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Messaggio aggiunto da AleMcGir,

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Inviato
52 minuti fa, Graziano68dt scrive:

Per numero di volumi si(che schifo), però per come la pensa STLA, cioè stabilimenti specializzati con una singola linea di assemblaggio monopiattaforma, ti direi di no.

 

Detto questo in sto paese bisogna iniziare a pensare cosa fare da grandi, se decidere che ha senso tenersi in casa quel poco di industria automotive che è rimasta(e quindi investirci e neanche poco sul fronte energetico/logistico), oppure chiudere tutto con conseguenze devastanti per il PIL di certe regioni.

 

Ci stavamo già arrivando negli ultimi anni di FCA, dove di anno in anno i volumi produttivi italiani calavano.

Ma tra Stellantis e il suo amore per i paesi con manodopera a basso costo, il COVID e i rallentamenti della logistica, per poi metterci la follia per l'all in sull'elettrificazione(e quindi l'affanno del mercato europeo), è arrivato quel momento.


OT: servirebbe una vera politica industriale, oppure si rinuncia al manufatturiero e si punta sui servizi e turismo. 
 

oggi i costi per fare impresa tra costo del lavoro (con i dipendenti che senza colpe non hanno reddito adeguato perché dopo la Francia siamo il secondo paese con la maggiore tassazione sui redditi), costo dell’energia, aumento dei prezzi delle materie prime e logistica, tassazione varia come Imu sui capannoni, altri costi obbligatori che anni fa non esistevano, tassazione sugli utili e dividendi, IRAP che ti tassa il fatturato indipendentemente se sei in perdita o guadagni, da quello che vedo nel mio piccolissimo l’industria italiana è in declino a parte qualche eccezione che vende a prezzi alti nel lusso e all’estero. 
 

È un problema importante. 
 

Dall’altra parte mi “arrabbio” pure io con Stellantis quando leggo le produzioni della Fiat in Marocco, Serbia e Tunisia che vanno a gonfie vele, ma d’altra parte a loro il prodotto finito deve costare il meno possibile.

 

ma se a Roma non si svegliano chi può delocalizza, fa le holding all’estero (Lussemburgo o Paesi Bassi come la Ferrari o la Stellantis), chi non può sopravvive con cassa integrazione e altri magie da contabili ma prima o poi i nodi vengono al pettine.

 

Senza andare lontano basterebbe copiare quello che fa la Spagna che senza un grande gruppo alle spalle fa 2 milioni e mezzo di auto all’anno. 

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"quello che della valle spende in 1 anno di ricerca io lo spendo per disegnare il paraurti della punto." Cit.

Inviato
1 hour ago, Alain said:


OT: servirebbe una vera politica industriale, oppure si rinuncia al manufatturiero e si punta sui servizi e turismo. 
 

oggi i costi per fare impresa tra costo del lavoro (con i dipendenti che senza colpe non hanno reddito adeguato perché dopo la Francia siamo il secondo paese con la maggiore tassazione sui redditi), costo dell’energia, aumento dei prezzi delle materie prime e logistica, tassazione varia come Imu sui capannoni, altri costi obbligatori che anni fa non esistevano, tassazione sugli utili e dividendi, IRAP che ti tassa il fatturato indipendentemente se sei in perdita o guadagni, da quello che vedo nel mio piccolissimo l’industria italiana è in declino a parte qualche eccezione che vende a prezzi alti nel lusso e all’estero. 
 

È un problema importante. 
 

Dall’altra parte mi “arrabbio” pure io con Stellantis quando leggo le produzioni della Fiat in Marocco, Serbia e Tunisia che vanno a gonfie vele, ma d’altra parte a loro il prodotto finito deve costare il meno possibile.

 

ma se a Roma non si svegliano chi può delocalizza, fa le holding all’estero (Lussemburgo o Paesi Bassi come la Ferrari o la Stellantis), chi non può sopravvive con cassa integrazione e altri magie da contabili ma prima o poi i nodi vengono al pettine.

 

Senza andare lontano basterebbe copiare quello che fa la Spagna che senza un grande gruppo alle spalle fa 2 milioni e mezzo di auto all’anno. 

 

l'Italia sono decenni che vive sugli allori del boom economico degli anni 60 e poi sulla grande bolla di media e assicurazioni degli anni 80. nel frattempo si sono dimenticati di capire che il mondo stava cambiando e negli anni 90 metà del paese si incazzava coll'euro e l'altra metà delocalizzava. e i politici (quasi tutti) a fare i dibattiti in tv o in rete a chi la spara più grossa

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