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Addio all'ultimo dei padri della Fantascienza, Ray Bradbury

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Inviato

Ray%20Bradbury.jpg

Con grande dispiacere leggo che Ray Bradbury, uno dei grandi della fantascienza e forse l'ultimo dei grandi padri del genere ancora in vita, è morto oggi a 91 anni.

[h=3]divenne celebre per «fahRenHeit 451» e «cronache marziane»[/h] [h=1]Addio a Ray Bradbury, lo scrittore

che ha inventato il futuro[/h] [h=2]Il grande scrittore statunitense è scomparso

a Los Angeles all'età di 91 anni[/h]

Ray Bradbury

MILANO - Otto anni fa, quando lo Spirit atterrò su Marte e cominciò a inviare immagini del pianeta rosso, la Nasa invitò a un evento speciale, una «diretta» per pochi, l’uomo che quella storia l’aveva immaginata nel 1950: Ray Bradbury, morto oggi a Los Angeles all’età di 91 anni. L’autore di «Cronache Marziane», «Fahrenheit 451», «L’uomo illustrato» era malato da molti anni, un ictus nel 1999 l’aveva costretto su una sedia a rotelle e la morte della moglie quattro anni dopo l’avevano profondamente segnato. Ma continuava a scrivere, a pubblicare, a polemizzare e a immaginare il futuro. Intervistato dal Corriere nel 2004 dopo aver seguito con «i ragazzi della Nasa» le immagini di Marte spiegava che era stata una «emozione straordinaria. E spero che tante persone in tutto il mondo condividano il mio entusiasmo. Perché adesso basta con le sonde esplorative: su Marte bisogna mandare gli astronauti». Perché secondo Bradbury sarebbero stati «i cinesi a volerci arrivare per primi, su Marte, e noi li rincorreremo così come sfidammo i russi per arrivare sulla Luna. A quel punto sarà un'idea saggia allearci con Pechino, e con la comunità internazionale: e andremo insieme su Marte. Marte è il futuro. È un antidoto alla guerra». Bradbury rifiutava l’etichetta di autore di fantascienza – preferiva quella di scrittore di genere «fantasy, perché la fantascienza racconta quel che potrebbe accadere ma a parte "Fahrenheit 451" i miei libri parlano di cose che non possono accadere» – ma pochi come lui nel Novecento hanno raccontato il nostro presente e hanno riflettuto sul nostro futuro: ha immaginato con decenni di anticipo la tv a schermo, il walkman, l'auricolare Bluetooth. In «Fahrenheit 451» ecco un futuro dove si bruciano i libri; ne «L'uomo illustrato» ecco i tatuaggi che prendono vita, raccontando ciascuno una storia diversa: la nostra vita incisa sulla nostra pelle.

Eppure non prese mai la patente perché giudicava le automobili come una pestilenza che aveva mietuto più vittime di una guerra mondiale. E in un mondo invaso dai gadget, dalle vette del suo prestigio li frustava: «Abbiamo troppi telefonini. Troppo Internet. Dobbiamo liberarci di quelle macchine. Abbiamo troppe macchine, ormai». Impedì di commercializzare le versioni per e-reader dei suoi libri. Immaginava un futuro di pace grazie all’esplorazione di altri pianeti, il genere umano alleato per quelle missioni spaziali. Lavorò fino all’ultimo, scrivendo, immaginando, ormai duro d’orecchi e con un braccio fuori uso: non potendo più usare la vecchia macchina per scrivere dettava, via telefono, alla adorata figlia Alexandra (che poco fa ha confermato la sua morte).

Lavorava ancora tre ore ogni mattina, da lunedì a venerdì, rispondendo alle lettere dei fan come aveva sempre fatto. E dalla casa di Los Angeles dava prova di essere ancora il più giovane di tutti, perorando la causa dell’esplorazione spaziale con queste parole: «A volte bisogna buttarsi, e costruire le proprie ali mentre si cade: altrimenti nessuno, razionalmente, si innamorerebbe mai».

Inviato

quoto, cronache marziane varca i confini della letteratura di genere. La terza spedizione è da brividi per come è scritto bene.

Fahreneit è meno bello perchè più "politico" in senso lato, quindi meno naturale

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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