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Interviste a Marchionne e a Montezemolo (Indiscrezioni varie sul Gruppo Fiat-Chrysler)


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Termini, metà operai con requisiti mobilità

Fiat: nessun interesse ad attività nell'impianto. Operai reagiscono con sciopero immediato

05 febbraio, 12:28

ROMA - Circa la metà dei dipendenti dello stabilimento Fiat di Termini Imerese hanno i requisiti per la mobilità con l'aggancio alla pensione. Lo hanno detto i rappresentanti della Fiat al tavolo al ministero dello sviluppo economico, secondo quanto riferiscono partecipanti alla riunione. Si tratta di 806 persone, su 1658 dipendenti dello stabilimento.

La Fiat non ha interesse a mantenere alcuna delle sue attività industriali a Termini Imerese. Lo hanno detto i rappresentati della Fiat - secondo quanto riferito da alcuni partecipanti alla riunione in corso al ministero dello sviluppo economico. Sempre secondo quanto riferito l'azienda si é detta interessata alla cessione dello stabilimento di Termini Imerese e non della tecnologia.

SCIOPERO A TERMINI DOPO NOTIZIE DA ROMA - Ferma la produzione alla Fiat di Termini Imerese. Gli operai del reparto montaggio, circa l'80% del personale, hanno abbandonato la linea produttiva e sono usciti dalla fabbrica, unendosi ai sindaci del comprensorio termitano che da stamattina stanno effettuando un sit-in davanti ai cancelli per protestare contro la decisione del Lingotto di chiudere lo stabilimento. Lo sciopero di un'ora é stato indetto dai delegati della Fiom-Cgil. "Abbiamo deciso di dare subito una risposta alle notizie negative che ci giungono dal ministero dello Sviluppo", dice Calogero Cuccia, Rsu della Fiom.

http://ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2010/02/04/visualizza_new.html_1680441204.html
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I più attivi nella discussione

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spero stia scherzando:pen::roll:

"Fiat non ha bisogno degli aiuti di Stato". E aggiunge che, da quando c'è lui al comando, il gruppo "non ha ricevuto neppure un euro dallo Stato".

Dato che gli aiuti di stato alle imprese sono illegali da una trentina d'anni, è difficile per un ministro smentirlo senza ricorrere a insulti o auto-denunce..

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"Con me mai un euro dallo Stato"

fa' il paio con Marchionne che dice " non voglio incentivi ma politica industriale " intendendo pero' "accattatevi gli operai di termini " :roll: che come baratto forse ci potrebbe anche stare :dc:...

ma la faccia di bronzo :(r

Cita

7:32 : Segni i punti coglionazzo !

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Intanto, tra melchiorre ieri e montezuma oggi, nemmeno un cenno agli apprezzamenti di winterkorn... Nemmeno per mettere a tacere certe voci... Chissà...

...e guardo il mondo da un Doblò/Mi annoio un pò...

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"Con me mai un euro dallo Stato"

Beh, buon sangue non mente...

Montezemolo: "Fiat resterà italiana"

"Cazzi di quelli che verranno dopo di me gestire l'eventuale contrario"

Dalla metà del 2004, ha detto Montezemolo, "gli investimenti di Fiat nel mondo sono stati pari a 25 miliardi di euro e di questi 16 in Italia. Nei prossimi anni vogliamo proseguire su questa strada".

Com'è che nessuno gli chiede di presentare un documento trasparente con il break down delle voci di investimento?

Quello che mi interessa è sottolineare la centralità per me, per noi, per la Fiat, per gli uomini e le donne che vi lavorano. L'impegno che c'è da parte nostra è di farci carico insieme alle istituzioni, le forze sociali di un problema che riguarda le nostre persone".

Come per la regina madre Borg?

"Questo l'ho detto anche al Cardinal Bertone -ha sottolineato il presidente della Fiat- in risposta all'invito e alla riflessione che il Sommo Pontefice aveva posto ai governi, alle forze sociali e alle imprese. Quindi scelte industriali che vanno nella direzione di rendere competitiva un'azienda non possono essere disgiunte dal farsi carico di problemi che riguardano le famiglie, le nostre persone. Questo per me è un tema centrale".

L'interlocutore corretto... any resistance is futile...

L'obietivo di entrambi e centrifugare menti. La differenza che almeno il SP le coccola fino alla fine.

Ciononostante, ha insistito il manager, "dobbiamo uscire dall'approccio demagogico e affrontare la realtà così come è. Ho visto cifre che dicono che gli aiuti di Stato che vanno ai consumatori e alle aziende sono andati al 70% alle aziende straniere e solo il 30% alla Fiat.

beh?! e che pretende?

Gli incentivi non sono aiuti di stato... se tu sei pirla e non produci quello che vuole il mercato, ti cucchi la tua percentuale e taci.

"Non voglio entrare in polemica. Preferisco il dialogo - ha aggiunto - soprattutto quando vedo tante aziende internazionali che lasciano il paese o non vogliono investire". "Con il governo c'è un rapporto molto chiaro, molto positivo, di dialogo e di confronto come deve essere".

senza vergogna...

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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La fine degli scambi corporativi

e le ragioni industriali del governo

IL CASO FIAT La fine degli scambi corporativi

e le ragioni industriali del governo

Sono giorni importanti nella storia dell’industria italiana. Dopo un periodo di incertezza, il governo Berlusconi sembra ormai orientato a non rinnovare gli incentivi pubblici per la rottamazione delle automobili. Gli incentivi, sostengono i ministri, aumentano artificialmente la domanda nell’immediato preparandone il calo nel futuro; e Sergio Marchionne si è detto d’accordo, pur avendoli invocati un paio di mesi fa. La sequenza degli scambi corporativi tra il più grande gruppo industriale italiano e lo Stato interventista sembra interrompersi, dopo un secolo di applausi e di polemiche. Ma la novità riguarda solo l’Italia, perché la Fiat ha riannodato la trama con la spesa pubblica grazie all’ingresso nella Chrysler, assistito dal Tesoro Usa, già alfiere del liberismo.

In realtà, la fine degli incentivi non dipende dalle ragioni di teoria economica sbandierate ieri: questo genere di aiuti è stato più volte rinnovato da governi di ogni colore, ovunque. La vera ragione è l’indisponibilità della Fiat a pagare il prezzo che chiedevano Silvio Berlusconi e il suo ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola: la salvaguardia delle fabbriche italiane, compresa Termini Imerese. La pretesa del governo non era peregrina. In Francia, il presidente Sarkozy ha condizionato il supporto pubblico alla Renault all’impegno del suo gerente, Carlos Ghosn, a non trasferire lavorazioni in Turchia. Chi mette capitali in un’impresa, sia pure sotto forma di incentivi, ha diritto di chiedere controprestazioni. Ma chi guida un’impresa può ragionare sulle alternative. E Marchionne è convinto di averne. Qualche centinaio di milioni di euro di incentivi, nella sua opinione, non valgono gli extracosti permanenti di impianti mal concepiti. Tanto più se il baricentro di Fiat Auto si va spostando fuori dall’Italia. Perché altrove sono i mercati più promettenti e i governi più generosi. Già oggi il Brasile è il Paese dove Fiat Auto vende di più.

E domani, se la scommessa sulla Chrysler andrà bene, molto peserà l’America. Nei piani presentati a Palazzo Chigi prima di Natale, la Fiat del futuro farà un po’ più di 5 milioni di vetture, la metà con i marchi Chrysler. In Brasile e negli Usa si concentreranno i 3-4 quinti della produzione e delle vendite, e con margini più alti di quelli europei. Certo, il Brasile in passato ha avuto alti e bassi clamorosi; con Chrysler la Mercedes ci ha provato per anni e poi, dopo aver perso molte decine di miliardi di dollari, ha alzato bandiera bianca; l’Italia è un mercato conosciuto e a suo modo stabile. Ma Marchionne è convinto di potersela giocare. Il Brasile di Lula è un gigante che si è svegliato. Negli Usa la Fiat trova aiuti per 8 miliardi e una libertà di tagliare che le regala costi sconosciuti in Europa. E gli analisti, che un anno fa attribuivano a Chrysler un avviamento negativo, ora la valutano da un quarto a metà di Fiat Auto. Se sfonderà a Detroit, Marchionne passerà alla storia dell’industria senza essere mai stato un car guy, come gli americani chiamano gli ingegneri cresciuti a latte, benzina e motori. E a quel punto, tra due o tre anni, Chrysler sarà un magnete capace di attirare nella sua orbita la casa madre italiana. Poco importa se la Fiat Spa si troverà in società con i sindacati e il Tesoro degli Stati Uniti. Anzi, meglio: così avverrà il distacco da Fiat Auto che gli Agnelli sognano da qualche anno.

Del resto, Marchionne da tempo ripete che la Fiat Spa non metterà più un euro nell’auto perché questa attività non ripaga da anni il capitale investito. E l’Italia? Le vetture piccole danno margini piccoli, ha ricordato il leader della Fiat nell’intervista di ieri alla Stampa. La fine degli incentivi riporta l’attenzione sui margini operativi, e allora anche la promessa di trasferire la produzione della nuova Panda dalla Polonia a Pomigliano d’Arco sembra— senza ulteriori spiegazioni —più una mossa politica che un progetto industriale. La svalutazione delle piattaforme per 125 milioni di euro, effettuata nel bilancio 2009, è un piccolo indizio dell’orientamento della produzione delle cilindrate maggiori oltre Atlantico. D’altra parte, perfino la General Motors sta esaminando il progetto di trasferire il quartier generale a Shanghai, visto che ormai è la Cina il Paese dove vende di più e meglio. I radicamenti territoriali omai cambiano in funzione dei mercati. E se le aziende non hanno investito abbastanza quando avrebbero dovuto per posizionarsi nelle fasce alte della produzione, come ha fatto la Volkswagen e non la Fiat, le sole forze capaci di contrastare la tendenza sono i governi: quelli che ne hanno i mezzi, un’élite della quale non fa parte il governo italiano.

Massimo Mucchetti

La fine degli scambi corporativi e le ragioni industriali del governo - Corriere della Sera

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e l'andazzo di Fiat cosa avrebbe di italiano?

beh, il fatto di chiudere stabilimenti e andarsene all'estero è molto italiano.

in questi ultimi periodi in particolar modo. naturalmente chi di dovere si sveglierà solo abbondantemente dopo che i buoi saranno scappati dal recinto, come si suol dire.

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