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prepariamoci allo scartabellamento di testicoli nei prossimi giorni su quanto siamo itaggggliani italllllioti ecc ecc..

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Mi avete fatto venire fino a quassù e mi avete detto...mi avete detto che mi compravate una bomba...arriverò tardi per il pranzo e mia mamma...ahhh...ahhh..e non mi farà mangiare per punizione..aaaaaah che vigliacchi.........nessuno ha una cioccolata??? un croccante???

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Da: IL Giornale

Gli operai si ribellano alla Fiom: vogliamo lavorare

Pomigliano d’Arco«Questo braccio di ferro tra la Fiom e l’azienda rischia di farci morire tutti, con le nostre famiglie. Noi operai della Fiat, invece, vogliamo tenerci stretti il nostro lavoro. Se il sindacato firma l’accordo sicuramente non ne usciamo bene ma, meglio tutti feriti che tutti morti».

Ai cancelli della fabbrica Gianbattista Vico di Pomigliano d’Arco, alle porte di Napoli, il dibattito è aperto tra i 5.200 operai Fiat: accettare le condizioni dettate dal «padrone» oppure rischiare di finire tutti per strada?. Arturo, 42 anni, iscritto alla Fiom, ma in contrasto con la linea tenuta dal suo sindacato, lavora alla catena di montaggio dell’Alfa 147. L’operaio è categorico nel non voler rivelare la propria identità. «È allucinante che un’azienda proibisca ai lavoratori il diritto allo sciopero e neghi la possibilità di retribuire l’operaio che abbia la sventura di ammalarsi ma, di fronte al male totale, scegliamo quello minore», chiosa la tuta blu.

«Una cosa è certa, la Panda è un’occasione che sicuramente non possiamo permetterci il lusso di perdere. L’azienda vuole investire a Pomigliano? Noi non possiamo gettare via questa possibilità. Pare che Epifani e Landini stiano combattendo una guerra di religione sulla nostra pelle e questo non possiamo consentirlo», spiega Marco, collega di reparto di Arturo, anche lui iscritto Fiom, in forte polemica con il sindacato «rosso».

Dalla parte del sindacato capeggiato da Guglielmo Epifani sta invece un altro esponente della Fiom, che usa toni da anni Settanta. Ciro, rivolgendosi a un gruppo di operai, parla da attaccante di «razza». «Non ho scelta: avere paura di combattere non fa parte del mio Dna. La Fiat sta portando un duro attacco alla classe operaia e noi dobbiamo lottare per sventare questo attacco. Senza tirarci indietro e senza paura».

Armando, 36 anni, impegnato nel reparto verniciatura, contesta quello che definisce il diktat dell’azienda, ma sceglie il male minore. Militante Fiom, spiega con tono rabbioso che «5.200 operai pagano l’atteggiamento tenuto in passato da moltissimi colleghi, quando le punte degli assenti per malattia raggiungevano il 37 per cento» ma, «adesso è acqua passata, non esiste più, e il padrone si è appellato a questi che sono ricordi per imporci la sua volontà». «Ma dinanzi all’eventualità di soccombere tutti, scelgo anzi, dobbiamo scegliere il male minore e cioè il lavoro, l’unica cosa che conta veramente».

«Venisse la Panda e anche se per noi non significa benessere assoluto, finalmente potremo avere altro ossigeno, in grado di far sopravvivere noi e le nostre famiglie ma, anche gli altri 5mila lavoratori dell’indotto», spiega Antonio, tuta blu del reparto lastratura, altro dissidente Fiom, molto tentato di non rinnovare la tessera del sindacato legato alla Cgil.

Il leader provinciale della Fim Cisl, Michele Liberti, è categorico sulla conservazione del posto di lavoro a ogni costo. La sua è una posizione non da ultrà. «Ci vuole un’assunzione di responsabilità da parte di tutti e arrivare a un accordo sapendo che la posta in gioco è alta. Come Fim penso che comunque vada siamo obbligati a scegliere il male minore. Cioè, non perdere l’occupazione e l’industria sul territorio. Solo cosi possiamo tutelare gli operai».

Giovanni Orlando (Rsu Fiat) spiega: «Abbiamo sollecitato l’azienda a rivedere le posizioni su assenteismo, esigibilità e sanzioni. Va detto che a Pomigliano c’erano delle anomalie, c’era chi si assentava senza giustificazione per vedere una partita di calcio o la festa patronalee ora paghiamo per tutti».

«Abbiamo l’impressione che questa volta Fiat non scherzi», avverte Gerardo Giannone, altro membro della Rsu. Auspica l’unita sindacale Giannone: «Noi vorremmo un accordo unitario. Solo cosi riusciremmo a difendere meglio i nostri diritti. Nel caso dovesse invece realizzarsi un accordo separato, l’assunzione di responsabilità sarebbe enorme per tutti. La Fiom ha sbagliato tattica. Ha alzato il livello della discussione pur sapendo che la Fiat è abituata a dettare legge».

Una stoccata Giannone lo la tira pure alla politica. «Tutti i politici, di entranbe le parti, tacciono su quello che sta accadendo a Pomigliano d’Arco. Se fosse accaduto a Mirafiori la stessa cosa, gli operai si sarebbero trovati accanto la Lega. Invece, su questo accordo, Bersani tace. Prima delle elezioni ci telefonavano, sollecitavano dibattiti, volantinaggi. Adesso si sono dimenticati di noi».

Da automobili.it

Fiat – Pomigliano, quelle pretese che “pesano come macigni”

Si decide il futuro dello stabilimento di Pomigliano d’Arco per quanto riguarda la nuova Fiat Panda. E’ quanto meno questa la richiesta dei sindacati. Risolvere la questione Pomigliano D’Arco e della Fiat Panda quanto prima.

Il fronte Fiom-Cgil in particolare è agguerrito e sostiene che in realtà la Fiat non è del tutto intenzionata ad investire su Pomigliano d’Arco per la produzione della nuova Fiat Panda. Intanto si parla di accordo e di ritocchi.

L’accordo su Pomigliano d’Arco-Fiat Panda è stato presentato martedi ma le rappresentanze sindacali parlando di necessari accorgimenti da apporre. Ma la resa dei conti sembra arrivata.

E’ prevista infatti per oggi la riunione delle parti per decidere il futuro dello stabilimento di Pomigliano.

La riunione di oggi metterà le basi per comprendere che linea vorrà prendere la Fiat e in proposito se dovesse andare storto qualcosa con i sindacati, si penserà ad un intervento diretto del Ministero dello Sviluppo economico.

In questo senso, il ministro del lavoro Maurizio Sacconi si appella: “Facciamo un appello al senso di responsabilità delle organizzazioni sindacali”.

pare essere un bel casino.

Leggendo diverse campane temo che molti ragazzi paghino anche le conseguenze della scarsa voglia di lavorare dei genitori.

Sembra di leggere la storia di una fabbrica che sta a 10 km da me. Negli anni 70-80 si è fatto di tutto: 1000 dipendenti con gente che si spaccava il culo e gente che usciva di fabbrica con il muletto nel turno di notte per portarsi via la roba.

Negli anni 90 300 persone e le commesse finiscono all'estero, acuisizione da multinazionale ITT

Adesso saranno 50, e sperano che li comprino i cinesi..

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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mi fa ridere quando dicono che il male minore sia lavorare..

bene che abbiano il pepe al culo stavolta, questi hanno la possibilità del lavoro assicurato e parlano della lotta operaia.. si fottano.

spero in tanti facciano come quell'operaio che dubita di rinnovare la tessera FIOM, si vergognino a far politica sulle spalle altrui..

"post fata resurgam." (cit.)

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l'articolo de Il Giornale postato prima da cosimo è talmente pieno di chicche dette con una tale innocenza... "Lavorare è il male minore" "eh si prima la gente non lavorava un cazzo ma ora è diverso..:" che ti fa sperare che lo stabilimento chiuda e che il sindacato subisca una tale emorragia di iscritti da sparire e tacere per sempre....

Modificato da JackSEWing

Alfa Romeo Giulietta, 1.4 TBI Multiair 170 CV Exclusive (2013)

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