebbe meglio risolvere tutto con un'indennizzo? 12-24 mesi di stipendio e contributi e tutti felici. L'azienda e il lavoratore. Perchè lavorare in un posto dove non sei gradito ti spedisce direttamente alla neurodeliri.

[sIGPIC][/sIGPIC]

Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

Link al commento
Condividi su altri Social

Diciamo che nel 90-95% dei casi le realta' di scontro tra dipendenti-azienda finiscono come tu dici.

Ma nel caso in questione, fiat da una parte fiom dall'altra sono entrambe decise ad andare all'ultimo sangue, costi quello che costi.

Maglionne per ottenere il via libera a lasciare la penisola ( l'obiettivo di abbassare i diritti/retribuzioni dei lavoratori e' ovviamente uno specchietto per le allodole: e' impensabile che si accetti a livello teorico un salto all'indietro di 100 anni circa )

La fiom per recuperare la leadership sindacale.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

Link al commento
Condividi su altri Social

Se il mercato del lavoro fosse meno "ingessato" queste situazioni non ci sarebbero.

Per sbattere fuori un lavoratore in Italia devi ricorrere praticamente al mobbing feroce.

Non sarebbe meglio risolvere tutto con un'indennizzo? 12-24 mesi di stipendio e contributi e tutti felici. L'azienda e il lavoratore. Perchè lavorare in un posto dove non sei gradito ti spedisce direttamente alla neurodeliri.

Aspe', siamo in presenza di un licenziamento che un giudice ha stabilito essere nullo perché motivato da ragioni sindacali e quindi ne ha ordinato il reintegro. Ripeto: stiamo parlando di licenziamento discriminatorio, non semplicemente illegittimo, almeno così ha ritenuto il giudice. Il rimedio contro il licenziamento discriminatorio è quello stabilito dall'art. 18 della L.300/70 e non può essere diversamente.

Per inciso, l'art. 18 si applica a tutti i casi di licenziamento discriminatorio a prescindere dalle dimensioni aziendali.

Se non ci fosse lo spauracchio della reintegra (a cui il lavoratore può rinunciare in cambio delle famose 15 mensilità), la sanzione contro il licenziamento discriminatorio sarebbe più debole, perché il datore di lavoro riuscirebbe, seppur pagando, nel proprio intento di liberarsi del lavoratore "antipatico" semplicemente perché valdese, nero, omosessuale, terrùn o iscritto al partito della gnocca. Parliamo di lesione di diritti di rango costituzionale.

Per intenderci, io sarei d'accordo ad una ipotetica modifica dell'art. 18, con eliminazione della reintegra e rimodulazione della sanzione economica, per i casi di licenziamento semplicemente illegittimo, ma per quelli discriminatori no, la reintegra deve rimanere.

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

Link al commento
Condividi su altri Social

Per intenderci, io sarei d'accordo ad una ipotetica modifica dell'art. 18, con eliminazione della reintegra e rimodulazione della sanzione economica, per i casi di licenziamento semplicemente illegittimo, ma per quelli discriminatori no, la reintegra deve rimanere.

Col serio rischio di cercare di far diventare "dimissionario" in modo volontario con mezzi altamente spregevoli.

Ci siamo passati in famiglia in una situazione simile, ed è molto più lesivo della dignità umana che il licenziamento discriminatorio.

Molto meglio che avessero detto "non ti vogliamo più, ecco tot mensilità e arrivederci" che costringere una persona a ricorrere a cure psicologiche per andare avanti.

E purtroppo la possibilità di far causa per mobbing all'epoca non c'era.

[sIGPIC][/sIGPIC]

Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

Link al commento
Condividi su altri Social

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere iscritto per commentare e visualizzare le sezioni protette!

Crea un account

Iscriviti nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora

×
×
  • Crea Nuovo...

 

Stiamo sperimentando dei banner pubblicitari a minima invasività: fai una prova e poi facci sapere come va!

Per accedere al forum, disabilita l'AdBlock per questo sito e poi clicca su accetta: ci sarai di grande aiuto! Grazie!

Se non sai come si fa, puoi pensarci più avanti, cliccando su "ci penso" per continuare temporaneamente a navigare. Periodicamente ricomparità questo avviso come promemoria.